Giovedì 10 luglio 2003

 

Lettere al direttore

INVITO A UN DIBATTITO PUBBLICO PER GLI ASSESSORI REGIONALI BERNARDO E NICOLI CRISTIANI
Le alternative alle nuove centrali della Bassa


Da più di un anno vediamo contrapposti ai nostri dati tecnici e alle nostre proposte costruttive e concrete una marea di bugie e falsità nonché dati non corretti e deformati, per questo, vista anche la complessità del problema che merita un approfondimento articolato e una discussione analitica, non intendiamo in poche righe del suo quotidiano disquisire sulla problematica energetica ma rimandiamo il tutto ad una serie di dibattiti sul territorio, con lo scopo di informare i cittadini interessati al problema e di avviare una serie di proposte costruttive da attuare con azioni ed interventi concreti. Con la presente vogliamo limitarci, con l’onestà intellettuale, chiarezza, forza morale e passione che ci hanno sempre contraddistinto, ad invitare «se ne abbiano il coraggio» l’assessore Bernardo e l’assessore Nicoli Cristiani ad un dibattito aperto al pubblico nella Bassa Bresciana in cui si possa discutere con serenità assieme ai rappresentanti dei Comitati ed amministratori locali, sulle soluzioni da adottare per la risoluzione al problema del soddisfacimento del fabbisogno energetico. Oltre a questo, dobbiamo sottolineare che le nostre proposte tra l’altro condivise da innumerevoli persone ed associazioni, (non ultimo l’assessore alle Attività produttive della Provincia di Brescia, sig. Mattinzoli che ha puntualmente dichiarato che il deficit relativo al fabbisogno energetico della Provincia di Brescia con la linea di S. Fiorano da 1.500 Mw è quattro volte soddisfatto e che quindi non servono nuove centrali nella Bassa, della stessa linea di pensiero anche autorevoli esponenti della Lega Nord) sono state inviate parecchi mesi fa al presidente della Regione Formigoni ed assessore competente Bernardo senza ricevere una risposta al riguardo. La Confartigianato di Brescia è arrivata a conclusioni similari «no ai grossi impianti, sì alla microcogenerazione ed all’energia importata dalla Svizzera» non certo perché è un covo di tardo ambientalisti, ma ben più semplicemente perché analizzando il problema con i suoi tecnici ha capito che microcogenerazione significa costi dell’energia più bassi, dimezzamento dell’inquinamento, nuove commesse e posti di lavoro specializzati per Brescia e non ultimo (che sarebbe da valutare da parte del mondo politico) ampio consenso popolare e convergenze politiche. Ai cittadini vogliamo chiarire e comunicare che di quei 1.500 Mw di energia che verrà importata dall’estero a meno del 50% del costo dell’energia prodotta da centrali da Turbogas (come conferma l’assessore Mattinzoli che risulta essere l’unico politico della maggioranza che ha affrontato il problema seriamente ed onestamente senza preconcetti e senza l’arroganza di chi sapendo che ha il potere, decide sulla testa dei suoi elettori con finalità non certo trasparenti) le utenze domestiche non ne vedranno nemmeno un kw e quindi non ne godranno i benefici tariffari; la seconda, che sono ferme centrali Enel per una potenza di 20.000 Mw più altri 11.000 Mw autorizzati dal ministro Marzano (in grado di soddisfare ampiamente il fabbisogno energetico senza falsi rischi black out), solo perché i gruppi industriali privati che si sono buttati a capofitto nel mercato dell’energia elettrica vogliono realizzare centrali a basso prezzo e che prima di intraprendere l’investimento, battono cassa al Ministero delle attività produttive per ottenere «la certezza della remuneratività dell’investimento» e cioè finanziamenti statali a fondo perduto e pagati chiaramente dai contribuenti (alla faccia dello statalismo si è passati all’oligopolio delle grandi famiglie che con i nostri soldi costruiscono le centrali a loro piacimento dove vogliono quando vogliono), in tal senso oltre la beffa di dover contribuire economicamente a realizzare opere non volute e condivise, l’inganno dell’attuale maggioranza della Regione Lombardia di avere approvato un piano energetico che contrasta con il ratificato dal Governo Berlusconi trattato di Kyoto, prevedendo l’incremento delle emissioni di gas serra e non la diminuzione come previsto dallo stesso. La Regione Lombardia avrebbe potuto predisporre un piano energetico come quello della Regione Toscana che prevede una diminuzione di gas serra superiore all’obiettivo comunitario (pari a 10.000.000 di tonnellate di gas serra evitate e senza costruire nuove mega centrali, ma ricorrendo ad una serie di interventi tra cui la ristrutturazione delle centrali esistenti, puntare alla maggior efficienza e contenimento dei consumi energetici, fonti rinnovabili, microcogenerazione e cogenerazione a servizio delle utenze energivore). Il reale problema oggi, c’è da dirlo a chiare lettere, non è l’energia che comunque oggi è possibile produrre da innumerevoli fonti (vedasi come uno degli esempi, i 12.000 Mw della Germania provenienti dal vento e 300 Mw dal sole, contro i 785 Mw e 20 Mw dell’Italia! Un’arretratezza che è comune in tutti i campi e che prima o poi pagheremo; un altro esempio di risparmio delle risorse energetiche sono le caldaie a condensazione capaci di risparmi per le utenze domestiche pari a 300 euro all’anno oltre il beneficio ambientale, con spese iniziali superiori di circa 1.000 euro e quindi ripagabili in 4 anni, in Italia coprono il 2% degli apparecchi venduti, in Germania il 50%, in Olanda l’82%), ma sono i cambiamenti climatici dovuti alle emissioni di gas serra che stanno sconvolgendo il nostro pianeta ed ancor prima il problema delle risorse idriche che si vanno assottigliando per i consumi elevati e gli sprechi elevati (la diminuzione dell’erogazione di energia di questo periodo è causata da una diminuzione del rendimento delle centrali termoelettriche e nucleari per la mancanza di acqua per il raffreddamento degli impianti correlati alle stesse e non alla mancanza di nuove centrali). Tale carenza è sentita in tutti i settori, in primis quello agricolo (già in crisi per altre problematiche e che comunque come al solito sarà il primo a pagarne le conseguenze delle politiche territoriali ed ambientali sbagliate). La pianificazione e le politiche energetiche e territoriali si devono fare con maggior lungimiranza ed indipendenza, cercando di affrontare i problemi e le emergenze in maniera non strumentale ma obiettiva, tenendo sempre conto nelle valutazioni della convenienza economica di una determinata scelta, della sommatoria dei costi di produzione e costi ambientali presenti e futuri. Caro assessore Bernardo e presidente Formigoni, i black out falsi o veri che siano, non serviranno ad offuscare le coscienze dei cittadini della Bassa e soprattutto degli oltre diecimila cittadini e 35 sindaci che hanno firmato petizioni o referendum contro le centrali nel territorio della Bassa Bresciana e che ci tengono al proprio territorio ed al rispetto della propria autonomia. Per quanto ci riguarda, essendo fermamente convinti che una democrazia con la «D» maiuscola si costruisca con il legittimo rispetto ed ascoltando le legittime istanze dei cittadini non con continue menzogne, se o forse; noi proseguiremo nella nostra lotta, e sia chiaro fin da ora che se nei salotti della politica ci sarà qualche imprenditore con la pancia piena e soddisfatto per l’affare fatto, alle prossime elezioni nella Bassa Bresciana ci sarà un inevitabile sconfitta elettorale per chi non ha saputo farsi interprete delle legittime e democratiche istanze e richieste della maggioranza dei cittadini.

Dott.ssa IMMA LASCIALFARI
Mairano

Dott. VINCENZO GARDONI
San Paolo

Dott. FRANCESCO SOLDATI
Calvisano

Ing. G. MARIO TOMASONI
San Paolo

P.i. SERGIO FAVALLI
Offlaga

Dott. GIOVANNI SONCINI
Mairano

Prof. CESIDIO GORLANI
Longhena

per il coordinamento della Bassa Bresciana contro le centrali



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