Venerdì 24 Maggio 2002

 

Martedì si riuniranno i 35 primi cittadini dei paesi della Bassa per studiare una strategia comune
Centrali, la parola ai sindaci
Scalvenzi: «Né favorevoli, né contrari: vogliamo vederci chiaro»


BASSA - Quale che sia l’esito che consentirà di far calare il sipario su questa vicenda (le faranno, non le faranno, ne faranno una, ne faranno più d’una...), non c’è dubbio che la protesta in merito alle centrali termoelettriche che si vorrebbero realizzare in alcuni paesi della Bassa sta «montando» sempre più. Basta vedere, per esempio, cosa è successo martedì notte a Mairano, dove, nel corso di un infuocato consiglio comunale, si sono vissuti momenti di forte tensione. Era sin troppo logico che, prima o poi, così come nelle scorse settimane i cittadini si sono uniti in Comitati spontanei e trasversali per far sentire il loro dissenso, anche gli amministratori della Bassa finissero per cercare una posizione comune, così da presentarsi al «tavolo delle trattative» (a cui peraltro non sono mai stati invitati) per far sentire la loro voce, o anche solo per chiedere, anzi, per pretendere dei chiarimenti. Martedì prossimo, infatti, 28 maggio, alle 18 nella sala consiliare del Comune di Barbariga, si riuniranno i trentacinque sindaci della Bassa (quelli, per intenderci, dei paesi della vecchia Usl 19) per fare il punto sulla situazione, ma anche e soprattutto per cercare una strada comune. Sentiamo di che si tratta dalle parole del primo cittadino di Ghedi, Osvaldo Scalvenzi, che, in qualità di presidente dei sindaci che fanno riferimento al Distretto sanitario numero 9, ha convocato l’assemblea insieme a Gianfranco Tortella, sindaco di Pompiano e presidente dei Comuni dell’altro Distretto coinvolto nel progetto delle centrali termoelettriche, il numero 8. «Innanzitutto - spiega Scalvenzi facendo riferimento al fatto che né lui né gli altri sindaci sono stati invitati là dove si decide - troviamo molto sbagliato che qualcuno decida di utilizzare il "nostro" territorio senza che noi, rappresentanti dei cittadini, democraticamente eletti, possiamo dir niente; addirittura senza che ci venga chiesto neanche un parere...». Ma, continua Scalvenzi, «a parte questo aspetto, che ha comunque la sua importanza, l’incontro di martedì è stato programmato, su richiesta di molti sindaci della Bassa, perché vogliamo capire cosa sta succedendo, e soprattutto cosa succederà. Noi non ab biamo nessuna posizione preconcetta: non siamo, insomma, almeno non ancora, pregiudizialmente né a favore né contro le centrali. Però vogliamo vederci chiaro, perché c’è qualcosa che non quadra...». In merito al numero delle centrali che si vorrebbero costruire, ad esempio? «Ad esempio - afferma e continua il sindaco di Ghedi -. Personalmente capisco, o comunque posso sforzarmi di capire, la necessità, o solo l’intenzione, di costruire una centrale destinata a soddisfare il fabbisogno energetico della nostra terra. Se è così, ci mostrino, numeri alla mano, quanta energia elettrica serve nella Bassa; poi ci mostrino quanta ne viene prodotta da una centrale e via dicendo. Quando però si parla dell’intenzione di realizzare cinque o sei centrali, beh, allora c’è qualcosa che non va, perché significa che si vuole produrre più energia di quella che serve. Chiara, dunque, l’intenzione di venderla ad altre città...». Se è così, continua Scalvenzi, «non siamo d’accordo, perché, per fare un esempio, oltre al surriscaldamento di cui tutti parlano, oltre alla enorme quantità di acqua che bisognerebbe cavare dal sottosuolo per far funzionare le centrali, bisogna anche mettere in conto la costruzione degli elettrodotti necessari al trasporto dell’energia elettrica». gaf

http://www.giornaledibrescia.it/giornale/2002/05/24/18,BASSA_BRESCIANA/T1.html



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