Giovedì 23 Maggio 2002

 

A Mairano volano fischi e uova. Il sindaco cede: «Voteremo no»


«Ritiro tutto. Convocherò di nuovo il consiglio comunale e voteremo per il no alla centrale». Dopo l'irruzione dei sostenitori del Comitato per la salute e l'ambiente di Mairano nella sala consiliare - al termine della riunione e della lunga, ma civile discussione che aveva registrato la differente posizione della maggioranza e delle opposizioni (civica «Per il paese che vogliamo» e Lega nord) in merito al modo più efficace per dire no all'impianto termoelettrico da 400 megawatt - e dopo che qualche signora poco gentile aveva proditoriamente lanciato sassi e uova che avevano lordato la bella sala comunale, il sindaco Gianmarco Quadrini, verso le due della notte, ha anticipato al comitato che prendeva atto di tale atteggiamento e che avrebbe a breve riconvocato il consiglio. «Non rischio l'incolumità fisica, mia e dei consiglieri, per seguire un percorso che al comitato non interessa», dice amareggiato, il giorno dopo, il primo cittadino. Tre ore abbondanti di riunione del consiglio comunale, richiesto dalla lista civica di minoranza, in merito alla proposta della ditta Sole (Società lombarda energia) di realizzare a Mairano una centrale a gas per la produzione di energia elettrica, hanno registrato il classico dialogo tra sordi, che ha visto da una parte il sindaco, sostenuto dalla maggioranza, discutere con le minoranze in una sala gremita come non mai di folla composta e attenta, e dall'altra la popolazione del comitato, schierata in piazza, fuori del municipio, in evidente difficoltà, per mancanza di un impianto microfonico, a recepire il contenuto degli interventi di sindaco e consiglieri.
Così, mentre nell'aula consiliare, al piano superiore, si ripercorreva la cronistoria della richiesta di centrale e si avanzavano proposte circa il modo più efficace, alla luce della normativa vigente, per motivare il no, dalla strada salivano cori, ingiurie e i fumi dei trattori, con gigantesche botti al seguito, schierati a difesa dell'ambiente.
Nonostante la temperatura da sauna, non rimaneva al sindaco che far chiudere le finestre, rendendo ancor più concreta la situazione di incomunicabilità e di diffidenza. La popolazione in attesa fuori dall'aula del consiglio era comunque più attenta a come sindaco e maggioranza avrebbero accolto la petizione, sottoscritta da oltre 1200 mairanesi (più del 60% dei votanti), che chiede all'amministrazione guidata da Quadrini di rispondere con un diniego alla richiesta della ditta Sole e di ritirare la delibera del giugno 2001, con la quale la Giunta istituiva una commissione, composta da amministratori di maggioranza e di opposizione e da tecnici, con il compito di valutare l'impatto ambientale, prima di prendere una decisione sulla centrale.
Un atto di giunta che il comitato legge evidentemente come l'autorizzazione all'impianto (che all'epoca però sarebbe stata di esclusiva competenza del consiglio comunale, comportando una modifica del Prg). Invano Quadrini ha sostenuto che l'amministrazione da lui guidata non ha rilasciato alcuna autorizzazione, leggendo anche il testo della delibera, assunta appena prima del consiglio, nella quale si precisa che la delibera di un anno fa riveste carattere interlocutorio.
«Questa centrale lui la vuole, l'ha voluta, la fa», era il commento che saliva dalla piazza. La proposta del sindaco di concertare con i comuni vicini (Azzano, Barbariga, Brandico, Capriano, Corzano, Dello, Longhena) una azione volta ad impegnare Provincia, Regione, Ministero dell'Ambiente a salvaguardare la vocazione agricola e artigianale della Bassa con una conseguente drastica riduzione delle richieste di centrale e con la garanzia che l'impianto non scalfisca la piena salute dei cittadini non interessa ai firmatari della petizione.
Così, quando essa è stata respinta dalla maggioranza che amministra il comune di Mairano, la quale ha invece approvato il documento congiunto dei sindaci della zona, dalla piazza i cittadini hanno gridato in coro «Venduto». Il coro è poi continuato all'interno dell'aula, mentre i carabinieri cercavano non senza fatica di placare gli animi.
Riccardo Caffi



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