A Mairano volano fischi e uova.
Il sindaco cede: «Voteremo
no»
«Ritiro tutto.
Convocherò di nuovo il consiglio comunale e
voteremo per il no alla centrale». Dopo
l'irruzione dei sostenitori del Comitato per la
salute e l'ambiente di Mairano nella sala
consiliare - al termine della riunione e della
lunga, ma civile discussione che aveva registrato
la differente posizione della maggioranza e delle
opposizioni (civica «Per il paese che
vogliamo» e Lega nord) in merito al modo
più efficace per dire no all'impianto
termoelettrico da 400 megawatt - e dopo che qualche
signora poco gentile aveva proditoriamente lanciato
sassi e uova che avevano lordato la bella sala
comunale, il sindaco Gianmarco Quadrini, verso le
due della notte, ha anticipato al comitato che
prendeva atto di tale atteggiamento e che avrebbe a
breve riconvocato il consiglio. «Non rischio
l'incolumità fisica, mia e dei consiglieri,
per seguire un percorso che al comitato non
interessa», dice amareggiato, il giorno dopo,
il primo cittadino. Tre ore abbondanti di riunione
del consiglio comunale, richiesto dalla lista
civica di minoranza, in merito alla proposta della
ditta Sole (Società lombarda energia) di
realizzare a Mairano una centrale a gas per la
produzione di energia elettrica, hanno registrato
il classico dialogo tra sordi, che ha visto da una
parte il sindaco, sostenuto dalla maggioranza,
discutere con le minoranze in una sala gremita come
non mai di folla composta e attenta, e dall'altra
la popolazione del comitato, schierata in piazza,
fuori del municipio, in evidente difficoltà,
per mancanza di un impianto microfonico, a recepire
il contenuto degli interventi di sindaco e
consiglieri.
Così, mentre nell'aula consiliare, al piano
superiore, si ripercorreva la cronistoria della
richiesta di centrale e si avanzavano proposte
circa il modo più efficace, alla luce della
normativa vigente, per motivare il no, dalla strada
salivano cori, ingiurie e i fumi dei trattori, con
gigantesche botti al seguito, schierati a difesa
dell'ambiente.
Nonostante la temperatura da sauna, non rimaneva
al sindaco che far chiudere le finestre, rendendo
ancor più concreta la situazione di
incomunicabilità e di diffidenza. La
popolazione in attesa fuori dall'aula del consiglio
era comunque più attenta a come sindaco e
maggioranza avrebbero accolto la petizione,
sottoscritta da oltre 1200 mairanesi (più del
60% dei votanti), che chiede all'amministrazione
guidata da Quadrini di rispondere con un diniego
alla richiesta della ditta Sole e di ritirare la
delibera del giugno 2001, con la quale la Giunta
istituiva una commissione, composta da
amministratori di maggioranza e di opposizione e da
tecnici, con il compito di valutare l'impatto
ambientale, prima di prendere una decisione sulla
centrale.
Un atto di giunta che il comitato legge
evidentemente come l'autorizzazione all'impianto
(che all'epoca però sarebbe stata di esclusiva
competenza del consiglio comunale, comportando una
modifica del Prg). Invano Quadrini ha sostenuto che
l'amministrazione da lui guidata non ha rilasciato
alcuna autorizzazione, leggendo anche il testo
della delibera, assunta appena prima del consiglio,
nella quale si precisa che la delibera di un anno
fa riveste carattere interlocutorio.
«Questa centrale lui la vuole, l'ha voluta,
la fa», era il commento che saliva dalla
piazza. La proposta del sindaco di concertare con i
comuni vicini (Azzano, Barbariga, Brandico,
Capriano, Corzano, Dello, Longhena) una azione
volta ad impegnare Provincia, Regione, Ministero
dell'Ambiente a salvaguardare la vocazione agricola
e artigianale della Bassa con una conseguente
drastica riduzione delle richieste di centrale e
con la garanzia che l'impianto non scalfisca la
piena salute dei cittadini non interessa ai
firmatari della petizione.
Così, quando essa è stata respinta dalla
maggioranza che amministra il comune di Mairano, la
quale ha invece approvato il documento congiunto
dei sindaci della zona, dalla piazza i cittadini
hanno gridato in coro «Venduto». Il coro
è poi continuato all'interno dell'aula, mentre
i carabinieri cercavano non senza fatica di placare
gli animi.
Riccardo Caffi