Domenica 10 Novembre 2002

 

Dalla Bassa bresciana alla Puglia, i comitati dei paesi interessati ai progettati impianti si alleano
Centrali: rombano i trattori
Agricoltori pronti a marciare su Milano prima di Natale

di Riccardo Caffi


Da Torino a Foggia, passando per le valli e la pianura bresciane, attraverso la Romagna e le Marche, le schiere degli oppositori alle centrali termoelettriche combattono una battaglia comune, con le stesse armi opposte ad avversari che adottano identiche strategie.
Ne hanno avuto conferma - caso mai ne avessero dubitato - in seguito all'incontro promosso venerdì sera, dal Comitato per la Salute e l'Ambiente di Mairano, nel teatro parrocchiale del paese della Bassa, nel quale si sono confrontati rappresentanti dei comitati di Mairano, Calvisano, Leinì (Torino), Costa Volpino-Pisogne, Forlì, Monsano (Ancona) allo scopo di verificare come ognuno di essi ha reagito alle richieste di nuovi impianti a metano per la produzione di energia elettrica, piovute nell'ultimo anno sul loro territorio.
Non hanno potuto partecipare all'incontro i rappresentanti del comitato contro la centrale di Corbetta (Milano) e di San Severo in Capitanata (Foggia). Questi ultimi hanno però fatto pervenire un comunicato per esprimere la loro preoccupazione, accentuata dal fatto che l'area individuata per la realizzazione dell'impianto termoelettrico è in zona sismica - a 30 chilometri di distanza dall'epicentro del terremoto che nei giorni scorsi ha colpito con particolare violenza il meridione d'Italia. A San Severo la popolazione contraria alla centrale è pronta ad occupare l'area su cui dovrebbe sorgere, nel caso dovessero iniziare i lavori.
«Dappertutto il posto dove vogliono mettere le centrali è il migliore - hanno rilevato i Comitati -, dappertutto la centrale ipotizzata è la più moderna e meno inquinante, offre occupazione e possibilità di allestire serre. Tutti abbiamo avuto difficoltà per avere informazioni precise e solo dopo manifestazioni, petizioni popolari, referendum le amministrazioni comunali hanno cominciato a dire di no e le Regioni ad entrare più nel merito del fabbisogno energetico».
Il pubblico presente in sala ha accolto con grande interesse l'esperienza del comune di Monsano, che non si limita a fare opposizione alle centrali, ma si attiva per favorire il risparmio energetico e per sperimentare nuove forme per la produzione di energia.
Gli automezzi del comune anconetano funzionano a biodiesel (ricavato dall'olio di semi) e l'illuminazione pubblica è assicurata da lampioni fotovoltaici; l'amministrazione comunale sostiene il progetto «Un pannello solare in ogni tetto», promosso da una cooperativa locale, che suggerisce anche la posa di riduttori di flusso ai rubinetti di erogazione dell'acqua.
Quanto ai comitati contro le centrali della Bassa bresciana, l'ingegner Gian Mario Tomasoni, assessore ai Lavori pubblici di San Paolo e rappresentante del coordinamento dei comitati, ha annunciato che, con il sostegno degli operatori agricoli, preoccupati per le conseguenze che le centrali termoelettriche potrebbero avere sulla loro attività, è in cantiere una iniziativa per portare, prima di Natale, i trattori bresciani davanti al palazzo della Regione a Milano.
«Dal Piano energetico della Regione non emerge un fabbisogno di en ergia tale da giustificare la scelta di mettere a repentaglio un territorio da tutelare per il suo alto valore produttivo - argomenta Tomasoni -. Se quindi non c'è pubblica utilità, non c'è inderogabilità. Pertanto se la centrale si deve fare, si costruisce solo se chi sta sul terrritorio è d'accordo. Questa si chiama democrazia».
I cittadini di Mairano potranno esprimersi in merito alla richiesta di costruzione della centrale termoelettrica presentata dalla società So.l.e. nel referendum che l'Amministrazione comunale guidata dal sindaco Gianmarco Quadrini ha fissato per domenica 15 dicembre.

 

http://www.bresciaoggi.it/storico/20021110/provincia/Aaa.htm

 


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