Dalla Bassa bresciana alla Puglia, i comitati dei
paesi interessati ai progettati impianti si
alleano
Centrali: rombano i
trattori
Agricoltori pronti a marciare su Milano prima di
Natale
di Riccardo Caffi
Da Torino a Foggia, passando per le valli e la
pianura bresciane, attraverso la Romagna e le Marche,
le schiere degli oppositori alle centrali
termoelettriche combattono una battaglia comune, con
le stesse armi opposte ad avversari che adottano
identiche strategie.
Ne hanno avuto conferma - caso mai ne avessero
dubitato - in seguito all'incontro promosso
venerdì sera, dal Comitato per la Salute e
l'Ambiente di Mairano, nel teatro parrocchiale del
paese della Bassa, nel quale si sono confrontati
rappresentanti dei comitati di Mairano, Calvisano,
Leinì (Torino), Costa Volpino-Pisogne,
Forlì, Monsano (Ancona) allo scopo di verificare
come ognuno di essi ha reagito alle richieste di
nuovi impianti a metano per la produzione di energia
elettrica, piovute nell'ultimo anno sul loro
territorio.
Non hanno potuto partecipare all'incontro i
rappresentanti del comitato contro la centrale di
Corbetta (Milano) e di San Severo in Capitanata
(Foggia). Questi ultimi hanno però fatto
pervenire un comunicato per esprimere la loro
preoccupazione, accentuata dal fatto che l'area
individuata per la realizzazione dell'impianto
termoelettrico è in zona sismica - a 30
chilometri di distanza dall'epicentro del terremoto
che nei giorni scorsi ha colpito con particolare
violenza il meridione d'Italia. A San Severo la
popolazione contraria alla centrale è pronta ad
occupare l'area su cui dovrebbe sorgere, nel caso
dovessero iniziare i lavori.
«Dappertutto il posto dove vogliono mettere le
centrali è il migliore - hanno rilevato i
Comitati -, dappertutto la centrale ipotizzata è
la più moderna e meno inquinante, offre
occupazione e possibilità di allestire serre.
Tutti abbiamo avuto difficoltà per avere
informazioni precise e solo dopo manifestazioni,
petizioni popolari, referendum le amministrazioni
comunali hanno cominciato a dire di no e le Regioni
ad entrare più nel merito del fabbisogno
energetico».
Il pubblico presente in sala ha accolto con grande
interesse l'esperienza del comune di Monsano, che non
si limita a fare opposizione alle centrali, ma si
attiva per favorire il risparmio energetico e per
sperimentare nuove forme per la produzione di
energia.
Gli automezzi del comune anconetano funzionano a
biodiesel (ricavato dall'olio di semi) e
l'illuminazione pubblica è assicurata da
lampioni fotovoltaici; l'amministrazione comunale
sostiene il progetto «Un pannello solare in ogni
tetto», promosso da una cooperativa locale, che
suggerisce anche la posa di riduttori di flusso ai
rubinetti di erogazione dell'acqua.
Quanto ai comitati contro le centrali della Bassa
bresciana, l'ingegner Gian Mario Tomasoni, assessore
ai Lavori pubblici di San Paolo e rappresentante del
coordinamento dei comitati, ha annunciato che, con il
sostegno degli operatori agricoli, preoccupati per le
conseguenze che le centrali termoelettriche
potrebbero avere sulla loro attività, è in
cantiere una iniziativa per portare, prima di Natale,
i trattori bresciani davanti al palazzo della Regione
a Milano.
«Dal Piano energetico della Regione non emerge
un fabbisogno di en ergia tale da giustificare la
scelta di mettere a repentaglio un territorio da
tutelare per il suo alto valore produttivo -
argomenta Tomasoni -. Se quindi non c'è pubblica
utilità, non c'è inderogabilità.
Pertanto se la centrale si deve fare, si costruisce
solo se chi sta sul terrritorio è d'accordo.
Questa si chiama democrazia».
I cittadini di Mairano potranno esprimersi in merito
alla richiesta di costruzione della centrale
termoelettrica presentata dalla società So.l.e.
nel referendum che l'Amministrazione comunale guidata
dal sindaco Gianmarco Quadrini ha fissato per
domenica 15 dicembre.
http://www.bresciaoggi.it/storico/20021110/provincia/Aaa.htm
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