Questi i criteri
regionali
Ecco il testo della delibera lombarda
sull’intricata questione
Nell’attuale contesto
normativo - si legge nella delibera regionale sui
criteri di valutazione per l’impatto delle
centrali elettriche - l’autorizzazione delle
centrali di potenza superiore ai 300 MW termici
compete al Ministero dell’industria; è
prevista tuttavia la valutazione di impatto
ambientale ai sensi del dpcm 10 agosto 1988 nr. 377,
nella quale la Regione interviene con il proprio
parere. Il parere della Regione è espresso, tra
l’altro, anche rispetto alla coerenza
dell’intervento con i propri strumenti di
programmazione. Per le centrali con potenza inferiore
ai 300 MW termici l’autorizzazione compete alle
Province. Considerata l’attuale proliferazione
di richieste per l’installazione di nuove
centrali di potenza, i due assessori alle Risorse
Idriche e Servizi di Pubblica Utilità ed alla
Qualità dell’Ambiente hanno ritenuto
necessario elaborare dei criteri comuni per la
valutazione dei nuovi impianti termoelettrici. Il
decreto legislativo 79/99 ha liberalizzato
l’attività di produzione
dell’energia elettrica: qualunque soggetto
può perciò costruire e gestire una centrale
termoelettrica, purché abbia ottenuto le
autorizzazioni prescritte. In particolare,
l’attuale legislazione pone in capo allo Stato
l’autorizzazione degli impianti di potenza
superiore ai 300 MW termici, ed alle Province
l’autorizzazione di quelli di potenza
inferiore. La Regione è coinvolta in sede di
Valutazione di Impatto Ambientale, procedura esperita
dal Ministero dell’ambiente, nell’ambito
della quale la Regione dà il proprio parere
sugli impianti. La liberalizzazione ha generato un
proliferare di nuove iniziative che tuttavia si
trovano, attualmente, in una situazione di
sostanziale «stallo» dal punto di vista
autorizzativo. Se infatti il Grtn dichiarava di avere
ricevuto, sul solo territorio della Lombardia, ben 17
nuove richieste di connessione per un totale di 9.280
MW non è stata ancora data, sino ad ora, alcuna
autorizzazione alla costruzione di nuovi impianti.
Dal punto di vista strategico, nell’attuale
situazione di carenza dell’offerta energetica
l’Italia ha esigenza di sviluppare la propria
capacità di produzione, per ridurre la propria
dipendenza dall’estero ed assicurare la
competitività alle proprie imprese. Se infatti
è vero che, in un mercato liberalizzato su scala
europea, nulla osta ad importare l’energia
necessaria al proprio fabbisogno (importazione
peraltro soggetta ai limiti fisici determinati dalle
linee di trasmissione), è anche vero che una
produzione locale consente una riduzione del costo di
vettoriamento con conseguenze positive sul costo
complessivo dell’energia. I prezzi al consumo
italiani per gli utenti industriali, infatti, sono
attualmente al di sopra della media europea: al
luglio 2000 ad una media aritmetica italiana sulle
diverse tipologie di consumo pari a 188 L/kWh
corrispondeva un analogo dato europeo inferiore del
31% (139,5 L/kWh) e francese ancora più basso
(130,3 L/kWh). Questo discorso vale in particolare
per la Regione Lombardia, che è in forte deficit
di produzione rispetto al fabbisogno interno, con
conseguenze di aggravio dei costi e riduzione della
competitività delle imprese. La situazione
energetica della regione Lombardia - La produzione
lorda di energia elettrica in Regione Lombardia per
l’anno 1999 (ultimo anno per il quale è
disponibile un dato ufficiale) ammonta a 41.224 GWh,
corrispondenti ad una produzione netta, dedotti i
consumi per i servizi ausiliari di 39.217 GWh. Per
contro, il fabbisogno complessivo di energia
elettrica ammonta a 58.407 GWh: il 37,7% di tale
fabbisogno è stato assicurato pertanto tramite
l’importazione da altre regioni o
dall’estero. Il fabbisogno di elettricità
proviene per il 61% dall’industria, per il 20%
dal terziario, per il 18% dagli usi civili e per
l’1% dall’agricoltura. Il 66% dei consumi
di energia elettrica si concentrano nelle tre
province di Bergamo, Brescia e Milano. Negli ultimi
10 anni si è avuto un incremento dei consumi del
22% per contro, la produzione regionale è
aumentata del 15%, con un conseguente incremento del
deficit regionale di energia elettrica. Secondo il
Grtn (Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale)
sulla base degli attuali trend di crescita è
prevedibile che il fabbisogno lombardo complessivo al
2010 ammonterà a 81.500 GWh (+40% rispetto al
valore attuale). L’impianto può avere
impatti economici ed ambientali positivi
sull’area limitrofa derivanti
dall’erogazione di calore ed energia elettrica
ad altri insediamenti o allo stesso insediamento in
cui è inserito. In particolare si considerano
preferenziali i seguenti criteri: produzione di
calore in cogenerazione. Assumono carattere di
priorità assoluta gli impianti di cogenerazione
poiché conseguono, complessivamente, una
maggiore efficienza energetica ed una riduzione delle
emissioni in atmosfera rispetto alla situazione ex
ante. Soddisfacimento del fabbisogno di energia
elettrica d’area. Le utenze idonee limitrofe
alla centrale (nel raggio di circa 40 km) possono
avere un beneficio economico, dovuto alla
disponibilità sul mercato di una fonte di
energia elettrica a minore costo di vettoriamento.
Per questo motivo, vanno privilegiati gli impianti
situati in contesti particolarmente energivori, per i
quali non sia già disponibile una fonte di
produzione. Questo criterio porta a privilegiare la
distribuzione della capacità di generazione sul
territorio, evitando di concentrare più impianti
nella stessa zona e di realizzare impianti di
potenzialità eccessiva rispetto al fabbisogno.
Costituisce criterio di valutazione preferenziale la
minimizzazione degli impatti ambientali delle
infrastrutture di collegamento alle reti di
trasmissione. Costituisce criterio preferenziale la
funzionalità dell’impianto termoelettrico
ad un piano di sviluppo industriale complessivo, che
prevede l’utilizzo del calore e
dell’energia elettrica prodotti in altri
stabilimenti limitrofi. La presentazione di richiesta
di allacciamento alla rete può non significare
molto dal punto di vista della reale intenzione di
realizzare una centrale: molte richieste possono
essere infatti in alternativa o funzionali ed un
semplice studio di fattibilità. La Regione
Lombardia ha già formulato parere positivo in
sede di Valutazione di Impatto Ambientale per due
centrali (site a Voghera e Sannazzaro de’
Burgondi) per complessivi 1.360 MW; 3 centrali (Casei
Gerola, Mantova-Enipower, Mantova-Ies) per
complessivi 1.710 MW sono in fase di istruttoria Via;
è pervenuta la richiesta di avvio della
procedura Via per ulteriori 8 centrali (Olgiate
Olona, Lovere, Mairano, Calvisano, Offlaga e
Corbetta, Stezzano, Motta Visconti) per complessivi
4.300 MW. Questi, in sostanza, i maggiori criteri
della delibera regionale sulla valutazione delle
richieste per le centrali elettriche.
http://www.giornaledibrescia.it/giornale/2002/05/10/18,PRIMO_PIANO/T2.html
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