Sui nuovi impianti elettrici, nostra intervista
all’assessore regionale all’Ambiente
Nicoli Cristiani
«Una sola centrale nella
Bassa»
Una seconda potrebbe sorgere in un altro territorio
del Bresciano
Dopo la liberalizzazione del mercato, passati dal
decreto Bersani, in cui il parere del Comune
interessato era obbligatorio e vincolante, al recente
decreto Marzano in cui il parere del Comune è
obbligatorio ma non vincolante, il Governo centrale e
la Regione sono diventati gli organismi decisivi,
nella Conferenza dei Servizi, per decidere sugli
impianti di energia elettrica. Dunque, il destino
delle centrali, la loro localizzazione e la loro
grandezza, avranno un interlocutore fondamentale
nella Regione Lombardia e quindi nell’assessore
regionale che ha la delega dal presidente Formigoni
per l’Ambiente. L’assessore regionale
all’Ambiente è il bresciano Franco Nicoli
Cristiani. Lo intervistiamo sulla questione delle
centrali elettriche nel Bresciano, sul sì e sul
no, sul perchè sì e sul perchè no, su
quali, quante e dove, sul fabbisogno energetico dei
bresciani, sui costi, sulla questione
dell’impatto ambientale, sul tema
dell’impatto per la salute. Le sue risposte
sono nette. Assessore Nicoli Cristiani, come mai
piovono domande per centrali elettriche nella pianura
bresciana, tutte in un dato momento e tutte in una
determinata area? «La grande questione
dell’energia avanza per un bisogno della
comunità non solo produttiva e per la sfida del
mercato. Avanza per le preoccupazioni di black out
che altre realtà, ancora più complesse
della nostra, hanno già registrato.
C’è un problema di risorsa e di mercato.
È questo il motivo per cui, dopo la
liberalizzazione dell’energia elettrica,
aumenta la corsa alla competizione. Perchè nella
pianura bresciana? Nessuno si è alzato un giorno
con la fissa della Bassa bresciana. La risposta
è semplice: le centrali elettriche sono state
localizzate lì, non per caso, ma perchè
lì c’è una linea di alta tensione
scarica. È la linea che viene da Caorso e
può sopportare 1200 megawatt. Ecco perchè
è nata la domanda, per esempio, a Offlaga e
Mairano e in altre realtà». Assessore
Nicoli Cristiani, a quanto ammonta il fabbisogno
bresciano di energia elettrica, quanta produzione di
energia si calcola sufficiente per stare sul mercato
in modo accettabilmente competitivo? «La mia
convinzione è che basterebbero una o al massimo
due centrali per soddisfare il fabbisogno bresciano
di energia elettrica. D’altra parte non
possiamo dipendere dall’importazione o dal
trasporto, la nostra dipendenza da terzi
danneggerebbe molto pesantemente la tenuta sul
mercato, la libertà di creare e competere, di
stare nelle nostre comunità a inventare e
crescere. È vero che siamo nella
globalizzazione, ma l’energia elettrica non la
puoi trasportare in scatola. Si trasporta solo
attraverso linee di alta tensione. E le linee di alta
tensione a cielo aperto, oggi sono di difficilissima
realizzazione. Per esempio, il passaggio di San
Piovano, che dovrebbe portarci alla Svizzera, è
bloccato da alcuni Comuni da quasi 7 anni. Il nostro
fabbisogno bresciano ammonta tra i 1700 e i 2000
megawatt». Assessore Nicoli Cristiani, i
Comuni, in special modo i Comitati civici sorti nei
paesi individuati per le centrali elettriche,
emettono bollettini pesanti sul tema ambientale e
sanitario. Quali sono le valutazioni della Regione
Lombardia sull’impatto ambientale e
sanitario? «Registro un populismo imperante,
qualche volta disinformazione, spesso demagogia sui
danni che tali centrali provocherebbero alla salute e
all’ambiente. Lo dico chiaro: riguardo al tema
dei pericoli e delle emissioni delle centrali a
turbogas, non esiste nessun elemento di pericolo per
le emissioni. È un mentitore chi sostiene il
contrario. E non esistono pericoli per le
coltivazioni tipiche o in genere. Prendiamo
l’esempio di Ostiglia e di Sermide, due
megacentrali con combustione a nafta pesante e quindi
infinitamente più impattanti rispetto alle
centrali turbogas ipotizzate nel Bresciano. E siamo
in una zona di produzione di grana parmigiano
reggiano, del latte e del formaggio migliori al
mondo. Nelle numerose assemblee in cui sono andato,
ho sentito anche qualcuno dichiarare che le mucche
non faranno più latte. Questa è, almeno,
una superstizione. Ripeto: non esiste nessun pericolo
per la salute del cittadino». Quali sono,
assessore Nicoli Cristiani, i criteri della Regione
Lombardia riguardo all’insediamento di tali
centrali? «Io ho alcuni criteri: privilegio
le linee interrate per il trasporto di corrente dalla
centrale alle linee. Quindi zero impatto. Ho qualche
remora nei raffreddamenti ad acqua. Il raffreddamento
ad aria è meno problematico. Anche per quanto
concerne il prelievo dell’acqua va fatto uno
studio idrogeologico e vanno date tutte le garanzie
perchè non si creino problemi alle falde e ai
pozzi». Assessore Nicoli Cristiani, in
Regione avete assunto una decisione, avete una linea
precisa riguardo al numero delle centrali e alla zona
di ubicazione? «Va valutata attentamente la
possibilità di concentrare in un solo sito, al
massimo due, la costruzione delle centrali
elettriche, compatibilmente con le linee di carico. E
va verificata l’effettiva presenza delle linee
di metano. Si tratta di milioni di metri cubi e
quindi serve una linea tale da essere in grado di
cedere il metano a questi impianti».
Assessore Nicoli Cristiani, ripassiamo ancora una
volta il capitolo «pericoli».
«Bisogna verificare se in zona vi sia la
presenza di industrie a rischio. Per esempio,
industrie chimiche di una certa rilevanza. Da evitare
l’effetto domino. Sono questioni su cui la
Regione Lombardia è attentissima. Certamente,
per quanto mi riguarda, io non dirò sì a
una centrale dove ci sia già un carico di
insediamenti inquinanti o dove vi sia una situazione
di inquinamento atmosferico nella zona, dovuto ad
altri fattori». Assessore Nicoli Cristiani,
quali sarebbero i vantaggi per i bresciani,
soddisfacendo il fabbisogno di circa 1700 mega-
watt? «In termini di costi ci sarebbe una
riduzione elevata rispetto al costo odierno, parlo
per i grandi consumatori di energia. Una parte di
vantaggi ci sarà anche per gli utenti, come lei
e come me. In più, se pensiamo alle aziende in
consorzio o che si possono consorziare per
l’uso di energia elettrica, ci sarebbe un
vantaggio esteso». In soldoni, assessore?
«La media, ripeto la media italiana del costo
chilowatt è 188 lire. La media europea è
139,5, la media francese è 130. Noi dovremmo
collocarci tra le 145 e le 136 lire».
Assessore Nicoli Cristiani, dunque, per
riassumere, una centrale, al massimo due nel
Bresciano? «Sto dialogando con tutti i
sindaci delle Basse, sono andato e andrò alle
assemblee dove sarò invitato. Io credo che
serviranno una o due centrali. Una nella Bassa, lo
ripeto e un’altra, magari, a nord di Brescia.
Ma potrebbe bastarne una. L’importante è
che non ci sia una concentrazione di centrali in una
sola zona. Questo non accadrà. Per quanto
riguarda l’area della pianura bresciana, anche
l’agricoltura potrà avere vantaggi
dall’acquisizione a basso costo di calore per
le colture e gli allevamenti». Assessore
Nicoli Cristiani, i tempi per la decisione sugli
impianti quali sono? «Le prime Conferenze
dei Servizi per Offlaga, Mairano e Calvisano sono
già state fatte. Alla fine dell’estate, ai
primi dell’autunno ci sarà la Conferenza
dei Servizi decisiva. Intanto i proponenti porteranno
modifiche e correttivi. Ci sarà una sola
centrale nella Bassa. Sul piano della condivisione,
con un po’ di buona volontà, senza
pregiudizi, ho fiducia che si arrivi in tanti ad
essere d’accordo sulla soluzione finale».
Tonino Zana
http://www.giornaledibrescia.it/giornale/2002/05/10/18,PRIMO_PIANO/T1.html
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