Il Consiglio approva un documento che chiede di
razionalizzare l’esistente. Il centrosinistra
voleva una posizione più decisa
La Provincia dice no a nuove
centrali
L’assessore Mattinzoli: «Ma la protesta
sul territorio non dev’essere
cavalcata»
di Eugenio Barboglio
Molte questioni di forma e la
sostanza concentrata in un documento finale passato
grazie all’appoggio compatto della maggioranza.
Il Consiglio provinciale di ieri si è
caratterizzato per una prolungata schermaglia sulle
modalità con le quali si è proceduto alla
sua convocazione, per alla fine produrre un documento
che sintetizza la nuova posizione della Provincia
sulla questione della realizzazione degli impianti
energetici nel Bresciano.
Il punto principale del documento precisa che la
Provincia chiede alla Regione di congelare le
procedure di Valutazione d’impatto ambientale
(Via) e facilitare la razionalizzazione delle
centrali esistenti, piuttosto che realizzarne altre.
Aggiunge anche che provvederà a fornire elementi
di valutazione tecnico-scientifici agli uffici
milanesi chiamati a pronunciarsi sulle autorizzazioni
alla costruzione degli impianti.
Dopo ore di discussione, non sempre fedele
all’ordine del giorno, il Consiglio non ha
raggiunto una convergenza su un testo comune, ma ha
messo in votazione due testi, uno di maggioranza e
uno di opposizione. Un epilogo per nulla diverso
aveva chiuso il precedente Consiglio: anche in quel
caso erano entrate in corsa due mozioni contrapposte
ed era ovviamente passata quella del centrodestra,
che ha la maggioranza.
La mozione vincente assume le valutazioni espresse
dall’assessore Mattinzoli, il quale in sintesi
aveva spiegato che «la protesta nata sul
territorio non va cavalcata, ma vanno invece fornite
risposte serie e tecniche perchè i no immotivati
non fermeranno certo le decisioni ministeriali».
Il documento del centrodestra promuove anche
l’assegnazione a professionisti del compito di
studiare questi aspetti tecnici.
In concreto, è questo il risultato (o il non
risultato) portato a casa dai comitati per il No alle
centrali, accorsi nuovamente in Broletto
«armati» dei consueti striscioni e
magliette. Un brodino rispetto alle aspettative e
rispetto anche alle vittorie spuntate sul territorio
nei referendum e all’appoggio riscosso nelle
amministrazioni locali. Più decisa nello sposare
il dissenso verso gli impianti era la mozione del
centrosinistra. Voleva che il Governo bloccasse le
procedure autorizzative delle centrali, in attesa che
fossero predisposti i piani energetici regionale e
provinciale e approvata la Legge Marzano.
Un documento in quattro punti, quello
dell’opposizione, che il consigliere Guido
Galperti ha proposto alla maggioranza sollecitata
poco prima da Aldo Rebecchi. Il consigliare Ds
l’aveva invitata a uscire
dall’ambiguità e dire chiaramente se
voglia o no le centrali. Posizione sintetizzata dal
popolare Filisetti: «Assessore, qual è la
posizione della Giunta? Noi siamo contro».
Una mossa alla quale la maggioranza ha replicato
contropresentando un suo testo ed evitando così
di dire apertamente no alle proposte di Galperti. La
via intermedia, il compromesso di un testo comune,
è stata discussa dai capigruppo, usciti
però dalla riunione senza un’accordo in
mano. Di qui la votazione in aula, con l’esito
già detto.
Il Consiglio si è anche accanito sulle
formalità procedurali. A cominciare dalla
polemica innescata dal capogruppo ds Carlo Fogliata
in apertura dei lavori. Fogliata ha sferrato un
attacco frontale alla presidente Paola Vilardi.
Contro di lei sono state lanciate accuse per certi
versi non dissimili da quelle che in Parlamento hanno
investito il presidente del Senato, Marcello Pera.
Vilardi, dice Fogliata, «subisce le pressioni
della maggioranza» ed è per questo
«che non ha convocato il Consiglio quando il 5
per cento dei consiglieri di opposizione glielo ha
formalmente domandato».
Secondo Fogliata, anche il prefetto ha delle colpe
nel non essere intervenuto d’imperio per
garantire la convocazione. Un attacco personale
portato con toni duri. Vilardi ha difeso
l’autonomia del proprio operato, aggiungendo
che il regolamento le consente di negare il Consiglio
anche per ragioni di merito. «E comunque - ha
detto - l’ho solo negato nei tempi,
assicurandone, come in effetti è avvenuto, lo
svolgimento posticipato. Una scelta motivata dal
fatto che non ritenevo fossero sorti elementi nuovi
da rendere urgente una nuova discussione sulle
centrali a soli pochi giorni dallo scorso consiglio
centrato sullo stesso argomento».
Su toni più smorzati, Rebecchi ha riassunto la
posizione del centrosinistra che considerava urgente
tornare a discutere di Centrali, visto che era
intervenuta la presa di posizione dei 35 sindaci
della provincia di Brescia contro la costruzione
degli impianti.
In mattinata il consigliere Gianfranco De Gasperi
aveva comunicato la sua decisione di aderire al
gruppo misto, lasciando l’Unione cacciatori
lombardi. De Gasperi ritiene «che l’Ucl si
sia appiattita su un solo partito (An, ndr.) venendo
meno alle prerogative di equidistanza e
autonomia». Ma l’adesione al gruppo misto
non pregiudica - ha detto - l’appoggio alla
Giunta. Per tutta risposta l’Ucl ha comunicato
di avere avviato la procedura di espulsione di De
Gasperi dal movimento.
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