Serrato dibattito in Consiglio provinciale sulle
richieste per costruire quattro impianti
termoelettrici nella Bassa. Approvata una mozione
della maggioranza di centrodestra
«Centrali, la Regione
sospenda l’esame dei
progetti»
Fino alla redazione del Piano energetico. Critica
l’opposizione: «Bisognava chiedere la
stessa cosa al Ministero»
Enrico Mirani
BRESCIA
Le centrali termoelettriche hanno di nuovo scaldato
il Consiglio provinciale. Dopo l’animata
discussione del 20 maggio che aveva visto maggioranza
e opposizione ai ferri corti, ieri la divisione si
è riproposta. Fra il pubblico, come allora, i
rappresentanti dei vari comitati della Bassa che
contestano gli impianti progettati per Mairano,
Offlaga, Calvisano e Borgo S. Giacomo-Villachiara.
Silenziosi e composti hanno seguito le sei ore di
dibattito, con il voto finale su due distinte mozioni
presentate da centrodestra e centrosinistra. È
passata la prima: 24 sì e 8 no. Una premessa.
Sulla questione centrali, rispetto alla riunione del
20 maggio, c’erano due novità.
Innanzitutto il documento firmato il 29 maggio da 35
sindaci della Bassa i quali, ribadendo «la
contrarietà alla costruzione di centrali nella
pianura bresciana in assenza di un piano
energetico», chiedono al Ministero delle
attività produttive di sospendere l’iter
procedurale sulle centrali, sollecitando Regione e
Provincia a sostenere questa posizione. L’altra
novità è di metà luglio, con la scelta
della Regione di chiedere al Ministero di sospendere
i nulla osta sull’apertura di nuovi impianti
prima dell’approvazione del Piano energetico
regionale. Nella mozione presentata ieri a nome della
maggioranza dal forzista Roberto Toffoli, si legge
che «il Consiglio provinciale condivide la
preoccupazione espressa dal documento dei sindaci,
che evidenzia, stante le domande presentate,
l’eccessiva concentrazione di impianti
energetici in un’unica zona del territorio
bresciano». Inoltre, «invita la Giunta
regionale a sospendere fino all’approvazione
del Programma energetico regionale tutte le procedure
di valutazione di impatto ambientale in itinere e a
facilitare la razionalizzazione di centrali in luogo
della costruzione di nuove». Infine la mozione
impegna la Giunta provinciale «a fornire
elementi di valutazione agli uffici che esprimeranno
i pareri di legge sulle richieste di autorizzazione
anche con il supporto di adeguati studi
tecnico-scientifici che tengano conto, oltre che del
fabbisogno energetico, dell’impatto ambientale
e delle ricadute socioeconomiche sul
territorio». Un testo, nella sostanza,
condivisibile da tutto il Consiglio. Ma nella mozione
che Guido Galperti (Margherita) a nome
dell’opposizione (Ulivo più Alleanza
lombarda) aveva presentato in precedenza c’era
un impegno in più per la Giunta provinciale, non
accolto dalla maggioranza nei tentativi di arrivare a
un documento unico. Vale a dire la richiesta «al
Governo centrale di sospendere le procedure
autorizzative» fino a quando non saranno
approvati i piani energetici regionale e provinciale.
Le due parti politiche, dunque, hanno votato ognuna
il proprio documento: scontato l’esito
numerico. Il dibattito è stato serrato, ma non
teso, se si eccettua il pesante attacco iniziale del
capogruppo dei Ds, Carlo Fogliata, alla presidente
del Consiglio, Paola Vilardi. Facciamo un passo
indietro. Il 19 giugno scorso i dieci consiglieri
dell’opposizione hanno presentato alla Vilardi
la richiesta di convocare urgentemente il Consiglio
(entro 20 giorni dice il regolamento) per discutere
il documento dei 35 sindaci. La Vilardi, l’8
luglio, ha risposto in modo negativo, entrando nel
merito della richiesta («È un mio
diritto»). Secondo la presidente non risultavano
fatti nuovi, rispetto al 20 maggio, tali da convocare
subito un altro Consiglio sulle centrali: «Non
voglio - si diceva nella lettera - che
l’assemblea provinciale possa diventare
strumento di propaganda per la maggioranza o le
opposizioni». Come prevede il regolamento in
questi casi, la Vilardi aveva inviato la richiesta
dei dieci consiglieri anche al prefetto Annamaria
Cancellieri. Il 10 luglio la replica dei capigruppo
Ds, Democratici, Ppi, Lega per
l’Autonomia-Alleanza Lombarda: «È
un’aggressione ai diritti politici delle
opposizioni». Ieri, infine, il Consiglio, con la
discussione delle centrali al primo punto (ma non
l’unico). In aula, Carlo Fogliata, con toni che
hanno provocato la compatta e sdegnata reazione della
maggioranza, ha accusato la Vilardi di aver violato
le leggi; ha attaccato il prefetto, il quale, ha
sostenuto Fogliata, secondo le norme avrebbe dovuto
provvedere direttamente alla convocazione. «Solo
cattiverie personali e attacchi strumentali», ha
detto ieri Paola Vilardi. Aldo Rebecchi (Ds):
«La presidente non può fare valutazioni sul
merito. Se un quinto dei consiglieri chiede una
riunione urgente, deve convocarla e basta». Due
interpretazioni diverse: un nodo giuridico che una
parte terza dovrà sciogliere. Il dibattito sulle
centrali è stato vivace. L’assessore alle
attività produttive, Enrico Mattinzoli, ha fatto
il punto sulla situazione (vedi articolo sotto);
Giovanmaria Flocchini (Lega Nord), Roberto Toffoli
(FI), Leonardo Peli (AN), Guido Rossini (FI),
Giuliana Pezzi Zacco (UDC) hanno sostenuto che
«la posizione della Giunta è seria,
responsabile, non demagogica come quella del centro
sinistra». Mario Braga, Galperti, Vincenzo
Filisetti (Margherita), Paolo Pedersoli (Alleanza
Lombarda), Rebecchi a ribattere. «Non chiedere
al Governo di sospendere l’iter è un atto
politico sbagliato: non potremo più fermare le
centrali di Calvisano e Mairano». A margine del
dibattito, c’è da registrare che il
consigliere Gianfranco De Gasperi ha lasciato
l’Unione Cacciatori Lombardi per entrare nel
gruppo misto, aderendo ad una nuova formazione
chiamata Caccia, pesca, agricoltura e tradizioni:
«Essa incarna i programmi dell’Ucl
estendendoli ad una più ampia difesa dei valori
della ruralità». Il direttivo provinciale
dell’Ucl e il presidente della sezione di
Gardone Vt hanno fatto sapere di esprimere fiducia
nell’operato dell’assessore Ermes
Buffoli, «punto di riferimento forte per tutto
il movimento».
Ecco gli impianti
richiesti
L’ULTIMA RIGUARDA PISOGNE:
PROGETTO PRESENTATO GIOVEDI’
Da gennaio è
l’assessore alle Attività produttive,
Enrico Mattinzoli, ad occuparsi di energia.
«Nostro compito - ha detto ieri in Consiglio -
è anche quello di far nascere una cultura per
l’utilizzo delle fonti rinnovabili. Ci stiamo
lavorando». Quanto alle centrali, «bisogna
coinvolgere i territori, verificare la serietà
dei progetti e delle richieste, impedire un eventuale
commercio delle autorizzazioni». Ecco lo stato
delle cose, tenendo conto che alla Provincia spettano
le autorizzazioni fino a 300 megawatt, quelle
superiori al Ministero per le Attività
produttive (la Provincia dà un parere). Losine:
La Comunità montana ha espresso parere negativo
su un impianto di cogenerazione di 25 mw con biomasse
vegetali, considerando inattendibile la
disponibilità di risorse forestali. È stato
chiesto di rivedere il progetto. Sellero: è in
itinere il progetto (7 mw) per un impianto di
biomasse. C’è il sì della
Comunità montana. Edolo: no
all’elettrodotto di S. Fiorano. Berzo: no
all’impianto idroelettrico Tassara. Per quanto
riguarda i quattro impianti della Bassa, i Comuni
sono contrari. Nel caso di Calvisano e Mairano (400
mw ciascuna) le società hanno già
presentato le integrazioni richieste durante la
Conferenza dei servizi. Offlaga: da 1560 mw
l’impianto è stato ridotto a 800, quindi
la documentazione deve essere ripresentata al
Ministero. Pisogne-Costa Volpino: il 1° agosto
è stato presentato un progetto per una centrale
di 400 mw.
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