Mercoledì 3 Aprile 2002

 

Offlaga (Asm), Mairano (Sole), Calvisano (Seb): progetti per 2400 Mgw con investimenti per 1,2 miliardi di €
Con tre nuove centrali elettriche Brescia autonoma


BRESCIA - «Una buona notizia per Brescia, la sua industria in generale e la sua siderurgia in particolare - dice Giuseppe Pasini, presidente di Federacciai e amministratore delegato della Feralpi di Lonato, a proposito del decreto legge "sblocca centrali" approvato dalla Camera la settimana scorsa - una decisione attesa per la quale dobbiamo ringraziare sopratutto il ministro Antonio Marzano, alla cui dimostrata sensibilità in materia energetica la elettrosiderurgia italiana deve un meritato plauso». «Certo si dovrà tenere conto anche del parere dei Comuni la cui disponibilità, come noto e come è immaginabile, non è sempre nè certa nè immediata - dice con scrupolo legalitario Aldo Artioli, presidente della Seb (Società Elettrica Bresciana) e presidente della Aso di Ospitaletto - anche se va ricordato, sempre in punto di diritto, che il decreto di cui si parla riguarda le centrali al di sopra dei 300 megawatt di potenza, come è il caso delle centrali previste a Brescia, mentre al di sotto l'autorizzazione è in capo alle Provincie». Artioli allude implicitamente alla fallimentare esperienza dell'Epi (Energia per l'industria), promotrice alcuni anni fa di una analoga iniziativa per la realizzazione di una centrale a Bedizzole, successivamente abbandonata per l'intransigente opposizione del Comune e della stessa comunità locale. TRE SU SEI - Nel senso che su sei progetti per altrettante centrali termoelettriche ipotizzate in provincia di Brescia, tre sono quelli formalmente presentati e istruiti dal Ministero delle Attività Produttive. Progetti che potranno fruire delle accelerazioni previste dal citato decreto legge "sblocca centrali" messo a punto dal Ministero per le Attività Produttive e approvato la settimana scorsa. Si tratta delle centrali proposte e progettate a Calvisano dalla Seb (Società elettrica bresciana), a Offlaga da una associazione formata da Ansaldo-Asm-International Power, e a Mairano dalla Sole, Società lombarda energia. Per la cronaca, le tre ancora a livello di ipotesi sono quelle localizzate a Lovere dal gruppo Lucchini e a Pisogne dalla West Energy, società presieduta da Franco Polesel che ha presentato un secondo progetto sempre a Calvisano. Allo stato delle cose, sono le prime tre a trovarsi in pole position per la costruzione di impianti nei prossimi anni, tutti ubicati nella Bassa bresciana dove sembrano coesistere le tre essenziali condizioni infrastrutturali per la realizzazione di impianti termoelettrici: l'abbondanza di acqua, la presenza di gas metano (nella fattispecie il metanodotto della Snam), la vicinanza di elettrodotti. Si tratta di condizioni minimamente necessarie anche se non sempre sufficienti poichè, come fa notare Giancarlo Montini, consulente della Sole, sono numerosi e complessi i problemi tecnici posti dalla realizzazione di centrali termoelettriche di media e grande potenza. «Ferma restando in ogni caso - precisa l'onorevole Stefano Saglia, responsabile dell'Ufficio industria ed energia di Alleanza Nazionale - l'attenzione prioritaria alla tutela dell'ambiente e l'assoluta affidabilità delle nuove tecnologie, il cui impatto ambientale è di gran lunga più compatibile rispetto alle vecchie tipologie". La "scossa" attesa a Brescia non sarà dunque da 3200 Mgw, come sarebbe nel caso di approvazione delle sei ipotizzate centrali, bensì da 2400 Mgw. Tre impianti su sei significa infatti un impegno finanziario di 2400 miliardi rispetto ai 3200 iniziali. Ciò perchè - essendo il costo di impianto pari a 1 miliardo a megawatt (500mila euro) e assommando a 2400 Mgw la potenza complessiva delle tre centrali - l'investimento totale richiesto sarà nell'ordine di 2400 miliardi (1200 milioni di euro). QUALI CENTRALI - Ma come saranno in dettaglio i tre impianti? Quello proposto dalla Seb a Calvisano è frutto di una lunga gestazione iniziata con 5 anni fa con la Epi a Bedizzole. Si tratta di una centrale alimentata a gas metano della potenza di 400 Mgw che dovrebbe utilizzare tecnologia Foster Weehler - ma su questo punto Artioli è possibilista - che dispone dell'area idonea. Fanno parte della Seb, oltre ai citati Artioli e Pasini, una quindicina di società "energivore" bresciane (grandi consumatrici di energia) appartenenti ai settori elettivi della manifattura bresciana quali il siderurgico, il metallurgico, il meccanico e il tessile (dalla Lonati all'Alfa Acciai, dalla Filartex di Palazzolo alla Metra di Rodengo Saiano). Il progetto più ambizioso per capacità produttiva è quello che dovrebbe sorgere a Offlaga ad opera di un consorzio formato da Asm di Brescia, Ansaldo di Genova e International Power di Londra. Si tratta di una megacentrale da 1600 Mgw alla cui realizzazione gli inglesi della International Power forniranno i capitali, i genovesi dell'Ansaldo la tecnologia e l'Asm di Renzo Capra il know how gestionale. La stessa Asm è oggi impegnata nella ristrutturazione della centrale termoelettrica di Ponti sul Mincio - detenuta al 50% con la municipalizzata di Verona - portandola da una capacità di 240 Mgw a 380 Mgw. I BRESCIANI DELLA SOLE - Ma la novità più inaspettata è costituita dalla Sole, controllata dalla Trafigura Italia di Milano, società guidata da Gianni Locatelli (ex direttore Sole 24Ore ed ex direttore della Rai-Tv), controllata a sua volta dalla Trafigura BV, holding di diritto olandese che controlla la Trafigura UK, la più grande trading del mondo con 25mila miliardi di fatturato. La Sole, che avrebbe già versato 9,5 miliardi opzionando la turbina, ha presentato al Ministero un progetto per un impianto da 400 Mgw nel Comune di Offlaga. Chi guida la Sole? Oltre a Locatelli che la presiede, fanno parte del Cda due consiglieri delegati nelle persone di Giancarlo Montini, consulente bresciano, e Marco Cefis, figlio di Eugenio. Nel Consiglio di amministrazione siedono altri bresciani quali gli avvocati Andrea Zaglio e Gregorio Gitti, figlio del più noto Ciso, e monsieur Pottock in rappresentanza della Vivendi, colosso francese nonchè prima "multiutilities" del globo. Se il mondo è piccolo, quello dell'energia lo è assai di più. Alessandro Cheula

http://www.giornaledibrescia.it/giornale/2002/04/03/23,ECONOMIA/T4.html

 


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