Energia e ambiente: dibattito
ad Orzinuovi sulle scelte
ecocompatibili
Una centrale nel futuro di
Brescia?
Alessandro Cheula
ORZINUOVI
Da Johannesburg a Orzinuovi sul rapporto cruciale
tra sviluppo e ambiente. Ma se può esserci
ambiente senza sviluppo, non c’è sviluppo
senza energia. Ed energia significa nuove centrali.
Da fare in fretta, non solo perché manca energia
ma pure per creare la concorrenza necessaria a
calmierare il prezzo del kwh, altrimenti è
inutile aver privatizzato l’Enel e
liberalizzato il mercato. Di questo s’è
parlato l’altra sera a Orzinuovi,
nell’ambito di un vivace e partecipato
dibattito su "Energia, ambiente e territorio"
organizzato nell’ambito della annuale Fiera
orceana. Ma questa centrale bresciana s’ha o
non s’ha da fare? Dopo la sonora bocciatura del
referendum di Offlaga sulla centrale termoelettrica
dell’Asm, tutti o quasi paiono defilarsi
facendo marcia indietro. Per Renzo Capra, presidente
Asm, nessuno avrebbe mai parlato di fare centrali, ma
se proprio insistiamo a farle dovremmo scegliere tra
la più ecologica e quella che costa meno;
secondo Aldo Rebecchi, consigliere provinciale
nostalgico dell’Enel, bisogna azzerare tutto e
possibilmente tornare al monopolio pubblico; per
Margherita Peroni, presidente della Commissione
territorio della Regione Lombardia, è tutta
questione di democrazia, ma sulle centrali manco una
parola; per Vigilio Bettinsoli, Commissario del Parco
dell’Oglio, è la politica che deve
decidere, ma cosa decidere in fatto di energia
nemmeno lui lo dice; per Mario Braga, consigliere
provinciale, di energia in Italia ce n’è
fin troppa e non servono nuove centrali; Franco
Ferrari, presidente provinciale Codiretti, afferma
dal canto suo che le centrali termoelettriche sono
più inquinanti di quelle nucleari. Solo
l’onorevole Stefano Saglia, parlamentare di An
e responsabile Energia del suo partito, ha il
coraggio di ammettere, sia pure timidamente, che
«almeno una centrale a Brescia è
necessaria, tenendo conto però della
compatibilità col territorio». Già, ma
dove farla? A Offlaga, a Calvisano, a Mairano?
Nessuna risposta dalla politica nè dalle
istituzioni, a parte quella, comprensibilmente
contraria, dei Comitati ambientalisti locali che
rivendicano, contrapponendole artificiosamente, le
ragioni della terra contro quelle
dell’industria. L’altra sera al centro
Aldo Moro di Orzinuovi pochi hanno dato risposte. Le
domande poste da Capra in apertura sono state eluse,
per non dire evase: perchè fare centrali, come
farle, dove farle? Mancava sul palco, a parte il
rappresentante dell’Api, un relatore che
spiegasse le reali ragioni dell’industria
energivora (in Italia, nonostante i dubbi epressi da
Capra, l’energia costa alle aziende mediamente
il 30-40% in più che in Francia o Germania)
mentre quelle della terra sono state ampiamente
esposte dall’avvocato Lina Gorlani che, quasi
scusandosi con la platea di trovarsi d’accordo
con Rebecchi, ha auspicato a sua volta la rinuncia a
nuovi impianti. Ciò in assenza di una reale
disamina sul perchè fare centrali a Brescia
(almeno una come minimalmente auspicato) e in difetto
di una illustrazione sulle tecnologie sicure per
l’ambiente (come il raffreddamento ad aria e
non ad acqua, ma nessuno l’ha spiegato alla
platea).
http://www.giornaledibrescia.it/giornale/2002/09/01/47,ECONOMIA/T5.html
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