Sabato 1 Giugno 2002

 

Lettere al direttore
Nuove centrali elettriche e follie energetiche


In queste settimane, in diversi punti della nostra provincia, l’argomento dominante è la costruzione di nuove centrali elettriche o il potenziamento di quelle esistenti. Per riassumere, a beneficio dei lettori meno attenti, i progetti che in qualche modo interessano la nostra provincia sono i seguenti: 1) Bedizzole - Epi procedura Via in corso 2) Ponti sul Mincio (Mn) - potenziamento - Asm/Bs e Asgm/Vr procedura Via non necessaria 3) Offlaga - Ansaldo e altri - fase di studio preliminare 4) Mairano - Società lombarda energia - fase di studio preliminare 5) Calvisano - Seb - fase di studio preliminare 6) Brescia - terza linea Tu - Asm Un bel pacco di centrali, non c’è che dire! Quella bresciana non è che una piccola quota della previsione di realizzazione di nuove centrali in Italia; il cosiddetto «decreto sblocca centrali» ne comprende 137 mentre al gestore della rete al 31-10-2001 erano stati presentati ben 546 progetti di realizzazione di nuove centrali per un totale di circa 98000 MW di potenza. Il Governo ed i proponenti locali sostengono la necessità di nuovi impianti per dare certezza al mondo produttivo... niente di più falso! Se andiamo a vedere i dati ufficiali si scopre che l’Italia, fra le nazioni europee è tra quelle con maggior margine di sicurezza rispetto al fabbisogno. La punta di domanda registrata l’11 dicembre 2001, in concomitanza con l’avvio di uno degli inverni più freddi degli ultimi cento anni e con un inconsueto periodo di siccità che ha prosciugato i bacini idroelettrici, ha segnato una domanda di 54700 MW a fronte di una offerta interna (italiana) di 76400 MW; la domanda di punta è normalmente dell’ordine di 48700 MW. Si ha quindi, già oggi, un margine di riserve di 27700 Mw (76400-48700). La capacità produttiva del nostro Paese, calcolata come rapporto fra il margine di riserva e la domanda di punta, è pari al 57% (27000/48700). In Germania tale parametro è il 38% ed in Spagna il 50%. Nella Francia, famosa per la scelta nuclearista più spinta, è del 55%. Mentre in Inghilterra e nei paesi scandinavi, che per primi hanno sperimentato la liberalizzazione dei mercati energetici, tale parametro è decisamente ridotto rispetto al nostro. Si aggiunga inoltre che il nostro paese, per posizione geografica ha un alto grado d’interconnessione con le reti europee da cui è in grado di prelevare circa 27000 MW. È chiaro come l’Italia non rischi nessun black out come paventato recentemente a mezzo stampa, ma che anzi goda di una posizione di relativa abbondanza rispetto allo scenario europeo: le ragioni di tanta spinta alla costruzione di nuove centrali non è pertanto motivata dalla volontà di dar sicurezza ai cittadini ed al mondo produttivo italiano, quanto piuttosto va ricercata nella volontà governativa di favorire le lobby del settore energetico. Si sottolinea infine come le centrali previste (nella quasi totalità) siano collocate nel filone «storico» dell’uso di combustibili a produzione di CO 2 e quindi ad effetto negativo sul Pianeta per l’incremento dell’effetto serra, il Governo italiano sembra aver dimenticato che anche il nostro paese ha sottoscritto il Protocollo di Kyoto impegnandosi a ridurre le emissioni di CO2 del 6,5%: non è sicuramente questo il mondo di onorare gli impegni presi. I Verdi stanno operando in Parlamento per ostacolare l’attuazione del decreto «sblocca centrali» che bypassando la volontà delle popolazioni locali, rischia di riempire il territorio nazionale di tante inutili centrali il cui costo energetico e il cui impatto ambientale ricadrà non solo sugli italiani, ma su tutti gli abitanti di questa Terra che resta l’unica che abbiamo. I Verdi di Brescia sono vicini a quei movimenti che spontaneamente, nella nostra provincia, combattono contro questi inutili insediamenti. Ing.


DANILO SCARAMELLA

portavoce dei Verdi

Brescia

http://www.giornaledibrescia.it/giornale/2002/06/01/51,LETTERE/T8.html



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