ROSA 

vita di una emigrante italiana

 

 

                        di Marie Hall Ets

 

 

                                   prefazione di Rudolph J. Vecoli

                                   note introduttive di Helen Barolini

 

 

Ecoistituto della Valle del Ticino

 

Titolo originale: Rosa, the life of an Italian immigrant

© 1970 University of Minnesota

ISBN-0-8166-0574-2

© 2003 Ecoistituto della Valle del Ticino

 

Edizione italiana :

Ecoistituto della Valle del Ticino

Via S. Rocco 9 – 20012 Cuggiono

Tel.02.974075-02.9746502

E mail: ecoistituto.ticino@libero.it 

 

 

Questa è la storia di Rosa Cavalleri (1866-1943) una italiana che emigrò negli Stati Uniti nel 1884.Un vivido, ricco e dettagliato resoconto della vita di questa emigrante che partita da Cuggiono, piccolo paese di contadini in riva al Ticino,  si stabilirà in America, nella cittadina mineraria di Union nel Missouri, e in seguito nella caotica Chicago di inizio novecento.

La sua biografia raccolta da Marie Hall Ets, negli anni seguenti la prima guerra mondiale, è un eloquente resoconto  e insostituibile testimonianza della vita nei paesi lombardi di fine ottocento e della dure condizioni della emigrazione italiana nel nuovo mondo.

L’esuberante personalità di Rosa, il suo spirito indomabile e la sua abilità come narratrice, fanno di questa biografia un contributo pressoché unico negli annali dell’immigrazione italiana negli Stati Uniti, divenendo fin dalla prima edizione americana del 1970 un riferimento importante tra gli storici dell'emigrazione e del movimento femminile americano.

Questa prima edizione in lingua italiana, realizzata da un gruppo di suoi concittadini, colma un vuoto e vuole essere un tassello affinché nel recuperare la memoria di  “quando a emigrare eravamo noi” e si possa guardare al presente e al futuro non dimenticando il nostro passato.

 

Marie Hall Ets (1895-1984) scrittrice americana, fu insignita della Caldecott Medal per il libro "Nine days to Christmas".

 

Foto di copertina: Rosa Cavalleri mentre racconta le sue storie ai bambine dei Chicago Commons. Fonte: Chicago Historical Society

 

 

 

           

Ringraziamenti

 

Questa prima edizione italiana di «Rosa», testo piuttosto conosciuto nella sua versione originale americana, non avrebbe mai potuto vedere la luce  se  un folto gruppo di suoi concittadini - in prevalenza giovani donne - acco-gliendo la proposta dell’Ecoistituto della Valle del Ticino, non avesse tradotto il libro. Questa azione insolita dal punto di vista editoriale e per molti versi anomala, ben corrisponde a quella voglia di riscoprire la propria storia, che, tra l’ottocento e il novecento fu profondamente segnata dal massiccio fenomeno migratorio verso il nuovo mondo, che nel «contado di Cuggiono» registrò percentuali tra le più alte d’Italia.

La pubblicazione di questo testo vuole essere, non solo un doveroso omaggio a tutti coloro che, come Rosa, furono costretti a cercare il proprio riscatto sociale lontano dalla loro terra, ma anche un primo passo di un percorso della memoria contro l’oblio, affinché la comprensione del passato, di quando a emigrare eravamo noi, ci aiuti a capire il presente e a costruire un futuro fraterno, solidale, di tolleranza e di pace. 

Un grazie quindi a Francesca De Mattei, Cristian Osnaghi, Anna Rainoldi, Isabella Stucchi, Stefania Esposito, Claudia Balducci, Stefania Carabelli, Jennifer Trovato, Enrica Castiglioni, Antonietta Marino, Marta Testa, Irene Garavaglia, Bruno Berra, Laura Bonfiglio, Elisa Garavaglia, Matteo Brovelli, Fulvio Girotto, Davide Magni, Nicoletta Lovati, Laura Locati, Antonio Oriola, Paolo Boccardo, Marta Oriola, Angela Ballarati, Stefano Molino, Emanuela Pisoni,, Nora Ricetti, Paola Berra, Roberta Calcaterra che hanno collaborato con entusiasmo alla traduzione.

Un ringraziamento particolare al Dr. Ernesto Milani senza il quale non sa-remmo mai venuti a conoscenza dell’esistenza di questa biografia; al Dr. Alvaro Strada per i preziosi suggerimenti, a Stefania Forlani , Miriam Olgiati ed Eva Ferrario, che con il sottoscritto ed Ernesto Milani hanno curato la revisione del testo; a Don Franco Roggiani che ci ha fornito un prezioso supporto logistico e al  Professor Rudolph J. Vecoli, dell’Univer-sità del Minnesota che con il suo caloroso appoggio ci ha ripetutamente  incoraggiato a proseguire questa emozionante avventura.

E per finire, un grazie di cuore a te Rosa, da parte di tutti noi per ciò che ancora oggi, a distanza di tanto tempo, ci stai dicendo.

Grazie Rosa, bentornata a casa.

 

Oreste Magni

Ecoistituto della Valle del Ticino              

Cuggiono, 22 maggio 2003

 

 

 

 

"Uno dei meriti che fanno del racconto di Rosa  un documento storico è la ricchezza e la propensione ad inoltrarsi nei dettagli che si soffermano nel descrivere le condizioni di vita delle popolazioni lombarde di quel periodo. Quando ci  racconta dei suoi giorni a Cuggiono ci si trova, come d’incanto, immediatamente immersi in quella lontana realtà,  penetriamo nella complessa trama dei rapporti familiari, comprendiamo le relazioni che intercorrevano tra padroni e operai, inquadriamo l’importante funzione di controllo esercitata dal clero nel governo spirituale di quelle piccole comunità. Il suo resoconto sull’allevamento dei bachi e sulla filatura della seta, non mancherà  di colpire ed affascinare molti lettori".

                                                                                  Rudolph J. Vecoli – Università del Minnesota

 

"La storia di Rosa  è una storia dell’animo umano e come tale riguarda non solo quelli che arrivarono dall’Italia in America, ma tutti quelli che si stabiliscono in un paese diverso da quello d’origine.

La sua è una storia eroica, che emerge dal silenzio che avvolge le altre storie di milioni di uomini non identificati che approdarono in America durante i decenni delle grandi migrazioni.

La pubblicazione di questo libro è un progetto di grande importanza. La storia movimentata della vita di questa donna è fondamentale per capire l’epico esodo dall’Europa agli Stati Uniti nel diciannovesimo secolo, perché corregge lo squilibrio che le statistiche storiche hanno ignorato, non considerando i poveri, gli analfabeti, la gente comune e soprattutto le donne".

                                                                                  Helen Barolini

 

 

 
PREFAZIONE

 

         Avere finalmente nelle  mani una edizione italiana di "Rosa" è per me una grande soddisfazione.

Questa traduzione e pubblicazione è il risultato di un atto d’amore di numerosi concittadini di "Rosa", della sua gente di Cuggiono, e ciò conferisce ad essa un particolare valore.

Pensare che questa ragazzina quantunque già sposa e madre, partita per l’America centodiciannove anni fa, sia ora tornata al suo paese come una figura storica, come una eroina d’una avventura piena sì di sfortune e tragedie, ma anche esempio di coraggio e spirito indomabile suscita in me una grande emozione.

VIVA ROSA!

Che tra i milioni d’emigranti partiti dall’Italia, "Rosa" sia sopravvissuta  all’oblio del tempo e` di per sè un piccolo miracolo. Lo dobbiamo a  Marie Hall Ets che ha avuto la saggezza e la pazienza di scrivere parola per parola ciò che Rosa raccontava, e all’ accortezza di  Lea Taylor, figlia di Graham Taylor, fondatore del Chicago Commons, la casa di accoglienza dove «Rosa» era impiegata come cameriera, che conservò lo scritto.

            Per pura coincidenza durante le mie ricerche sugli Italiani di Chicago ho incontrato Ms. Taylor che mi ha consegnato il mano-scritto. Leggendo queste memorie sono stato colpito dal loro valore come documento umano e storico.

La prima edizione  libro venne realizzata dall’ University of Minne-sota Press nel 1970. Stampato in poche copie l’edizione venne rapi-damente esaurita.

Storici  dell’emigrazione e del movimento delle donne hanno riconosciuto il valore di "Rosa" e ne hanno pubblicato brani in diverse antologie, tanto che i miei colleghi mi hanno esortato a ripubblicarla in edizione paperback per studenti. L’University of Wisconsin Press lo ha fatto in questa nuova veste nel 1999, con una foto di "Rosa" mentre racconta fiabe alle ragazzine dei Chicago Commons.

        "Rosa" è ora un classico nella letteratura storica dell’immi-grazione e del movimento femminile negli Stati Uniti. Molti studiosi hanno preso ispirazione dall’ autobiografia di questa umile conta-dina di Cuggiono. 

Spero che questo possa avvenire anche ai lettori italiani della nostra "Rosa".

 

Prof. Rudolph J. Vecoli

University of Minnesota

13 maggio 2003

 

 

 

NOTE INTRODUTTIVE di Helen Barolini

 

Quindici anni fa quando mi è venuta l’idea del libro The Dream book, una raccolta di scritti di donne italo-americane e ho iniziato a cercare materiale autobiografico del diciannovesimo secolo, mi sono resa conto che non esiste quasi niente riguardante le esperienze dirette di donne italiane immigrate in America, scritte o trascritte da una trasmissione orale. Ho trovato due fonti. Un diario di una suora che si era stabilita nell’ovest e il racconto di Rosa Cavalleri.

La maggior parte delle donne che immigrarono erano non solo analfabete, ma anche impoverite e ogni giorno coinvolte nella lotta per la sopravvivenza in una terra sconosciuta e conseguentemente non possedevano le capacità per scrivere, in diari o lettere, i loro pensieri e le loro vicissitudini quotidiane come avevano invece fatto alcune delle donne anglo-americane che si erano stabilite in America.

Possediamo solo delle statistiche e una versione molto generalizzata che ci indica la loro provenienza, come vivevano e dove si stabilirono nel nuovo mondo. La maggior parte della storia delle loro vite come sono state raccontate è andata perduta.

 

Rosa: The life of an Italian Immigrant , raccolta e scritta  da Marie Hall Ets, un’assistente sociale di Chicago che divenne amica di Rosa è l’essenza, il racconto originale della vita di una donna italiana dalla sua nascita in Lombardia alla sua immigrazione nella regione delle miniere di ferro del Missouri, dove fu mandata all’età di 18 anni per ricongiungersi con l’uomo brutale che era stata obbligata a sposare.

Le date di Rosa (1866-1943) personalizzano la sua storia, così come i suoi dettagliati racconti dei luoghi delle sue origini, le filande dove Rosa aveva lavorato dall’età di sei anni fino al momento in cui partì per l’America, il paese e le usanze religiose del tempo e la dura rappresentazione delle fatiche sostenute dagli immigranti anche nella terra promessa.

La personalità spiccata di Rosa e l’abilità con cui sa raccontare le storie le rende più che mai reali. Era un’artista nata e fu per uno scherzo del destino che conobbe la signora Ets che trascrisse le sue parole in un racconto. Ha naturalmente cambiato i dati personali di Rosa e delle altre persone.

La storia di Rosa non è solo una storia italiana, ma una storia universale di una persona che riesce a reinventarsi nonostante le miserie e i dolori, grazie a un ambiente più libero. La sua fede, come lei  chiamava la sua strong religion, l’ha sostenuta in tutta la sua vita. Il grosso regalo che l’America ha fatto alla gente come lei è averla liberata dalla paura e dalla superstizione: «La povera gente del mio paese in Italia rideva, cantava e raccontava storie, ma aveva sempre paura. In America le persone ricche insegnano ai poveri a non avere paura, ma in Italia la povera gente non osava guardare in faccia ai ricchi. Tutto quello che i poveri sapevano lo apprendevano l’uno dall’altro nei cortili, nelle stalle o alla fontana quando andavano a prendere l’acqua in piazza. E avevano sempre paura. In America ho imparato a non avere paura».

Quando Rosa, suo malgrado, lasciò l’Italia per ricongiungersi al marito che detestava, la mamma adottiva le disse: «Non essere triste, in America diventerai furba e non sarai più cosi povera».

Povera, rimase anche in America, anche dopo che scappò dal  marito che abusava di lei, divorziò e si risposò con un uomo gentile. Lavorò duramente tutta la sua vita, lavando i pavimenti, la biancheria, cucinando, facendo le pulizie e dando alla luce i suoi numerosi figli in condizioni miserabili.

Si realizzò, acquisì stima in se stessa, grazie all’abilità di intrattenere la gente con le sue storie e capì che lei, una persona povera, poteva parlare a quelli che, come le avevano insegnato al paese, erano superiori a lei.

La storia di Rosa non ha niente del solito libro «dagli stracci agli allori», come la maggior parte delle storie di uomini immigrati, ma una storia dell’animo umano e come tale riguarda non solo quelli che arrivarono dall’Italia in America, ma tutti quelli che si stabiliscono in un paese diverso da quello d’origine. La sua è una storia eroica, che emerge dal silenzio che avvolge le altre storie di milioni di uomini non identificati che approdarono in America durante i decenni delle grandi migrazioni.

Rosa possedeva un grande talento nel raccontare storie e rappresenta la versione più umile della grande tradizione dell’improvvisazione e della recitazione che fiorì in Italia e divenne memorabile nella «Corinna  il romanzo di un’improvvisatrice» di Madame de Stael. L’arte di Rosa ha radici profonde nella grande tradizione della commedia dell’arte, che ancora esiste in Italia. Rosa possedeva una grande abilità nel raccontare storie e amò così tanto l’arte drammatica che riuscì sempre  a mettere da parte qualche spicciolo per andare a vedere a Chicago i primi spettacoli cinema-tografici.

Imparò a raccontare le storie dai contadini del suo paese della Lombardia che nelle notti invernali si riunivano nelle stalle per potersi scaldare con il calore che emanavano le bestie (un caldo di cui sentì la mancanza nel sottotetto dello stabile dove abitava a Chicago e dove, con il gelo sulle pareti, diede alla luce uno dei suoi figli, che in seguito morì a causa del freddo). Le scene dei racconti nelle stalle, che Rosa ci ha lasciato sono state descritte nel film «L’albero degli zoccoli» uscito alcuni anni fa.

La pubblicazione del libro di Rosa è un progetto di grande importanza. La storia movimentata della vita di questa donna è fondamentale per capire l’epico esodo dall’Europa agli Stati Uniti nel diciannovesimo secolo, perché corregge lo squilibrio che le statistiche storiche hanno ignorato, non considerando i poveri, gli analfabeti, la gente comune e soprattutto le donne.

 

Ritorna