Uso del denaro
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Premessa
- Non sta a me indicare destinazioni precise del vostro denaro. A me il compito di richiamare alcuni criteri che il vincenziano oggi può/deve tenere presente, quando si accinge a fare il bilancio del denaro di cui dispone (questo è già un primo criterio: il denaro non va distribuito a caso, ma messo a bilancio, e il bilancio va pensato attentamente, discusso insieme e approvato democraticamente nelle sedi competenti e nei tempi opportuni.
- L'assemblea annuale (ai vari livelli) è un momento importante e necessario per fare la verifica di come si è speso il denaro (consuntivo) e delle spese che si intende sostenere nell'anno successivo (preventivo).
- In occasione dell'assemblea annuale, occorre definire le quote di competenza delle singole voci. Tra queste, va ricercato una giusta proporzione tra:
a) la formazione dei membri,
b) le attività qualificanti l'associazione, cioè i servizi che creano l'immagine dell'associazione a livello sociale, come ad esempio le mense quotidiane, i centri di accoglienza… (questa è la voce più cospicua, perché oggi questi servizi difficilmente possono essere assicurati dal mero volontariato);
c) le rimesse dirette (una voce che dovrebbe diminuire progressivamente, fino ad assestarsi ad una soglia "fisiologica" sufficiente ad affrontare l'emergenza).


Alcuni criteri essenziali
Fatte queste premesse, cerco ora di indicare alcuni punti di riferimento che vanno tenuti presente nel momento programmatorio delle spese e degli investimenti.

a) La dottrina sociale della Chiesa
- Mi riferisco ad alcuni principi essenziali, che lo stesso Superiore Generale ha recentemente richiamato all'attenzione dei vincenziani Ne cito due: il principio di solidarietà e il principio di sussidiarietà.
- Il principio di solidarietà dice che dobbiamo impegnarci non solo nelle opere di carità, ma anche a servizio della giustizia sociale. Nell'uso del denaro, questo criterio ci fa capire, ad esempio, che dobbiamo preferire il sostegno di servizi sul territorio (cui le persone in difficoltà hanno "diritto" di accedere) alla beneficenza tradizionale (che è invece un "dovere" delle persone benestanti). Il mercato equo e solidale è un altro esempio di applicazione del principio di solidarietà.
- Il principio di sussidiarietà dice che il livello superiore di un'organizzazione non deve effettuare operazioni che possono essere realizzate efficacemente ed effettivamente a un livello inferiore da persone o gruppi… In concreto, questo criterio ci fa capire che avviare e sostenere una cooperativa sociale, nella quale le persone svantaggiate possono lavorare e guadagnarsi da vivere, è meglio che mantenerle con aiuti più o meno continuativi.

b) La nuova legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali
- Questa nuova legge, che stiamo cominciando a conoscere, si basa su questa idea di fondo: l'attuazione dell'art. 38 della Costituzione Italiana (che afferma il diritto dei cittadini più deboli al mantenimento e all'assistenza sociale) deve avvenire all'interno di un sistema di interventi che aiuti la normalità della vita (soprattutto la famiglia). Non è una legge (solo) per i poveri! Non c'è più una minoranza debole: oggi l'esposizione al rischio di povertà colpisce ampi strati sociali. La vita del cittadino è oggi molto meno lineare e prevedibile di un tempo.
- Questo significa che, se vogliamo far parte del sistema di interventi e servizi che caratterizzerà l'assistenza sociale nei prossimi anni, dobbiamo entrare in questo ordine di idee e passare dalla beneficenza diretta all'offerta di prestazioni e servizi che vengono erogati da soggetti pubblici e soggetti privati (tra cui le organizzazioni di volontariato e le onlus in genere).
- In concreto, nell'uso del denaro, sarà bene orientarci lungo due direttive: la prima è il sostegno alle famiglie, che nella nuova legge è il destinatario degli interventi (naturalmente tale sostegno deve rispettare i criteri già visti di solidarietà e di sussidiarietà, non ricadere nell'assistenzialismo diretto); la seconda direzione va nella gestione e nell'offerta di beni e servizi che la nuova legge ritiene essenziali (cf art. 22): per esempio, servizi di accompagnamento, con particolare riferimento alle persone senza fissa dimora; misure economiche per favorire la vita autonoma e la permanenza a domicilio di persone non totalmente autosufficienti; la realizzazione di centri socio-riabilitativi, comunità alloggio e di accoglienza per disabili privi di sostegno familiare; informazione e consulenza alle persone e alle famiglie per favorire la fruizione di servizi e promuovere iniziative di auto-aiuto.

c) La Banca Etica
- La Banca Etica è va tenuta presente soprattutto nel momento dell'investimento del nostro denaro, che in genere (soprattutto se ci abituassimo a gestirlo meno individualmente) è abbastanza cospicuo.
- La logica della Banca Etica consiste nel sostegno finanziario ai soggetti economici più deboli, non nella forma di aiuti gratuiti (che creano pericolosi circuiti di dipendenza), ma in modo che possano camminare con le loro gambe, nel pieno rispetto del principio di sussidiarietà. Perché la Banca Etica chiede ai risparmiatori di rinunciare ad una parte dell'interesse che spetta loro? Perché riconosce che vi è un interesse che non è monetizzato, ma si esprime in effetti sociali.
- Questo significa, in concreto, che noi possiamo usare bene il denaro non solo quando lo spendiamo ma anche quando lo investiamo. In altre parole, possiamo investirlo in modo tale che l'interesse del nostro denaro vada a beneficio delle fasce sociali più deboli e non di imprese o attività che magari sono causa, attraverso circuiti perversi, delle stesse povertà che noi vogliamo eliminare. La Banca Etica è uno strumento che, appunto, ci permette di fare questo, scegliendo anche gli ambiti che vogliamo sostenere.

Conclusione
Questo breve intervento, come detto in premessa, non pretende di risolvere il problema delicato di come usare bene il nostro denaro. Intende piuttosto avviare una riflessione, una pratica alternativa, una muova mentalità nell'uso del denaro, nella convinzione che non basta più guardare al passato, ma occorre comprendere il presente e progettare il futuro. Spero di essere riuscito in questo modesto intento!

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