Festa della Medaglia Miracolosa

(in occasione della solennità di Cristo Re e Signore dell'universo)

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Due motivi liturgici convergono quest'anno nell'ultima domenica dell'anno ordinario: la solennità di Cristo Re e Signore dell'universo e la festa vincenziana della medaglia miracolosa. Il Re e la regina, l'uno a fianco dell'altra: come nella loro vita terrena, così oggi nella gloria celeste. Entrambi i motivi ci presentano un modo particolare di vivere la regalità.

1. La regalità di Gesù Cristo.
Nel vangelo di questa domenica Gesù e Pilato rappresentano due modi diversi di essere re. Pilato propriamente non è re, ma è come se lo fosse: rappresenta la potenza dei Romani, che interpreta secondo la logica che è propria del potere, che è quella di difender se stesso, anche di fronte alla verità.
"Che cos'è la verità?" domanda Pilato, ma non certo per conoscerla. La domanda di Pilato è la domanda non di uno che cerca la verità, ma di uno che spera di non trovarla e che, anzi, vorrebbe sentirsi rispondere che non c'è alcuna verità nella vita dell'uomo e che la verità è, semmai, che la vita dell'uomo è nelle mani del più forte.
In effetti, il potere ha una sua verità, che è quella della forza; tanto più crudele, quanto più inerme è colui che la subisce: proprio come avviene all'interno del palazzo pretorio tra Pilato e Gesù.

Gesù, da parte sua, non nega di essere re: "Tu lo dici: io sono re". Ma mostra di intendere in modo particolare la sua regalità. Come la intende? La risposta è nelle sue stesse parole: "Io sono venuto per rendere testimonianza alla verità". Gesù viene non da un centro di potere, come Pilato che viene da Roma, ma da una dimensione esterna a questo mondo o, quanto meno, diversa: "Il mio regno non è di questo mondo".
Sebbene non sieda su un trono come gli altri re, Gesù dispone però di un trono: come suo trono ha scelto la verità, quella verità che non è venuto ad imporre, ma a servire: "Sono venuto per rendere testimonianza alla verità".
"Che cos'è la verità per Gesù? Alla domanda di Pilato Gesù non risponde apertamente, perché vi aveva già risposto un giorno, quando aveva detto: "Io sono la verità". La verità cui Gesù rende testimonianza è l'amore. Per questo motivo il vero trono di Gesù è la "croce": è infatti sulla croce che la sua verità, cioè il suo amore, trova la suprema manifestazione.

2. La regalità di Maria

Passando dalla regalità di Cristo a quella di Maria, quella raffigurata nella Medaglia cosiddetta "miracolosa", di cui i vincenziani fanno memoria con cuore grato a Maria Santissima, vi sono alcune sorprendenti analogie.
Vi è qualcosa di particolare nelle apparizioni avvenute a Parigi nel 1830, quando la Madonna affidò a S. Caterina Labouré il compito di far coniare e diffondere questo piccolo segno di fede. Quelle apparizioni furono diverse da tutte le altre. Pensiamo per esempio a quella di Fatima. Racconta Lucia, la veggente di Fatima: "Vedemmo come un mare di fuoco e immersi in quel fuoco i demoni e le anime , come se fossero braci trasparenti e nere in forma umana…" E la Madonna che dice: "Avete visto l'inferno, dove cadono le anime dei peccatori…".
Niente di tutto ciò nelle apparizioni del 1830 a Parigi. Qui tutto è gioia e luce. S. Caterina fa notare come la stessa cappella in cui si trovava era inondata di luce, come nei giorni di festa. Non è che la Madonna non chiese in questa circostanza la conversione del cuore (come fa sempre nelle apparizioni), ma la chiese in modo diverso, il modo messo in luce da Giovanni XXII con la sua stessa vita e la sua famosa prolusione al concilio vaticano II: "Finora la Chiesa ha adoperato la medicina della giustizia, ora adopera la medicina della misericordia".

Questa strada è molto simile all'intuizione di San Vincenzo de' Paoli il quale, interpellato circa i castighi e le proibizioni, in una splendida lettera afferma: "Si potranno fare anche di regolamenti, si adopereranno delle censure, si proibirà… ma con tutto ciò non si emenderà nessuno… Dio pure, in altri tempi, ha armato cielo e terra contro l'uomo, ma che ne ha ricavato? Non ha infine dovuto abbassarsi e umiliarsi davanti all'uomo?
Mi sembra che questo basti a dire l'importanza del piccolo segno della medaglia per i cristiano e soprattutto per il vincenziano: è il segno della misericordia divina e di Maria, che esercitano la loro regalità non con la forza, ma con l'amor, il perdono, la grazia.
Accoglierla e portarla con fede significa riconoscere con gratitudine questi doni di Dio nella nostra vita e impegnarci noi stessi a renderne testimonianza, al seguito del nostro Re e Signore, che è vento ed è morto proprio "per rendere testimonianza alla verità".

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