Nel 1999, il Consiglio comunale di Bagno a Ripoli, 23 giorni prima delle elezioni, approvò il nuovo Piano regolatore, partorito in appena due anni e destinato a disciplinare l’assetto urbanistico e territoriale del Comune per i successivi dieci anni.

Con tutta quella fretta, si può capire quanto si possa aver sorvolato sulla necessità di profonde valutazioni che scelte del genere avrebbero invece comportato, anche e soprattutto, attraverso un apporto partecipato della popolazione direttamente interessata dai vari interventi. Così, tanta gente scopre solo oggi che nel suo piccolo centro costruiranno nuove abitazioni. Fra le tante previsioni del Piano, quelle che hanno fatto più discutere, anche con interrogazioni parlamentari, riguardano la realizzazione di circa 600 nuovi alloggi in località collinari fra le più belle del Comune come: Osteria Nuova, piccola frazione posta lungo la strada provinciale per Incisa fra bellissimi oliveti e antichi edifici; Villamagna, altra frazione nota per l’antica pieve romanica e per la bellezza del paesaggio; Balatro, piccolo borgo ai piedi dei boschi di Fontesanta e addirittura la collina di Baroncelli, paradossalmente raffigurata in un depliant del Comune come esempio di “Bagno a Ripoli giardino di Firenze”.

Simili previsioni hanno suscitato le proteste di privati cittadini, delle associazioni ambientaliste e di comitati sorti per l’occasione, perché comporterebbero lo stravolgimento di bellissimi paesaggi, in mancanza peraltro di un reale fabbisogno di abitazioni.

Il tutto in evidente contrasto con la legge regionale n. 5 del 1995 che, in merito alla disciplina generale sul governo del territorio, prevede espressamente che nuovi impieghi di territorio possono essere consentiti solo se strettamente indispensabili.

Peraltro, il piano regolatore di Bagno a Ripoli si pone in contrasto anche con il Piano Territoriale di Coordinamento provinciale, il quale precisa che nuovi insediamenti residenziali possono essere realizzati solo in presenza di un reale fabbisogno abitativo, da determinarsi con un’attenta stima della popolazione, e che tale fabbisogno non può essere ‘creato’ attraendo popolazione da altri comuni, onde evitare la concorrenza tra gli stessi, lo spreco di risorse e l’eccedenza di abitazioni sul mercato.

Esattamente il contrario di quello previsto a Bagno a Ripoli dove il calo della popolazione viene contrastato costruendo nuovi alloggi, con il fumoso obbiettivo di portare gli abitanti a quota 26.000, e quindi ‘attirandoli’ da altri comuni, in particolare da Firenze, ormai resa invivibile, vendendo così facilmente case a peso d’oro. Alla luce di queste considerazioni, costruire nuove case dicendo di voler risolvere il disagio abitativo o per rivitalizzare i piccoli centri, è un po’ come dire che si devono aprire nuovi ristoranti per risolvere il problema della fame nel mondo! Proprio per queste ragioni e per tutte le proteste, il compianto sindaco Lastrucci, ampiamente sollecitato anche dai Verdi dall’interno della maggioranza, aveva attivato la procedura revisione del piano Regolatore con la delibera n°90 del 16 luglio 2002. Oggi, nonostante questa volontà purtroppo postuma di Lastrucci, il Consiglio Comunale, nella seduta dell’ 8 Aprile, ha adottato i piani attuativi per edificare a Balatro, Villamagna e Vallina, in un contesto di mandato amministrativo in scadenza, con la giustificazione di non poter tradire le “aspettative”. Purtroppo, la nostra presenza per due anni ai Consigli Comunali ci ha fatto capire che le aspettative da non tradire sono quelle degli “intelligenti” imprenditori e/o degli oculati presidenti di cooperative edilizie, che hanno centrato velocemente i loro obbiettivi realizzando e/o facendosi approvare interventi edilizi su ameni declivi collinari (come le villette di via delle Fonti a Grassina) o su aree appetibili in prossimità dei maggiori centri urbani, e non le aspettative dei giovani, dei single e dei meno abbienti, i più fortunati dei quali, sono stati dirottati (anzi, ghettizzati) sulle aree meno appetibili, vedi Vallina, subendo comunque prezzi di acquisto non proprio economici, visto che il nostro Comune ha eliminato i piani ERP.

Oltretutto, le pretestuose affermazioni a sostegno del Piano nascondono un’interessata mancanza di altre “idee”. In pratica “incassare senza perdere consenso”, a differenza di quanto avverrebbe alzando le tasse. Anzi, il consenso si consolida a spese della collettività privandola,  senza necessità, di un bene come la bellezza del nostro territorio. Con questa operazione si hanno però come sicuri alleati tanti soggetti: i fortunati proprietari dei terreni, le imprese di costruzione, gli acquirenti

Riteniamo pertanto che la futura Amministrazione, che uscirà dalle urne del 12-13 Giugno, debba dare subito attuazione alla delibera 90 di revisione del piano regolatore, rivedendo anche la decisione sulle adozioni di Villamagna e di Balatro e ritornando ai piani ERP.