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Continua>> Grazie anche a questa assenza, il Convegno ha dato l’impressione di essere stato orchestrato per far passare la tesi che i programmi di paesaggio siano quello che più “conviene” alle Amministrazioni locali e non un progetto per tutelare il territorio. Altra delusione per le aree fragili che sarebbero rappresentate solo dal “territorio aperto”, mentre i nostri piccoli e ameni borghi sulle colline dovrebbero essere trattati al pari dei “centri abitati” come Grassina, Bagno a Ripoli e Antella. Ovviamente è chiaro a tutti che questa versione serve per continuare a costruire ovunque, rafforzata da chi sostiene che in fondo non importa dove e quanto si costruisce, ma “come”. Un fatto però è certo: la Commissione Edilizia Integrata (CEI) non può assolutamente continuare ad essere quella che dice il “COME”. Oggi più che mai, i piani o programmi di paesaggio devono diventare invece uno strumento di pre-pianificazione (una sorta di Valutazione di Impatto Ambientale non solo ai fini della conservazione estetica). Proprio oggi che il paesaggio non viene più mantenuto in vita da una serie di bisogni “nobili” e primari, che si svolgono secondo una trama il cui equilibrio globale si riassorbe in se stesso, con tempi propri della natura come succedeva fino a 50 anni fa; spinte speculative, molte volte camuffate da “valorizzazione” lo distruggono e mortificano chi lo abita e chi ne apprezza la qualità. Senza una pianificazione del paesaggio non si potrà mai impedire ad esempio che dietro Villa La Tana sia permesso a qualcuno di costruire condomini a schiera tipo quelli di S. Romolo o come si vuole fare, anche a Villamagna, Osteria Nuova, la Fonte e Balatro. (Leggi su L'ALTRA CAMPANA N°10 l'articolo completo) |
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