La Toscana non è un «buen retiro»
da L'Unità: 03.02.2008
In maniera non convenzionale voglio parlare di una iniziativa interessante a
cui mi è capitato di partecipare e intervenire, il convegno «Ambientalismo
del fare» organizzato dal Pd a Firenze. Credo sia importante un’impostazione
“positiva” delle politiche ambientali, in un clima innovativo, di svolta,
che qualifica e riscatta la politica riformista da un ambientalismo
ristretto e localistico con cui ci troviamo troppo spesso a fare i conti e
che tende a esprimersi in cartelli del no. Tuttavia, mi pare che si debbano
rilevare due problemi su cui è bene proseguire la discussione.
Il primo, di carattere generale, riguarda le politiche sui beni
paesaggistici e il codice Settis, positivo per alcuni, assolutamente da
rigettare per altri in quanto - cito le parole del presidente della Regione
Toscana Claudio Martini - «un micidiale passo indietro che ci condanna
all’arretratezza». Siccome le posizioni di Claudio Martini sono anche quelle
delle altre Regioni e delle autonomie locali, credo sia giusto che il Pd
apra una seria discussione, senza abbandonarsi a visioni e a timori
centralistici.
La seconda questione riguarda una discussione più specifica sulla Toscana e
i gruppi dirigenti del Pd e un rilievo critico su alcune dichiarazioni di
Dario Franceschini che, a me che ho sostenuto che la Toscana non vuole
essere solo la regione del “lardo di Colonnata”, ha ribattuto che gli
imprenditori che fanno prodotti di nicchia rappresentano il nostro biglietto
da visita vincente, lardo di Colonnata in testa. Ora, lasciamo in pace il
lardo che è innocente, attività benemerita e gradita, ma se Franceschini,
ferrarese, si sentisse dire che il biglietto da visita dell’economia
emiliana è rappresentato dall’aceto balsamico, forse avrebbe anche lui da
obiettare.
Dietro la discussione “lardo di Colonnata e sviluppo toscano”, si nasconde
un problema che trovo utile riproporre quale riflessione a proposito del
rapporto tra Pd toscano e nazionale. La Toscana non è l’Arcadia, terra di
buen retiro, buona solo per i fine settimana di turisti d’elite e ospiti
illustri, ma una regione moderna. Che vanta eccellenze di tipo industriale,
dal Nuovo Pignone alle imprese postindustriali e postdistrettuali fino al
polo siderurgico di Piombino.
Intorno a Firenze esiste il terzo polo metalmeccanico del Paese, tra Firenze
e Pisa si trova il secondo polo della ricerca scientifica italiana. La
parola chiave a me pare "innovazione" e ciò riguarda il complesso della
regione: produzioni tipiche, industria, terziario. Aggiungo anche
innovazione ecologica e ambientale. Siamo un pezzo di Italia di oggi e solo
con una iniezione di dinamismo potremo fare buone politiche per un
territorio capace, in grado di porsi in modo sostenibile e competitivo in
Europa e nel mondo.
In ampi settori dell’opinione pubblica progressista invece, e anche nel Pd,
esistono della Toscana immagini lusinghiere ma troppo ristrette e
contemplative che alla fine rischiano di creare qualche equivoco di non poco
conto con i ceti più dinamici della cultura, del lavoro, dell’impresa.
Attenzione, il punto è politico. Perché in Toscana siamo in grado di
esprimere opinioni e azioni guidate da strategie alte e complesse - il Piano
regionale di sviluppo, il Piano di indirizzo territoriale - e, se non è
chiedere troppo, quando si parla di Toscana, i dirigenti del Pd potrebbero
tenerne conto. Perché la nostra collocazione nella divisione del lavoro la
scegliamo noi toscani. E ci piacerebbe fosse apprezzato l’atteggiamento
riformista del Pd toscano e dei suoi dirigenti che potrebbero amministrare
una posizione di rendita anche elettorale, e invece hanno scelto di mettersi
in discussione con visioni innovative e coraggiose che tengono insieme città
d'arte e grandi centri industriali, porti e centri di ricerca, tutela e
sviluppo.
Come ha scritto su Repubblica Ilvo Diamanti, il contraccolpo di una politica
troppo “romana” in certe zone come la Toscana, abituate a una politica
partecipata, attiva, dotata di “autonomia”, potrebbe far correre il rischio
non solo di impoverimento politico e culturale, ma di perdita di egemonia
fino a pericolose derive elettorali.
Riccardo Conti
Assessore al territorio e alle infrastrutture
Regione Toscana