"Resoconto Consiglio Comunale del 10 Marzo 2004"
La riunione del Consiglio
comunale del 10 marzo scorso aveva all’ordine del
giorno gli argomenti più svariati (dal servizio taxi alla zanzara tigre); la
questione al primo punto, però, riguardava il tormentato problema
dell’urbanistica e, in particolare, la presentazione da parte
dell’amministrazione di una proposta di delibera (già annunciata dal sindaco al
consiglio comunale il 13 gennaio) contenente un indirizzo non vincolante sulla
modifica della perimetrazione dei centri abitati. Bisogna infatti ricordare che il vigente piano regolatore prevede
per ogni centro abitato del comune una nuova delimitazione delle aree urbane che
ingloba ingiustificatamente aree agricole (fra cui mezza collina di Baroncelli e oliveti ad Osteria Nuova e in altre zone
collinari) diverse ed ulteriori rispetto a quelle previste per le nuove
edificazioni, senza chiarirne la destinazione; per queste ragioni, i
cittadini, le varie associazioni e i comitati hanno sempre temuto che tali zone
costituissero delle vere e proprie ‘casse di espansione’
per interventi edilizi ulteriori rispetto a quelli già previsti dal piano. È stata quindi
iniziata una lunga battaglia, anche da parte di alcune
forze politiche, per eliminare queste ‘casse di espansione’,
restituendole al territorio aperto, battaglia che è sfociata in un accordo tra
le forze di maggioranza, riconosciuto pubblicamente dal sindaco fin dal 2000 e
risultante da atti ufficiali del consiglio comunale, che impegnava
l’amministrazione ad adottare la relativa variante al piano regolatore o
comunque ad assumersi un impegno per rivedere in senso restrittivo i perimetri
dei centri abitati. Però, tutto
quello che l’Amministrazione è stata in grado di fare
è la proposta di una delibera, con la quale si formula tutta una serie di raccomandazioni
non vincolanti, che la futura Amministrazione sarà libera di valutare come
crede; a corredo della proposta, sono state allegate delle cartine che
evidenziano in giallo le aree agricole da sottrarre ai vari centri abitati del
territorio comunale, aree che grosso modo corrispondono alle ‘casse di espansione’ di cui si parlava prima. La proposta è
stata presentata al consiglio del 10 marzo con una breve e chiara relazione del
sindaco, poi i consiglieri Cortini e Lazzeri di Forza Italia hanno chiesto alla maggioranza
se intendeva votare la proposta nella sua globalità o votare per ogni singola
zona raffigurata nelle cartine; la richiesta ha gettato i gruppi di maggioranza
nella massima indecisione, tanto che gli stessi si sono presi dieci minuti di
pausa per discuterne e, alla fine, hanno deciso di votare la delibera per
intero. Si è aperta
allora la discussione; fra i vari interventi che si sono susseguiti segnaliamo
quello del diessino Luzzi,
che ha difeso a spada tratta l’operato del suo
partito, teso alla ‘rivitalizzazione’ dei centri
abitati mediante la realizzazione di nuove costruzioni, e ha manifestato
platealmente il suo disagio per una delibera che, restringendo il perimetro dei
centri abitati, preclude ai proprietari dei terreni che uscirebbero dalle aree
urbane (come avverrebbe ad esempio a Osteria Nuova) di richiedere modifiche al
piano regolatore per costruire ulteriormente, impedendo così quella completa ‘riqualificazione’ dei centri urbani per la quale i D.S. si sono tanto battuti. Degni di nota
anche gli interventi del consigliere Lazzeri
di Forza Italia, che ha sottolineato l’inconsistenza
di una delibera non vincolante, tesa più a placare gli animi di chi si batte
contro il piano che a risolvere i problemi dell’urbanistica, del consigliere Burgassi dei Democratici di Sinistra, che,
per Osteria Nuova e La Fonte, ha chiesto che venisse annotata a verbale la
proposta di restringere meno il perimetro delle aree urbane per costruire a
maggior distanza dalle abitazioni esistenti (dimenticandosi che un tale
allontanamento era già stato previsto!) e del consigliere Grevi (Forza
Italia), che, al grido di “te lo rivitalizzo io il
centro urbano!”, ha provocatoriamente proposto per La Fonte un perimetro ancora
più vasto di quello esistente. Al momento
della votazione, l’intera Casa delle Libertà e Rifondazione Comunista hanno
abbandonato l’aula facendo venir meno il numero legale (erano assenti anche due
consiglieri D.S.) e il presidente Cherubini,
fra i mugugni di qualche consigliere, ha sciolto la seduta, che quindi si è conclusa con un nulla di fatto. Le nostre considerazioni. A
ben vedere non siamo certo soddisfatti per la non approvazione di questa
delibera ma chi ha assistito al dibattito in consiglio si sarebbe convinto che
la differenza tra un simile provvedimento ed il nulla sarebbe
stata ben poca. Infatti la delibera in
questione avrebbe avuto la consistenza di una piccola caramellina
pre-elettorale, che, appena messa in bocca, si
sarebbe sciolta subito senza lasciare traccia di sé e soprattutto senza
cancellare l’amarezza che suscita la politica urbanistica ripolese. È infatti sconcertante che ai ripetuti appelli provenienti da
più parti della società civile contro le evidenti storture del Piano regolatore
l’amministrazione comunale abbia tentato di rispondere, dopo vari anni, con una
mera proposta non vincolante, quando allo stesso tempo la stessa
amministrazione è solerte nel venire incontro alle pressioni provenienti da
alcuni soggetti privati i cui interessi (anche se legittimi) nulla hanno a che
vedere con gli interessi della collettività. Del
resto, dagli interventi di alcuni consiglieri si è
capito chiaramente che anche la stessa maggioranza non era troppo convinta di
quello che stava facendo, visto che qualche esponente del maggior partito ha
riconosciuto chiaramente che nuovi piani attuativi (contenenti varianti agli
attuali interventi edificatori) sono alle porte e debbono essere approvati
senza indugio (ma il Consiglio Comunale non era sciolto?), vincolando, questa
volta sì, la futura Amministrazione che nulla potrà più fare per evitare lo
scempio delle nostre colline.