Lettera aperta a Alberto Asor Rosa inviata anche a “La Repubblica”
Bravo professore!
Sono il coordinatore di una serie di sei comitati autonomi di tutela ambientale sorti negli ultimi anni a Bagno a Ripoli, Comune di prima cintura della zona sud di Firenze, famoso per la bellezza delle sue colline.
A nome dei comitati le scrivo per ringraziarla e per rafforzare la sua autorevole accusa indirizzata contro un modo di fare politica e urbanistica del tutto distruttivo come accade a Monticchiello, ma ormai assimilabile a quasi tutti i comuni; in parte figlio dell'ICI, che ne costituisce la zecca, ma anche una scusa per coprire l'intreccio tra affari e politica che invece è all’origine di molte assurde edificazioni.
Tuttavia, grazie alla sua autorevole voce che ha “tuonato” contro l’intervento edilizio di Monticchiello, l’urbanistica sembra essere tornata ad essere argomento di cultura ed infatti è stata ospitata sulle pagine di “La Repubblica” e di altri giornali molto assiduamente, dopo il 24 agosto.
La polemica contro la pessima politica urbanistica perseguita dai Comuni, con la connivenza pilatesca di Province e Regione, è così salita di tono che ha superato gli angusti limiti della cronaca locale, dove con armi impari i comitati dei cittadini denunciano continuamente gli scempi edilizi autorizzati dai Comuni (da noi quasi tutti di sinistra). Quanta demagogia abbiamo già sentito, noi di Bagno a Ripoli, del tipo: "si costruisce sulle colline per valorizzarle"; "case per le giovani coppie a 600.000 euro"; "per abbassare i prezzi del mercato" ecc... Tutte queste non ragioni le risentiamo oggi, a difesa dell'insediamento di Monticchiello, per bocca di vari sindaci che a turno, su vari giornali, accorrono, non senza interesse, in aiuto del loro collega di Pienza con la solita demagogia di far passare nell'opinione pubblica la convinzione dell'inderogabile necessità di scellerati interventi del genere, palesemente figli non di bisogni, ma di una speculazione camuffata, talvolta, come accade da noi, dall'essere convenzionata a cooperative.
L’arroganza dei nostri amministratori, forti delle loro ampie maggioranze, è tale che nel giugno scorso i Sindaci di Firenze e Bagno a Ripoli hanno rifiutato un contatto con il presidente di “Italia Nostra” Carlo Ripa di Meana, che intendeva venire in soccorso delle colline fiorentine dopo aver costatato di persona i gravi danni causati dai recenti insediamenti, visitando luoghi di alto valore paesaggistico destinati dai piani regolatori a nuovi “ecomostri”, come lei li ha giustamente definiti. La invitiamo pertanto a proseguire la battaglia iniziata per Monticchiello nella speranza che l’unione di tante voci di dissenso, possano arrivare, come sembra accadere, ai ministri Rutelli e Pecoraro Scanio e che si possa in qualche modo fermare l’insensata politica di quelle amministrazioni comunali che sembrano aver fatto della speculazione edilizia la loro attività primaria.
Ci pare tuttavia molto difficile che si arrivi ad un’inversione di rotta quando un sistema amministrativo è in grado di tenere al margine di qualunque percorso partecipativo anche un cittadino del suo calibro, fino a ritrovarsi di fronte le gru e domandarsi incredulo il perché; quando ormai non si può fare più niente, perché ovviamente tutto è orchestrato per essere formalmente ineccepibile, praticamente a prova di scempio e ricorso al TAR.
In questo caso penso che anche lei abbia finito per sentirsi un po' come Renzo e Lucia, vittima di un sopruso, del quale nessuno sembra aver colpa: il sindaco di Pienza è in regola perché la colpa è delle precedenti amministrazioni; per l’assessore Riccardo Conti la Regione ha dato parere negativo per ben due volte a quel progetto, (ma quando c'era ancora la CRTA) e quindi non ne ha colpa, il governatore Martini è impotente ecc. ecc.
Insomma questi Bravi sindaci ed i tanti don Abbondio stanno consegnando il nostro territorio, a nostra insaputa, a tanti don Rodrigo.
Così quando lei, professore, ha posto questi problemi ci è sembrato finalmente che fosse
arrivato Frà Cristoforo, ma forse nel nostro caso,
neppure
Un saluto dai comitati
Sergio Morozzi