RISCHIO

Nella società moderna, il "rischio si sostituisce a quello che prima si attribuiva alla fortuna (o al fato) e rompe ogni legame con le cosmologie" (Giddens, 1990). Il rischio è la base della probabilità (Bernoully 1700-82) e determina le decisioni. Questa definizione distingue il rischio dall’incertezza nella quale le probabilità sono sconosciute.

Secondo l’economia classica (A. Smith), il rischio è localizzato e individualizzato; dipende dalla probabilità di subire perdite o danni e deve essere valutato. Infatti, una parte del profitto è compensativa del rischio. Tale misurazione è importante perché il capitale è soggetto a rischio negli investimenti, nelle attività d’impresa come pure nei mercati assicurativi e finanziari ("senza azzardo nessun guadagno"; "la gioventù è un buon rischio, l’età è un cattivo rischio").

Oggi, si è consapevoli che rischio e vulnerabilità non sono più limitati all’attività individuale ma potenzialmente si diffondono al di fuori della sfera individuale di controllo. Ad esempio, sono oggi evidenti le molteplici minacce alla sopravvivenza dell’umanità e dell’ambiente naturale.

Giddens (1990) individua sette termini che delineano il profilo di rischio del mondo attuale:

  • globalizzazione nel senso di intensità (ad esempio, una guerra nucleare minaccia tutta l’umanità);
  • globalizzazione nel senso di numero crescente di eventi contingenti (ad esempio, i cambiamenti della divisione mondiale del lavoro interessano sia la singola persona che grandi masse del pianeta);
  • rischio derivante dall’ambiente creato o dalla natura socializzata (ad esempio, l’applicazione del sapere umano all’ambiente fisico);
  • sviluppo di ambienti di rischio istituzionalizzati (ad esempio, i mercati d’investimento che influiscono sulle aspettative di milioni di persone);
  • consapevolezza del rischio come tale (le lacune di sapere nei rischi non possono essere convertite in certezze dal sapere religioso e magico);
  • consapevolezza diffusa del rischio (molti dei rischi ai quali siamo collettivamente esposti sono noti a molte persone);
  • consapevolezza dei limiti del sapere esperto (nessun sistema esperto può avere una conoscenza totale delle conseguenze derivanti dall’applicazione di princìpi esperti).

Possono quindi esistere contemporaneamente lacune di sapere e consapevolezza, mentre la vulnerabilità aumenta anche per effetto della diffusione dei sistemi esperti che possono non essere affidabili nella prevenzione del rischio totale.

Giarini e Stahel (1993) sollecitano l’adozione di una strategia globale per far fronte al rischio che essi definiscono puro, superiore alla capacità individuali di controllo e di intervento. Questo genere di rischio è divenuto anche quello economicamente più significativo ed ha superato ed incorporato il rischio imprenditoriale tradizionale.

Oggi è quindi evidente come dimensione, intensità e qualità di rischio e vulnerabilità impongono il coinvolgimento delle persone e delle loro comunità sociali. Controllo ed azioni, volte a prevenire ed a reagire al rischio, devono essere sviluppate a livello locale nell’ambito di una consapevolezza globale.