CAPITALE UMANO

La sociologia ha attribuito un significato sempre più ampio al ruolo del lavoro: da forza - lavoro e manodopera a risorse umane (Human Relations Movement, 1920 — 1940), a capitale umano.

Questo concetto è ampiamente comprensivo e si riferisce alla società ed al suo sistema organizzativo come organismo vitale nel quale la dimensione umana ha un ruolo primario. Non dovrebbe essere perciò confuso con la teoria sul capitale umano, frutto delle dissertazioni di A. Smith, come investimento in futura capacità di guadagni della persona (salari) e di profitti (e produttività) dell’azienda.

Il capitale umano è determinato da una continua interazione sociale basata sulla qualità della mutualità. La mutualità implica il riconoscimento ed il rispetto di e fra tutte le componenti di un sistema sociale. La mutualità si basa sulla "fiducia" (Giddens, 1990), elemento chiave determinato tramite conflitto, negoziazione, accordo e co-decisione. In altre parole, l’individuo non può vivere senza "i molti" altri e viceversa. Egli ha bisogno di esprimere e ricevere "fiducia" in quanto egli costituisce un’entità sociale che è contemporaneamente una parte ed un tutto di un più ampio organismo vivente.

Questa interdipendenza, socialmente determinata, è costituita dalla fusione di opposti e da atteggiamenti dicotomici, quali isolamento e partecipazione, dipendenza ed autonomia.

Il capitale umano è, quindi, la combinazione di risorse individuali, sociali, tangibili ed intangibili, tacite e codificate. E’ la "conoscenza", intesa come insieme di "saperi" che gli individui acquisiscono nel corso della loro vita ed usano per elaborare ed implementare idee, teorie, concetti, iniziative di vario genere, incluse attività produttive di beni e servizi, orientate al mercato o fuori di esso.

Il capitale umano si basa sul miglioramento costante delle abilità e delle capacità di: analizzare, diagnosticare, concepire proposte, progettare, sperimentare, migliorare, realizzare, valutare, diffondere soluzioni. Non si tratta solo di qualità tecniche o amministrative, ma fondamentalmente di capacità di sviluppo individuale autonomo e complessivo; capacità di tipo imprenditoriale che implicano assunzione del rischio, soluzione dei problemi, negoziazione, collaborazione, decisione, innovazione gestionale, etc.

Tali capacità rappresentano le identità culturali e le potenzialità delle comunità sociali di un contesto locale.

Il significato di capacità si è spostato dalla specializzazione all'acquisizione di metodi di apprendimento continuo. Nuovi stili di lavoro tendono a valorizzare il comportamento personale e sociale; spingono all’acquisizione ed allo sviluppo di un nucleo forte di conoscenze all’interno della percezione globale della vita dinamica di un’organizzazione; stimolano flessibilità, elasticità e la capacità di utilizzare positivamente l’incertezza. Questi ingredienti sono richiesti agli individui in quanto capitale umano a qualsiasi livello di organizzazione economica e sociale.

Il computer, definito come strumento tanto veloce quanto stupido (in genere non può vivere senza l’intelligenza trasmessagli dall’uomo), è un tipico esempio della trasformazione dall’uomo che lavorava per la macchina (era infatti chiamato "forza - lavoro") all’uomo che lavora con l’aiuto delle macchine, utilizzandole per lavori specializzati, pesanti e rischiosi.

Impiegata saggiamente, la tecnologia dell’informazione sviluppa, infatti, le capacità intellettuali dell’umanità e attribuisce all’attività e al lavoro umano una nuova dimensione rispetto ai meccanismi sincronizzati uomo/macchina sperimentati durante l’era industriale.

Se questa sincronizzazione era allora basata sulla specializzazione e sulla velocità, oggi è possibile divenire più generalisti. L’essere umano, dotando le macchine di programmi che incorporano parti della sua intelligenza, si libera sempre più di attività specializzate.

Sono stati i suddetti processi a determinare quel nucleo di capacità sulle quali si basa l’occupabilità (employability) di una persona. Mentre l’occupazione riguarda momenti specifici delle attività umane, l’occupabilità deve essere alimentata nel tempo. Essa è costituita dal mix di capacità collegate alle molteplici attività differenti in cui si è progressivamente o simultaneamente coinvolti; un mix di subordinazione e di autonomia, di impiego ed auto-impiego, di cultura del lavoro dipendente e di cultura imprenditoriale; un’alternanza di fasi di occupazione e di disoccupazione.

La riscoperta di vecchie e l’invenzione di nuove forme di attività renderanno sempre più necessaria una buona dotazione di capitale umano come capacità decisionali vitali quali: cambiare la propria mentalità; sviluppare l’apertura mentale; responsabilizzarsi e migliorare l’autonomia personale; imparare ad apprendere; essere creativi e imprenditori di se stessi; in sintesi, essere proattivi nei confronti di se stessi e degli altri esseri viventi, umani e non, acquisendo consapevolezza e responsabilità verso la società e l’ambiente naturale.

Del resto, senza un buon capitale umano, senza la valorizzazione delle risorse e delle potenzialità umane dei vari contesti locali non è possibile coniugare sviluppo e sostenibilità. Esse sono il frutto del processo umano e sociale, dinamico e continuo in quanto sono oggi necessari consistenti cambiamenti ed interventi per riconciliare l’umanità alla natura.