Due interventi sulla poesia di Alfonso Gatto
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Alfonso Gatto
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Stefano Crespi
Anche il lettore della nuova generazione, nel segno oggi di un accumulo
linguistico, se avesse possibilità di un riscontro, troverebbe
certamente nell'opera di Gatto un'assolutezza, una purezza mitica della
parola. Prima che in uno statuto letterario, Alfonso Gatto era poeta,
si potrebbe dire, di condizione. Aveva una varietà d'interessi
intellettuali (come conferma l'apporto delle sue collaborazioni). Ma la
poesia rimaneva una condizione di origine: il segno e il sogno di una
lontananza. La lingua diviene amore, condizione amante del linguaggio,
una frase infinita.
È una frase infinita con archetipi ossessivi (come si può
vedere leggendo queste prose): il viaggio, il cielo di ogni assenza, il
paese come una "favola", il mare come "fondo di memoria";
quella qualità d'addio dove il poeta, con le sue parole, "nulla
possiede che non abbia già amato e perduto". Alfonso Gatto
percepisce la natura del cambiamento nel linguaggio, nella cultura: più
o meno volontariamente spinge la parola verso un registro dell'inattualità
che per lui era la nudità, il paradosso di una condizione poetica,
dove la scrittura altro non può essere che la voce di un congedo.
Per questo Alfonso Gatto, nel profilo intimo e spoglio della sua biografia,
poteva essere il viandante di una prosa di Robert Walser: la parola non
ha nulla da offrire, non possiede nulla, se non un lungo sguardo.
("Il Sole 24ore", 11 gennaio 1998)
Carlo Bo
...Gatto era fatto di poesia e per la poesia. Era un isolato, forse
un refrattario in continua polemica con le istituzioni, con tutto quanto
poteva suonargli come contrazione o costrizione della libertà.
Visse all'ombra del suo spirito anarchico, spesso preda di risentimenti
e di supposizioni gratuite. Eppure la sua era stata una partenza gloriosa:
lo aveva salutato Montale e fra i suoi coetanei trovò consensi
generosi e affettuosi...Parole a un pubblico immaginario fa parte del
volume curato da una brava studiosa, Cristina Nesi, ed è una
sorta di dichiarazione poetica che illumina molto bene la ragione di
vita di Gatto. "Se vi domandate perché un poeta scrive,
e in che modo si è deciso a scrivere, se voi ricordate quel ragazzo
seduto nella sua stanza diroccata, comprenderete perché la poesia
appartiene agli uomini che non si difendono, che passano nella vita,
senza appropriarsene, amandola anche per gli altri che credono di averla
spesa o di poterla spendere senza mai riuscire nemmeno a destarla."
"Gente", 3 agosto 1996
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