Per raccontare un po' sia dell'uomo che del poeta,
che in Gianni Gasparini fortemente si compenetrano ( e a volte risulta
difficile scoprire dove termini l'uno e inizi l'altro) dovrei iniziare
a saccheggiare, e forse ad abusare, di diversi aggettivi.
Ogni lettore, anche il più disattento, che si trovi a leggere
una delle ormai sei raccolte poetiche di questo autore un po' sui
generis, capisce di imbattersi in un viaggio, in un percorso che
accumuna il lettore all'autore, in un sinergismo emozionante, nel
senso più profondo della parola. Gianni Gasparini infatti in
ogni libro non fa che interrogarsi, con la speranza più che
l'ambizione, di scoprire il proprio posto nel tempo e nello spazio
e di arrivare a dire un "infimo brandello di verità",
infimo perché la verità in toto non si puo' raccontare
e, forse, neppure raggiungere.
Gasparini allora si addentra, da sempre, in un percorso che lo spinge
in una ricerca difficile, a volte persino disperante: e lo fa con
i mezzi che più si addicono a questo cammino mistico e spirituale,
cioè con il silenzio e il tentativo di assolutizzare la parola,
che infatti diventa di una scarnità essenziale (come era al
tempo stesso, anche se con una "discrezione" ben diversa,
in Ungaretti)
E anche fisicamente Gasparini ci appare come una sua poesia, essenziale
direi se non sapessi che in questo contesto non avrebbe senso, e allora,
magro, scattante, schivo, quasi sfuggente, meditativo, appassionato
di lunghe gite e di camminate per i monti, alla ricerca della solitudine
e del silenzio che trova ad Ayas, ai piedi del Monte Rosa. Ed è
in questo silenzio che il poeta ha trovato così spesso l'ispirazione,
ascoltando la natura che gli sussurra accanto (moltissime poesie infatti
sono state scritte in montagna, e molte altre sulla montagna)
Rimane perciò più semplice cercare di capire il carattere
a volte sofferente della sua poesia, una poesia che si scontra con
il mistero della verità e che si ritrova a dover fuggire dal
rumore della città per trovare l'ispirazione: Gasparini è
infatti eremita che ascolta e interpreta la voce della natura, vera
fonte di illuminazione.
Contemplativo e meditativo quindi, ma non solo: Gasparini è
anche un poeta "ascensionale", che si muove (e ci muove)
ad illuminazioni (tanto che la sua poesia è bella soprattutto
se fulminante, mentre a volte si perde in una costruzione un po' macchinosa);
un poeta sperimentale, e mi piace sottolineare l'uso del francese
e del latino che sottolineano come la poesia abbia più lingue,
che è come dire che la poesia ha in realtà una sola
lingua; ma nonostante questo un poeta semplice, immediato, che fa
penetrare la sua poesia (che semplice non è) nel lettore con
molta leggerezza, direi con garbo.