Circolo Culturale Albatross: Aldo Nove
Superwoobinda
Einaudi, Einaudi Tascabili Stile Libero, pp 199, £ 14.000

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Aldo Nove è nato nel 1967 a Viggiù, piccolo paese al confine con la Svizzera. Il suo primo libro, Woobinda, è stato pubblicato nel 1996 da Castelvecchi. Un suo racconto è apparso nell'antologia Gioventù cannibale. Ha scritto successivamente Puerto Plata Market. Collabora con Sette, magazine del Corriere della sera.

Superwoobinda

La quarta di copertina

"Woobinda è un libro che avevo scritto per avere successo con le donne, per partecipare a qualche trasmissione televisiva. Ce l'ho fatta. Superwoobinda è molto di più. Ci sono un sacco di storie nuove! Racconto di un sogno tremendo che ho fatto. Racconto di quella volta che sono andato a vedere le Spice Girls dal vivo. Racconto in modo avvincente tutte le volte che sono andato alla tele. Una volta alla tele ho conosciuto Alberto Bevilacqua. Io ho una vicina di casa che è innamortaa di Bevilacqua. Io, da bambino sognavo di diventare come Bevilacqua. Secondo me, con Superwoobinda ce l'ho fatta." (A.Nove)

Torna in edizione economica accresciuta il libro-culto che inizia con il celebre: "Ho ucciso i miei genitori perche usavano un bagnoschiuma assurdo, Pure & Vegeta". 52 racconti ritmati e inanellati come celle di una prigione sola, appartamenti di un megacondominio, canti di un unico poemetto delle nostre anime dannate.
Comico e tragico, comico perché tragico: i personaggi di Nove sono dei poveri deficienti o almeno dei disturbati, dei poveri Renfield senza Dracula o Messia nero da annunciare. Uccidono perché incapaci di distinguere, immersi in un continuo borborigma, come il padre che straparla di violenza mentre getta il figlio dalla finestra, come tanti altri, in uno psichismo disseminato, instabile, dove non è possibile individualità alcuna. Una sorta di pensiero debolissimo, balbettante e vorace, risultato di una sovraesposizione perenne e metodica al linguaggio forte, fortissimo delle merci.

 

Aldo Nove è forse il più conosciuto dei giovani scrittori noir (un po' pulp, un po' horror) denominati Cannibali: questa di cannibali mi è sembrata una definizione alquanto corretta dato che Nove spesso cannibalizza (se mi è concesso il termine) ogni possibile regola e tradizione letteraria.
Dirò di più: non credo che quelli di A.Nove possano essere indicati come racconti: è difficile infatti trovare le parole per descrivere queste pagine prive di una qualunque forma di tensione al bello, prive di una benché minima derivazione letteraria.
In fondo, come lo stesso Nove ammette (seppur in modo autoironico nella quarta di copertina del volume) Superwoobinda non è letteratura, ma un modo furbo, anche se triste e tristemente banale, di attirare colpire l'attenzione, di ritagliarsi un posto nel mondo dei media. La sessualità malata (da incubo), esibita coi modi di una rivista pornografica, la violenza cruda e gratuita descritta con la precisione di un film splatter (fratelli tagliati a pezzetti che incrostano di sangue il freezer etc.), la scrittura infantile, da licenza elementare, banale, con un vocabolario di poche parole ed espressioni, invece di ammiccare e artisti e autori del passato, risultano soltanto un modo miope di mascherare un profondo vuoto.
E' tuttavia ingeneroso non trovare in questi racconti qualcosa di affascinante: la violenza e il sesso che li pervadono, una sorta di Eros e Thanatos molto lontani dai tragici ideali greci finiscono infatti per effettuare il loro strano fascino.
A.Nove tuttavia non ha né l'interesse, né, credo, le capacità, di scrivere un libro con un intento sociale e le forti denunce presenti a loro modo nelle pagine, benché eccessive, passano in secondo piano: individui che si limitano a nome, età, segno zodiacale, marca del telefonino; persone sole nella scomparsa dei sentimenti, legate a una materialità morbosa (la TV sopra a tutto, ma anche diversi altri oggetti), assieme a una sessualità snaturata, unico e fallace appiglio al vuoto di valori. Individui che si muovono nel mondo come canotti vuoti, in balia di una razionalità malata e diabolica, senza alcuna distinzione tra bene e male, soli, senza porsi domande, provando "schifo" e disgusto.
La violenza è gratuita e naturale, ma questo fenomeno che è in aumento e che potrebbe essere base per una profonda riflessione si esaurisce in se stesso e non trova una conclusione, come d'altro canto molti racconti. E' anche giusto così: i "racconti" lasciati a metà ci ricordano solo che ci sono cose migliori da fare, piuttosto che sforzarsi nel cercare qualcosa che in questo libro proprio non c'è.
In fondo Nove non ha fallito nel suo intento: scrivendo un qualcosa di non letterario e' riuscito a diventare opinionista, direttore di una collana di poesia e personaggio conosciuto nel mondo dei mass media.
E a me ha fatto venire una gran voglia di rileggere i grandi classici della letteratura, e ho ricominciato da Dostoevskji, da "Delitto e Castigo".

A cura di Gianni Migliarese

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