La seconda chiesa di Santo stefano

opo circa tre secoli che gli Agostiniani officiarono nell’antica Chiesa di San Giovanni, vennero nella determinazione di fabbricare una nuova Chiesa più ampia e più decorosa, col relativo Convento, che per ampiezza e struttura doveva essere capace di albergare un buon numero di religiosi.

S’iniziarono i lavori nel 1752 e fu aperta al culto dopo 10 anni e cioè nel 1762. Quella del Convento fu incominciata l’anno seguente, in pratica nel 1763.

Però da altre memorie risulta che la chiesa si edificò nel 1768 sotto la direzione dell’architetto Fagioli.

Nel 1790 fu demolito l’antico Convento, e quindi rinnovato sotto la direzione del Converso Fra Agostino Visconti.

L’insieme della costruzione non poteva riuscire più importante.

La Chiesa si presenta al visitatore di bellissimo disegno d’ordine ionico; è situato sopra l’antica San Giovanni (o Santo Stefano), meno che la nuova si prolunga di quasi la metà di lunghezza verso la Piazza Garibaldi (già Santo Stefano) e si allarga al quanto nei fianchi.

Per arrivare a questa costruzione si dovette certamente elevare il piano della piazza sacrificando qualche casamento, sotterrandoli e riempirli di materiale. A dimostrazione di quanto diciamo, si potrebbe scavare al quanto la parte della piazza che guarda l’ingresso della chiesa, per osservare alcune camere riempite di macerie; e ciò lo afferma, perché noi stessi che abbiamo avuto la sorveglianza dei lavori di fognatura, ci siamo trovati dinanzi alla verità.

La sua facciata ha un’eleganza ed un disegno particolare che toglie la monotonia delle linee, fiancheggiata da solido ed alto campanile, volta a ponente, poggiata verso la metà di un relativo cornicione e con timpano in alto a forma concava rientrante nel mezzo. Sul fregio è scritto: "Eclesia Parochialis S. Stephani Protomarts", sul cornicione del timpano s’innalza una croce di ferro che una volta fu abbattuta da un fulmine nel 1865 e rifatta nuova dall’artefice Tomasso Rossi da Cave.

L’interno è di una sola navata, sormontata in volta, con sei magnifici cappelli, tre per ogni parte laterale, intramezzate da confessionali di noce lucido che si trovano, con felice pensiero internato nei muri della navata.

Da capo l’altare maggiore, o cappello, è un’abside sormontata da una volta o calotta adornata di fregi a chiaroscuro, contornanti due angeli nelle parti laterali; che insieme ad una Vergine situata al centro, rappresentano belle e moderne pitture su tela applicate sul muro, opere tutte del pittore Costantini Giovanni dipinte nel 1905. Dopo questa calotta si trova il cornicione che si protende per tutta la lunghezza della chiesa con dentello dorato su fine modanatura.

Nel mezzo dell’abside, al disotto del cornicione, vi è il quadro principale della Cappella Maggiore rappresentante il martirio di Santo Stefano Protomartire che trovasi in atto di preghiera, mentre viene lapidato dai manigoldi.

Nelle parti laterali due finestroni per dare luce all’abside che è contornata da un Coro in noce con stalli.

L’altare isolato in muratura, bellamente dipinto a finti marmi e fiancheggiato da due portiere che servono d’accesso al Coro.

Su la volta della navata, fregiata di festoni a chiaroscuro che girano in essa per ricongiungersi ai pilastri laterali, spicca un bellissimo affresco, rappresentante il Battessimo di Sant’Agostino dell’epoca del secolo.

Le cappelle laterali, sormontate da voltatine a botte, hanno uno sfondo di m. 2,35 con una lunghezza di m. 4.

Esse sono dedicate:

  1. La prima, a destra di chi entra in chiesa, alla Madonna del Carmine;

  2. La seconda, a San Nicola da Tolentino;

  3. La terza, presentemeeente al Sacro Cuore di Gesù, mentre prima del 1907 era dedicata a San Tomasso di Villanova. La variante fu     eseguita sotto il parroco P. Possidio Marabottini

Alla sinistra di chi entra in chiesa:

  1. È dedicata al Battessimo del Battista, forse in memoria della sottostante chiesa a lui dedicata;

  2. La seconda al Crocifisso, in memoria del vecchio Oratorio soppresso che trovasi adiacente alla vecchia chiesa di San Giovanni Battista, e che poi fu ridotto ad uso comune dai PP. Agostiniani;

  3. La terza alla Madonna della Consolazione.

La chiesa è tutta a mezze masse fiorate, hanno i pilastri e le relative alette che sono a finti marmi imitati magistralmente ad olio in giallo antico, in cipollino, dal Converso dell’Ordine Agostiniano fra Cesare Spadini da Viterbo.

Carino è anche il Battistero della Chiesa che trovasi a lato della prima Cappella a sinistra: è una colonnina di marmo finemente lavorato sormontato da una tazza d’uguale materia.

A Cornu evangeli dell’altare maggiore, e propriamente nello spazio che dal detto altare va alla balaustra, si trova la porta che mette alla sagrestia, ampia e comoda, ove trovansi gli armadi per gli arredi sacri. In essa sagrestia vi è un grandissimo Crocefisso scolpito da mano maestra, forse dal celebre scultore di legno fra Vincenzo Pietrosanti, dei minori osservanti.

Tutta la chiesa che è un rettangolo di mq. 252, è elegante e graziosa, con buon organo sopra l’ingresso principale. Restaurata nel 1905 con arte fine, decorata dal detto fra Cesare Spadini, per lo zelo di P. Possidio Marabottini, parroco pro- tempore, che a ricordo dell’opera compiuta, mise una lapide nel mezzo della parete di sinistra, così concepita:

 

Templum hoc. S. Stephani Vetusta

Te Faedantum Pecunia Undique Con Lata

Instaurandum Et Novis Picturis Decorandum

Curavit Fraf. Lector Possidius Marabottini O.S.A.

Opere Et Studio

Ioannis Costantini Romani

Et Fr. Coelistini Spadini O.S.A.

Anno Domini

M.C.M.V  

 

Poi fu rimossa ed applicata sulla parete di fondo a sinistra di chi entra in chiesa, per dare agio, al pittore Luzzi Giovanni da Cave, di dipingere le tre Virtù Teologali: Fede, Speranza e Carità, per l’interessamento del parroco P. Neno Ricciotti da Grotte di Castro.

Quando il pittore Luzzi dipinse le Virtù Teologali, aveva circa 80 anni, ed a ricordo della sua opera e rettitudine, scrisse a sinistra della figura che rappresenta.. questa dicitura:

"A 79 anni e otto mesi, nell’anno 1929, Giovanni Luzzi da Cave dipinse Fede, Speranza e Carità nella chiesa di Santo Stefano, dimostrando così ai giovani che, seguendo la via della virtù, si può dipingere anche in avanzata età".

Quando fu rifatto il pavimento della chiesa con mattonelle di cemento granito, fu rinvenuta, entro il vano della Cappella dedicata al S. Cuore di Gesù, la salma di Francesco Cecconi di Cave, chiusa in cassa di zinco e ben conservata, come tuttora si conserva nello stesso sito, con questa memoria:

Qui

Riposa nel sonno dei giusti

Francesco Cecconi di Cave

Esempio di virtù religiosa e civile

Nacque il giorno 27 agosto MDCCCXLII

Volò al Signore il 19 giugno MDCCCLXVIII

 

L’odierna chiesa di Santo Stefano entro il paese, è prosperosa parrocchia, ancora officiata con zelo dagli Agostiniani, ordine tanto benemerito per la Diocesi di Palestrina.

La chiesa che per il passato veniva officiata da un buon numero di religiosi, ora non ha che il parroco, un vice parroco, assistiti da un laico converso. Molte erano le processioni del Convento della chiesa di Santo Stefano, ma queste cessarono con leggi di soppressione promulgate dal Governo Italiano nel 1874. Per i religiosi officianti è stata lasciata una piccola parte del Convento che trovasi attiguo alla chiesa. La maggior parte è posseduta dal Municipio di Cave.

Una cosa che ci piace rammentare, sono i due Coretti e i Confessionali. Dai libri della parrocchia, a pag. 58, anno 1783, vi è scritto:

"Ritrovandosi nella nostra chiesa con due Confessionali, ed essendovi li vani sulle mura da collocare due altri per fare simmetria alli due già fatti, e avere dalla suddetta chiesa la mostruosità che fa al presente colli confessionali vecchi".. entro dette nicchie, pertanto avendoci il Convento il legname fu proposto da me, infrascritto Priore alli C.C. adunati nel solito luogo se i contentavano che si facessero gli altri due nuovi Confessionali con dare tal lavoro al sig. Augusto Montefiore, alla ragione di bag. 35 il giorno per la sua mercede nel lavorarli, ed il Convento porci legname e tutto altro che sarà di bisogno, e tutti conoscendo esser cosa necessaria, e di un certo compimento per veduta, e polizia della suddetta Chiesa diedero il loro consenso favorevole, ma che li facesse il maestro in tutto simili agli altri due già fatti, ecc. Omissis.

Conforme viene ratificate dalle sottoscrizioni

Firmati:   Fra Luigi An. Dominici. Priore

              Fra Antonio de Turcis. mi contento

              Fra Giuseppe Pantaleoni mi contento

 

Ai 18 dicembri 1786, per dare maggior decoro alla Maestà di Dio, fu deciso, dai frati di Santo Stefano, costruire i due Coretti per opera di mastro Bonaventura Cifrari, falegname, uno dei quali non praticabile e cioè quello di sinistra appoggiato alla Casa Mattei. È da notare che la chiesa quando fu fabbricata aveva una certa distanza con la Casa Mattei, ma in seguito, per intervento dei cardinali loro parenti, s’intromisero per ingrandire il fabbricato appoggiandolo alla chiesa.

Mentre già si parlava di costruire anche il nuovo Convento, nel 1789 la chiesa aveva bisogno di ripulitura e riparazioni. Difatti, con ordinanza del Priore furono incaricati due imbianchini di Roma, per imbiancare ad uso d’arte la chiesa, accomodare una grossa spaccatura sopra la volta della medesima e riattare il quadro della volta, marmoreggiare l’altare maggiore e i pilastri delle due parti laterali dell’altare stesso, fare lo zoccolo in tutta la chiesa, dare i colori all’orchestra, all’organo e Coretti sopra l’altare maggiore, imbiancare e accomodare alcune crepature della sagrestia ed altro.

Osservando la facciata della chiesa, spicca alla nostra destra il Campanile n.    campane, delle quali una di sonorità così forte e perfetta che si ode sino nell’abitato di Palestrina distante circa cinque chilometri.