PARLANDO
DI TEATRO... |
1. Facendo anche io teatro nel Gruppo Teatrale “Visualis”, vorrei sapere cosa ti spinge a salire sul palco ogni volta prima di andare in scena… e poi, porti mai un portafortuna o fai una preghiera? (Ylly, Como) Patrizio:
Per chi fa il nostro mestiere è fondamentale la messa a punto delle
emozioni e della creatività sotto l’occhio attento ed anche
un po’ sadico di chi ti osserva. E poi quando si prova la lucidità
che ti da l’adrenalina e quella insospettata capacità di
risolvere emergenze in pochi secondi e’ difficile starne lontano… Patrizio:
Visti i tempi cosi’ poco teatrali e vista la mia voglia di essere
in teatro speravo di mediare tra il cabaret e la capacità di scrivere
gags di Simone e il teatro vero e proprio. Abbiamo cercato un territorio
comune (CAB-TEATRO) che ci permettesse di commentare la cronaca quasi
a braccio e lo spunto sarebbe stato un barbiere con velleità artistiche
ed un avventore attore famoso(Simone) il che come accade spesso dai barbieri
avrebbe dato spunto a chiacchiere e scherzi che ci avrebbero visto spalla
e comico reciprocamente. Ma i nostri impegni precedenti non ci hanno consentito
di dedicarci come avremmo voluto a questo progetto. Patrizio:
Sono numerose e per vari motivi… Sicuramente tra queste “ARTURO
UI” di Brecht con la regia di G. Sepe ed un grande Eros Pagni in
scena. Poi la Filumena Maturano con Valeria Morioni e perché no
Basso napoletano che ho scritto io che mi dava un piacere tutto particolare
il fatto che il pubblico ascoltava giudicava ed applaudiva le mie parole
i miei pensieri e non solo le mie emozioni. Patrizio:
Sto cercando di interpretare Giuseppe Moscati un medico napoletano che
è stato fatto Santo,il progetto è in rai e spero fortemente
che mi sia affidato. Patrizio:
Diciamo che uso il metodo, ma malgrado me… nel senso che mi appartiene
di natura. Mi basta indossare un costume vedere la scena per diventare
altro. Da Patrizio attingo,ma spingendomi nelle zone poco espresse di
me anche se con tutto quello che metto in Raffaele è sempre più
arduo il gioco. Patrizio:
In teatro c’è l’emozione del senza rete:non puoi sbagliare,ma
la televisione anche se non ti fa modulare sulla percezione del pubblico
te ne da la consapevolezza di una presenza difficile da catturare e numerosissima. Patrizio:
Io amo le sfumature i piccoli gesti le occhiate i silenzi e queste cose
minimaliste sono più congeniali con la TV, ma amo anche il paradosso
le forti tinte i travestimenti che sono “Teatrali”. Patrizio:
Toledo strasse del mio amico Paolo Coletta che è in scena a Napoli
al Trianon. Patrizio:
E’ triste,ma anche nella natura della volgarità che si è
voluta privilegiare in questi tempi il fatto che non si vogliano raccontare
storie ma solo gags… quando c’è da tagliare fondi i
primi a pagarne le spese sono proprio gli artisti e la cultura in genere….
Sono affranto,ma combattivo a ricostruire tempi migliori. |
* intervista a cura di Marta Pennina, Verona |