La Mariegola della Confraternita del Santissimo Sacramento nella chiesa della Santissima Trinità di Treporti 1605-1765
NOTA
DEL CURATORE
Il
fatto che nell’archivio parrocchiale della Santissima Trinità di Treporti si
custodisca la mariegola1 di una confraternita religiosa, la cui
redazione risale all’inizio del secolo XVII, non deve stupire. Si spiega con
la secolare tradizione e l’ampia diffusione in area veneziana delle scuole di
devozione, che arrivarono a contare nel Settecento oltre duecento unità2.
Desti piuttosto meraviglia che il piccolo codice pergamenaceo, con miniature a
piena pagina e capilettera decorati, sia sopravvissuto alle varie dispersioni
subite dall’archivio nel corso degli anni meno recenti e lamentate dai
parroci fin dalla metà dell’Ottocento.
Quanto
agli eventi che portarono alla sua redazione, al momento attuale degli studi
è possibile avanzare solo delle ipotesi. L’unico fatto certo è che
negli anni Settanta del XVI secolo la piccola comunità di Treporti espresse dal
proprio interno l’energia e la volontà spirituale di «dare buon principio»
a una «benedetta scola et
confratternita, overo unione di frattelli et sorelle, intitolata Fratterna del
Santissimo Sacramento», decidendo quindi di darle,
nel 1605, uno statuto3.
Prima
di illustrare però il contenuto del manoscritto, che accoglie annotazioni fino
al 17654, è forse necessario dare qualche cenno
sulla storia religiosa della località di Treporti, così come appare
delineata da alcuni episodi accaduti
tra i secoli XVI e XVII.
E’
abbastanza noto5 come Pietro de Stefani, agiato membro della
burocrazia veneziana, esprimesse tra le proprie volontà testamentarie –
correva l’anno 1512 – che in Saccagnana fosse costruita una chiesa e vi
fosse assegnato un sacerdote scelto dai suoi successori. Il nuovo edificio sarebbe dovuto sorgere sui terreni da lui stesso
precedentemente acquistati.
Ciò
che invece non si sa è che in realtà tali terre non erano situate in
Saccagnana, come mi propongono di documentare ampiamente in altra sede, ma
corrispondevano a quella che sarebbe stata chiamata «l’isola della chiesa» a
Treporti6. L’origine del toponimo è ovvia: fu tra quelle vigne,
ora nel cuore del paese, che, dopo il 1517,l’anno della morte del de Stefani,
venne costruita la prima chiesa dedicata alla Santissima Trinità.
Attorno
all’edificio sacro si sviluppò poi lentamente una nuova comunità, che
alla fine di quel secolo
superava di poco il centinaio di persone. Si trattava perlopiù di contadini che
lavoravano le terre già allora note per la fertilità, di Saccagnana,dell’isola della chiesa (in gran parte di
proprietà della nobile famiglia Garzoni) e di quell’isola che andava
emergendo dal mare per formare il cosiddetto «secco grosso», cioè l’attuale
Portosecco.
Le
famiglie provenivano dall’entroterra mestrino e dall’area meridionale della
laguna di Venezia e mantenevano stretti legami con i paesi di provenienza e, per
motivi economici e amministrativi, soprattutto con Burano e Torcello.
La
parrocchia di Torcello aveva giurisdizione su Lio Piccolo, sulle Mesole, su
Saccagnana, sull’isola della chiesa e di Portosecco fino a quando, a ridosso
del 1626, non acquistò autonomia giuridica la parrocchia della SS. Trinità di
Treporti che comprendeva le ultime tre «isole» qui elencate.
La
storia della confraternita del Santissimo Sacramento ebbe dunque inizio negli
Settanta del XVI secolo: con più precisione la data della sua fondazione la si
può collocare nell’intervallo di tempo che va dal 1572 al 1577. Lo si ricava
dall’introduzione dello statuto, laddove, a c. 2v7, vengono citati
i nomi delle autorità religiose e politiche in carica al momento
dell’istituzione della scuola: il papa Gregorio XIII, il patriarca di Venezia
Giovanni Trevisan, il vescovo di Torcello Giovanni Dolfin e il doge Alvise
Mocenigo.
E’
molto probabile che l’anno possa essere stato proprio il 1577,
successivo a quello della terribile epidemia di peste che aveva
flagellato Venezia.
Il
costituirsi della confraternita andrebbe allora letto come una manifestazione di
riconoscenza dei sopravvissuti nei
confronti della Divinità, oltre che come volontà di assecondare il desiderio espresso dal papa Paolo III, in una bolla del
1539, che in ogni parrocchia
sorgesse una confraternita del Corpo di Cristo o del Santissimo Sacramento8.
Nel
1592, tuttavia, l’istituzione della scuola devozionale non doveva essere
ancora ufficializzata. Il vescovo di Torcello nella sua visita pastorale alla
chiesa della SS. Trinità vi trovava già eretta solo l’omonima confraternita
della Santissima Trinità, per questo esortava a costituire quella del
Santissimo Sacramento «poiché non vi è chiesa alcuna che nol habbia9».
La
redazione della mariegola, che confermava il costituirsi del pio sodalizio avvenne,
come già ricordato, nel 1605.
La
confraternita aveva sede presso l’altare maggiore, dedicato alla SS. Trinità,
che condivideva con la confraternita dall’omonima intitolazione.
Dopo
quasi due secoli di vita, la scuola
cessò di vivere nel 1798, a un anno dalla caduta della Serenissima, come
ricordava nel 1852 il parroco di Treporti don Giovanni Vicini10.
Il
contenuto del manoscritto è strutturato in tre parti, che corrispondono anche a
tre periodi cronologici diversi:
a).
l’introduzione e i diciannove capitoli che costituiscono lo statuto
della «Fratterna del Santissimo Sacramento» (cc. 1r - 9r), che venne redatto
nel 1605; come anche l’elenco delle indulgenze concesse dalla Sede apostolica
alle omonime confraternite (cc. 10r – 12r);
b).
un gruppo di documenti riferentisi al lascito testamentario di un certo
Giovanni di Giulio Tion, i quali recano date che vanno dal 1631 fino al 1709 (cc.
13v – 27r);
c).
le tanse, cioè la ripartizione
tra tutti i capifamiglia della parrocchia degli aggravi per contribuire
all’acquisto dell’olio per l’illuminazione del Santissimo relative agli
anni 1719 e 1765 (cc. 28r – [36r]).
Inoltrandoci
a questo punto nel contenuto del manoscritto, che qui è considerato soprattutto
per i riferimenti che contiene alla vita sociale e religiosa della
comunità di Treporti, è intanto possibile individuare il nome delle persone
che, nel 1605, materialmente si assunsero l’onere, e sicuramente l’onore, di
istituire il registro della confraternita recante le norme statuarie (c. 1r).
Essi
rispondevano al nome di don Giovanni Domenico Bosiasco, allora cappellano curato
di Treporti, di Francesco Manzetta e di Salvatore Scattolino. Verosimilmente
queste persone costituivano fisicamente, in quella comunità, i punti di
contatto «tra semplici devoti, preti e le élites di governo civile e
ecclesiastico11».
La
famiglia del Manzetta proveniva da
Gambarare e si era trasferita a Treporti attorno al 1590 per lavorare le terre
dei nobili Garzoni; nel 1611 Francesco compare tra i capifamiglia che confermano
l’elezione a cappellano curato del buranello don Lorenzo dei Rossi12.
Dello Scattolino, al momento, non si può aggiungere altro.
E’
molto probabile che per la redazione dell’introduzione, una vera e propria
summa dei misteri principali della fede cattolica stilata in un linguaggio non
troppo difficile e destinata a un gruppo di fedeli socialmente e culturalmente
omogenei, così come per la stesura
dello statuto, ci si sia rivolti a Venezia.
Nella
Dominante, inoltre, erano
numerosi gli abili calligrafi e miniatori in grado di
realizzare quelle che, agli occhi dell’allora illetterata13
– e come poteva essere altrimenti?
– popolazione treportina,
dovevano rappresentare vere e proprie opere d’arte.
Le
due miniature (tavv. I e II) a piena pagina che arricchiscono e nobilitano il
registro – come la cornice recante la data d’istituzione della confraternita
(tav. III), raffigurano, la prima, un soggetto iconografico rappresentato anche
in un apparato da cerimonia della Scuola - «lo stendardo della Pietà14»
che accompagnava «i corpi alla sepoltura» (c. 9r) - la seconda, la Crocifissione.
I
capitoli che compongono lo statuto vero e proprio del pio sodalizio non si
discostano dalle consuetudini: descrivono la struttura,
il funzionamento e le cariche sociali della confraternita, definiscono i
doveri dei confratelli (la
celebrazione delle messe e le onoranze funebri) e le sanzioni pecuniarie per chi
trasgredisse in qualche modo lo statuto.
Particolarmente
interessante, a quest’ultimo proposito, una parte
presa dal Capitolo nel 1620 (c. 13r) che stabiliva una pena pecuniaria per i
capifamiglia che non si presentassero ad accompagnare i defunti all’ultima
dimora. Non tanto per l’ammontare della pena inflitta o il tempo massimo entro
cui ci si poteva presentare per adempiere alla disposizione - «tanto quanto si
sta a fare la processione intor la nostra chiesa» -, ma per il fatto che la
chiesa della SS. Trinità fosse definita come «parochiale».
La
delibera permette di ipotizzare come in quell’anno i treportini rientrassero
nei confini di una ente giurisdizionalmente autonomo e non fossero più
sottoposti a S. Maria Assunta di Torcello.
Le
carte successive del manoscritto ricordano, o trascrivono, tutta una serie di
atti amministrativi e notarili conseguenti
ad un lascito di 70 ducati destinato alla Scuola da un tal Giovanni di Giulio
Tion.
Se
la volontà del Tion nel
testamento, datato 1628, era chiara – dodici messe all’anno da celebrarsi in
suffragio della sua anima –, al gastaldo e ai suoi collaboratori rimaneva il
compito di investire al meglio quella «poca quantità» (c. 16v) di
denaro affinché con gli interessi ricavati si potesse ricompensare il
celebrante.
Nel
1640 si decise per un livello, un investimento di natura immobiliare,
acquistando una casetta in Burano, e lasciandola contemporaneamente in affitto
alla proprietaria precedente.
Qualche
decennio più tardi, però, nel 1667, il capitale fu disinvestito, per essere
riversato «nell’evidentissimo bisogno di restaurare la chiesa, per ridurla a
maggior grandezza e capace per il numeroso popolo che é andato crescendo»
(c. 25v). I lavori si conclusero, come è noto, con la consacrazione, più
tardi, del nuovo edificio nel 1684; in attesa di ulteriori documenti
verificabili15, l’annotazione contenuta nella mariegola
permette intanto di fissare il termine post
quem fu avviata l’opera di ricostruzione. L’utilizzo del legato Tion,
pur encomiabile per lo scopo che si proponeva di dotare la parrocchia di un
nuovo tempio, non corrispondeva però alle indicazioni del benefattore. Per
questo, nel 1709, dovette intervenire
il
podestà di Torcello a ricordare come andava correttamente adempiuta
la volontà testamentaria del Tion, forse anche su richiesta di alcuni
confratelli che, «vedendo le minaccie celesti, che fulminano contro l’universal
di questi popoli» (c. 26r), ne attribuivano la causa ai «giusti clamori di
quella divota anima avanti il cospetto di Dio».
Nell’ultima
parte, l’elenco degli assoggettati alla tansa,
divisi territorialmente tra Saccagnana, Treporti – cioè l’isola della
chiesa e Portosecco, dà conto, per
il 1719 e per il 1765, del radicamento
nel territorio delle famiglie e costituisce, insieme all’elenco pubblicato in Appendice
A relativo ai capifamiglia nel 1695, un primissimo dato per la ricostruzione
di una storia della popolazione locale che potrà arricchirsi con lo spoglio
sistematico dei registri canonici dei battesimi, dei matrimoni e dei morti
tuttora conservati presso l’archivio parrocchiale.
Nel
manoscritto manca, perché in realtà non vi ha mai fatto parte, dato che il
codice si presenta integro nella composizione materiale, la matricola, ovvero
l’elenco dei confratelli e delle sorelle che via via si affilliavano al pio
sodalizio.
E
purtroppo è andato sicuramente
disperso, il «libro alfabetato» (c. 30v), vale a dire la rubrica su cui a partire dal 1719 lo scrivano, cioè il segretario,
doveva registrare le tanse.
Lo
svanire nel nulla delle sue fatiche, nel «tenir con ogni diligenza tutti li
conti, e le scritture et libri della ditta (...) Scola» (c. 5r), ha contribuito a stendere l’oblio sulla storia di un
comunità che non ha ancora potuto riflettere sulle
proprie origini.
Forse
è giunto ora il momento, e la pubblicazione di questa mariegola ne è un primo tentativo, di incominciare a delineare gli
innumerevoli percorsi che, come individui o come comunità sia essa laica sia di
credenti, intrecciamo – qui ed ora con il nostro passato.
*
* *
Nel
manifestare la soddisfazione personale di aver contribuito, forse in modo
limitato e inadeguato, a riportare alla luce quello che è il più antico
documento scritto conservato nel Litorale di Cavallino – Treporti, esprimo la
mia viva riconoscenza all’arciprete della Santissima Trinità di Treporti, don
Giorgio Barzan, il quale mi ha incoraggiato ed agevolato nel mio lavoro.
Né
posso tralasciare di ringraziare Sandra Martin
per aver portato a termine la gratificante fatica per il riordino
dell’archivio storico parrocchiale. Con lei, quindi, ho anche condiviso
l’emozione per la scoperta della presente mariegola
e l’intuizione di volerla rendere accessibile all’intera comunità locale.
Per
il complesso lavoro di editing sono
debitore, come in altre occasioni, alle complesse abilità e alla passione
culturale di Daniela Puppulin. Le inesattezze, le omissioni, le ipotesi malferme
sono, tuttavia, da attribuire solo a chi scrive.
La
qualità del prodotto tipografico è invece merito esclusivo di Mauro e Italo
Nardin che, con la loro consueta e preziosa competenza, lo hanno realizzato.
Piero Santostefano
Abbreviazioni
b., busta c., carta d.ti, ducati l., lire r, recto rev., reverendo rev.mo, reverendissimo v, verso
1L.
Sbrizolo, Le confraternite veneziane di
devozione, in «Rivista della storia della chiesa in Italia», XXI (1967),
p. 191, definisce questo termine così: «matricola e statuto, ed anche
l’insieme delle norme statutarie (con o senza matricola), progressivamente
accresciuto dalle posteriori addizioni oltreché alla registrazione di notizie,
atti e documenti relativi alla confraternita».
2In
area veneziana il termine scuola - da ricondurre al greco scholè che indicava un’assemblea con finalità spirituali -, a partire dalla seconda metà del secolo XIII, assunse le connotazioni
di associazione legata dal vincolo della pratica della pietà cristiana. Cfr. A.
Niero, La pietà popolare, in Patriarcato di Venezia a cura di S. Tramontin,
Venezia – Padova 1991, pp. 281-2. Sempre a Venezia, sembra che la prima
Scuola del Santissimo Sacramento sia sorta nel 1395 presso la chiesa del Corpus
Domini; S. Gramigna – A. Perissa, Scuole
di arti e mestieri, Venezia 1981, p. 47.
3Così
si scioglie l’iscrizione nel cartiglio riprodotto a tav. III: «1605, adì 2
decenbrio. In tempo di misier Francesco Manzetta gastaldo, et compagni».
4Non
si è trascritta in questa pubblicazione l’annotazione che a c.
[37v] così leggesi: «Rinnovata la Confraternita del Venerabile
Sacramento l’anno 1881».
5Cfr.
C. A. Cucchetti - A. Padovan - S. Seno, La
storia documentata del Litorale Nord, Cavallino (VE) 19952, pp
101‑2.
6Archivio
di Stato di Venezia, Procuratori di s.
Marco de ultra, b. 394.
7I
rinvii in queste note sono tutti alla cartulazione originale del manoscritto e
non alla paginazione di questa pubblicazione. Si avverte, inoltre, che le
date sono ricondotte all’uso moderno.
8Si
veda, ad es., la voce «Santissimo Sacramento» in Dizionario degli Istituti di Perfezione, vol. III, Roma 1988, p.
830. Nella presente Mariegola il
puntuale riferimento alla bolla pontificia è a c. 10r.
9Archivio
storico del Patriarcato di Venezia, Episcopato
di Torcello, b. 15, reg. «Libro
delle visite del Vescovado de Torcello del 1591 delli chierici; item de 1594;
item de anno 1596», c. 109r.
10Archivio
storico del Patriarcato di Venezia, Visite
pastorali, «Visita pastorale
patr. Mutti. 1852-1855», b. I.
11R.
M. Dessì, Parola, scrittura, libri nelle
confraternite. I laudesi fiorentini di San Zanobi, in Il buon fedele. Le confraternite tra Medioevo e prima Età moderna,
Caselle di Sommacampagna (VR) 1998, p. 85.
12Archivio
storico del Patriarcato di Venezia, Episcopato di Torcello, b. 7, filza «Torcellanus
a die 26 augusti 1614 usque ad diem 20 aprilis 1620», c. 343v.
13Lo
stesso Francesco Manzetta, primo gastaldo della Scuola, era analfabeta, come
attesta un documento del 1598 (Archivio di Stato di Venezia, Procuratori
di s. Marco de ultra, b. 394), nel quale costui si fece vicariare alla
firma.
14Per
la diffusione in ambiente veneziano del corpo sacramentale del Cristo sorretto
da angeli, si veda M. E. Cope, The
Venetian Chapel of the Sacrament in the Sixteenth Century, New York –
London 1979.
15G.
Mazzega, L’isola di Treporti.
Cenni storici, riedizione critica a
cura di G. Zambon, Cavallino (VE) 1992, p. 22, riferisce di un manoscritto,
allora presso una famiglia privata, che fissava al 1665 la ricostruzione della
chiesa.