IL CRISTIANESIMO E LE ALTRE RELIGIONI |
IL MONOTEISMO ISLAMICO E CRISTIANO |
Introduzione
Scopo di tale seminario è
quello di evidenziare i principi basilari delle due religioni monoteiste :
Cristianesimo e Islamismo ; a tal fine possiamo sintetizzare i nuclei
essenziali di entrambe le religioni , utilizzando per la prima , la nota
formula del Catechismo di Pio X : “Unità e trinità di Dio ;
Incarnazione , passione e morte di Gesù Cristo” , mentre per la seconda
, la Shahàda , ossia la testimonianza della fede islamica : “Non c’è
divinità all’infuori di Dio e Maometto è l’inviato di Dio”. Altresì
si evidenzierà sinteticamente come il monoteismo sia il punto comune ed
essenziale delle tre grandi religioni monoteiste: Giudaismo, Cristianesimo
ed Islam ; esso comunque , non è vissuto nelle tre tradizioni nello
stesso senso , infatti , se nel passato è stato argomento di polemica , e
addirittura di scontri bellici , oggi , invece è finalmente arrivato il
tempo nel quale la differenza può essere vissuta come una ricchezza e uno
stimolo per approfondire reciprocamente la nostra fede e giungere a
testimoniare il Dio Uno ed Unico , e la dipendenza radicale dell’uomo
nei confronti di Dio. 1.
L’Arabia pre
- islamica Il
dogma principale che Maometto è venuto a predicare agli Arabi pagani è
l’unicità di Allàh. Maometto
ha predicato l’unicità di Allàh , perché costui veniva associato ,
nel culto , ad altre divinità che adombravano la sua figura e la
relegavano in secondo piano . Gli arabi del tempo di Muhammad , infatti ,
erano politeisti ; veneravano il divino nelle cose e negli oggetti della
natura , in particolar modo le pietre dalle forme straordinarie. Santuario
importante era quello della Ka’ba , dove si trovava la famosa pietra
nera che i musulmani venerano anche oggi. Secondo
un’antica tradizione abramica , questo santuario era stato consacrato ad
Allàh da Abramo e da suo figlio Ismaele , considerati “padri” del
poplo arabo. Nella
Ka’ba erano venerate divinità diverse , ma soprattutto le tre dee
menzionate nel Corano : Manàt , la dea del destino ; al-‘Uzza , la
potente ; e al-Làt , la dea per eccellenza ( Q.53,16-20 ). Al
vertice del pantheon arabo si trovava il Dio Altissimo , Allàh , il cui
nome significa Dio per eccellenza , considerato il Creatore del mondo e
dell’uomo. In
questo ambiente politeistico ed idolatra , verso il 610 d.C. Muhammad (
570-632 ) iniziò la sua predicazione , cosicché la rivelazione coranica
spazzò via la variegata Babele di divinità , ordinando di credere
esclusivamente in Allàh ( il Dio assolutamente supremo ) come solo e
unica divinità . Dunque
, il concetto di un solo Dio è ignoto alla cultura religiosa araba pre -
islamica che conosceva Allàh come una delle divinità della Mecca, anzi
come il Dio per antonomasia ; per cui l’originalità dello Islàm sta
nella sharì’ah come l’unica suprema legge di Dio , sottomettendosi
alla quale si attesta che c’è un solo unico e vero Dio. 2.
Etimologia del nome Due
sono le ipotesi relative al nome. La
prima interpreta Allàh come “il Dio” da al-ilàh ; infatti , Allàh ,
forma contratta di al e del sostantivo ilàh , non è altri in realtà ,
se non l’I l degli Assiro – Babilonesi , l’El dei Cananei e degli
Ebrei , l’Elàh o Ilàh degli Arami e degli antichi Arabi. La
seconda ipotesi , formulata da Peirone , sostiene che Allàh
“è un nome proprio senza alcun significato particolare , anzi
esso stesso sarebbe la sorgente di tutti gli altri attributi già
contenuti nel nome stesso”,1 La
parola Allàh viene usata più di duemilasettecento volte nel Corano. Per
definire Dio si ricorre essenzialmente a “nomi e attributi” che il
Corano impiega abbondantemente , infatti la lista completa ne annovera 99:
sono i celebri “nomi bellissimi” che i musulmani invocano sgranando
tra le dita una sorta di rosario a grani d’ambra , dal quale pare abbia
avuto origine quello usato dai cristiani. Si ricorre a questi 99 nomi di
Dio , perché non si può ridurre Dio ad un unico Nome , in quanto il nome
è una sorta di prigionia , e questo contrasta con la libertà di Dio. Tutti
questi epiteti esistono , esplicitamente o implicitamente nel giudaismo e
nel cristianesimo . I
“nomi e attributi” divini sono nell’Islàm il solo modo possibile
per avvicinarsi al mistero di Dio. Dio
è mistero (ghajb): lo sguardo umano non lo raggiunge. La
“Rivelazione” coranica stessa non svela il mistero di Dio , di fronte
al quale è necessaria la fede perché tutto nel Corano è detto in nome
di Dio e sull’autorità di Dio. Di
fronte al mistero di Dio “in comunicato” il Corano esige dall’uomo ,
un’ atteggiamento di timore reverenziale , di abbandono e di
riconoscenza. 3.
Il Corano Il Corano è il libro sacro in cui è scritta la rivelazione che Dio ha comunicato agli uomini attraverso Muhammad. Il
testo del Corano contiene 114 capitoli , o sure , con un numero variabile
di versetti , o àya , le sure vengono collocate senza seguire un ordine
preciso. Caratteristica del Corano è la sua intangibilità che consiste
nel non potere essere coinvolto dalla ideologia e dalle istanze
gnoseologiche dell’uomo. Dio è il solo autore del Corano , del quale
Egli stesso pronuncia l’intero testo. Contenuto centrale di questo
maestoso monologo è Dio: i suoi atti e la sua grandezza. Il Corano è in
continuità con le rivelazioni precedenti , in armonia con la Torà e il
Vangelo e vede in queste un argomento valido per avvalorare l’autenticità
della missione di Muhammad e del suo messaggio ( Q 6:92 ). Secondo
il Guazzetti è impossibile per un musulmano vedere eventuali influenze
della Bibbia e del Cristianesimo sul Corano ; infatti , per il musulmano
sarebbe sacrilegio ipotizzare che il Corano , parola eterna di Dio , sia
stata influenzata da elementi umani, il Dio del Corano parla talvolta in
prima persona ( passando continuamente dal singolare Io al plurale “di
maestà” Noi ) e talvolta in terza persona , come se fosse un
“assente” che dà soltanto ordini senza mai avviare un dialogo con i
suoi profeti per non scendere al loro livello. Critica
agli ebrei
Il Corano accusa agli ebrei di
essere infedeli e di deridere il messaggio divino. La loro infedeltà si
basa sul loro orgoglio , egoismo e fiducia nel potere e nella ricchezza. La
“Gente del libro” pur avendo ricevuto la Sacra Scrittura ne trascurano
lo studio e questo non permette loro di riconoscere la corrispondenza fra
il Corano e le Scritture precedenti. Critica
ai cristiani
Muhammad critica alcuni dogmi
della dottrina cristiana specialmente quelli che riguardano la divinità
di Cristo , la Trinità ; mentre , riconosce Gesù come un grande profeta
, ma è sempre un uomo al quale non gli si può attribuire alcun carattere
divino. Per
il Corano Gesù non è ne Dio , ne figlio di Dio , e non fa parte della
Trinità: tutti questi concetti gli sono stati attribuiti ingiustamente
dai suoi seguaci , i quali sostengono altrettanto falsamente che egli sia
stato crocifisso. Ciò viene smentito dal Corano quando afferma che fu
invece misteriosamente salvato da Dio e che tornerà sulla terra alla fine
dei tempi, e durante il Giudizio sconfesserà coloro che hanno voluto
divinizzarlo. Un’altra
questione su cui il Corano farà luce riguarda l’attribuire il titolo di
Messia a Gesù. Secondo
gli esegeti del Corano Gesù viene chiamato Messia , cioè l’Unto , per
diverse ragioni : fu unto con la benedizione di Dio e l’unzione avvenne
ad opera di Gabriele che lo coprì con le proprie ali affinché Satana non
potesse avvicinarsi a lui e non potesse toccarlo durante la nascita :
questo significa che Gesù è libero dal peccato ; fu anche unto con
l’olio dei profeti , ed Egli stesso è il Messia perché ungeva gli
ammalati e i ciechi per farli guarire. Il
Corano è categ rico nell’affermare che la vera religione è l’Islàm
, in quanto tutte le religioni precedenti vengono da esse abrogate. Conseguenza
di ciò è la non possibilità dei musulmani di “simpatizzare con tutti
quelli che non professano l’islamismo , e dunque al cristiano è vietato
il matrimonio con una musulmana , fino a che non sia diventato musulmano.
Il musulmano che rinnega la sua fede e diventa israelita o cristiano , per
tre giorni si tenta di convincerlo a ritornare alla propria fede; se
rifiuta gli viene inflitta la pena di morte perché Muhammad ha detto
“Uccidete chiunque abiura la sua fede” ( 137 , 555 ). 4. Il
monoteismo cristiano e musulmano Il termine monoteismo nel
linguaggio giudeo-cristiano trova la sua giustificazione in riferimento
all’esperienza pasquale del popolo eletto ; designa la fede in Dio , Uno
ed Unico , in seguito all’esperienza salvifica. Nei
confronti dell’islamismo , si dovrebbe parlare di “monicità” di Dio
, perché questo termine esclude la valenza soterica , ma non esclude il
carattere “esperenziale” della fede in Dio Uno ed Unico. La
versione cristiana del monoteismo si presenta diverso dai modelli
musulmano ed ebraico. Per il cristianesimo , infatti , l’essere umano
nascendo è introdotto in un mondo di carnalità. Essendo incapace , a
motivo della sua natura terrestre , di comprendere la sua vera deformità
, l’uomo carnale ha bisogno di un miracolo che lo salvi , scotendolo
fino a fargli ritrovare la consapevolezza. Questa scossa salvifica è data
dalla venuta storica di Cristo , che manifestò miracolosamente in una
sola persona le due polarità della condizione umana : quella deiforme e
quella terrestre. Cristo assunse i peccati dell’umanità , e si sacrificò
per salvarla. Questo
modello dal musulmano non viene accettato per la sua illogicità. Il
principio aristotelico di non contraddizione afferma che una proposizione
non può essere allo stesso tempo vera e falsa riguardo allo stesso
oggetto. Da questo punto di vista , è impossibile che Cristo , in una
sola manifestazione , sia stato vero uomo e vero Dio. C’è
un altro problema ancora più importante: lo stesso principio di non
contraddizione esigeva infatti che un Dio veramente trascendente non
potesse mai incarnarsi in un corpo umano. La
fede normativa della dottrina islamica della trascendenza non permette di
credere che Gesù ( o
Maometto , o qualsiasi altro profeta ) sia qualcosa di più di un
semplice mortale. Secondo
il Corano Dio è Dio , e l’uomo rimane uomo , ognuno nella sua
condizione specifica , senza che si possa immaginare qualche
partecipazione o comunione. È proprio qui che il lettore abitato al
messaggio della Bibbia si trova a
disagio. Il
Dio dell’antico testamento veniva incontro all’uomo:nomi di luoghi e
di uomini dicono quanto umano e terrestre fosse questo avvicinarsi
reciproco. Il
Corano al contrario conosce pochissimi nomi di luogo o di persona : sembra
un discorso senza dimensioni storiche e geografiche , un discorso astratto
e sterile! Nel
Corano , Allàh rimane dunque il Dio trascendente che sta al dì sopra di
tutto. Di lui si afferma l’esistenza e poi la potenza , la misericordia
e la provvidenza , ma nessuna domanda gli viene rivolta da parte umana o
profetica , come invece avviene nella Bibbia “tu, chi sei? Qual’è il
tuo nome?” , perché ciò sarebbe blasfemo. Il
Corano parla spesso di Dio alla terza persona , Lui , Heawa , come se
fosse l’Assente e non lo mette mai alla pari con qualche creatura , come
invece viene fatto nella Bibbia , dove Dio non ha paura di paragonarsi al
vasaio che modella dei vasi , al vignaiolo che cura la sua vigna , al buon
pastore che cerca la pecorella smarrita. Per il Corano queste sono
parabole indegne della maestà divina . Dio rimane irraggiungibile , tanto
più che , se egli parla ai profeti e insegna alle nazioni , non si allea
a loro e non rivela alcuno degli aspetti della sua identità profonda come
invece fa nella Bibbia. La
fede nel Dio unico e trascendente è caratteristica specifica dell’Islàm. Il
monoteismo dell’Islàm , secondo Kasher , si colloca direttamente sul
piano della fede e della dottrina senza il popolo eletto né mediazione ,
anche se riconosce l’azione di Dio nella storia degli uomini ,
attraverso i profeti , da Lui stesso inviati , e gli interventi della sua
onnipotenza. Questo
carattere dogmatico del monoteismo musulmano rappresenta la sua nota
specifica. La fede cristiana, invece , è fede innanzitutto pasquale : essa
crede che Gesù sia morto sulla croce , sia resuscitato ed entrato nella
gloria del Padre; essa crede in Gesù vero Dio e vero uomo , e questo ci
allontana dalla fede musulmana. Nel
Corano il Cristianesimo appare infedele al monoteismo predicato da Gesù ,
in particolar modo , i cristiani adorano tre dei : Dio , Gesù e Maria. Per
questo motivo i cristiani nel Corano vengono chiamati “infedeli” (Kuffar)
“associati” ( Mushrikun ) e come popolo della Scrittura ( Ahl
al-kitab ) che hanno modificato il messaggio di Gesù. Alcuni
pensatori musulmani contemporanei convergono nell’affermare che “il
Gesù della storia non si è affatto dichiarato Dio ne figlio di Dio ,
egli è stato quel servo obbediente di cui parla il Corano , e il cui
mirabile messaggio può essere accolto con frutto musulmano. Ma le
elaborazioni della tradizione cristiana interpretati dalla vita e dal
messaggio di Gesù e che hanno dato vita agli scritti del Nuovo Testamento
, per non parlare di quella dei concili e dei teologi , sono opera umana ,
senz’altro da rispettare ma così aliene dalla fede musulmana quanto al
messaggio di Gesù”. Ciò
dimostra che solo l’Islàm è rimasto fedele alla trasmissione
letterale. 5.
Nomi e attributi di Dio Il mistero di Allàh si
intravede , senza mai penetrarlo , tramite i suoi 99 “Bei nomi” , che
vengono proposti dal Corano sia in forma nominale
( quasi tutti ) sia in forma verbale (alcuni). Questi “Bei nomi” si
presentano sparsi nel Corano , più o meno ripetuti , talvolta abbinati
fra loro , ma spesso in fine di versetto , come predicati in brevissime
proposizioni nominali che sottolineano , come un finale musicale , ciò
che è stato detto di vero sul mistero di Dio. I nomi e gli attributi
musulmani di Dio hanno una analoga radice in ebraico , non superano la
trentina , ma sono quelli più citati , e la teologia lì tiene in grande
considerazione. Le due religioni , Islamica e
Cattolica , professano , fede in un Dio Unico , Onnipotente , Creatore ,
Provvidente , Clemente e Misericordioso , Giudice e Rimuneratore. 6.
Dio Creatore “La religione degli arabi pre
- islamici era essenzialmente naturalistica : si basava cioè sul culto
delle forza cosmiche. Cielo e terra , sole e luna erano divinizzati e
adorati. L’Islàm rivoluzionò questa concezione , sostituendo alle
forze cosmiche un Dio supremo che le ha create” Allàh è il creatore ( Khalik
) di ogni cosa ( 13,16 ) e
proprio perché creatore esercita la sua signoria assoluta su tutte le sue
creature. Tutto quello che esiste è
stato creato da Dio ; dunque , secondo la concezione islamica , la
creazione è la prova più grande dell’onnipotenza divina . Nel Corano
riecheggia il concetto biblico del creato che “narra la gloria di
Dio”. “I musulmani si soffermano
spesso sull’opera del creato , essendo gran parte del Corano un continuo
invito alla riflessione e un meraviglioso ricordo delle straordinarie cose
che il Signore ha creato , e cioè dei
segni (ajat) da lui lasciati a coloro che sanno parlare e capire.” Infatti Allàh non si comunica
di persona , non si incarna , ma si è manifestato e si manifesta
attraverso i segni. I
“segni dell’universo” sono i “segni di Dio”, attraverso i
quali l’uomo riflette e ragiona e si conferma nella fede in Dio. “Riflettere” su di essi è
un dovere religioso dell’uomo imposto dal Corano stesso (2,118). Secondo il Guzzetti ,
riconoscere che Dio è creatore dell’universo significa che studiandolo
si onora il Creatore ; questo spiega perché nell’Islàm si assiste ad
uno sviluppo notevole delle scienze naturali , dell’astronomia e della
medicina ; ne consegue che , poiché Dio è infinitivamente buono , dev’essere
pure buono il mondo da lui creato. Questo spiega perché l’Islàm
, a differenza di altre religioni , ignora il dualismo tra carne e spirito
, e non attribuisce all’elemento corporeo alcun connotato negativo. Cornell sostiene che la
conoscenza di Dio trascendente esige un’intelligenza trascendente o ,
almeno , un intelletto capace di concepire l’Assoluto. Dio ha creato il mondo per
essere conosciuto e ha dato agli esseri umani la capacità di riconoscere
la verità che è causa della loro esistenza. Pur esistendo nel mondo ,
l’uomo ha ricevuto in dote della sua natura “adamatica” un
intelletto e un senso comune che lo guidano alla salvezza. “L’atto creativo di Allàh
sembra consistere , in primo luogo , in una riorganizzazione del caos
primordiale e in una separazione degli elementi
e , in secondo luogo , nel sottomettere le creature al servizio
dell’uomo che Dio si proponeva di creare. Questa organizzazione del caos
non avveniva senza resistenza da parte della materia preesistente” Allàh vince le Acque dolci (
Corano 25,53) e per questo viene chiamato “colui che separa i cieli
dalla terra” (7,14 ; 12,101) , “il signore della separazione” (cxlll,1)
del giorno e della notte. La prima cosa creata da Allàh
è stato al-lawh al-muhfuz , “la tavoletta custodita” ( Corano Lxxxv,22
) ; ha creato il “Calamo” per iscrivervi lo svolgervi della vita di
ciascun uomo fino al giorno della resurrezione. Solo Allàh sa dunque che cosa
contiene , cioè il destino , e ogni volta che lo guarda , fa vivere o
morire , crea ciò che vuole e decide ciò che gli pare meglio. Poi Allàh
ha creato l’acqua . La tradizione estende l’origine acquatica a tutte
le cose , inclusi il cielo e la terra. La prima vittoria di Allàh
consistette nel padroneggiare le acque dolci e amare. L’acqua rientra
così nell’ordine cosmico e si mette al servizio di Allàh come
strumento della sua vendetta. Allàh ha creato il vento per
contenere l’acqua e , al di sopra dell’acqua portata sulle ali del
vento , ha collocato il suo immenso trono. Corano e Tradizione mostrano
indecisioni circa l’ordine seguito in questa creazione ; tale incertezza
deriva dal fatto che l’intervento divino si svolge in due tempi: in un
primo tempo , Allàh ordinò al vapore che si levava dall’acqua di
innalzarsi in aria ; da questo egli creò il cielo in due giorni; in un
secondo momento , separò il cielo dalla terra ( Corano XXI , 30 ) ,
disponendoli in sette cieli e sette terre. Per creare le sette terre , Allàh
ha comandato al vento di muovere l’acqua e alla schiuma di
solidificarsi. In questo modo creò , in due giorni , la terra sulla
superficie dell’acqua e quando impose alle onde di fermarsi , si
formarono le montagne come contrappeso della terra ( Corano XXI,31). Al di là della settima terra
si trova l’inferno. I mari formano una barriera tra questo e le
creature. Bisogna ancora evidenziare un
certo parallelismo tra il concetto biblico della creazione dell’universo
in sei giorni e quello del Corano ; però , “mentre nel racconto biblico
, dopo aver creato l’universo in sei giorni , Dio di riposò (Gn. 2,2-3
) , il Corano respingendo l’idea ebraica del riposo sabbatico , afferma
che Dio si assise in trono a governare ogni cosa”. Il trono è il simbolo di
supremo dominio , che viene più volte ripetuto nel Corano. “Il trono di
Dio si estende sui cieli e sulla terra” ( Corano II,225). Dopo la creazione dei cieli e
della terra , Allàh li volle popolare. Gli spiriti e gli animali erano
già creati quando Allàh decise di creare il primo uomo. Nell’Islàm esistono tre
categorie di spiriti : gli angeli , i dèmoni e i ginn. I primi sono fatti di luce ,
gli altri due di fuoco. Gli angeli sono delle sostanze semplici incorporei
asessuati , visibili a quelli a cui sono inviati ; sono dotati di vita ,
di parola e d’intelligenza. Essi sono creature alate che si
muovono tra cielo e terra , il cui compito è quello di vegliare
sull’ordine delle opere create da Allàh. Sono stati creati per adorare ,
glorificare e servire il Signore , pertanto essi sono il modello perfetto
dell’obbedienza a Dio. Compito principale affidato
agli angeli è quello di portare agli uomini i messaggi di Dio , e di
annotare le azioni umane su appositi registri che saranno consegnati a
ciascun uomo nel giorno del Giudizio. Rispetto agli altri spiriti , hanno
il compito di reprimere le rivolte dei ginn e di dèmoni , preservando le
porte del cielo dai loro assalti e dalla loro curiosità. Essi sono i
messaggeri di Dio che incitano gli uomini a seguire i suoi comandamenti.
Gabriele è l’unico angelo ad essere chiamato per nome nel Corano
insieme a Michele e a Malik , custode dell’inferno. Iblìs è l’angelo ribelle
che faceva parte del consiglio di Allàh ; egli , allo stesso modo di
Satana secondo il “Libro di Giobbe” , è stato estromesso dal paradiso
in seguito a un rifiuto da parte sua di prostrarsi al cospetto di Adamo
creato. Da quel momento in poi Iblìs è diventato il tentatore
dell’uomo che lo sprona continuamente ad agire contro la volontà
divina. L’obiettivo dei demoni è
fondamentalmente quello di spingere l’uomo alla perdizione , privandolo
dei favori di Allàh. Il maggiore successo riportato
dal demonio sull’uomo , consiste dal farsi adorare dall’uomo come Dio. Per quanto spesso confusi con i
dèmoni , i ginn costituiscono una nazione dotata di ragione e
di discernimento. Già venerati e temuti in epoca
pre-islamica , sono i destinatari della rivelazione quanto gli uomini , e
come gli uomini generano , muoiono e saranno sottoposti al giudizio
finale. Essi differiscono dai dèmoni
in quanto non si sono ribellati a Dio , e non sono avversari decisivi
dell’uomo , con il quale sembrano porsi in gara permanente. Angeli , dèmoni e ginn ; in
ultima analisi , sono degli strumenti nelle mani di Allàh , che se ne
serve nel governare l’universo e come intermediari tra sé e gli uomini.
Ma , in seguito alla rivalità formatisi tra gli uomini e queste tra
categorie di spiriti , Allàh ha ritenuto necessario stabilire tra sé e
gli uomini degli intermediari visibili , che hanno lo stesso linguaggio
degli uomini : i profeti. Il Corano afferma che Allàh
creò l’uomo dall’argilla e , gli infuse il suo spirito. La tradizione accumulerà
particolari fantasiosi sul modo della creazione del primo uomo , il
peccato dei progenitori con la relativa espulsione dal paradiso terrestre
, attingendo , a tal fine , dalle fonti bibliche giudaiche. In Genesi 2,7 leggiamo: “Il Signore Dio plasmò
l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita
, e l’uomo divenne un essere vivente”. Il Corano , invece dice : “Dio ha cominciato la
creazione dell’uomo dall’argilla ; poi ha fatto nascere da spregevole
liquido i suoi discendenti ; poi lo ha plasmato ed ha infuso in lui il suo
spirito. È lui che vi ha dato l’udito
, la vista e il cuore ; eppure , quando poco gliene siete grati! ( Corano
XXXII,7-9)”. Sembra che Allàh abbia
risposto molta speranza nell’uomo , che ha voluto come suo “vicario”
sulla terra ; lo ha dotato di una scienza che non aveva impartita agli
angeli , quella della conoscenza dei nomi , della natura delle cose. Ma
l’uomo non si è accontentato ; ha trasgredito l’ordine divino , per
istigazione di Iblìs , mangiando frutti “dell’albero dell’eternità”. Le cose si svolgono come nel
libro della Genesi : tuttavia , l’espulsione dal paradiso è
accompagnata da una promessa di salvezza per coloro che seguiranno la via
che Allàh traccerà per essi , e da una minaccia di punizioni per coloro
che se ne allontaneranno (Corano XXXVI,9;123-4). Anche per la creazione di Eva ,
il Corano , così come la Genesi , sostiene che Dio la creò da una
costola di Adamo. Però il Corano ignora la trasmissione del peccato
originale , per questo si nega la necessità della redenzione di Cristo ,
che Gesù sia il redentore e
sia morto in croce. La creazione è il beneficio
radicale che esige dalla creatura l’adorazione di Dio ; anche le
creature inanimate gli obbediscono e lo onorano ;
a maggior ragione l’uomo deve onorarlo
con riconoscenza (XVI,114). Nella Bibbia si parla di
adorazione di Dio , ma nel Corano questo concetto è più marcato tant’è
vero che l’adorazione nel mondo musulmano è una cosa visibile , Dio
viene adorato in qualsiasi luogo per la strada , nelle scuole , nelle case
, negli uffici , ecc… 7.
L’Unicità di Dio Maometto si è proposto di
restituire ad Allàh il suo ruolo di Unico (al-Wahid) e di Onnipotente. Per questo , all’inizio della
sua predicazione , Maometto concepiva Allàh come il rabb , il Signore per
eccellenza , il padrone dell’universo: signore degli uomini. , loro
sovrano , loro Dio (CXIV,1-3) Signore dell’Oriente e dell’Occidente. L’unicità e l’unità di
Dio nel linguaggio islamico vengono denominati Tawhìd. Questa
formula verbale significa “proclamazione dell’Unico” , cioè
affermazione che Dio è uno solo. La professione del Tawhìd
viene chiamata “shahadah” : “Non c’è Dio se non Dio e Muhammad è
il suo messaggero”. È una formula ripetuta
innumerevoli volte da ogni musulamano , e pronunciata davanti a due
testimoni è prova legale da appartenenza all’Islàm. Il Tawhìd ha
trovato la sua espressione più forte nella breve sura 112 , detta del
“culto sincero”. Essa riassume insieme
l’attestazione dell’unicità e unità di Dio e l’atteggiamento
anticristologico del musulamano “Dì:Egli, Dio , è uno , Dio
l’Eterno! Non generò , né fu generato , e nessuno Gli è pari”. La certezza dell’unicità e
unità di Dio “Non v’è altro dio che Dio” (Corano XXXVII,35)
accompagna il musulmano per tutta la vita. Infatti , al momento della
morte , i suoi familiari lo aiutano a ripetere queste parole e ad alzare
l’indice verso il cielo in muta proclamazione dell’Unico. Lo stesso termine “slàm”
esprime resa , sottomissione , disponibilità a fare la volontà di un
altro. Il mùslim è colui che è sottomesso a Dio. Poiché gli esseri
umani , a differenza degli animali e degli angeli , sono dotati della
capacità di scelta , è un atto di misericordia e uno stimolo da parte di
Dio il permettere che sia il genere umano a confermare volontariamente
l’attuazione del tawhìd . Il primo passo della salvezza nell’Islàm
è dunque la consapevole sottomissione della volontà di ogni persona a
colui la cui esistenza è chiaramente manifesta. Secondo Vincent Cornell “a
differenza del Dio dell’ebraismo o del cristianesimo , egli (Allàh) è
al di là di ogni associazione di etnia o di genere. Nell’Islàm , Allàh
non è mai chiamato “Dio dei nostri padri”, perché ogni comunità
musulmana , di qualunque razza ed origine è di uguale dignità. Né
s’invoca Allàh dicendogli “Padre nostro che sei nei cieli”perché ,
in quanto divinità veramente trascendente , egli deve trascendere anche
il genere.Il Dio dell’Islàm possiede gli attributi tradizionalmente
“maschili”, come quelli della generazione e del dominio , ma anche gli
attributi “femminili”, come quelli della bontà affettuosa e del
sostentamento. Allàh è grammaticalmente di genere maschile solo a motivo
della natura della lingua araba , che assegna il genere maschile o il
genere femminile ad ogni sostantivo o pronome”.8 “Il Dio islamico non solo è
“uno”, cioè non divisibili in parti , ma è puro “unico”, cioè
non è socio né compagni di altri dei. Il che esclude sia il politeismo
pagano , sia la trinità cristiana”.9 I versetti che proclamano
l’unità e l’unicità di Dio sono moltissimi: Non date dunque a Dio
degli uguali ! (Corano II,22). In verità , Dio non tollera
che altri gli siano associati. Egli perdona qualsiasi altro
peccato a chi vuole ; ma chi associa altri a Dio commette somma iniquità
(Corano IV,48). Per i musulmani , infatti , la
colpa suprema è l’ “associazione” (shirk) , cioè l’atto di
associare a Dio qualche cosa o qualcuno che si consideri divino in misura
eguali a Dio. Il sufismo distingue lo shirk
maggiore o manifesto , che è quello di cui abbiamo parlato prima , e lo
shirk minore o nascosto che consiste nel negare a Dio il posto che gli
spetta nel cuore dell’uomo ; tale shirk viene combattuto quando nel
cuore dell’uomo si proclama l’unicità divina. Il Corano dimostra l’unicità
di Dio sostenendo che se esistessero più dei , vi sarebbe inimicizia tra
loro e ne seguirebbe confusione nel creato , cosa che in realtà non
accade. Per questo motivo il politeismo
è considerato un peccato mostruoso , in particolar modo , secondo i
musulmani commettono un gravissimo peccato gli arabi pagani che adorano
molti idoli e i cristiani che adorano Gesù. Nella sura XIX , 88-92 si
legge : “Essi ( =i cristiani ) dicono
: “Il Misericordioso si è preso un figlio”. Avete detto una cosa mostruosa! Poco mancò che i cieli si
fendessero e i monti crollassero in frantumi. Hanno attribuito al
Misericordioso un figlio ! Non si addice al Misericordioso
prendersi un figlio!” La lettura di questa sura ci
permette di capire come i musulmani hanno una coscienza
incompleta del mistero della Trinità e una coscienza materiale della
paternità divina : per il Corano la paternità , inclusa quella divina è
inconcepibile senza rapporti fisici tra due persone di sesso diverso. Essi
sostengono infatti che la Trinità cristiana è composta da : Dio Padre ,
da Gesù e da Maria sua madre. Nella sura VI , 101 leggiamo : “Creatore del cielo e della
terra , come potrebbe avere un figlio se non ha una compagna e se è lui
solo che ha creato tutte le cose e tutte le conosce?” Cristiani e musulmani
concordano nell’affermare l’unicità di Dio ; ma , le difficoltà
iniziano di fronte alle definizioni teologiche cristiane , in relazione al
dogma della Trinità. Cristiani e musulmani , venendo
a confronto , immediatamente si scontrano con un serio problema , cioè
quello della lingua. Non esiste un termine che nella lingua araba esprima
con precisione il concetto cristiano di “persona” , né esistono
termini che indicano i concetti greci di sostanza , essenza , natura e
dunque persona divina. Proprio perché , parlando di Dio, non ha mai
utilizzato i termini “persona” e “personale”, la teologia islamica
non è stata mai coinvolta nelle controversie sul concetto di
“persona” tipiche del Cristianesimo. Maometto sicuramente ebbe una
certa conoscenza del Cristianesimo , influenzata dalle dottrine eretiche
dunque , la vera ed autentica fede cattolica non era a lui nota. Infatti ,
Maometto considerò la Incarnazione come un rivestimento della persona
umana di Gesù da parte della divinità , e come abbiamo visto , considera
l’Incarnazione come
generazione di un figlio secondo
la carne da parte della divinità. Chiaramente tale significato è
molto lontano da quello professato dalla Chiesa Cattolica . Bisogna inoltre evidenziare il
fatto che spesso i testi coranici finiscono col condannare non i dogmi
cristiani , ma le deformazioni eretiche. Infatti , il Guzzetti ci fa
notare che musulmani e cristiani si sorprenderebbero nel sapere che la
sura 112: “Egli , Dio , è uno ! Dio , l’eterno ! Non generò ne fu generato ! Nessuno gli è pari !” Ritenuta da sempre
anticristiana , può essere rieletta in senso cattolico. In particolar modo il terzo
versetto “Non generò ne fu generato!” si trova nella “definizione
dogmatica” del IV Concilio Lateranense del 1215 sulla Trinità. Dice il
Concilio: “Questa suprema realtà incomprensibile e ineffabile è la
sostanza , essenza o natura divina . Essa sola è principio di tutte
le cose : senza di essa nulla potrebbe sussistere : e questa realtà non
genera e non è generata”. Il Concilio Lateranense condannò
il pensiero di Gioacchino da Fiore , secondo cui la natura divina era una
quarta realtà in Dio , oltre alla Trinità, invece , il Corano condannò
inizialmente le generazioni carnali sostenute dal politeismo meccano , che
nella sua ignoranza ha dato i ginn , “spiriti buoni o malvagi per
compagni a Dio , mentre essi sono stati creati da Dio”, e in seguito la
Trinità cristiana. I musulmani vogliono difendere
la trascendenza di Dio e respingono per questo motivo i dogmi cristiani
sulla Trinità. La teologia musulmana che si
occupa delle prove sull’unicità di Dio , affronta l’esistenza di Dio
usando l’attributo divino di esistente. Il teologo Ghazali sostiene che
se Dio esiste non può essere che unico. Questo è iscritto nella stessa
natura dell’uomo che, prima di nascere , ha fatto professione di fede
monoteista nella pre-eternità . Secondo la celebre hadith
(=parola di Maometto) “ogni uomo nasce monoteista musulmano :
sono i suoi genitori che lo fanno giudeo , cristiano o mazdeo”. Proprio
perché prima di essere creati , i discendenti di Adamo hanno stretto con
Dio un patto che vincola il genere umano a riconoscerlo come loro Signore
e creatore , nell’Islàm , l’uomo non è considerato una creatura
perduta che ha bisogno di un miracolo per salvarsi dalla perdizione , e
questo rende superflua la natura salvifica di Cristo. Secondo il Corano la fede
monoteista è un dono di Dio ; essa è di tipo “sovrannaturale” :
bisogna credere al Dio unico perché lui ha detto che è unico ( credere
Deum Deo ). 8.
Dio Onnipotente Dio unico è l’Onnipotente (al-Qahhar). Tale
oggettivazione definisce il rapporto di Dio con il mondo e con l’uomo. La
sua onnipotenza è intesa nell’Islàm in senso ancor più totalitario
che nelle altre religioni. Nella
sura 57, 1-3 leggiamo : “Tutto
ciò che esiste in cielo e in terra glorifica Dio : egli è il potente ,
il saggio. A lui
appartiene il regno dei cieli e della terra ; egli
dà la vita e la morte : Egli è l’onnipotente ! Egli
è il primo e l’ultimo , il visibile e l’occulto : egli è
l’onnipotente!”. L’ultimo
versetto trova un parallelo nel versetto dell’Apocalisse “Io sono
l’alfa e l’omega , il primo e l’ultimo”. (Ap. 22,13). Dall’onnipotenza
divina si perviene ad un’altra verità : l’Onnipotenza divina. “Dio
ha le chiavi delle cose invisibili che nessuno conosce all’infuori di
lui. Egli
sa ciò che esiste in terra e in mare. Non cade foglia che egli non
voglia”. (Corano VI , 59). Nella
sura della “disputa” leggiamo : “Non
vedi che Dio conosce ciò che è in
cielo e in terra ? Non
c’è colloquio segreto di tre uomini che non abbia lui per quarto , né
di cinque che non abbia lui per sesto; Né
può esservi un numero maggiore di uomini senza ch’egli sia con loro ,
ovunque si trovino”. ( Corano 58,7 ). Tale
versetto riprende le parole di Gesù in Matteo 18,19-20 : “In verità vi
dico : se due di voi in terra si accorderanno per domandare qualunque
cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono
due o tre uniti nel mio nome , io sono in mezzo a loro”. L’onnipotenza
divina comporta un aspetto inquietante , ossia il nostro destino temporale
ed eterno è previsto dall’infallibile decreto di predestinazione. Egli
è la causa assoluta ed unica di ogni evento : sfortuna , catastrofi ,
artefice del destino umano , ecc. Gli autori musulmani nel descrivere
l’immensa onnipotenza di Dio usano espressioni così forti da farlo
apparire come
un despota : “Quando vuole
può annientare tutto il mondo”. La
risposta dell’uomo musulmano al dominio di Dio è la sua arresa
“l’uomo lo deve adorare e deve sottomettersi con fiducia a tutti i
suoi decreti , anche nascosti , donde l’atteggiamento fondamentalmente
del musulmano che indica la sua religione con il nome di Islàm cioè
appunto sottomissione a Dio”. In tal senso , secondo il Corano , tutti i
veri adoratori del Dio unico sono stati e sono ancora dei sottomessi cioè
dei musulmani. “E’
questa una delle differenze essenziali tra il Cristianesimo , basato
sull’amore , e l’Islàm , basato , appunto sul timore”. Dio
può fare quello che vuole e nessuno può chiedergli conto di quello che
fa : “Egli perdona chi vuole e tormenta chi vuole. A Dio appartiene il
dominio dei cieli e della terra e dello spazio fra essi. Dio è sovra ogni
cosa potente”. (Corano V,17-19). Per
il Corano , Dio fa tutto ; non esistono le cause seconde. L’uomo
non è libero : egli “non può volere nulla se non lo vuole
Dio”.(29,29). L’onnipotenza
divina sia per l’islamismo che per il cristianesimo presenta aspetti
comuni , ma la stessa cosa non possiamo dire per il rapporto che si viene
a stabilire tra l’onniscenza di Dio e la libertà dell’uomo. Se la
maggior parte dei sistemi religiosi ed etici affermano il libero arbitrio
umano , non è dello stesso parere l’Islàm secondo cui esiste un Libro
celeste in cui sono scritte le azioni degli uomini prima che vengano
realizzate. Il musulmano crede alla predestinazione : Dio provvede a tutto
e dispone di ogni cosa in maniera assoluta. Il Corano sulla predestinazione
divina è ambivalente : sostiene al contempo che Dio destina alcuni esseri
al paradiso e altri all’inferno , e che l’uomo è responsabile delle
sue azioni. Dio
è libero di far soffrire chi vuole ; tra i versetti che indicano
l’onnipotenza di Dio e la libertà dell’uomo nel portare a termine le
sue azioni , ricordiamo : “Dio
condurrà molti alla perdizione e guiderà molti alla verità ; ma condurrà
alla perdizione soltanto gli empi”. (Corano 2,26). Ed ancora :”Ogni bene che ti
cogli viene da Dio , e ogni male che ti coglie viene da te stesso. (Corano
4,79). La
scuola teologica dei mu’tazilìti sostenne il libero arbitrio
dell’uomo , inoltre affermò che esiste un bene assoluto al quale Dio
stesso deve conformarsi. “Essi
logicamente sostenevano che se le azioni degli uomini sono dovute alla
predestinazione divina , Dio commette un’ingiustizia nel punirli a causa
di esse. Analogie
bibliche
La predestinazione degli
empi nel Corano presenta dei parallelismi in alcuni passi dell’Antico e
del Nuovo Testamento.
Nel libro dell’Esodo
7,3 Dio dice : “Indurirò il cuore del faraone e più avanti l’Autore
sacro confermerà che Dio ha indurito il cuore del Faraone.
Nella lettera ai Romani
leggiamo : “Dio usa misericordia con chi vuole e indurisce chi vuole”.
Il Cristianesimo a
differenza dell’Islàm non ha mai fatto della predestinazione la sua
dottrina ufficiale , ma ha affidato ai teologi il compito di elaborare
sistemi che difendano la libertà d’azione di Dio e dell’uomo.
La predestinazione
invece per l’islamismo scaturisce dalla stessa onnipotenza di Dio ;
tutte le azioni dell’uomo non hanno un valore autonomo , esse infatti ,
hanno valore solo se viene attribuito da Dio.
Nulla ad Allah può
essere chiesto e nessuna spiegazione esso è tenuto a dare all’uomo.
9.
Dio Provvidente La
provvidenza di Dio consiste principalmente nell’assicurare la creazione
continua , nel determinare la fortuna degli uomini e provvedere al loro
sostentamento. L’opera
della creazione non è stata completata definitivamente perché Dio
continua a creare il mondo e l’uomo , e , lì cura in ogni istante. Uno
dei novantanove “bei nomi di Dio” è appunto al-Razzàq , “Colui che
nutre” ; esso esprime un concetto simile a quello biblico-cristiano
della Provvidenza divina . Bibbia e Corano concordano sul fatto che Dio
non ha bisogno dei sacrifici e delle offerte degli uomini , perché è Lui
che nutre tutte le sue creature ; entrambe traducono il concetto di
Provvidenza divina ricorrendo ad immagini che siano comprensibili agli
abitanti del deserto , quali acqua , vegetazione e frutti considerati beni
preziosi per la vita stessa dell’uomo. Dio
interviene direttamente e senza cause seconde nel governo dell’universo. Il
Corano descrive , in alcuni versi , come Allah rinunci alla sua grandezza
per avvicinarsi alle sue creature , nutrirle e guidarle nella retta via ;
il suo agire è un continuo invito per l’uomo di trattare il prossimo
con generosità, aiutandolo e perdonando le offese. (Corano 42,40-43). Secondo
il Corano , il prossimo va aiutato con umiltà , per piacere a Dio e non
per farsi vedere dagli uomini. E ,
Gesù stesso ha detto : “Una parola amorevole e di perdono vale più di
un’elemosina cui segue un’offesa”. Dunque
, anche per i cristiani Dio vede e provvede , ma differenza fondamentale
è costituita dal fatto che per i cristiani Dio provvede non solo perché
è generoso , ma soprattutto perché è un padre che ama i suoi figli. 10.
Dio Clemente e Misericordioso L a
parola al-Rahman , “il Molto Misericordioso”, che viene utilizzata
cinquantasette volte nel Corano , sembra che sia un sinonimo di Allah , ma
ha origine yemenita e forse cristiana. Gli
epiteti “clemente e misericordioso” rendono Allah raggiungibile
all’uomo , nonostante la sua infinita trascendenza
e potenza. Tra
Allah e gli uomini c’è una infinita distanza che nel cristianesimo
viene colmata dall’Incarnazione del Figlio di Dio , che unisce Dio
all’uomo e l’uomo a Dio , facendo di Dio il Padre degli uomini che
sono semplicemente i suoi “servitori”. L’Islàm
è la religione della “sottomissione” e del “timore” di Dio , non
La religione dell’amore. Allàh
è l’unico dispensatore di grazia e di clemenza , poiché i favori di
Allàh e il suo perdono vanno al di là delle possibilità degli dei del
paganesimo e degli uomini. La
misericordia di Dio consiste nella direzione o “guida” che egli offre
agli uomini dirigendoli verso se stesso attraverso l’invio dei suoi
profeti e il dono della sua rivelazione. Infatti
, Allàh non entra mai in comunione con gli uomini , ma
parla con loro attraverso Maometto e gli altri profeti. Gli
uomini , pur avendo fiducia in Allah , sanno bene che non possono entrare
in comunione di amore con Lui né in questa vita né nell’altra. Allah
non è il Dio-Padre del Cristianesimo , non è neanche un tiranno crudele
, ma è il Signore onnipotente che usa misericordia a chi si affida e si
“arrende” a Lui. Leggiamo
nella sura 2 : “A
quelli che si svolgono pentiti verso di me , si correggono e dicano agli
altri la verità , mi volgerò benigno , poiché io sono il Misericordioso
: colui che sempre perdona”. (2,160) Se
Allàh è misericordioso , clemente e paziente con gli uomini
quest’ultimi non devono mai dimenticare di temerlo : “Dio ama quelli
che lo temono”. (sura 9,4-7) Dio ,
proprio perché è clemente e misericordioso , non esige dall’uomo più
di quanto possa offrirgli : “Dio non imporrà a nessuna anima pesi più
gravi di quanto possa portare”. (2,286) L’uomo
deve rispondere alla misericordia e clemenza di Dio con la lode ,
l’obbedienza e il timore. Similmente
nell’Antico Testamento , in salmi 110 , 10 , leggiamo : “Inizio della
sapienza è il timore di Dio”. “Tuttavia
, sebbene nella scrittura l’uomo sia chiamato “servo di Dio” e gli
si inculchi di temere il Signore , l’idea di servire e temere Dio non è
ami disgiunta da quella della
sua amicizia e del suo amore. L’amore
, anzi , è l’essenza del messaggio evangelico e del Cristianesimo”. Invece
, l’essenza dell’Islàm è la giustizia , non l’amore , che pretende
dall’uomo il timore di Dio. 11.
Dio Giudice e Rimuneratore Il concetto di Dio giudice e rimuneratore viene spesse volte ripetute nel Corano : Egli giudica l’uomo , dandogli la ricompensa o il castigo che si merita. Sono
proprio con questi epiteti che ha avuto inizio la predicazione di Maometto
: un tema completamente estraneo alle concezioni religiose dell’antica
Arabia , in cui l’idea della sopravvivenza dopo la morte e
dell’immortalità dell’anima non avevano trovato alcuno sviluppo. Questo
tema , quindi , doveva essersi ispirato al monoteismo circostante, e portò
con sé l’idea dell’universalismo di Dio , perché potesse essere il
giudice supremo dell’umanità. Dio
giudica gli uomini in riferimento alle loro azioni personali ; quindi non
esiste il concetto di peccato originale sostenuto al contrario dal
Cristianesimo. “Al
momento del Giudizio l’uomo sarà solo davanti a Dio , senza
l’appoggio della famiglia , così forte nella vita tribale degli arabi
del deserto.” 13 Ma
già prima il Cristianesimo aveva sostenuto questo concetto :
“Ciascuno porterà il proprio fardello…Ciascuno raccoglierà
quello che avrà seminato”. (Gal 6,5-6) Altra
divergenza riscontrabile tra Cristianesimo e Islàm riguarda il giudice
supremo. Se
per i cristiani Gesù sarà il giudice , “il Padre non giudica nessuno ,
ma ha dato ogni giudizio al Figlio” (Gv.5,22) ; invece , per il Corano ,
il Giudice supremo sarà Dio , senza intermediario alcuno. La
colpa più grave per i cristiani è la mancanza di carità verso i
fratelli , con i quali Gesù stesso si identifica ; invece , per il Corano
consiste nell’ostinazione a non “arrendersi” ad Allah accettando
l’Islàm. Abisso
incolmabile
Il
vero abisso incolmabile che separa le due religioni , richiamandosi al
pensiero di Guazzetti , è dato dall’intransigente monoteismo islamico ,
che nella sua affermazione assoluta e talvolta semplicistica dell’unità
e unicità di Dio rifiuta qualsiasi distinzione e spiegazione. 12.Dio
nell’Apologetica difensiva A
contatto con la filosofia ellenistica e con la teologia cristiana , la
teodicea coranica , basata su nomi divini ha subito una brusca verifica
della propria insufficienza. Il
principale movimento di contestazione fu il Mu’tazilismo , una scuola
teologica-filosofica sorta nell’VIII sec. La
scuola inserì il procedimento razionale nel dato di fede , dando origine
così all’apologetica. Imu’taziliti
sono considerati come “difensori della giustizia e dell’unicità
divina”. Altre
scuole , quali l’As arismo e l’hanbalismo , - o tradizionalisti –
hanno dato il loro contributo a due problematiche avviate dalla scuola del
mu’tazilismo : A
= La tesi del Tawhìd ; B
= La tesi dell’Adl , cioè della giustizia di Dio in rapporto alla
retribuzione degli atti umani. A.
La tesi del Tawhìd Circa
l’esistenza di Dio le scuole utilizzano argomentazioni razionali ;
infatti , secondo la scuola dei mu’taziliti il diritto e il dovere della
ragione si fondano sulla natura stessa della ragione. I
mu’taziliti partono dalla
convinzione che Dio ha donato all’uomo la ragione per usarla anche
nell’ambito religioso , in modo tale da poter discutere con gli
oppositori dell’Islàm sul contenuto della Rivelazione. Secondo
gli as ariti utilizzare la ragione dipende dalla “Rivelazione” ; essi
sostengono che le dottrine della fede trovano il loro fondamento nel
Corano e nella Tradizione . Spetta alla ragione riuscire a distinguere la
vera tradizione da quelle che sono semplicemente delle false invenzioni. Gli
Hanbalìti proibiscono le discussioni con gli infedeli o le dispute
teologiche all’interno dell’Islàm perché l’uomo non deve
approfondire gli insegnamenti religiosi con la propria ragione ma deve
seguire esclusivamente la luce di Dio ; ed è proprio per questo motivo
che considerano il Corano e la Tradizione come uniche fonti certe della
fede e della prassi religiosa. Problematica
sollevata dalla scuola dei mu’taziliti
riguarda gli attributi di Dio , ossia si discute sulla possibilità
di attribuire a Dio similitudini umane senza intaccare l’essenza divina. Essi
si opposero a ogni forma di antropomorfismo nella concezione di Allàh ,
movendosi quindi in senso contrario alla teologia coranica , che concepiva
Dio sulla base di norme umane accessibili all’intelligenza. Nella
teodicea dei mu’taziliti , Allàh viene concepito come uno , ineguabile
; intende e vede , non è sostanza corporea , è assolutamente
trascendente , inaccessibile nella sua unità , unicità ed eternità. A
lui non si addice alcuna descrizione ricavata da analogie con le creature.
Nulla che sia immaginabile all’uomo gli somiglia ; dunque , si deve
negare tutto quello che lo rende simile all’uomo , come le affermazioni
antropomorfiche del Corano , che devono essere interpretate
allegoricamente , e così , ad esmpio , le mani di Allàh indicano la sua
protezione , gli occhi la sorveglianza e la provvidenza di Dio. Si
ricorre così all’esegesi allegorica per “spogliare Allàh degli
attributi che gli vengono assegnati nel Corano , al fine di non ricadere
in una nuova forma di paganesimo consistente nel fare di tali attributi
delle entità eternamente inerenti all’essenza di Allàh a danno della
sua unicità”. 14 Dunque
i mu’taziliti rifiutano qualsiasi tipo di comparazione tra Dio e le
creature ; mentre l’as arismo considera gli attributi come “qualcosa
di Dio” senza che siano la realtà di Dio. Il
problema principale che viene sollevato dalle scuole è quello
dell’attributo della parola di Allah per mezzo della quale Dio si
manifesta all’uomo. Secondo la dottrina tradizionale , la parola di
Allah rientra nei suoi attributi ; è eterna ed ininterrotta ; ne deriva
che il Corano , parola di Allah , è sempre esistito , ed è eterno ed
increato come Allah. I
mu’taziliti hanno scorto in questa affermazione la negazione
dell’unicità divina ; essi parlano del Corano “Parola creata”
intesa come lo strumento della rivelazione voluta dal Signore ; mentre gli
as ariti e hanbaliti parlano di “Parola essenziale” sussistente della
medesima sussistenza di Dio. B.Gli
atti di Dio
“Gli atti appartengono all’uomo” ; con questa espressione i mu’taziliti difendono la libertà umana ; infatti , Dio ha creato l’uomo libero e in pieno possesso della sua volontà , di conseguenza Dio può chiedere conto , agli esseri umani , delle loro azioni senza compromettere la sua giustizia ; per questa tesi i mu’taziliti furono chiamati “sostenitori della giustizia”. Di
parere opposto sono gli as’ariti che affermano che il bene e il male
dipendono esclusivamente dalla volontà di Dio. I
teologi islamici Ghazàli e Ràzi riescono a vedere dentro il bene e il
male un senso “razionale” in base al quale tutto è fissato dalla
predestinazione di Dio. “Sicchè
l’uomo non è creatore delle sue azioni ma solamente l’usufruttario ,
colui al quale vengono attribuiti i suoi atti”.15 13.Oltre
il pensiero tradizionale I
tre movimenti culturali – religiosi , ricordati col nome di teologia isma’iliana
, falsafah e tasawuf o sùfismo , rielaborano il pensiero tradizionale su
Dio. La
teologia isma’iliana , o “scismatica” , sostenuta dai Kharigiti e
dagli Sciiti , elabora una teologia apofatica negativa : nessun nome
e attributo si può applicare a Dio nella sua essenza. La
teologia falsafah è di stampo filosofico , in particolar modo si
riferisce ad Aristotele e al neoplatonismo ; essa considera il Corano come
una delle fonti di conoscenza al pari della filosofia quindi non è più
considerato come punto di riferimento basilare. Tale
teologia arriva a sostenere che il Dio della ragione e il Dio del Corano
si possono sovrapporre. Secondo
L.Gardet : “Dio è oggetto non tanto di fede quanto di esperienza
filosofica e di intuizione intellettiva saporosa”. Il
sùfismo si delinea come esperienza spirituale che vuole realizzare il
Tawhìd interiormente e raggiungere l’unificazione con Dio Uno e Unico. L’unicità
di Dio si realizza grazie alla testimonianza di Dio stesso nel cuore de sùfì
, e si consuma in un intenso dialogo amoroso , dove il partner umano non
viene annullato , ma viene “assorbito” nell’”essenza delle
essenze”. Il
carattere religioso del monoteismo islamico , in conclusione , si basa
sull’origine divina , in quanto “rivelato” , e si esplica nelle
implicazioni esistenziali e comportamentali . Viene professato il legame
indissolubile tra Tawhìd e sharì’ah , ossia il Dio Uno e Unico è il
Dio dell’unica e assoluta Legge. Il
credere nel “solo” Dio , implica
l’obbedire alla “sola” Legge. Il
monoteismo islamico , a livello gnoseologico implica il professare Dio
come “mistero” (ghajb)
cioè la sua ineffabilità , la sua santità ontologica. A
livello ontologico implica il professare la distanza ontologica tra Dio e
il mondo , tra dio e l’uomo. Dio
non prende nessuna iniziativa per accorciare le distanze dall’uomo. Questo
spiega perché nell’Islàm non si parli mai di “economia salvifica”
ed è proprio questa la divergenza fondamentale tra Islàm e
Cristianesimo. 14.Dio
secondo alcune tematiche Islamiche A.
Cristo , per gli islamici , è segno della potenza e della
signoria di Dio. La
sua stessa nascita è un atto di potenza di Dio ; a tal fine ricordiamo
che l’Islàm ha la più grande stima per la purezza di Maria. I
miracoli che Gesù compie , li realizza in nome di Dio , ed è sempre Dio
che vince sui nemici dei profeti , elevando Gesù al cielo. Nell’economia
islamica , Cristo assume un ruolo essenzialmente profetico : Egli è un
profeta inviato da Dio , il cui compito principale è quello di annunciare
la venuta di Maometto , “sigillo dei profeti”. (33,40) Per
l’Islàm ogni economia religiosa è economia profetica nel senso che Dio
non instaura nessun tipo di rapporto con l’uomo se non quello che si
realizza mediante i profeti. Il
“profetiamo” è considerato come una modalità di relazione e
rivelazione ad extra di Dio. Solo
chi viene da Dio ( ad intra di Dio ) conosce il “mistero” di Dio , ma
questo non è il caso del profeta che viene ad extra di Dio. Gesù
è un profeta , di cui si serve Dio per comunicare la sua parola , la sua
legge , e nel farlo la sua realtà ad intra rimane nascosta ; invece , per
i cristiani , Cristo è apertura verso il “mistero” di Dio , cosa che
viene negata nella visione islamica , e affermando appunto il carattere
profetico di Cristo. Dio
dunque nel suo “mistero” non è svelato , Cristo non è epifania del
“mistero di Dio” , ma è al servizio di Dio e dei suoi messaggi : Cristo è il perfetto “muslim”. “La
via cristiana è la via islamica , a partire dal Cristo in ordine a Dio ,
viaggiamo su percorsi diversi : la teologia di Dio nel cristianesimo passa
attraverso la cristologia , la quale suggerisce metodi e contenuti di
indagine sul “mistero” di
Dio ; la teologia di Dio nell’Islàm “comanda”, “determina” il
Cristo islamico neutralizzandone la “possibilità ermeneutica” in
ordine a Dio”.16 Sottolineamo
, dunque , ancora un’altra volta , come nell’Islàm si parla di Dio ,
delle sue proprietà ed attributi , ma non di una economia
storico-salvifica. B.
Altra tematica affrontata riguarda l’anti-triteismo. La
soluzione della questione dell’anti-triteismo permette una sempre più
solida costruzione del “monoteismo” islamico. Il
Corano non conosce i termini del “mistero Trinitario” , per questo non
lo discute e non lo nega , anche se affermando l’assoluto
“monoteismo” e non condividendo una economia storico-salvifica ,
implicitamente lo nega. L’anti-triteismo
non è una questione numerica , se uno o tre dei né culturale , ma etica
, all’interno dell’unica e suprema legge della comunità ,
all’interno della quale matura la coscienza di un unico Dio, datore
della Legge. C.
La Rivelazione Il
capitolo della “Rivelazione coranica” definisce la natura e la qualità
della conoscenza umana in ordine a Dio. L’uomo
, secondo il pensiero islamico conosce e può conoscere in quanto non è
condizionato da qualsiasi ipotesi di peccato originale. Secondo
Rizzardi , il Corano come “Rivelazione” risveglia la capacità
conoscitiva dell’uomo. Solo
ad alcuni uomini , dotati di una capacità illimitata della ragione , è
data la possibilità di chiarire la natura della conoscenza di Dio sia
all’interno della conoscenza umana che all’interno della conoscenza
cranica , in realtà si tratta di “gnosi” e non di “Rivelazione”
in senso proprio. Sono
quattro i significati attribuiti al monoteismo nelle religioni :
a-idolatrico , normante , teologico e patetico. I
primi tre significati sono comuni alle religioni monoteistiche , mentre
l’ultimo contraddistingue l’Ebraismo e il Cristianesimo. Il
termine a – idolatrico è
comune alle religioni monoteiste di Dio Creatore ; esso indica il
depotenziamento di tutte le divinità animali e cosmiche create da Dio per
un fine che dipende da Lui. Il
termine normante viene ad indicare Dio quale datore dell’unica Legge
relativa alla “conversione” dell’uomo. Nell’Ebraismo
la Torà ; nel Cristianesimo il Vangelo e nell’Islàm la Sharì’ah. Il
significato teologico indica il fine ultimo che Dio ha posto alla realtà
: nell’Ebraismo è Shalòm ; nel Cristianesimo è l’èscaton , nell’Islàm
la salàm universale. Il
termine patetico , è stato usato dal Rizzardi per indicare Dio come amore
che decide liberamente e amorosamente un disegno storico-salvifico. L’evento
salvifico nell’ebraismo è l’Esodo , nel Cristianesimo è la Pasqua di
Cristo. L’Islàm
sconosce questa teologia ossia Dio-per-l’uomo. “Per cui si genera una
nuova definizione di fede : la
pìstis che , come dono di Dio , porta il credente ad aprirsi alla storia
della salvezza al fine di realizzare l’era escatologica prevista da Dio
e realizzata da Gesù Cristo. La
fede nell’Islàm , come imàn – islàm , è intesa come accoglienza
della sharì’ah di Dio al fine di realizzare la pax islamica , segno
della “vittoria di Dio”. Conclusione
Il
cristiano che legge il Corano rimane impressionato dal senso della
grandezza e della trascendenza di Dio che lo pervade. Per
il cristiano Allàh è un Dio “lontano” , che si deve “temere”
perché la sua volontà è assoluta ; in questi termini diventa difficile
riuscire ad amarlo. Il
cristiano sente la distanza che separa il Dio di Maometto dal Dio di Gesù
Cristo , che è il “Dio con noi”. Un
Dio vicino agli uomini e loro amico , tanto da farsi uomo , vivere ,
morire e risorgere per la salvezza di tutti , e per renderci partecipi
della sua felicità nella vita eterna.
|