MARIA, LA " MADRE DI GESU' "
INTRODUZIONE Al di là dei confini della Chiesa, Maria è presente a più di un miliardo di uomini e donne che sanno come noi, che il suo destino e strettamente legato a quello di suo figlio Gesù, il Messia. Per noi cristiani, è una gioia sapere che Maria ha un’alta considerazione ed eccezionali privilegi nella religione musulmana , per le sue virtù che non hanno eguali, anche se la gioia può tramutare in tristezza, di fronte ai limiti e alle negazioni che il Corano e l’Islam hanno fissato, quando si tratta del mistero ultimo di Maria e di Gesù. Una sintetica esposizione degli elementi di verità e di bontà sulla persona di Maria che accomunano le due fedi Cristianesimo e Islam, troveremo all’interno del presente lavoro, convinti che la luminosa figura di Maria può rappresentare per i cristiani e musulmani il sostegno nella ricerca della retta via che conduce a Dio. << Problemi e prospettive del dialogo islamo-cristiano >> Maria Vergine, “la Madre di Gesù”.
La persona di Maria esercita un certo fascino su tutto il mondo
dell’Islam. La venerazione di Maria Vergine, “ la Madre di Gesù”,
accomuna le due fedi: il Cristianesimo e l’Islam. Questo fascino è
legato alla considerazione che i musulmani nutrono per il figlio di Lei
“ Issa”, o Gesù, ritenuto dall’Islam il maggiore tra i profeti, il
più importante anello nella catena di trasmissione della Rivelazione
Divina, dopo Muhammad.
I
musulmani designano Maria con il nome coranico “Maryam” e spesse volte
la dicono anche “Sayyida”, nome che significa Signora, Padrona e
corrisponde all’incirca al titolo di Madonna con cui è indicata in
Occidente[1].
Il
benevolo atteggiamento dei musulmani riservato a Maria, è il frutto della
grandiosa idea, stima, venerazione e ammirazione di Muhammad nei confronti
di Maria e da lui trasmessa ai musulmani. Il profeta dell’Islam riserva
a Lei una posizione straordinaria dentro il Corano, che nessun’altra
donna condivide, nemmeno sua moglie o la figlia prediletta: Fatima. 1.
MARIA NEL CORANO.
Le fonti da cui Maometto può
aver attinto informazioni su Maria, sono le stesse da cui ha attinto le
informazioni sul cristianesimo: i quattro evangeli canonici, i racconti e
le leggende dei vangeli apocrifi, come il Protoevangelo di Giacomo, lo
Pseudo Matteo e soprattutto il Vangelo di Tommaso[2]
Il
Corano (libro Santo dei musulmani) riserva a Maria una posizione di
privilegio, singolare e parla di lei in termini rispettosi, potremmo dire
ammirativi[3].
Su un totale di 114 sure e 6236 versetti di cui risulta composto il
Corano, Maria figura in 70 versetti e in 13 sure; 4 del periodo meccano
(610-622): 19, 16-36; 43,57; 21,91; 23,50; e nove appartenenti al periodo
dell’insegnamento medinese di Muhammad (622-632): 2,87; 4,156-157e 171;
33,7; 57,6 e 14; 66,12; 3,33-37 e 42-51; 5,17; 46,72-78 e 110-117; 9,31.[4]
Il
nome di Maria si legge esplicitamente 34 volte nel Corano; di cui 24 volte
è associato al nome di Gesù. Madre e Figlio sono visti in un’ottica di
vicendevole riflessione che è impossibile parlare di Gesù senza parlare
di Maria. E’ inserita tra i grandi prescelti da Dio e inoltre è
l’unica donna menzionata con il nome proprio.
A
Maria Muhammad ha intitolato una delle più belle sure del Corano (19).
Le sure che contengono più elementi mariani sono tre: la sura 3,
detta “ Famiglia di Imran”; la sura 5, detta “La mensa”; e la sura
19, detta “Maryam”.
Sono
cinque gli episodi che il Corano rivela della vita di Maria: * Natività. * Ritiro nel
Tempio. * Annunciazione. * Parto e * Difesa da
atroce calunnia.
E’ evidente che il Corano
tralasci gli eventi mariani noti al Nuovo testamento quali, la
Visitazione, la fuga in Egitto, le Nozze di Cana, la presenza durante la
vita pubblica di Gesù, la presenza di Lei ai piedi della Croce e nella
Chiesa nascente.
Per
evidenziare il profilo di Maria secondo il messaggio coranico occorre
consultare i testi del Corano, seguite da un breve commento.
* La Natività (sura 3 : “La
famiglia di Imran”)
Nel Corano il Padre di Maria è
chiamato Imram[5],
mentre per la tradizione cristiana (basata sui vangeli apocrifi), i
genitori della Madonna sono Gioacchino ed Anna. La protagonista di questa
terza sura è Hanna, la madre di Maria che come tutte le donne ebree,
avrebbe voluto un figlio maschio e prima ancora che nascesse, lo offrì a
Dio. Le nacque invece una bambina; la madre allora lo consacrò a Dio e
con lei la sua progenie, realizzando così in maniera inattesa il
“voto” fatto a Dio. Ecco il testo:
“Signore!
Ecco che io ho partorito una femmina! ( Ma Dio sapeva meglio di lei chi
essa aveva messo al mondo). Un maschio non è simile ad una femmina! La
chiamo Maria, e la metto sotto la tua protezione, lei e la sua progenie,
contro Satana, il reietto”( 3,35-37a).
Dio
accetta lo stesso la femmina di Imran, sin ad ammetterla nel tempio, la
quale progrediva di continuo e meravigliosamente in bontà, lealtà,
castità e obbedienza.
Il
racconto della Natività di Maria è una testimonianza evidente del ruolo
che esercita Maria nella dottrina e pietà musulmana.
* Ritiro nel Tempio.
Del
lungo soggiorno di Maria nel Tempio, il Corano accenna una doppia
citazione. La prima è la continuazione della sura 3: “E Zaccaria la
prese sotto la sua tutela, e ogni volta che Zaccaria entrava da lei nel
mihrab ,vi trovava del cibo e le diceva: “ O Maria, donde ti viene
questo?”. Ed ella rispondeva: “Mi viene da Dio, perché Dio dà della
sua provvidenza a chi vuole, senza conto”. Il mihrab è una costruzione
annessa al tempio destinata ad abitazione, identificabile con il “luogo
ad oriente” di cui parla la seconda citazione nella sura 19,16-17. Lo
stesso episodio ricorda la conversazione di Maria scambiata con gli angeli
i quali danno coscienza a Lei della propria posizione di privilegio nel
disegno della salvezza, della predestinazione, della santificazione e
della gloria propria.
“
O Maria, in verità Dio ti ha prescelta e ti ha purificata e ti ha eletta
su tutte le donne del universo. O Maria sii devota al tuo Signore,
prostrati e adora”.
La
sura 19 riferendosi allo stesso episodio descrive che l’iniziativa di
ritirarsi ed appartarsi dalla sua gente,
parte da Lei,
adempiendo ella il voto della Madre. E’ dunque in questo luogo di
“ritiro”, in questo mihrab[6],
che Maria perseguiva la sua vita di preghiera e di meditazione.
* L’Annunciazione.
L’episodio
dell’Annunciazione è raccontato due volte dal Corano. I testi
sviluppano un dialogo inatteso fra l’angelo e Maria, tutta presa da
quest’evento inaspettato.
La
sura 19 racconta in modo semplicissimo: “Noi le inviammo il nostro Spirito
che apparve a lei sottoforma d’uomo perfetto (si tratta di Gabriele).
Ella disse: “Io cerco protezione contro di te, presso il
Misericordioso, se tu sei timorato di Dio”. Le disse: “Io non sono
che il Messaggero del tuo Signore, per donarti un fanciullo purissimo”.
Disse ella: “Come potrò avere un figlio se nessun uomo mi ha mai
toccata e non sono una prostituta?. Disse egli: “Così è: Il Tuo
Signore ha detto: Cosa facile è questa per me”. In questi
versetti si notano i punti d’evidente convergenza col testo evangelico
Lc.1,26-38: 1.Spirito di Dio 2. turbamento di Maria 3. la risposta
dell’angelo, che richiama il “nulla è impossibile presso Dio” del
vangelo.
Il
racconto della terza sura è più denso di significato nella sua prima
parte. Così si esprime: “ O Maria, Iddio ti annuncia la buona novella
di una parola che viene da lui, e il suo nome sarà il Cristo, Gesù il
figlio di Maria, eminente in questo mondo e nell’altro e uno dei più
vicini a Dio.” L’obiettivo dell’annuncio non è solo rivelare la
verginità di Maria, ma anche il prodigio dell’atto creativo di Dio,
è la nascita di un figlio detto Kalima, Verbo, Logos, senza il
concorso di un padre umano; allo stesso modo però in cui aveva creato
Adamo, prerogativa che non era riservata al solo Gesù. Ora se il figlio
è un profeta, un inviato speciale di Dio, Maria, per riflesso, gode di
tuta l’onorabilità del Figlio, soprattutto di essere la madre di Gesù.
* Il Parto di Maria.
Sempre
più fedele ai vangeli apocrifi ed ignorando la narrazione dei canonici,
il Corano descrive una scena tipica degli arabi del deserto e non degli
ebrei palestinesi al tempo di Gesù. Il parto non è avvenuto in una
stalla o in una grotta, ma all’aperto, nei pressi di una palma spinta
dalle doglie di parto. La voce di “sotto la palma” che interviene è
quella del bambino. Lì nella solitudine riceve consolazione da Gesù
stesso, acqua corrente e datteri freschi, proposti alla fine per
dimenticare. Maria è invitata a cibarsi e a dissetarsi da una sorgente
che Dio fa scaturire ai suoi piedi. Tutto avviene nell’intimità di un
primo dialogo tra Madre e figlio.
“Ed essa lo concepì e
s’appartò col frutto del suo seno in luogo lontano. Ora le doglie di
parto la spinsero presso il tronco di una palma e disse: “Oh fossi morta
prima, oh fossi ora una cosa dimenticata e obliata!”. E la chiamò una
voce di sotto la palma: “Non rattristarti!. Il tuo Signore ha fatto
sgorgare un ruscello ai tuoi piedi: scuoti verso di te la palma questa farà
cadere su di te datteri freschi e maturi. Mangia e bevi e asciuga gli
occhi tuoi” (19,22-25) Ciò che in realtà viene a dissipare la
tristezza di Maria, non è il fatto di mangiare datteri, ma la
manifestazione della potenza divina in suo favore. Maria è inoltre
invitata ad affidare a Dio la propria difesa.
Lo
sfogo di Maria è sorprendente e sconcertante. Le doglie del parto sono da
intendere in senso di dolore fisico o di dolore morale? Nel caso di solo
dolore morale, questo potrebbe rintracciarsi nel testo a riflesso della
verginità di Maria durante il parto come diversamente afferma la
tradizione cristiana. Il parto verginale (indolore), è un segno, un
evento esterno che racchiude un messaggio relativo alla persona di Cristo;
è un segno (Is. 7,14)che rimanda ad un ordine di cose più profondo, è
segno che Gesù è Dio.[7]
Scrive
De la Pottiere: “Il fatto esteriore del parto verginale era il segno di
un fatto anteriore, più segreto, il concepimento verginale; l’uno e
l’altro, però, pressi insieme, facevano comprendere che Gesù Cristo
essendo stato ‘generato da Dio’ era realmente figlio di Dio.
La
dottrina dell’Islam circa Maria rimane condizionata dall’esplicita
negazione del Corano sulla divinità di Cristo. La verginità prima del
parto è un dato positivo. Per la verginità durante il parto essa non
risulta nel Corano come invece attestano diversi testi biblici
(Is.66,7;46,10; Lc. 1,35.) *Difesa ad atroce calunnia.
Dopo
la natività, l’avvenimento più importante della vita di Maria è la
testimonianza che Gesù, bambino, dalla culla rende miracolosamente
l’innocenza della madre. E’ Lui stesso a confutare l’accusa di
fornicazione e maternità illegittima, rivolta dagli ebrei (i suoi
parenti) a Maria, quando ritorna a casa dopo di aver partorito:
“
Io sono il servo di Dio; Egli mi ha dato il libro e mi ha fatto profeta;
mi ha benedetto dovunque io sia. Mi ha prescritto la preghiera e
l’elemosina, finché sarò in vita; e la bontà verso mia madre. Non mi
ha fatto violento né scellerato. Sia pace su di me, il dì in che nacqui,
il dì in cui morirò e il dì in cui sarò risuscitato” (19,27-33).
Il
Corano sottolinea di proposito, che Dio colma della sua pace il bambino e
sua madre, che egli ha fatto dolci, l’uno e l’altra, mentre maledice i
giudei “perché hanno proferito una calunnia contro Maria” (4,156b).
Prova che per il Corano e l’Islam, Maria è vergine tanto al
concepimento, quanto al parto![8]
E’
però chiaro che l’Islam difende una Maternità Verginale in Maria
e non riconosce ed accetta una Maternità divina come affermiamo
noi cristiani.
Inoltre
l’Islam afferma l’unicità di Dio e condanna chi osi attribuire
“soci” a Dio; poiché Dio non ha nessuna spossa e nessun figlio. Dio
è purissimo spirito ed è Uno e Unico[9].
Ciò significa, che Gesù anche se è nato in modo miracoloso è un uomo
semplicemente e che Maria è madre di lui e non di Dio. 2.
DIGNITA’ E VIRTU’ DI MARIA SECONDO IL CORANO.
Il posto che Maria occupa nel
Corano e che Muhammad ha riservato a lei, è segno di una particolare
stima, ammirazione e venerazione. Muhammad assegna a Maria un doppio
compito: quello di essere un segno (ayat) ed esempio (mathal)
per i credenti.
Il
termine AYAT indica un segno di riconoscimento dato da Dio all’uomo per
cogliere un intervento divino, inteso a promuovere la fede o a conseguire
il benessere anche temporale tra gli uomini[10].
“E
rammenta ancora colei che custodì la sua verginità, si che noi alettammo
in lei il nostro spirito e rendemmo lei e il suo figlio un segno per
l’universo”.
Una
seconda volta che troviamo il termine “segno” è nella sura 23 detta
dei credenti (v.30) dice il testo:
“
E così anche del figlio di Maria e di sua Madre facemmo un segno e demmo
loro rifugio su un’altura tranquilla e irrigata di fonti” Nel
caso di Gesù e di Maria, AYAT prende il senso di prova espressiva della
potenza di Dio. La potenza di Dio ha voluto manifestare, con Maria,
l’abbondanza dei suoi doni:
Predestinazione.
Maria è oggetto di predilezione divina perché è destinata ad essere la
Madre di Gesù, il Messia. Le prove di tale predilezione non mancano: la
discendenza da una famiglia privilegiata “di Imran”; la sollecitudine
di Dio per la sua vita intima, la sua accoglienza nel tempio,
l’affidamento a Zaccaria, cibo fornito dagli angeli; il sostegno a lei
dato durante il parto.
Purificazione.
Così predestinata per un atto preferenziale del Misericordioso, Ella è
stata purificata. Secondo il Corano ci sono due specie di purità:
l’esterna e l’interna (fisiologica e moralmente, Maria è purificata).
La seconda concerne la purezza del cuore, simbolo della sfera affettiva e
direttamente concerne i rapporti con Dio mediante la fede. Questo
dinamismo purificatore elimina mediante
la devozione l’incredulità, il vizio e fomenta la virtù.[11]
Bisogna però tener conto che l’Islam ignora il significato della
grazia e ogni nozione di trasmissione di un peccato originale. E’
inutile cercare nel Corano la dottrina cattolica dell’Immacolata
Concezione.[12]
Maternità.
Il Corano quando si rivolge a Maria con l’appellativo “Madre di Gesù”,
indica la sua verginità. Gesù è il Messia nato da Lei per un atto
creativo di Dio, Maria perciò è da venerarsi come la genetrice pura è
santa del Messia
Benché
il Corano no dimostri di conoscere i tre aspetti classici della Verginità
di Maria prima, durante e dopo il parto, la Verginità prima del parto è
un dato positivo nel Corano, chiaro e inoppugnabile. Per la verginità
durante il parto, essa no risulta nel Corano che parla di doglie del
parto. Per quanto riguarda invece
la verginità dopo il parto, questa è possibile dedurla sia dal silenzio
ermetico del Corano intorno ad un eventuale sposo sia dall’insistenza
dei nobili disposizioni d’animo di Maria.
La dignità di Maria è suprema. Nel mondo femminile nessuna donna
può competere in dignità con lei, la Madre di Gesù ( motivo di tale
dignità). E’ la madre di un profeta (nabî) ripieno della saggezza di
Dio e della scienza dei libri sacri; la Madre di un apostol (rasûl)
ampiamente dotato di doni carismatici. A Maria si rivendica dignità senza
pari; a lei spetta un ascendente personale che non trova riscontri.[13]
Il Corano presenta Maria anche come modello MATHAL. Leggiamo nel
v.12 della sura 66:
“E
Dio propone ad esempio per coloro che credono la moglie di faraone… E
Maria, figlia di Imran, che si conservò vergine”.
Maria
è Modello di fede, postulato essenziale per il mussulmano che esprime
l’adesione assoluta alla volontà divina e sottomissione al sovrano
potere di Dio, dono incondizionato di sé, consegna totale della persona.
Modello
di religiosità. Maria è detta qânita (66,12) cioè persona devota a
Dio. Maria ha corrisposto pienamente all’amore gratuito di Dio
mostrandosi ovunque osservante della religiosità attraverso la preghiera
accompagnata di prostrazioni, digiuno, tutte manifestazioni di vero
musulmano. Nel suo insieme tutte le sure che parlano di lei non fanno
altro che esaltare i suoi privilegi e virtù , per esempio la
sura 4,156 detta delle donne, difende con estrema fermezza la
condotta esemplare di Maria. Essa, infatti, è una perfetta musulmana,
sottomessa a Dio; onora con una santa condotta l’unico vero Dio e sa
accogliere con amore quanto Dio vuole operare in Lei.[14]
Uno
dei pochi casi in cui musulmani e cristiani possono dichiararsi
d’accordo è l’elogio (forse il più bello) fatto dal Corano alla
Madonna, che si legge nella celebre sura della mensa: “La
Madre di Gesù era una santa! (5,75)
Bisognerebbe
anche segnalare il posto che Maria occupa nei pellegrinaggi., per
comprovare l’atteggiamento di vera devozione verso Maria. Vi sono
numerosi santuari Mariani frequentati dai musulmani, che la invocano
devotamente e sinceramente, domandandogli favori meravigliosi, guarigioni
e anche miracoli. I diversi pellegrinaggi ai santuari cristiani, sono un
segno evidente che il dialogo islamico-cristiano può arricchirsi sempre
più. E mi sembra che Maria sia una via per conseguire l’ecumenismo che
è ricerca dell’unità nella diversità.
CONCLUSIONE
Per noi cristiani può essere
un motivo di gioia il fatto che Maria sia stimata dai musulmani come la
vergine Madre di Gesù e che il Corano rifletta su di lei la grandezza del
figlio.
Pensare Maria, venerata e
lodata, è nel mondo dell’islam un precetto. E’ vero che, i musulmani
riconoscano in Gesù e Maria molto di più di quanto non siano disposti a
riconoscere gli Ebrei e Protestanti. Ma la dottrina dell’Islam circa
Maria rimane sempre condizionata o “incapsulata”, materialmente nei
testi del Corano.
I
cristiani che affermano Gesù figlio di Dio, sono considerati dai
musulmani come infedeli e bestemmiatori.
Gesù e Maria non sono delle divinità (Sura 5,116). Nel suo
interno il Corano è logico: se Gesù è Figlio di Dio, Maria è la madre
di questo Figlio di Dio e quindi se è divino il figlio, è divina anche
la madre, perché tutto in Maria è frutto della “sola gratia” ed ella
è in funzione del Figlio.
Punti
di convergenza con i musulmani esistono, ma anche fondamentali punti di
divergenza (proclamazione dei nuovi dogmi dell’Immacolata
dell’Assunzione al cielo). Nella teologia musulmana, il posto di Maria
praticamente non è stato oggetto d’alcuno sviluppo dottrinale, nella
teologia cristiana, al contrario, è stata elaborata una teologia mariana
ricchissima, legata ai misteri della Trinità, dell’Incarnazione, della
Chiesa, della santificazione dei fedeli.
La
grande speranza è che i punti di convergenza siano sempre più e che i
punti di divergenza diventino meno tesi, attraverso un continuo dialogo e
ricerca della verità che conduce a Dio
A
Maria possiamo considerare come una figura che illumina, sostiene e unisce
le ricerche dei cristiani e musulmani. Il suo cuore materno, non può che
aiutarci ad amare meglio il medesimo vero Dio che adoriamo e ad amarci gli
uni e gli altri come veri fratelli BIBLIOGRAFIA
ANAWATI.
G, Maria nell’Islam, in Sacra
Dottrina 18(1973), 267-283.
BALIC.
S, Maria, in Dizionario Comparato delle religioni Monoteistiche Ebraismo,
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Leumann (TO) 1983, 115-123. LEONARDI.
L, Maria, la madre di Gesù nelle
religioni di radice abramitica, in Nicolaus,
II(1995) 5-89. [1] Cfr. G. Gharib, Musulmani, in Nuovo Dizionario di Mariologia, Ed. Paoline, Cinisello Balsamo, 1986, pp. 1001- 1011 [2] C.M. Guzzetti. Cristo e Allah., Convergenze e divergenze tra Cristianesimo e islam nella fede e nella vita, Elle Di Ci, Leuman (TO) 1983, p. 116. [3] Cfr. M.Borrmans, Islam e Cristianesimo. Le vie del dialogo, Ed. Paoline. Cinisello Balsamo (MI) 1993, pp.80-81. [4] G. Gharib, Musulmani, op. cit. p.1003. [5] Secondo il Corano , “la Famiglia di Imran”, è una delle famiglie che: “Iddio ha eletto, sopra tutto il creato: Adamo, Noè, la famiglia di Abramo ….come progenie gli uni degli altri” (3,33-34) [6]il termine oggi designa la nicchia cieca che, nelle moschee, indica ai musulmani la direzione per la loro preghiera, verso la Mecca. [7] Cfr. A. Serra,Verginità, in Nuovo Dizionario di Mariologia, op. cit. p.1146 [8] M. Borrmans, op. cit. p.80 [9] L. Leonardi O.P. Maria, la madre di Gesù, nelle religioni di radice abramitica in Nicolaus 1995, p.77 [10] Ivi, p.81. [11] Sostiene Râzi, il grande commentatore del Corano morto nel 1209: “Dio la rese pura, dall’infedeltà, dalla ribellione, dalle azioni turpi e dalle abitudini biasimevoli”. [12] Cfr.G. ANAWATI, Maria nell’Islam in Sacra Dottrina 18(1973) p.275-283 [13] G. GHARIB, Musulmani in op. cit. p.1006-1007. [14] P.MAGNANINI-P.BRANCA,Islamismo, Ed. Studio Domenicano, Bologna 1995.
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