Premessa
1. La dottrina della giustificazione ha avuto unimportanza
fondamentale per la Riforma luterana del XVI secolo. Essa lha considerata l«articolo
primo e fondamentale» [1] e, al tempo stesso, la dottrina che «governa e giudica tutti
gli altri aspetti della dottrina cristiana». [2] Essa è stata particolarmente sostenuta
e difesa, nella sua accezione riformata e nel suo valore particolare a fronte della
teologia e della Chiesa cattolica romana del tempo, le quali sostenevano e difendevano da
parte loro una giustificazione dagli accenti diversi.Dal punto di vista riformato, la
giustificazione era il fulcro attorno al quale si cristallizzavano tutte le polemiche. Gli
scritti confessionali luterani [3] e il Concilio di Trento della Chiesa cattolica emisero
condanne dottrinali che sono valide ancora oggi e che sono causa di separazione tra le
Chiese.
2. Per la tradizione luterana, la giustificazione ha conservato tale
particolare valore. Per questo motivo essa ha assunto fin dallinizio un posto
importante anche nel dialogo ufficiale luterano-cattolico.
3. Si rimanda, in primo luogo, ai rapporti Il Vangelo e la Chiesa
(1972) [4] e Chiesa e giustificazione (1994) [5] della Commissione mista
internazionale cattolica-luterana, al rapporto Giustificazione per fede (1983) [6]
della Commissione cattolica-luterana negli Stati Uniti e allo studio Lehrverurteilungen
- kirchentrennend ? (Le condanne dottrinali dividono ancora le Chiese ?) (1986) [7]
del Gruppo di Lavoro ecumenico composto da teologi protestanti e cattolici in Germania.
Alcuni di questi documenti di dialogo sono stati oggetto di una ricezione ufficiale.
Esempio importante, a questo riguardo, è la ricezione delle conclusioni dello studio
sulle condanne dottrinali del XVI secolo. La Chiesa evangelica luterana unita della
Germania, assieme ad altre Chiese protestanti tedesche, ha redatto una presa di posizione
su tale documento alla quale è stato conferito il massimo riconoscimento ecclesiale
(1994).[8]
4. Nella discussione sulla giustificazione tutti i documenti di
dialogo citati e le prese di posizione ad essi relative mostrano in alto grado un
orientamento comune e un giudizio comune. È giunto quindi il momento di tracciare un
bilancio e di riassumere i risultati dei dialoghi sulla giustificazione per informare con
la necessaria precisione e concisione le nostre Chiese e permettere loro di
esprimersi in modo vincolante sullargomento.
5. La presente Dichiarazione congiunta ha precisamente tale scopo.
Essa vuole mostrare che, sulla base di questo dialogo, le Chiese luterane e la Chiesa
cattolica [9] che lo sottoscrivono sono ormai in grado di enunciare una comprensione
comune della nostra giustificazione operata dalla grazia di Dio per mezzo della fede in
Cristo. Questa Dichiarazione non contiene tutto ciò che si insegna in ciascuna Chiesa
sulla giustificazione ; tuttavia essa esprime un consenso su verità fondamentali della
dottrina della giustificazione, mostrando come elaborazioni che permangono diverse non
sono più suscettibili di provocare condanne dottrinali.
6. La nostra dichiarazione non è una presentazione nuova e autonoma
che si aggiunge ai rapporti di dialogo e ai documenti precedenti, né intende sostituirsi
ad essi. Come dimostra lappendice sulle fonti, la presente Dichiarazione si
riferisce ai testi che lhanno preceduta e agli argomenti ivi presentati.
7. Proprio come gli stessi dialoghi, anche questa Dichiarazione
congiunta si basa sulla convinzione che il superamento delle condanne e delle questioni
controverse non equivale a prendere alla leggera separazioni e condanne, né equivale a
sconfessare il passato di ciascuna delle nostre Chiese. Essa è tuttavia convinta che
affiorino nella storia delle nostre Chiese modi nuovi di valutare e si producano sviluppi,
i quali non soltanto possono permettere, ma esigono che si verifichino e vengano
esaminate, sotto una nuova angolatura, le questioni che dividono e le condanne.
1. Messaggio biblico della giustificazione
8. Il modo che ci è comune di porci allascolto della Parola di
Dio nella Sacra Scrittura ci ha condotto a tali valutazioni nuove. Ascoltiamo insieme il
Vangelo, il quale ci dice che «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio
unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna» (Gv
3, 16). Nella Sacra Scrittura questa buona novella viene rappresentata in diversi modi.
NellAntico Testamento ascoltiamo la parola di Dio che ci parla del peccato umano (Sal
51, 1-5 ; Dn 9, 5s ; Qo 8, 9s ; Esd 9, 6s), della disobbedienza
umana (Gen 3, 1-19; Ne 9, 16s. 26), della giustizia (Is 46, 13 ; 51,
5-8 ; 56, 1 ; [cfr. 53, 11] ; Ger 9, 24) e del giudizio di Dio (Qo 12, 14 ; Sal
9, 5s ; 76, 7-9).
9. Nel Nuovo Testamento, in Matteo (5, 10 ; 6, 33 ; 21, 32), Giovanni
(16, 8-11), nella Lettera agli Ebrei (5, 1-3 ; 10, 37s) e nella Lettera di Giacomo (2,
14-26) i temi della «giustizia» e della «giustificazione» non sono trattati nello
stesso modo. [10] Anche nelle Lettere paoline il dono della salvezza è evocato in diversi
modi : fra altro, come «liberazione in vista della libertà» (Gal 5, 1-13 ; cfr. Rm
6, 7), «riconciliazione con Dio» (2 Cor 5, 18-21 ; cfr. Rm 5, 11), «pace
con Dio» (Rm 5, 1), «nuova creazione» (2 Cor 5, 17), come «vita per Dio
in Cristo Gesù» (Rm 6, 11.23) o «santificazione in Cristo Gesù» (cfr. 1 Cor
1, 2 ; 1, 30 ; 2 Cor 1, 1). Tra queste descrizioni ha un posto di spicco quella
della «giustificazione» del peccatore nella fede per mezzo della grazia di Dio (Rm
3, 23-25), che è stata più specialmente messa in evidenza allepoca della
Riforma.
10. Paolo descrive il Vangelo come forza di Dio per la salvezza delluomo
in preda al potere del peccato : come messaggio che proclama la «giustizia di Dio che si
rivela mediante la fede e in vista della fede» (Rm 1, 17s) e dà la
«giustificazione» (Rm 3, 21-31). Egli annuncia Cristo come «nostra giustizia»
(cfr. 1 Cor 1, 30), applicando al Signore risorto ciò che Geremia annunciava al
riguardo di Dio stesso (Ger 23, 6). Nella morte e risurrezione di Cristo si
radicano tutte le dimensioni della sua opera salvifica, poiché egli è il «nostro
Signore, il quale è stato messo a morte per i nostri peccati ed è stato risuscitato per
la nostra giustificazione» (Rm 4, 25). Tutti gli esseri umani hanno bisogno della
giustizia di Dio, poiché «tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio» (Rm
3, 23 ; cfr. Rm 1, 18 - 3, 20 ; 11, 32 ; Gal 3, 22). Nella Lettera ai
Galati (3, 6) e nella Lettera ai Romani (4, 3-9), Paolo comprende la fede di
Abramo (Gen 15, 6) come fede in quel Dio che giustifica il peccatore (Rm 4,
5). Egli fa appello alla testimonianza dellAntico Testamento per affermare con forza
il suo Vangelo proclamando che la giustizia è conferita a tutti coloro che, come Abramo,
confidano nella promessa di Dio. «Il giusto vivrà per la sua fede» (Ab 2, 4 ;
cfr. Gal 3, 11 ; Rm 1, 17). Nelle Lettere paoline, la giustizia di Dio è
anche forza di Dio per ciascun credente (Rm 1, 16s). In Cristo, egli fa sì che
essa diventi nostra giustizia (2 Cor 5, 21). La giustificazione ci è conferita
mediante Cristo Gesù, che «Dio ha prestabilito a servire come strumento di espiazione
per mezzo della fede, nel suo sangue» (Rm 3, 25 ; cfr. 3, 21-28). «Per questa
grazia infatti siete salvi mediante la fede ; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio ;
né viene dalle opere» (Ef 2, 8s).
11. La giustificazione è perdono dei peccati (Rm 3, 23-25 ; At
13, 39 ; Lc 18, 14), liberazione dal potere di dominio esercitato dal peccato e
dalla morte (Rm 5, 12-21) e liberazione dalla maledizione della Legge (Gal
3, 10-14). Essa è già da ora accoglienza nella comunione con Dio, e lo sarà pienamente
nel regno di Dio che viene (Rm 5, 1s). La giustificazione unisce a Cristo, alla sua
morte e risurrezione (Rm 6, 5). Essa si realizza nel ricevere lo Spirito Santo nel
battesimo il quale è incorporazione nellunico corpo (Rm 8, 1s.9s ; 1 Cor
12, 12s). Tutto questo viene unicamente da Dio, a causa di Cristo, per opera della grazia
mediante la fede nel «Vangelo del Figlio di Dio» (Rm 1, 1-3).
12. I giustificati vivono della fede che sgorga dalla parola di
Cristo (Rm 10, 17) e agisce nellamore (Gal 5, 6), il quale è frutto
dello Spirito (Gal 5, 22s). Poiché i credenti continuano tuttavia a subire le
tentazioni di potenze e di concupiscenze esteriori e interiori (Rm 8, 35-39 ; Gal
5, 16-21) e cadono nel peccato (1 Gv 1, 8.10), essi debbono sempre di più
porsi allascolto delle promesse di Dio, confessare i loro peccati (1 Gv 1,
9), partecipare al corpo e al sangue di Cristo ed essere esortati a vivere in modo
conforme alla volontà di Dio e in modo giusto. Per questo motivo, lapostolo dice ai
giustificati : «Attendete alla vostra salvezza con timore e tremore. È Dio infatti che
suscita in voi il volere e loperare secondo i suoi benevoli disegni» (Fil 2,
12s). Ma la buona novella permane : «Non cè più nessuna condanna per quelli che
sono in Cristo Gesù» (Rm 8, 1) e nei quali Cristo vive (Gal 2, 20).
Mediante lopera di giustizia di Cristo vi sarà per tutti gli uomini «la
giustificazione che dà vita» (Rm 5, 18).
2. La giustificazione come problema ecumenico
13. Le interpretazioni e applicazioni contraddittorie del messaggio
biblico della giustificazione sono state nel XVI secolo una causa primaria della divisione
della Chiesa dOccidente, la quale ha anche avuto effetti sulle condanne dottrinali.
Una comune comprensione della giustificazione è quindi fondamentale e indispensabile per
il superamento della divisione delle Chiese. Facendo sue le intuizioni dei recenti studi
biblici e attingendo alle moderne ricerche della storia della teologia e della storia dei
dogmi, il dialogo ecumenico, realizzato dal Concilio Vaticano II in poi, ha condotto ad
una significativa convergenza a riguardo della dottrina della giustificazione. Essa
permette di formulare in questa Dichiarazione congiunta un consenso su verità
fondamentali della dottrina della giustificazione secondo il quale le condanne dottrinali
del XVI secolo ad essa relative oggi non riguardano più la controparte.
3. La comune comprensione della giustificazione
14. Le Chiese luterane e la Chiesa cattolica romana hanno ascoltato
insieme la buona novella proclamata dalla Sacra Scrittura, ciò che ha permesso loro,
unitamente alle conversazioni teologiche di questi ultimi anni, di pervenire ad una
comprensione condivisa della giustificazione. Questultima comporta un consenso su
verità fondamentali. Le elaborazioni tra loro diverse riscontrabili nei singoli testi e
dichiarazioni sono compatibili con tale consenso.
15. Insieme crediamo che la giustificazione è opera di Dio uno e
trino. Il Padre ha inviato il Figlio nel mondo per la salvezza dei peccatori. Lincarnazione,
la morte e la resurrezione di Cristo sono il fondamento e il presupposto della
giustificazione. Pertanto, la giustificazione significa che Cristo stesso è nostra
giustizia, alla quale partecipiamo, secondo la volontà del Padre, per mezzo dello Spirito
Santo. Insieme confessiamo che non in base ai nostri meriti, ma soltanto per mezzo della
grazia, e nella fede nellopera salvifica di Cristo, noi siamo accettati da Dio e
riceviamo lo Spirito Santo, il quale rinnova i nostri cuori, ci abilita e ci chiama a
compiere le buone opere.[11]
16. Tutti gli uomini sono chiamati da Dio alla salvezza in Cristo.
Soltanto per mezzo di lui noi siamo giustificati dal momento che riceviamo questa salvezza
nella fede. La fede stessa è anchessa dono di Dio per mezzo dello Spirito Santo che
agisce, per il tramite della Parola e dei Sacramenti, nella comunità dei credenti,
guidandoli verso quel rinnovamento della vita che Dio porta a compimento nella vita
eterna.
17. Condividiamo anche la convinzione che il messaggio della
giustificazione ci orienta in modo particolare verso il centro stesso della testimonianza
che il Nuovo Testamento dà dellazione salvifica di Dio in Cristo : essa ci dice che
noi, in quanto peccatori, dobbiamo la nostra vita nuova soltanto alla misericordia di Dio
che perdona e che fa nuove tutte le cose, misericordia che noi possiamo ricevere soltanto
come dono nella fede, ma che non possiamo meritare mai e in nessun modo.
18. Pertanto, la dottrina della giustificazione che assume e sviluppa
tale messaggio, non è soltanto una singola parte dellinsegnamento di fede
cristiano. Essa si pone in una relazione essenziale con tutte le verità della fede che
vanno considerate interiormente connesse tra loro. Essa è un criterio irrinunciabile che
orienta continuamente a Cristo tutta la dottrina e la prassi della Chiesa. Quando i
luterani sottolineano il significato del tutto singolare di questo criterio, essi non
negano la connessione e il significato di tutte le verità di fede. Quando i cattolici si
sentono vincolati da molteplici criteri, non per questo negano la particolare funzione del
messaggio della giustificazione. Luterani e cattolici tendono insieme alla meta di
confessare in ogni cosa Cristo, il solo nel quale riporre ogni fiducia, poiché egli è lunico
mediatore (1 Tm 2, 5s) attraverso il quale Dio nello Spirito Santo fa dono di sé e
effonde i suoi doni che tutto rinnovano (cfr. Fonti del cap. 3).
4. La spiegazione della comune comprensione della giustificazione
4.1 Incapacità e peccato delluomo di fronte alla
giustificazione
19. Insieme confessiamo che, luomo dipende interamente per la
sua salvezza dalla grazia salvifica di Dio. La libertà che egli possiede nei confronti
degli uomini e delle cose del mondo non è una libertà dalla quale possa derivare la sua
salvezza. Ciò significa che, in quanto peccatore, egli è soggetto al giudizio di Dio, e
dunque incapace da solo di rivolgersi a Dio per la sua salvezza, o di meritarsi davanti a
Dio la sua giustificazione, o di raggiungere la salvezza con le sue proprie forze. La
giustificazione avviene soltanto per opera della grazia. Dal fatto che cattolici e
luterani confessano insieme tutto questo, deriva quanto segue.
20. Quando i cattolici affermano che luomo, predisponendosi
alla giustificazione e alla sua accettazione, «coopera» con il suo assenso allazione
giustificante di Dio, essi considerano tale personale assenso non come unazione
derivante dalle forze proprie delluomo, ma come un effetto della grazia.
21. Secondo la concezione luterana, luomo è incapace di
cooperare alla propria salvezza, poiché, in quanto peccatore, egli si oppone attivamente
a Dio e alla sua azione salvifica. I luterani non negano che luomo possa rifiutare lazione
della grazia. Quando essi sottolineano che luomo può solo ricevere la
giustificazione mere passive, negano con ciò ogni possibilità di un contributo
proprio delluomo alla sua giustificazione, senza negare tuttavia la sua personale e
piena partecipazione nella fede, che è operata dalla stessa parola di Dio (cfr. Fonti del
cap. 4.1).
4.2 Giustificazione come perdono dei peccati e azione che rende
giusti
22. Insieme confessiamo che Dio perdona per grazia il peccato delluomo
e che, nel contempo, egli lo libera, durante la sua vita, dal potere assoggettante del
peccato, donandogli la vita nuova in Cristo. Quando luomo partecipa a Cristo nella
fede, Dio non gli imputa il suo peccato e fa agire in lui un amore attivo mediante lo
Spirito Santo. Entrambi questi aspetti dellazione salvifica di Dio non dovrebbero
essere scissi. Essi sono connessi nel senso che luomo, nella fede, viene unito a
Cristo, il quale è, nella sua Persona, la nostra giustizia (1 Cor 1, 30), proprio
come perdono dei peccati e presenza salvifica di Dio. Dal fatto che cattolici e luterani
confessano insieme tutto questo, deriva quanto segue.
23. Quando i luterani sottolineano che la giustizia di Cristo è la
nostra giustizia, vogliono affermare soprattutto che, con la dichiarazione di perdono, è
donata al peccatore la giustizia davanti a Dio in Cristo e che la sua vita è rinnovata
soltanto in unione con lui. Quando essi affermano che la grazia di Dio è amore che
perdona («favore di Dio» [12]), non negano il rinnovamento della vita del cristiano, ma
vogliono piuttosto affermare che la giustificazione è svincolata dalla cooperazione umana
e non dipende neppure dagli effetti di rinnovamento della vita che la grazia ha nelluomo.
24. Quando i cattolici sottolineano che il credente
riceve in dono il rinnovamento del suo essere interiore ricevendo la grazia, [13] essi
vogliono affermare che la grazia di Dio che reca il perdono è sempre legata al dono di
una vita nuova, la quale si esprime nello Spirito Santo, in un amore attivo ; con ciò
essi non negano tuttavia che il dono divino della grazia nella giustificazione resta
indipendente dalla cooperazione umana (cfr. Fonti del cap. 4.2)
4.3 Giustificazione mediante la fede e per grazia
25. Insieme confessiamo che il peccatore viene giustificato mediante
la fede nellazione salvifica di Dio in Cristo : questa salvezza gli viene donata
dallo Spirito Santo nel battesimo che è il fondamento di tutta la sua vita cristiana. Luomo,
nella fede giustificante che racchiude in sé la speranza in Dio e lamore per lui,
confida nella sua promessa misericordiosa. Questa fede è attiva nellamore e per
questo motivo il cristiano non può e non deve restare inoperoso. Tuttavia la
giustificazione non si fonda né si guadagna con tutto ciò che precede e segue nelluomo
il libero dono della fede.
26. Secondo il modo di comprendere luterano, Dio giustifica il
peccatore solo nella fede (sola fide). Nella fede, luomo confida totalmente
nel suo Creatore e Salvatore ed è così in comunione con lui. Dio stesso fa scaturire la
fede suscitando tale fiducia con la sua parola creatrice. Poiché questo agire di Dio è
una nuova creazione, essa riguarda tutte le dimensioni della persona e conduce a una vita
nella speranza e nellamore. Pertanto, linsegnamento della «giustificazione
soltanto per mezzo della fede» distingue, senza tuttavia separarli, il rinnovamento della
condotta di vita, necessariamente conseguenza della giustificazione, e senza la quale non
vi sarebbe la fede, dalla giustificazione stessa. Con ciò si evidenzia anzi il fondamento
di tale rinnovamento. Il rinnovamento della vita deriva dallamore di Dio donato alluomo
nella giustificazione. Giustificazione e rinnovamento della vita sono intimamente uniti in
Cristo che è presente nella fede.
27. Anche secondo il modo di comprendere cattolico la fede è
fondamentale per la giustificazione ; infatti, senza di essa non può esservi
giustificazione. Luomo, in quanto colui che ascolta la parola e crede, viene
giustificato mediante il battesimo. La giustificazione del peccatore è perdono dei
peccati e realizzazione della giustizia attraverso la grazia giustificante che fa di noi
dei figli di Dio. Nella giustificazione i giustificati ricevono da Cristo la fede, la
speranza e lamore e sono così accolti nella comunione con lui. [14] Questa nuova
relazione personale con Dio si fonda interamente sulla sua misericordia e permane
dipendente dallazione salvifica e creatrice di Dio misericordioso, il quale rimane
fedele a se stesso e nel quale luomo può quindi riporre la propria fiducia.
Pertanto luomo non potrà mai appropriarsi della grazia giustificante né appellarsi
ad essa davanti a Dio. Quando, secondo il modo di comprendere cattolico, si sottolinea il
rinnovamento della vita mediante la grazia giustificante, tale rinnovamento nella fede,
nella speranza e nellamore non può mai fare a meno della grazia gratuita di Dio ed
esclude ogni contributo alla giustificazione di cui luomo potrebbe vantarsi davanti
a Dio (Rm 3, 27 ; cfr. Fonti del cap. 4.3).
4.4 Lessere peccatore del giustificato
28. Insieme confessiamo che nel battesimo lo Spirito Santo unisce luomo
a Cristo, lo giustifica e effettivamente lo rinnova. E tuttavia il giustificato, durante
tutta la sua vita, non può mai fare a meno della grazia incondizionatamente giustificante
di Dio. Inoltre luomo non è svincolato dal dominio che esercita su di lui il
peccato e che lo stringe nelle sue spire (cfr. Rm 6, 12-14), né egli può esimersi
dal combattimento di tutta una vita contro lopposizione a Dio che proviene dalla
concupiscenza egoistica del vecchio Adamo (cfr. Gal 5, 16 ; Rm 7, 7.10).
Anche il giustificato deve chiedere ogni giorno perdono a Dio, così come si fa nel Padre
nostro (Mt 6, 12 ; 1 Gv 1, 9) ; egli è continuamente chiamato alla
conversione e alla penitenza e continuamente gli viene concesso il perdono.
29. Ciò è quanto i luterani vogliono intendere affermando che il
cristiano è «al tempo stesso giusto e peccatore». Egli è del tutto giusto, poiché
Dio, attraverso la Parola e il sacramento, gli perdona i peccati e gli accorda la
giustizia di Cristo, che egli fa propria nella fede e che lo rende giusto in Cristo
davanti a Dio. Tuttavia, guardando a se stesso egli riconosce, per mezzo della legge, di
rimanere al tempo stesso e del tutto peccatore, poiché in lui abita ancora il peccato (1
Gv 1, 8 ; Rm 7, 17.20) ; infatti, continua a riporre la sua fiducia in false
divinità e non ama Dio con quellamore indiviso che Dio, in quanto suo creatore,
esige da lui (Dt 6, 5; Mt 22, 36-40 e parr.). Questa opposizione a Dio è in
quanto tale un vero e proprio peccato. Ma, grazie ai meriti di Cristo, il potere
assoggettante del peccato è vinto. Non è più un peccato «che domina» il cristiano,
poiché esso è «dominato» mediante Cristo al quale il giustificato è unito nella fede
; così il cristiano, finché vive sulla terra, può condurre pur in modo discontinuo una
vita nella giustizia. E, nonostante il peccato, il cristiano non è più separato da Dio,
poiché, nato di nuovo mediante il battesimo e lo Spirito Santo, ritornando
quotidianamente al battesimo, egli riceve il perdono del suo peccato, per cui il suo
peccato non lo condanna più e non è più per lui causa di morte eterna. [15] Quindi,
affermando che il giustificato è anche peccatore e che la sua opposizione a Dio è un
vero e proprio peccato, i luterani con ciò non negano che egli, nonostante il peccato,
non sia separato da Dio in Cristo né che il suo peccato sia un peccato «assoggettato».
Nonostante le differenze nella concezione del peccato del giustificato, essi concordano su
questultimo punto con la parte cattolica.
30. I cattolici considerano che la grazia di Gesù Cristo conferita
nel battesimo, toglie tutto ciò che è «veramente» peccato, tutto ciò che «merita la
condanna» (Rm 8, 1), [16] ma che resta nelluomo uninclinazione
(concupiscenza) che viene dal peccato e spinge al peccato. Poiché i cattolici sono
convinti che il peccato umano comporti sempre un elemento personale, essi considerano che
lassenza di tale elemento non permette più di chiamare peccato nel senso proprio
del termine linclinazione ad opporsi a Dio. Con ciò essi non negano che tale
inclinazione non corrisponda al disegno originario di Dio sulluomo, né che essa,
ponendosi oggettivamente in opposizione a Dio e in contrasto con lui, costituisca una
lotta che dura tutta la vita ; riconoscenti per la salvezza ricevuta per mezzo di Cristo,
vogliono piuttosto affermare che linclinazione ad opporsi a Dio non merita la pena
di morte eterna[17] e non separa il giustificato da Dio. Tuttavia, quando il giustificato
si separa volontariamente da Dio, non gli è sufficiente ritornare allosservanza dei
comandamenti, ma occorre che egli riceva nel sacramento della riconciliazione il perdono e
la pace mediante la parola di perdono che gli è data in virtù dellopera di
riconciliazione di Dio in Cristo (cfr. Fonti del cap. 4.4).
4.5 La Legge e il Vangelo
31. Insieme confessiamo che luomo viene giustificato nella fede
nel Vangelo, «indipendentemente dalle opere della Legge» (Rm 3, 28). Cristo ha
portato a compimento la Legge e lha superata quale via alla salvezza mediante la sua
morte e risurrezione. Parimenti confessiamo che i comandamenti di Dio rimangono in vigore
per il giustificato e che Cristo nella sua parola e nella sua vita esprime la volontà di
Dio, che è anche per il giustificato la norma del suo agire.
32. I luterani fanno notare che la distinzione tra Legge e Vangelo
nonché la loro retta interrelazione sono essenziali per comprendere la giustificazione.
La Legge, nella sua accezione teologica, è esigenza e accusa ; ogni uomo, anche il
cristiano in quanto peccatore, è soggetto a tale esigenza e accusa vita natural durante e
la legge svela i suoi peccati, affinché egli possa, nella fede al Vangelo, rivolgersi
pienamente in Cristo alla misericordia di Dio, la sola che possa giustificarlo.
33. Poiché la Legge quale via per giungere alla salvezza è stata
portata a compimento e superata dal Vangelo, i cattolici possono dire che Cristo non è un
legislatore nel senso di Mosé. Sottolineando che il giustificato è tenuto allosservanza
dei comandamenti di Dio, i cattolici non negano che la grazia della vita eterna è stata
misericordiosamente promessa ai figli di Dio mediante Gesù Cristo [18] (cfr. Fonti del
cap. 4.5).
4.6 La certezza della salvezza
34. Insieme confessiamo che i credenti possono fare affidamento sulla
misericordia e sulle promesse di Dio. Anche nella loro debolezza e nelle molteplici
minacce che mettono in pericolo la loro fede, essi possono contare, in forza della morte e
della resurrezione di Cristo, sulla promessa efficace della grazia di Dio nella Parola e
nel sacramento ed essere così certi di questa grazia.
35. I riformatori hanno accentuato in modo particolare il fatto che,
nella prova, il credente non deve rivolgere lo sguardo a se stesso, ma a Cristo e fare
affidamento in modo totale soltanto su di lui. Riponendo così la sua fiducia nella
promessa di Dio, egli è certo della sua salvezza, mentre non ne è mai certo se guarda a
se stesso.
36. I cattolici possono condividere lorientamento dei
riformatori che consiste nel fondare la fede sulla realtà oggettiva della promessa di
Cristo, a prescindere dalla personale esperienza e nel confidare unicamente nella promessa
di Cristo (cfr. Mt 16, 19 ; 18, 18). Con il Concilio Vaticano II, i cattolici
affermano che credere significa abbandonarsi interamente a Dio,[19] che ci libera dalle
tenebre del peccato e della morte e ci desta alla vita eterna.[20] In questo senso luomo
non può credere in Dio e contemporaneamente ritenere che la sua promessa non è
affidabile. Nessuno può dubitare della misericordia di Dio e del merito di Cristo,
allorché ciascuno può temere per la sua salvezza se considera le sue debolezze e le sue
mancanze. Il credente, proprio conoscendo i suoi fallimenti, può essere certo che Dio
vuole la sua salvezza (cfr. fonti del cap. 4.6).
4.7 Le buone opere del giustificato
37. Insieme confessiamo che le buone opere una vita cristiana
nella fede nella speranza e nellamore sono la conseguenza della
giustificazione e ne rappresentano i frutti. Quando il giustificato vive in Cristo e
agisce nella grazia che ha ricevuto, egli dà, secondo un modo di esprimersi biblico, dei
buoni frutti. Tale conseguenza della giustificazione è per il cristiano anche un dovere
da assolvere, in quanto egli lotta contro il peccato durante tutta la sua vita ; per
questo motivo Gesù e gli scritti apostolici esortano i cristiani a compiere opere damore.
38. Secondo la concezione cattolica, le buone opere, compiute per
mezzo della grazia e dellazione dello Spirito Santo, contribuiscono ad una crescita
nella grazia, di modo che la giustizia ricevuta da Dio è preservata e la comunione con
Cristo approfondita. Quando i cattolici affermano il «carattere meritorio» delle buone
opere, essi intendono con ciò che, secondo la testimonianza biblica, a queste opere è
promesso un salario in cielo. La loro intenzione è di sottolineare la responsabilità
delluomo nei confronti delle sue azioni, senza contestare con ciò il carattere di
dono delle buone opere, e tanto meno negare che la giustificazione stessa resta un dono
immeritato della grazia.
39. Anche nei luterani si riscontra il concetto di una preservazione
della grazia e di una crescita nella grazia e nella fede. Anzi, essi sottolineano che la
giustizia in quanto accettazione per mezzo di Dio e partecipazione alla giustizia di
Cristo, è sempre perfetta. Al tempo stesso affermano che i suoi effetti possono crescere
nella vita cristiana. Considerando le buone opere del cristiano come «frutti» e
«segni» della giustificazione e non «meriti» che gli sono propri, essi comprendono,
allo stesso modo, conformemente al Nuovo Testamento, la vita eterna come «salario»
immeritato nel senso del compimento della promessa di Dio ai credenti (cfr. Fonti del cap.
4.7).
5. Limportanza e la portata del consenso raggiunto
40. La comprensione della dottrina della giustificazione esposta in
questa Dichiarazione mostra lesistenza di un consenso tra luterani e cattolici su
verità fondamentali di tale dottrina della giustificazione. Alla luce di detto consenso
sono accettabili le differenze che sussistono per quanto riguarda il linguaggio, gli
sviluppi teologici e le accentuazioni particolari che ha assunto la comprensione della
giustificazione, così come esse sono state descritte sopra nei numeri 18-39. Per questo
motivo lelaborazione luterana e lelaborazione cattolica della fede nella
giustificazione sono, nelle loro differenze, aperte luna allaltra e tali da
non invalidare di nuovo il consenso raggiunto su verità fondamentali.
41. Con ciò, le condanne dottrinali del XVI secolo, nella misura in
cui esse si riferiscono allinsegnamento della giustificazione, appaiono sotto una
nuova luce : linsegnamento delle Chiese luterane presentato in questa Dichiarazione
non cade sotto le condanne del Concilio di Trento. Le condanne delle Confessioni luterane
non colpiscono linsegnamento della Chiesa cattolica romana così come esso è
presentato in questa Dichiarazione.
42. Con questo non si vuole tuttavia togliere nulla alla serietà delle
condanne dottrinali legate alla dottrina della giustificazione. Alcune di esse non erano
semplicemente senza fondamento. Per noi, esse mantengono «il significato di salutari
avvertimenti» di cui dobbiamo tenere conto nella dottrina e nella prassi. [21]
43. Il nostro consenso su verità fondamentali della dottrina della
giustificazione deve avere degli effetti e trovare un riscontro nella vita e nellinsegnamento
delle Chiese. Al riguardo permangono ancora questioni, di importanza diversa, che esigono
ulteriori chiarificazioni. Esse riguardano, tra laltro, la relazione esistente tra
Parola di Dio e insegnamento della Chiesa, lecclesiologia, lautorità nella
Chiesa e la sua unità, il ministero e i sacramenti, ed infine la relazione tra
giustificazione e etica sociale. Siamo convinti che la comprensione comune da noi
raggiunta offra la base solida per detta chiarificazione. Le Chiese luterane e la Chiesa
cattolica si adopereranno ad approfondire la comprensione comune esistente affinché essa
possa dare i suoi frutti nellinsegnamento e nella vita ecclesiale.
44. Ringraziamo il Signore per questo passo decisivo verso il
superamento della divisione ecclesiale. Preghiamo lo Spirito Santo affinché egli continui
a guidarci verso quellunità visibile che è la volontà di Cristo.
Fonti per la Dichiarazione congiunta
sulla giustificazione
Nelle
sezioni III e IV della Dichiarazione congiunta
si riprendono formulazioni di diversi dialoghi luterani-cattolici. In dettaglio, si tratta
dei seguenti documenti :
- Commissione Mista Internazionale
cattolica-luterana, Dichiarazione
comune Tutti sotto uno stesso Cristo sulla Confessio Augustana; EO 1/1405ss;
- Denzinger-Schönmetzer, Enchiridion
Symbolorum..., edizioni 32-36;
- Denzinger-Hünermann, Enchiridion
Symbolorum..., dalla 37.ma edizione, bilingue;
- H. Denzinger, Enchiridion
Symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum, ed. bilingue a cura
di P. Hünermann, EDB, Bologna 1995;
- Pontificio consiglio per la promozione dellunità
dei cristiani, Gutachten zur Studie
«Lehrverurteilungen - kirchentrennend? (Parere sullo studio Lehrverurteilungen - kirchentrennend ?), Vaticano
1992 (testo non pubblicato);
- Commissione cattolica-luterana negli Stati Uniti, Giustificazione per fede, 1983; EO 2/2759ss;
- K. Lehmann, W.
Pannenberg (a cura di), Lehrverurteilungen -
kirchentrennend? I.
Rechtfertigung, Sakramente und Amt im Zeitalter der Reformation und heute, Freiburg
1986;
- «Presa
di posizione» della Commissione congiunta tra la
Chiesa evangelica luterana unita di Germania ed il Comitato nazionale tedesco della Federazione Luterana
Mondiale a riguardo del documento «Lehrverurteilungen
- kirchentrennend?»: Stellungnahme zum
Dokument «Lehrverurteilungen - kirchentrennend?» (13 settembre 1991), in
«Lehrverurteilung im Gespräch», a cura dellUfficio della Conferenza di
Arnoldshaim, del Segretariato della Chiesa evangelica in Germania e del Segretariato
luterano della Chiesa evangelica luterana unita di Germania, Frankfurt 1993, 57-160;
Su 3. La comprensione comune della
giustificazione, nn. 17 et 18: cf. soprattutto Lehrverurteilungen,
75 e Stellungnahme, 95.
- «Un
tipo di giustificazione incentrata sulla fede e concepita in senso giuridico è di
importanza determinante in Paolo e, in un certo senso, per la Bibbia nella sua totalità,
anche se non è affatto lunico concetto usato dalla Bibbia o da Paolo per
rappresentare lopera salvifica di Dio» (Giustificazione
per fede, n. 146; EO 2/2906).
- «I
cattolici, così come i luterani, possono riconoscere la necessità di verificare le
pratiche, le strutture e le teologie della chiesa nella misura in cui esse favoriscono o
ostacolano la proclamazione delle promesse libere e misericordiose di Dio in Cristo
Gesù, che possono essere accolte in modo giusto solo mediante la fede (cf. sopra, n. 28)»
(Giustificazione per fede, n. 153; EO 2/2913).
Sull«affermazione
fondamentale» (Giustificazione per fede, n.
157; cfr. n. 4 (EO 2/2917), si dice:
- «Questa
affermazione, come la dottrina della Riforma sulla giustificazione per sola fede
costituisce il criterio per giudicare tutte le pratiche, le strutture e le tradizioni
della chiesa proprio perché esso è in analogia a Cristo solo (solus Christus). Soltanto in lui, in ultima
analisi, si deve riporre ogni fiducia quale unico mediatore per mezzo del quale Dio, nello
Spirito Santo, effonde i suoi doni di salvezza. I partecipanti a questo dialogo affermano
che tutti gli insegnamenti, le pratiche e i riti cristiani dovrebbero realizzarsi in modo
da promuovere lobbedienza della fede (Rm 1, 15) nellazione salvifica di Dio, in
Cristo Gesù solo e per mezzo dello Spirito Santo, per la salvezza dei fedeli e a lode e
onore del Padre celeste» (Giustificazione per fede,
n. 160; EO 2/2920).
-
«Perciò la giustificazione, e soprattutto il suo fondamento biblico, conserva per sempre
nella chiesa una funzione specifica: quella di mantenere viva nella coscienza dei
cristiani la consapevolezza che noi peccatori viviamo unicamente grazie allamore
misericordioso di Dio, che noi possiamo soltanto accettare che egli effonda su di noi, ma
che in alcun modo possiamo meritare, seppure in una qualche forma limitata,
né possiamo vincolare a condizioni previe o a postcondizioni che dipendessero da noi. La
giustificazione diventa così il termine critico di paragone per valutare in
ogni momento se una concreta interpretazione della nostra relazione a Dio possa o meno
essere considerata cristiana. Essa diventa al tempo stesso per la chiesa il
termine critico di paragone per valutare costantemente se il suo annuncio e la sua prassi
corrispondono a ciò che le è stato donato dal suo Signore» (Lehrverurteilungen, 75).
- «Laccordo
sul fatto che la giustificazione è importante non solo come insegnamento particolare nellinsieme
degli insegnamenti delle nostre Chiese in materia di fede, ma anche come termine critico
di paragone per la loro dottrina e la loro prassi, costituisce, dal punto di vista
luterano, un progresso fondamentale nel dialogo ecumenico tra le nostre chiese, tanto
fondamentale da non essere mai abbastanza sottolineato» (Stellungnahme, 95, cf. 157).
- Per i
luterani e i cattolici la giustificazione occupa certamente un diverso posto nella hierarchia veritatum; tuttavia gli uni e gli
altri concordano del ritenere che la giustificazione trovi la sua specifica funzione nel
fatto di essere un termine critico di paragone in base al quale poter valutare in
ogni momento se una concreta interpretazione della nostra relazione a Dio possa o meno
essere considerata cristiana. Essa diventa al tempo stesso per la Chiesa il
termine critico di paragone in base al quale costantemente valutare se il suo annuncio e
la sua prassi corrispondono a ciò che le è stato affidato dal suo Signore. Ma limportanza
criteriologica della giustificazione nellambito della dottrina dei sacramenti, dellecclesiologia,
e delletica richiede studi più approfonditi» (Gutachten, 106s).
Su 4.1. Incapacità e peccato delluomo di
fronte alla giustificazione, nn. 19-21; cf. soprattutto Lehrverurteilungen, 48ss, 53; Stellungnahme, 77-81; 53s.
- «Coloro
che sono dominati dal peccato non possono far niente per meritare la giustificazione, che
è dono gratuito della grazia di Dio. Perfino i prodromi della giustificazione, per
esempio il pentimento, la preghiera per ottenere la grazia e il desiderio del perdono,
devono essere unopera di Dio in noi» (Giustificazione
per fede, n. 156, 3; EO 2/2916).
- «Per
entrambi non si tratta di negare un vero coinvolgimento delluomo... Tuttavia una
risposta non è unopera. La risposta della fede è essa stessa operata
dalla Parola della promessa che non può essere ottenuta con la forza e che giunge alluomo
dal di fuori. Vi può essere cooperazione soltanto nel senso che il cuore sta
presso la fede quando la Parola lo raggiunge e suscita la fede» (Lehrverurteilungen, 53, 12-22).
- «I
canoni 4, 5, 6 e 9 del concilio di Trento esprimono ancora una significativa differenza
circa la giustificazione soltanto se la dottrina luterana basa la relazione tra Dio e la
sua creatura nella giustificazione sottolineando tanto fortemente il monergismo
divino o la sola azione di Cristo da escludere nella giustificazione la funzione
essenziale della libera accettazione della grazia di Dio da parte delluomo, libera
accettazione che è essa stessa un dono di Dio» (Gutachten,
25).
«Dal
punto di vista luterano, la rigorosa sottolineatura della passività delluomo nella
sua giustificazione non ha mai inteso negare il suo pieno coinvolgimento personale nella
fede, ma soltanto escludere ogni cooperazione nellevento stesso della
giustificazione. Questultima è solo opera di Cristo, solo opera della grazia» (Stellungnahme, 84, 3-8).
Su 4.2. Giustificazione come perdono dei peccati
e azione che rende giusti, nn. 22-24; cf. Giustificazione
per fede, nn. 98-101; EO 2/2858-2861; Lehrverurteilungen, 53ss; Stellungnahme, 74ss; cf. anche le citazioni a
4.3.
-
«Mediante la giustificazione siamo a un tempo dichiarati e resi giusti. La
giustificazione, quindi, non è una finzione giuridica. Dio, nel giustificare, opera ciò
che promette; egli perdona il peccato e ci rende veramente giusti» (Giustificazione per fede, n. 156, 5; EO 2/2916).
- «(...)
la teologia riformata non trascura ciò che la dottrina cattolica sottolinea, cioè il
carattere che crea e rinnova dellamore di Dio. Né essa afferma (...) limpotenza
di Dio di fronte a un peccato che, nella giustificazione, è semplicemente
perdonato, senza tuttavia sottrarre a questo peccato il potere che esso ha di separare il
peccatore da Dio» (Lehrverurteilungen, 55,
25-29).
- «(...)
questa [la dottrina luterana] non ha mai compreso il computo della giustizia di
Cristo come privo di conseguenze nella vita del credente, poiché la parola di
Cristo opera ciò che dice. Di conseguenza, la dottrina luterana non comprende la grazia
come un favore accordato da Dio, bensì e assolutamente come forza efficace (...) Infatti,
dove cè perdono dei peccati cè anche vita e salvezza» (Stellungnahme, 86, 15-23).
- «(...)
la teologia cattolica non trascura ciò che la teologia evangelica sottolinea, cioè il
carattere della grazia personale e legato alla parola; né ritiene la grazia come un
qualcosa che luomo ha concretamente a sua disposizione, seppure come possesso che
gli è donato» (Lehrverurteilungen, 55,
21-24).
Su 4.3. Giustificazione mediante la fede e per
grazia, nn. 25-27; cf. soprattutto Giustificazione
per fede, nn. 105ss; EO 2/2865ss; Lehrverurteilungen, 56-59; Stellungnahme, 87-90.
- «Se si
traduce da una lingua allaltra, il discorso dei riformatori sulla giustificazione
per fede corrisponde al discorso dei cattolici sulla giustificazione per grazia mentre,
ciò che la dottrina riformata esprime con il termine fede corrisponde in
sostanza a ciò che la dottrina cattolica compendia, sulla scia di 1 Cor 13, 13, nella triade fede, speranza e
carità» (Lehrverurteilungen, 59,
5-15).
-
«Sottolineiamo che la fede nel senso del primo comandamento è anche amore per Dio e
speranza in lui che si esprime nellamore per il prossimo» (Stellungnahme, 89, 8-11).
- «I
cattolici (...) analogamente ai luterani, insegnano che niente di ciò che precede il dono
gratuito della fede merita la giustificazione e che tutti i doni di salvezza di Dio
provengono soltanto da Cristo» (Giustificazione
per fede, n. 105; EO 2/2865).
- «I
riformatori comprendono (...) la fede come perdono e comunione con Cristo operati dalla
stessa parola di promessa. Questo è il fondamento del nuovo essere, attraverso il quale
la carne del peccato è morta e luomo nuovo ha la vita in Cristo (sola fide per Christum). Ma anche se una tale fede
rinnova necessariamente luomo, il cristiano non basa la sua fiducia sulla sua nuova
vita, ma unicamente sulla promessa della grazia di Dio. Laccettazione nella fede di
tale promessa da parte delluomo è sufficiente, se la fede viene intesa
come fiducia nella promessa (fides
promissionis)» (Lehrverurteilungen, 56,
18-26).
- Cf.
concilio di Trento, sess. 6, c. 7: «(...) Ne consegue che nella stessa giustificazione luomo,
insieme alla remissione dei peccati, riceve per mezzo di Gesù Cristo, sul quale egli è
innestato, tutti questi doni infusi: fede, speranza e carità» (Denz 1530).
-
«Secondo la concezione evangelica, la fede che aderisce incondizionatamente alla promessa
di Dio nella Parola e nel sacramento è sufficiente per essere giustificati davanti a Dio,
cosicché il rinnovamento delluomo, senza il quale non può esservi fede, non
apporta, da parte sua, alcun contributo alla giustificazione» (Lehrverurteilungen, 59, 19-23).
- «Come
luterani restiamo fedeli alla distinzione fra giustificazione e santificazione, fra fede e
opere. Distinguere non vuole dire tuttavia separare» (Stellungnahme, 89, 6-8).
- «La
dottrina cattolica concorda con la posizione riformata secondo cui il rinnovamento delluomo
non apporta alcun contributo alla giustificazione, né tantomeno un contributo
di cui egli potrebbe valersi davanti a Dio (...) Tuttavia la dottrina cattolica si sente
in obbligo di sottolineare il rinnovamento delluomo per mezzo della grazia
giustificante in modo da confessare così la potenza rigeneratrice di Dio, intendendo
indubbiamente che tale rinnovamento nella fede, nella speranza e nella carità non è
altro che la risposta alla grazia insondabile di Dio.
- «La
dottrina cattolica non è più in contrasto con noi nella misura in cui essa sottolinea: -
che la grazia deve essere compresa in senso personale e legata alla parola; -
che il rinnovamento altro non è se non la risposta suscitata dalla parola stessa di Dio;
e - che il rinnovamento delluomo non dà nessun contributo alla
giustificazione, anzi che esso non è un contributo al quale luomo potrebbe fare
appello davanti a Dio» (Stellungnahme,
89, 12-21).
Su 4.4. Lessere peccatore del giustificato,
nn. 28-31; cf. soprattutto Giustificazione per fede,
nn. 102ss; EO 2/2862; Lehrverurteilungen, 50-53; Stellungnahme, 81ss.
- «Per
quanto giuste e sante, esse [le persone giustificate] cadono di tanto in tanto nei peccati
della vita quotidiana. In più, lazione dello Spirito non esime i credenti dalla
lotta di tutta una vita contro le tendenze peccaminose. La concupiscenza e gli altri
effetti del peccato originale e personale, secondo la dottrina cattolica, continuano a
sussistere nella persona giustificata, la quale deve quindi pregare Dio ogni giorno per
chiedere perdono» (Giustificazione per fede,
n. 102; EO 2/2862).
- «La
dottrina tridentina e quella riformata concordano nellaffermare che il peccato
originale come anche la concupiscenza che rimane, sono in opposizione a Dio (...), e
oggetto della lotta di tutta una vita contro il peccato (...); esse concordano nellaffermare
che, dopo il battesimo, nel giustificato la concupiscenza non separa più luomo da
Dio, cioè, in linguaggio tridentino, non è più peccato in senso vero e proprio
e, in linguaggio luterano, è peccatum
regnatum (peccato dominato)» (Lehrverurteilungen,
52, 14-24).
- «Si
tratta ora di chiedersi in che modo si possa parlare di peccato nei giustificati, senza
limitare la realtà della salvezza. Mentre la parte luterana esprime questa tensione con lespressione
peccato dominato (peccatum regnatum),
che presuppone la dottrina del cristiano come giusto e peccatore al tempo stesso
(simul iustus et peccator), la parte cattolica
ha pensato di poter salvaguardare la realtà della salvezza limitandosi a negare il
carattere peccaminoso della concupiscenza. Un significativo avvicinamento delle posizioni
a proposito di questa questione è raggiunto nel documento Lehrverurteilungen dove la concupiscenza che resta
nel giustificato è descritta come opposizione a Dio ed è pertanto
qualificata come peccato» (Stellungnahme, 82,
29-39).
Su 4.5. Legge e Vangelo, nn. 32-34:
- Secondo
linsegnamento paolino qui si tratta della legge giudaica quale via alla salvezza.
Essa è stata portata a compimento e superata in Cristo. E così che va intesa
questa affermazione e la conseguenza che ne deriva.
- Sui
canoni 19s del concilio di Trento Stellungnahme
(89, 28-36) afferma quanto segue: «Ovviamente, i dieci comandamenti valgono per il
cristiano, come si dice in molti passi degli scritti confessionali (...) Laffermazione
del can. 20, secondo cui luomo è tenuto allosservanza dei comandamenti di
Dio, non ci tocca; ci tocca invece laffermazione dello stesso can. 20, secondo cui
la fede possiede un potere santificante solo a condizione che si osservino i comandamenti.
Ciò che il canone afferma riguardo ai comandamenti della chiesa non fa problema se questi
comandamenti si limitano a esprimere e inculcare i comandamenti di Dio; in caso contrario,
la cosa farebbe problema».
Su 4.6. Certezza della salvezza, nn. 35-37; cf.
soprattutto Lehrverurteilungen, 59-63; Stellungnahme, 90ss.
- «La
domanda è come può e deve vivere luomo davanti a Dio, nonostante le sue debolezze
e con le sue debolezze» (Lehrverurteilungen,
60, 5s).
-
«Fondamento e punto di partenza (dei riformatori)... sono: laffidabilità e la
sufficienza della promessa di Dio e del potere della morte e risurrezione di Cristo; la
debolezza umana e la minaccia che essa costituisce per la fede e per la salvezza (Lehrverurteilungen, 67, 17-20).
- Anche il
concilio di Trento sottolinea che è necessario credere «che i peccati non sono rimessi,
né lo sono mai stati, se non gratuitamente [cioè senza proprio merito] dalla divina
misericordia a causa del Cristo» (Denz
1533) e che non si deve dubitare «della misericordia di Dio, dei meriti del Cristo, del
valore e dellefficacia dei sacramenti» (Denz
1534); il dubbio e lincertezza sono ammissibili solo riguardo a se stessi.
- «Lutero
e i suoi sostenitori fanno un passo ulteriore. Esortano non solo a sopportare linsicurezza,
ma a distogliere lo sguardo da essa e ad assumere seriamente, in modo concreto e
personale, la validità oggettiva dellassoluzione che viene dal di fuori
nel sacramento della confessione (...) Poiché Gesù ha detto: Ciò che tu
scioglierai sulla terra, sarà sciolto anche nei cieli (Mt 16, 19), il
credente darebbe del bugiardo a Cristo se non si fidasse incrollabilmente del perdono di
Dio conferito nellassoluzione (...) Lutero come anche i suoi avversari sanno che
questa fiducia può essere incerta dal punto di vista soggettivo, che la certezza
(Gewißheit) del perdono non è sicurezza (Sicherheit, securitas) del perdono, ma questo non può
diventare per così dire un altro problema: il credente deve distogliere lo sguardo da
questo e rivolgerlo solo alla parola di perdono del Cristo» (Lehrverurteilungen, 60, 18-34).
- «Oggi i
cattolici possono accettare la preoccupazione dei riformatori di basare la fede sulla
realtà oggettiva della promessa di Cristo: Ciò che tu scioglierai sulla terra...
e rinviare i credenti alla parola che assicura il perdono dei peccati... [Non si deve
condannare] loriginaria richiesta di Lutero di prescindere dallesperienza
personale e di confidare esclusivamente in Cristo e nella sua parola di perdono» (Gutachten, 27).
- Una
condanna reciproca circa il modo di comprendere la certezza della salvezza «può ancor
meno essere giustificabile oggi - specie se la riflessione prende come base un concetto di
fede biblicamente rinnovato. Infatti, può certamente accadere che un uomo perda o
abbandoni la fede, rinunci allabbandono di sé a Dio e alla sua promessa. Ma egli
non può, in questo senso, credere e al tempo stesso ritenere che la promessa di Dio è
inaffidabile. In questo senso vale ancora lespressione di Lutero secondo cui la fede
è certezza di salvezza» (Lehrverurteilungen,
62, 23-29).
- Sulla
concezione della fede del concilio Vaticano II cf. Dei
Verbum, n. 5 (EV 1/877): «A Dio che rivela
è dovuta lobbedienza della fede (...) con la quale luomo si
abbandona tutto a Dio liberamente, prestando il pieno ossequio dellintelletto
e della volontà a Dio che rivela».
- «La
distinzione luterana fra la certezza (certitudo)
della fede, che guarda unicamente a Cristo, e la sicurezza terrena (securitas), che si basa sulluomo, non è
stata ripresa con sufficiente chiarezza in Lehrverurteilungen
(...) La fede non [riflette] mai su se stessa, ma [si basa] interamente su Dio, la cui
grazia le viene attribuita attraverso la Parola e il sacramento, quindi dallesterno
(extra nos)» (Stellungnahme, 92, 2-9).
Su 4.7. Le opere buone del giustificato, nn.
38-40; cf. soprattutto Lehrverurteilungen,
71ss; Stellungnahme, 90s.
- «Il
concilio [di Trento] esclude ogni merito della grazia, quindi della giustificazione (can.
2; Denz 1552) e basa il merito della vita
eterna sul dono della grazia stessa mediante lincorporazione a Cristo (can. 32; Denz 1582): in quanto dono, le opere buone sono
meriti. Laddove i riformatori stigmatizzano lempia fiducia
nelle proprie opere, il concilio esclude espressamente qualsiasi idea di pretesa e di
falsa sicurezza (c. 16; Denz 1548s). E
evidente che il concilio vuole ricollegarsi ad Agostino, il quale introduce il concetto di
merito per asserire la responsabilità delluomo nonostante il carattere di dono
delle buone opere» (Lehrverurteilungen, 73,
9-18).
- Se si
comprende in modo più personale il linguaggio della causalità del can. 24,
come si fa nel cap. 16 del decreto sulla giustificazione, dove lidea portante è
quella della comunione con Cristo, allora è possibile descrivere la dottrina cattolica
del merito nei termini adoperati nella prima frase del secondo paragrafo di 4.7:
contributo ad una crescita nella grazia, preservazione della giustizia ricevuta da Dio e
approfondimento della comunione con Cristo.
- «Molte
contrapposizioni potrebbero essere eliminate semplicemente considerando e analizzando il
termine equivoco merito in relazione con il vero significato del termine
biblico ricompensa» (Lehrverurteilungen,
74, 7-9).
- «Gli
scritti confessionali luterani sottolineano che il giustificato ha la responsabilità di
non sprecare la grazia ricevuta, ma di vivere in essa (...) Così gli scritti
confessionali possono parlare di preservazione della grazia e di crescita in essa (...) Se
nel can. 24 la giustizia viene intesa nel senso che essa si esprime nelluomo e per
mezzo delluomo, allora la cosa non ci riguarda. Se invece nel can. 24 la giustizia
è riferita allaccettazione del cristiano davanti a Dio, allora la cosa ci riguarda;
infatti, questa giustizia è sempre perfetta; di fronte ad essa le opere del cristiano
sono solo frutti e segni» (Stellungnahme,
94, 2-14).
-
«Riguardo al can. 26, rinviamo allApologia,
la quale presenta la vita eterna come ricompensa: (...) Riconosciamo che la vita
eterna è una ricompensa poiché essa è cosa dovuta, non per i nostri meriti, ma a motivo
della promessa» (Stellungnahme, 94,
20-24; cf. Confessioni di fede delle Chiese
cristiane, n. 270).
[1]Articoli di Smalcalda, II, 1 (n. 370 in «La foi
des Églises luthériennes. Confessions et catéchismes», Paris 1991. Per la versione
italiana degli Articoli, cfr. ad esempio Confessioni di fede delle Chiese cristiane,
a cura di Romeo Fabbri, EDB, Bologna 1996, n. 579.
[2]«Rector et iudex super omnia genera doctrinarum» (Weimarer
Ausgabe [WA], edizione tedesca completa delle Opere di Lutero, H. Bohlaus,
1883, 39, I, 205).
[3]Ricordiamo che per molte Chiese luterane i
riferimenti dottrinali vincolanti sono esclusivamente costituiti dalla Confessione di
Augusta e dal Piccolo catechismo di Lutero. Questi scritti confessionali non
contengono alcuna condanna dottrinale nei confronti della Chiesa cattolica per quanto
rigarda la dottrina della giustificazione.
[4]Commissione mista internazionale cattolica-luterana, Il Vangelo e la
Chiesa (Rapporto di Malta, 1972). Rinviamo per la traduzione italiana dei rapporti
citati in questa nota e nelle note 5 e 6 a Enchiridion Oecumenicum [EO]
1/1127ss.
[5]Commissione mista internazionale
cattolica-luterana, Chiesa e giustificazione. La comprensione della Chiesa alla luce
della dottrina della giustificazione, 1993, EO 3/1223ss.
[6]Commissione cattolica-luterana negli Stati Uniti,Giustificazione per
fede, 1983, EO 2/2759ss.
[7]K. Lehmann, W. Pannenberg(a cura di), Lehrverurteilungen
- kirchentrennend ?, Vol. 1: Rechtfertigung, Sakramente und Amt im Zeitalter der
Reformation und heute, Freiburg-Göttingen 1986.
[8]Presa di posizione comune della Conferenza di ArnoldshaindellaChiesa
evangelica luterana unita di Germaniae del Comitato nazionale tedesco della Federazione
luterana mondiale, Stellungnahme zum Dokument «Lehrverurteilungen - kirchentrennend ?,
in Oekumenische Rundschau 44 (1995), 99-102, che pubblica anche i documenti
alla base di tale decisione. Cfr. a questo riguardo Lehrverurteilungen im Gespräch.
Die ersten offiziellen Stellungsnahmen aus den evangelischen Kirchen in Deutschland,
Göttingen 1993.
[9]Nella presente Dichiarazione il termine «Chiesa»
è adoperato nel senso secondo il quale esso è compreso da ciascuna delle due Chiese
coinvolte nel dialogo, senza alcuna pretesa di risolvere le questioni ecclesiologiche che
a detto termine sono collegate.
[10]Cfr. Rapporto di Malta, nn. 26-30 e il dialogo negli Stati
Uniti, Giustificazione per fede, nn. 122-147. Le testimonianze neo-testamentarie
che non sono riferibili a Paolo sono state analizzate nellambito del dialogo negli
Stati Uniti da J. Reumann, Righteousness in New Testament, con risposte di J.
Fitzmeyer e J. D. Quinn, Philadelphia, New York 1982, pp. 124-180. I risultati di quello
studio sono stati riassunti nei nn. 139-142 del Rapporto di dialogo Giustificazione per
fede.
[11]Cfr. Tutti sotto uno stesso Cristo, n.
14.
[13]Cfr. H. Denzinger, Enchiridion Symbolorum,
definitionum et declarationum de rebus fidei et morum, ed. bilingue a cura di P.
Hünermann [Denz], EDB, Bologna 1995, n. 1528.
[15]Cfr. Apologia della Confessione di Augusta,
in Confessioni di fede delle Chiese cristiane, 141.
[19]Cfr. Conc. Vaticano II, Cost. dogm. Dei
verbum sulla divina rivelazione, n. 5.
[21]Lehrverurteilungen - kirchentrennend ?,
32.