Da del 14.6.98

Le crisi tra coniugi a causa di una nuova "fede": prime vittime, i bambini
   
SE TUO MARITO DIVENTA UN ADEPTO

    di LUCIANO SCALETTARI

«L’indifferenza e l’intransigenza», dice don Cadei del Centro cattolico di ascolto di Bergamo, «sono sbagliate». «Meglio studiare il nuovo culto del coniuge».

Questa è la storia di una coppia di Bergamo, con una bambina di tre anni. La crisi inizia quando il marito aderisce ai Testimoni di Geova. La moglie non accetta la scelta. I rapporti peggiorano e il clima familiare diventa molto conflittuale. «O me o la tua religione», dice a un certo punto la moglie. Lui sceglie la nuova fede, lei se ne va. La piccola resta col padre, ma nel tempo emerge nella bambina una crescente sofferenza psicologica, dovuta all’assenza della madre.

Dopo due anni l’assistente sociale convoca i genitori: «Se non trovate una soluzione questa bambina avrà gravi turbe psicologiche», dice loro. I genitori decidono di provare a tornare insieme, per il bene della figlia. E dopo qualche anno risolvono anche il conflitto religioso, perché il marito lascia i Testimoni di Geova.

Tabella: Nuovi movimenti religiosi. Tabella: Nuovi movimenti magici.

«È una vicenda che abbiamo seguito al Centro cattolico di ascolto di Bergamo. E forse spiega, meglio di tanti discorsi, l’impatto devastante che ha sulla famiglia, e in particolare sui bambini, la conflittualità che spesso si crea in seguito all’ingresso di un coniuge in un gruppo religioso alternativo». Le parole sono di don Battista Cadei, responsabile del Centro di Bergamo. Sono centinaia, ormai, i casi di famiglie in difficoltà che si sono rivolte alla sua équipe.

«Quando in famiglia si nota il cambiamento di atteggiamenti, di idee, di comportamenti del neoadepto, quando si Grafico: Nuovi movimenti religiosi.nota la progressiva riduzione dei rapporti sociali abituali, i familiari reagiscono di solito in due modi: o con durezza e intransigenza, oppure con indifferenza, cioè lasciando fare. Entrambi questi modi di reagire sono sbagliati», sottolinea il sacerdote. L’esperienza degli operatori del Centro insegna, invece, che è di fondamentale importanza non interrompere il rapporto. Occorre mantenere un canale di dialogo, nel quale la prima regola è il rispetto reciproco delle idee e delle scelte.

Don Cadei, in un volumetto in uscita in questi giorni (Sètte e nuove religioni. Che fare?, Edizioni Dehoniane) offre una serie di suggerimenti ai familiari preoccupati dall’adesione di un parente a una setta. Primo, è importante ottenere informazioni sul gruppo, capire di che cosa si tratta. E, contemporaneamente, comprendere anche le ragioni esistenziali che hanno spinto il proprio caro ad aderire a un "credo" diverso.

«Certo», aggiunge don Battista, «studiare il nuovo culto mette i familiari nel rischio di lasciarsi troppo coinvolgere. Quindi è altrettanto essenziale fare un lavoro su sé stessi, per approfondire la propria fede e la pratica religiosa. Per molti è stata un’occasione di vera conversione. Infine, vediamo che è di grande aiuto un sostegno "esterno", come un centro di ascolto. Serve anche per confrontarsi con chi vive esperienze analoghe».

Un ultimo importante suggerimento, specie se è un figlio ad aderire al gruppo religioso: niente soldi, oltre a quelli che si danno normalmente. Alcune sètte chiedono forti elargizioni in denaro, anche per molti milioni. Su questo versante il consiglio è di essere rigidi, non solo per salvare il bilancio familiare ma anche per responsabilizzare il figlio sulle sue scelte.

Il problema dei minori resta il più grave: «Nelle famiglie in via di Grafico: Nuovi movimenti magici.separazione», dice don Cadei, «le sofferenze, le sfide e i ricatti fra i coniugi spesso vengono giocati sulla testa dei figli. È necessario che i genitori, pur nella difficoltà del momento, facciano ogni sforzo per lasciar fuori i bambini dalle loro contese, a tutti i livelli e in tutti i modi». E in questa sorta di protezione possono essere d’aiuto anche gli insegnanti, se sono a conoscenza del problema, prestando particolare attenzione a evitare episodi di isolamento nei rapporti con i coetanei, tanto più importanti quando la famiglia è in difficoltà.

«Sono d’accordo con don Cadei», aggiunge lo psicologo Maurizio Antonello, perito in molte cause di separazioni legate alle sètte, «per il bene del bambino è necessario che i genitori trovino forme di dialogo e convivenza. Ma occorre innanzitutto la volontà del coniuge che ha aderito al culto alternativo. Questa volontà spesso non c’è. In particolare nei casi in cui sono coinvolti i Testimoni di Geova, il coniuge estraneo alla congregazione di frequente si presenta a noi allargando le braccia: "Ci sono tre strade", dice, "separarsi, lasciar fare o accettare di entrare tra i geovisti". Questo di solito accade perché gli anziani della congregazione, ossia i responsabili locali, sembrano appoggiare in pieno l’intolleranza e la rigidità del coniuge settario».

Luciano Scalettari

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