CONVERSAZIONI DI APOLOGETICA di Giampaolo Barra - Centro studi "Il Timone" |
Conversazioni gentilmente forniteci dall'autore e tenute durante delle trasmissioni a Radio Maria |
La perpetua verginità di Maria |
Affrontiamo
un altro argomento utilizzato dai contestatori della dottrina cattolica
per negare una verità di fede: la perpetua verginità di Maria. Che cosa insegna
la nostra fede su questo punto? Il Catechismo della Chiesa Cattolica,
al punto n. 501, dice testualmente: “Gesù è l’unico Figlio di
Maria”. Dunque, stando alla dottrina cattolica così ben
sintetizzata nel Catechismo, Gesù no ha avuto fratelli e sorelle e
questo corrisponde perfettamente, e doverosamente, al dogma della perpetua
verginità di Maria. Questa verità di
fede cattolica non è condivisa, anzi è contestata dai Protestanti e dai
Testimoni di Geova. Come è possibile –questo è il succo della
contestazione – credere nella perpetua verginità di Maria se il Vangelo
parla esplicitamente dei fratelli di Gesù? In effetti, se stiamo
bene attenti, è vero che i Vangeli parlano dei fratelli di Gesù. Sentiamo
san Matteo: “non è Egli (Gesù) forse il figlio del
carpentiere? Sua Madre non si chiama Maria? E i suoi fratelli
Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte tra
noi?” (13,55-56) Il
Vangelo di Matteo, come abbiamo potuto ascoltare, non solo parla dei
fratelli di Gesù, ma ci fornisce anche i loro nomi: Giacomo, Giuseppe,
Simone e Giuda. Sentiamo
san Marco: “Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello
di Giacomo, di Joses (Giuseppe), di Giuda e di Simone? (6,3). Anche
san Marco concorda con san Matteo nel dire che Gesù aveva dei fratelli e
ci fornisce i loro nomi. Anche
nel Vangelo di san Luca si parla di fratelli del Signore: “Un
giorno andarono a trovarlo la madre e i fratelli, ma non
poterono avvicinarlo a causa della folla” (8,19) E,
infine, il quarto Vangelo, quello di san Giovanni: “Dopo
questo fatto discese (Gesù) a Cafarnao insieme con sua Madre, i fratelli
e i discepoli” (2,12). E,
non solo i Vangeli, ma anche nel libro degli Atti degli apostoli troviamo
un accenno ai fratelli di Gesù: “Tutti questi erano assidui e
concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la Madre
di Gesù, e con i fratelli di lui” (1,14). Ora,
questa insistenza della Parola di Dio sui “fratelli” di Gesù sembra
mettere noi cattolici spalle al muro e sembra dare man forte alle
contestazioni di Protestanti e Testimoni di Geova. Torna alla mente la
solita domanda, cavallo di battaglia di tutte le contestazioni: se i
Vangeli parlano dei “fratelli” di Gesù, come possiamo noi cattolici
credere al dogma della perpetua verginità di Maria? Badate
bene che la questione sollevata da questa domanda è delicatissima
e implica conseguenze addirittura mortali per la fede cattolica.
Infatti, se la perpetua verginità di Maria, che è verità
dogmatica, non ha fondamento biblico, allora vuol dire che la Chiesa ha
sbagliato, ha annunciato una “presunta verità”; ma questo comporta il
dover ammettere che la Chiesa può insegnare l’errore, non è
infallibile. Capite bene che, di questo passo, si corre il rischio di
minare irrimediabilmente la credibilità della Chiesa cattolica e della
fede cattolica. Prima
di disarmare, noi cattolici dobbiamo almeno tentare di far fronte e
rispondere a queste osservazioni, anzi: a queste vere e proprie
contestazioni. E come è nostra abitudine, vogliamo approfondire bene il
discorso e vedremo – al termine di questa conversazione – che noi
cattolici possiamo tranquillamente, e con piena ragione, continuare a
credere nella perpetua verginità di Maria, con buona pace di tutti i
contestatori di ieri e di oggi. Veniamo
subito alla prima osservazione.
Leggendo il Vangelo, non ci deve sfuggire un particolare estremamente
significativo. Avete notato che nel Vangelo si parla sempre ed
esclusivamente di “fratelli” di Gesù, ma che questi fratelli
di Gesù non sono mai chiamati “figli di Maria” ? Badate
bene: soltanto Gesù viene chiamato “figlio di Maria”, i suoi
fratelli no. E anche Maria è sempre chiamata la “Madre di Gesù”
e mai viene detta madre dei suoi fratelli. Non
è un particolare di poco conto. Se stiamo attenti al modo con il quale
san Luca racconta, negli Atti degli Apostoli, il brano che abbiamo letto
prima, possiamo fare una osservazione interessante. San Luca scrive: “Tutti
questi erano assidui e concordi nella preghiera , insieme con alcune donne
e con Maria, la Madre di Gesù, e con i fratelli di lui” (1,14). A
noi sorge spontanea una considerazione: se quei fratelli di Gesù fossero
stati veramente figli della Madonna, san Luca avrebbe dovuto scrivere,
molto più correttamente: “C’era Maria, Madre di Gesù con gli
altri suoi figli”. Invece no: san Luca non dice,
non vuole dire che
Maria è anche la madre dei “fratelli “ di Gesù. Naturalmente,
questo è solo un primo indizio, un particolare certamente
interessante, che non deve sfuggire a chi sa leggere bene la Bibbia: ma si
tratta di un indizio che ci introduce ad una riflessione più profonda. Proseguiamo.
Come abbiamo ascoltato, i Vangeli ci hanno conservato i nomi dei
fratelli di Gesù: Giacomo, Giuseppe (Joses) , Giuda (non il
traditore) e Simone. Non
solo: i Vangeli sono così ricchi di informazioni che ci dicono anche chi
era la loro madre e ci fanno sapere che la madre dei “fratelli” di
Gesù si chiamava anch’essa Maria, ma non era la Madonna. Era
un’altra Maria. Ascoltiamo
con attenzione il Vangelo di san Matteo nel capitolo che racconta i
fatti del Venerdì santo. Siamo sul monte Calvario, subito dopo la morte
di Gesù in Croce. Scrive san Matteo: “C’erano là molte donne che
osservavano da lontano: quelle
stesse che dalla Galilea avevano seguito Gesù per servirlo. Tra esse,
c’era Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e Giuseppe,
e la madre dei figli di Zebedeo” (27,55.56) Attenti
bene: per san Matteo, in quel tragico Venerdì santo, c’era sul Calvario
una donna di nome Maria che era madre di Giacomo e Giuseppe, cioè
era la madre di due dei “fratelli” di Gesù. Domandiamoci:
questa Maria era forse la Madonna? Rispondiamo con sicurezza: no,
non era la Madonna. Era la madre di due dei “fratelli” di Gesù, ma non
era la Madonna. Da
dove nasce questa sicurezza? Nasce dal fatto che solo qualche versetto più
avanti, proprio per distinguerla dalla Madonna, san Matteo la chiama per
ben due volte “l’altra Maria”. E
ci dice che questa “altra Maria”, insieme a Maria di Magdala,
assistette alla sepoltura di Gesù (27,61) e poi, il giorno dopo il
sabato, sempre insieme a Maria di Magdala, andò al sepolcro (28,1) e
ascoltò quelle famose parole dall’angelo: “So che cercate Gesù il
crocifisso. Non è qui. È risorto”. Come
vedete, la verità cattolica comincia ad avere fondamenti biblici e,
parallelamente, le contestazioni, che ci sembravano a prima vista così
sicure, cominciano a scricchiolare. Ora, diamo un colpetto e
le facciamo scricchiolare e cascare del tutto. Siamo
propri sicuri che “l’altra Maria”, di cui parla san Matteo, non
sia la Madonna ma proprio la madre di Giacomo e Giuseppe, cioè di due
“fratelli” di Gesù? Si,
siamo sicuri perché lo afferma esplicitamente San Marco nel suo
Vangelo. San Marco prima conferma quello che ha detto san Matteo: “C’erano
là alcune donne che osservavano da distanza, tra le altre: Maria di
Magdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Giuseppe,
e Salome, le quali lo seguivano e lo servivano, etc etc.” (15,40-41). Poi
– e la cosa ci interessa particolarmente – san Marco ci spiega che
“l’altra Maria” che andò al sepolcro non era la
Madonna ma era la madre dei “fratelli” di Gesù.
Sentiamolo: “Passato il sabato, Maria di Magdala, Maria di Giacomo
e Salome, comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù”;
(Mc 16,1) quindi conferma l’episodio dell’incontro con l’angelo al
sepolcro. Dunque
Marco dice chiaramente che quella donna che andò al
sepolcro con la Maddalena e che Matteo chiama “l’altra Maria”
era proprio Maria madre di Giacomo, di
uno dei fratelli di Gesù. Le
nostre informazioni, leggendo bene i Vangeli, si stanno arricchendo e ci
dicono che almeno due dei “fratelli” di Gesù, Giacomo e Giuseppe, non
hanno la stessa Madre di Gesù. Il vangelo li chiama “fratelli” di
Gesù ma non hanno la stessa Madre. Possiamo lecitamente pensare la stessa
cosa anche per gli altri due. Proseguiamo.
Giovanni ci offre qualche altro particolare interessante per identificare
bene quella donna che Matteo chiama “l’altra Maria”. Scrive: “Presso
la croce di Gesù stavano sua Madre e la sorella di lei, Maria di
Cleofa, e Maria di Magdala” (Gv. 19,25) Per
san Giovanni, ai piedi della croce di Gesù stavano, insieme ad altre
persone, almeno tre donne che portavano lo stesso nome Maria: una era la Madonna,
un’altra era Maria di Cleofa (che cosa vuol dire “di Cleofa”
? vuol dire che era o moglie o figlia di Cleofa)
e poi c’era la Maddalena. San
Giovanni ci fa sapere che quella donna che san Matteo chiama
“l’altra Maria”, che san Marco dice essere la madre di
Giacomo, era Maria di Cleofa. San Matteo e san Marco ci dicono che quest’altra Maria, Maria di Cleofa, era la madre di Giacomo e Giuseppe. Attenti bene, perché abbiamo un’altra informazione da aggiungere a quelle che sono già in nostro possesso. Questo Giacomo, nell’elenco degli Apostoli è sempre chiamato figlio di Alfeo. Sommando tutte queste informazioni, ci risulta, da un’attenta lettura del Vangelo, che almeno due dei “fratelli” del Signore, Giacomo e Giuseppe, avevano per madre una donna di nome Maria, che non era la Madonna, e per padre un uomo di nome Alfeo. Avevano dunque genitori diversi da quelli di Gesù; eppure sono chiamati “fratelli” di Gesù. A questo punto, sembra esser giunto il momento di domandarci: perché sono chiamati “fratelli” di Gesù? La risposta è piuttosto semplice. Dobbiamo ricordare che nella lingua ebraica il termine “fratello” aveva un significato più ampio di quello che gli attribuiamo oggi; poteva indicare, infatti, anche cugino, nipote, parente molto vicino. La parola “fratello” nella Bibbia non indica sempre e soltanto “fratello di sangue”, ma anche cugino, parente prossimo. Abbiamo le prove di quello che stiamo dicendo. Nel libro del Genesi, per esempio, si parla di Lot e ci viene detto che Lot era “fratello di Abramo”. E’ lo stesso Abramo che chiama Lot suo “fratello”. Sentiamo: “Abramo disse a Lot: non ci sia discordia tra me e te, tra i miei pastori e i tuoi, perché noi siamo fratelli.” (Gn. 13,8) Dunque, Lot è “fratello” di Abramo. però, lo stesso libro del Genesi ci dice anche che Lot era figlio del fratello di Abramo, che si chiamava Haran (Gn 11, 27). Dunque Abramo chiama “fratello” Lot, ma questi in realtà era suo nipote. Nella Bibbia c’è un altro esempio, ancora più chiaro e ci è raccontato nel Primo Libro delle Cronache. Qui ci viene detto che Eleazaro e Kish erano entrambi figli di Macli, dunque erano fratelli carnali. Poi si aggiunge: “Eleazaro morì senza figli; ebbe solo figlie. I figli di Kish, loro fratelli, le sposarono” (1 Cr. 23,21-23) Come si vede, la Bibbia chiama i figli di Kish “fratelli” delle figlie di Eleazaro, che poi sposarono, ma in realtà erano cugini di queste ragazze. Questo si spiega solo se ricordiamo che in ebraico “fratello” può voler dire anche cugino, nipote o parente in generale. Dunque, visto che i Vangeli ci parlano dei “fratelli” di Gesù, considerato che ci danno i nomi dei fratelli di Gesù, osservato che ci dicono anche il nome della loro madre, che non era la Madonna, e perfino del loro padre, che non era Giuseppe, possiamo concludere che le contestazioni al dogma della perpetua verginità di Maria, basate sulla parola “fratello”, non hanno fondamento biblico. E con questo, noi cattolici possiamo star tranquilli. Ci vuol bene latro per minare la credibilità della nostra fede. Risolto questo problema, veniamo ad osservare come, interpretando malamente la Bibbia, Protestanti e Testimoni di Geova accampano altre scuse per negare la perpetua verginità di Maria. San Matteo scrive che Giuseppe non conobbe Maria, nel senso biblico del termine, cioè non ebbe relazioni coniugali con Lei, finchè non partorì Gesù (Mt 1,25). E leggendo malamente san Matteo, Testimoni di Geova e Protestanti sostengono che, se Matteo parla in questo modo, ciò vuol dire che “dopo” il parto di Gesù, Maria e Giuseppe vissero come tutti gli sposi. Lo dimostrerebbe quel “finché”. Come rispondiamo noi cattolici a questa osservazione? In primo luogo: San Matteo non ci dice che cosa avvenne dopo il parto di Gesù, ma si limita a dire che Maria era vergine al momento del concepimento e al momento del parto. Matteo vuol parlare unicamente del concepimento e del parto verginale di Gesù, non di altro. Tanto è vero che – lo abbiamo visto – quando Matteo ci dice i nomi dei fratelli di Gesù, ci dice anche la loro madre non era la Madonna. In secondo luogo: il “finchè”, nell’uso della Bibbia, nega un’azione per il tempo passato, ma non implica che questa azione sia stata compiuta in seguito. Facciamo due esempi. Il primo: nel Salmo 110, Dio invita il Messia alla sua destra “finché” pone i nemici a sgabello dei suoi piedi. Questo “finché” non significa che dopo il Messia non starà più alla destra di Dio. Il secondo esempio: alla fine del capitolo 28 del Vangelo di San Matteo, Gesù affida alla Chiesa la missione di evangelizzare tutto il mondo e conclude con queste parole: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”. Questo “fino alla fine del mondo”, questo “finchè il mondo esiste” non implica che dopo Gesù sarà più con i suoi discepoli. Dice soltanto che sarà sempre con loro nell’opera di evangelizzazione. Come vedete, cari amici, anche a questa obiezione si può rispondere esaurientemente. Anche in questo caso, possiamo dire che ci vuole ben altro per minare la verità evangelica e dogmatica della perpetua verginità di Maria. Esaminiamo ora brevemente un’altra contestazione della perpetua verginità di Maria. Contestazione che può essere formulata in questo modo: siccome Gesù è chiamato “Figlio primogenito”, questo vuol dire che, dopo di Lui, ci fu un figlio secondogenito, un terzo, un quarto etc. Quindi la Madonna non sarebbe stata sempre vergine, ma ebbe altri figli. Come rispondiamo noi cattolici? Cominciamo col dire che nelle culture di tutti i popoli “primogenito” vuol dire “primo nato”. E vuol dire “primo nato” sia che dopo di lui ci siano stati altri, sia che fosse figlio unico. Inoltre, dobbiamo sapere che presso gli ebrei, il primo nato era sempre chiamato “primogenito”, anche se dopo di lui non arrivavano fratelli e sorelle. Qui la storia ci dà una bella mano. Recentemente è stata scoperta, in un cimitero ebraico, una iscrizione che risale proprio all’epoca appena precedente la nascita di Gesù. In questa iscrizione si legge di una madre, di nome Arsinoe, morta dopo avere dato alla luce il suo primo figlio. Ecco che cosa leggiamo testualmente: “Nei dolori del parto del mio primogenito la sorte mi condusse al termine della vita”. Come si può facilmente capire, quel bambino non ebbe altri fratelli, visto che la mamma era morta proprio mentre lo partoriva. Eppure quel bambino è chiamato “primogenito” . Questo dimostra che nella cultura ebraica del tempo di Gesù la qualifica di primogenito non implica necessariamente che vi siano altri fratelli. La contestazione alla perpetua verginità di Maria basata sull’uso del termine “primogenito” è così smontata. Bene. Molte altre cose ci sarebbero da dire. A noi può bastare, per adesso, la consolazione che la dottrina cattolica sulla perpetua verginità di Maria ha solidissime basi bibliche e non è certamente scalfita dalle critiche. Ma, proprio perché siamo cattolici, vogliamo concludere questa conversazione affidando a Maria, la Madre di Gesù, vero Dio e vero uomo, non solo noi stessi, ma specialmente coloro che, magari in buona fede, magari perché sono sprovveduti o forse perché non conoscono la Parola di Dio, contestano la venerazione di Maria. Chiediamo Maria che predisponga la loro mente a conoscere la verità sulla Madre di Dio e il loro cuore ad aprirsi all’amore veramente materno della nostra Mamma che è nei Cieli. Grazie e alla prossima volta, a Dio piacendo. Giampaolo Barra
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