Le
sanguisughe
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Miniatura che raffigura angeli e demoni
al capezzale di un frate agonizzante con lo scopo di decidere a chi
andrà la sua anima non appena avrà lasciato il corpo.
Cantigas de Santa Maria di
Alfonso X il Saggio (1272 circa), Cantiga LXXII conservata al
museo Nazionale di Madrid.
Fonte: Jean-Claude Shmitt, Spiriti e
fantasmi nella società medievale; Laterza, Bari 1995 |
Una volta accertato che la faccenda dei ritornanti
puzzava di zolfo, le successive narrazioni che avevano a che fare con le visite
post-mortem segnalavano immediatamente il Diavolo come artefice degli
accadimenti. Intorno 1200 vediamo un intenso proliferare di racconti attinenti
al ritorno di alcuni defunti malvagi. I cronisti più famosi di questo periodo
sono Guglielmo di Newburg, un canonico che scrisse la “Historia rerum
Anglicarum”, soffermandosi particolarmente sugli eventi prodigiosi accaduti
nello Yorkshire e Walter Map, un Ufficiale del re Enrico II delegato al Concilio
Lateranense III, che raccolse alcuni aneddoti (in maniera meno scrupolosa e
veridica del contemporaneo Guglielmo di Newburg) nel De
nugis Curialum; una sorta di
pettegolezzi aventi a che fare con la vita a corte.
A riferire i fatti a Guglielmo di Newburg sono persone degne di fiducia,
appartenenti all’ambiente ecclesiastico come l’arcidiacono Stefano che riferì
quest’episodio:
Un uomo è seppellito alla vigilia
dell’ascensione. La notte successiva entra nella camera della moglie, la
sveglia, e gli si getta addosso con tutto il peso del suo corpo lasciandola
mezza morta. La seconda notte l’incidente si ripete. La terza notte la moglie
si organizza e rimane sveglia con un gruppo di amici: quando il defunto si
accorge che la donna non è sola fugge, come spaventato dalle alte grida dei
presenti. Vistosi respinto dalla moglie comincia ad attaccare i fratelli, ma
questi ormai conoscono il modo di respingere la sanguisuga: rimangono
svegli e, quando il defunto compare, lo spaventano con alte grida. Non domo, il
defunto comincia ad apparire ad altre persone, questa volta in pieno giorno.
L’arcidiacono locale scrive al Vescovo di Lincoln, chiedendo lumi su che cosa
si debba fare. (…) I teologi raccomandano al vescovo di far bruciare il corpo,
ma questo metodo sembra al prelato “del tutto indesiderabile e
sconveniente”. Preferisce scrivere di suo pugno un decreto di assoluzione per
il morto. Aperta la tomba, il corpo è trovato incorrotto “precisamente
com’era il giorno della sepoltura”, e da quel momento gli incidenti cessano
completamente.
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A Berwick (al
confine fra Scozia e Inghilterra), sempre nel 1196, accadde che:
Qui viene seppellito un uomo
ricco ma malvagio, che di notte “per il potere di Satana” esce dal sepolcro
e terrorizza gli uomini e anche gli animali. Dopo pochi giorni nessuno ha più
il coraggio di uscire di notte. Che si tratti di un artificio di Satana diventa
chiaro quando il defunto stesso suggerisce a qualcuno il metodo per far cessare
le sue apparizioni: si esumi il suo corpo e lo si bruci. Così viene fatto, ma
il corpo non è affatto incorrotto: è invece orribilmente decomposto. Viene
bruciato, ma i miasmi dell’esumazione causano una terribile pestilenza che si
porta via la maggior parte della città. In nessun altro luogo la malattia fu
così virulenta, benché certo nello stesso periodo vi fossero state epidemie
nei diversi distretti dell’Inghilterra.
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Newburg riporta altri due episodi, uno
riguarda un cappellano dell’ Abbazia di Melrose che in vita era più
propenso a dedicarsi alla caccia che alla predicazione e alle opere pie, il
quale, dopo morto cerca di rientrare nel suo monastero ma, non riuscendovi
terrorizza una nobildonna.
Benefattrice dell’abbazia, la signora chiede
aiuto ai monaci, che decidono di fare la guardia alla tomba del prete
cacciatore, “bene armati con armi tanto spirituali quanto terrene”. Poco
dopo la mezzanotte – mentre tre dei quattro religiosi che fanno guardia alla
tomba sono andati a riscaldarsi – “il Diavolo, pensando di avere una buona
occasione perché il sepolcro è vegliato da uno solo dei monaci, fa uscire il
defunto. Il monaco però, dopo un primo momento di terrore, lo colpisce con una
lancia, lo insegue, lo costringe a rifugiarsi nella tomba che sembra
immediatamente aprirsi, come spontaneamente, per accoglierlo”. Non si tratta
di un incubo del monaco perché il mattino dopo, quando il corpo è esumato, la
ferita è ben presente e la tomba è piena di “sangue nero”. Il corpo viene
bruciato, e le apparizioni del defunto cessano.
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L’altro episodio parla di un uomo che,
essendosi arrampicato su un tetto per spiare la moglie infedele, perde
l’equilibrio e cade ferendosi gravemente e morendo senza essersi confessato.
Benché evidentemente non sia morto
in grazia di Dio, gli è concessa una sepoltura cristiana “che non
si merita e non gli serve a nulla”. In effetti, appena sepolto,
“per il potere di Satana”, comincia a uscire di notte dalla tomba
e ad aggirarsi intorno alle case vicine, terrorizzando la popolazione.
Anche in questo caso il defunto va in giro con il suo corpo, che non
è però intatto ma in decomposizione. La sue apparizioni causano così
in breve tempo un’orribile pestilenza che uccide buona parte della
popolazione del borgo, mentre altri fuggono trasformando la contrada
“quasi in un deserto”. (…) La comitiva decide quindi di recarsi
al cimitero dove trova il corpo in parte gonfio e decomposto, ma
“con una faccia florida”. Molti si spaventano, ma i due fratelli
colpiscono il corpo con la spada e, immediatamente ne esce una tale
quantità di sangue rosso e caldo da convincerli che la sanguisuga
si è nutrita del sangue di molti sventurati. Portano il corpo fuori
dalla città e lo bruciano.
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Dopo il rogo purificatore, cessano le
apparizioni del ritornante ed anche la pestilenza ha fine.
Walter Map riferisce la storia di un certo William Laudun, “un soldato
inglese di grande forza e di coraggio più volte dimostrato”. Laudun chiede
consiglio al vescovo di Hereford a proposito di un gallese di cattivi costumi
morto nella sua casa. Dopo la morte è tornato e ha chiamato per nome diverse
altre persone della casa; ciascuna persona così chiamata è morta dopo pochi
giorni.(...) Il vescovo commenta: “Forse il Signore ha permesso all’angelo
malvagio di far uscire questo disgraziato dalla tomba e camminare con il suo
corpo di morto.” Nonostante una prima decapitazione e aspersione della
salma con acqua benedetta, il morto ritorna e chiama per tre volte Laudun che,
senza farsi intimorire lo insegue e lo decolla di nuovo, questa volta i
fenomeni cessano.
L’altro episodio degno di nota, riferito da Map, coinvolge il vescovo di
Worcester che testa la repulsione di un ritornante nei confronti della croce;
dimostrando che l’operato del Diavolo nella rianimazione dei defunti è
indispensabile.
Intorno al 1200 il resoconto di fatti macabri è un fenomeno quasi di moda
presso le corti, ma queste cronache, a differenza di quelle di altri
contemporanei come Gervasio di Tillbury e Giraldo Cambrense, sottolineano la
corporeità dei defunti che tornano e le loro cattive intenzioni. Sono
racconti più vicini alle saghe epiche dei popoli Nord Europei che alle
ghost-stories inglesi che fioriranno in seguito.
L’Europa Orientale
Nell’Europa orientale la cristianità si trovò
a dover fare i conti con una superstizione profondamente radicata negli usi e
costumi delle genti: dai Balcani alla Russia il Vampiro esisteva davvero (è dal
magiaro Vampir che è stato coniato il termine che indica, in tutto il mondo, a
partire dal XV sec. queste particolari creature della notte), esistevano persino
alcuni soggetti candidati a questa particolare condizione.
Un ruolo importante nell’evoluzione del mito del vampiro è da attribuirsi
allo scisma avvenuto nel 1054 fra chiesa cattolica d’Occidente e Chiesa
cattolica d’Oriente che causò una certa “confusione” nella mente delle
popolazioni dell’Europa orientale e lo sfruttamento delle tradizioni popolari,
da parte dei ministri della chiesa, per stabilire condanne all’anima di coloro
che non si fossero attenuti perfettamente ai dogmi della religione praticata
nella zona in cui vivevano.
L’arma principale della Chiesa, sia cattolica che Ortodossa, era la scomunica
con la quale si privava l’anima di tutti i privilegi della comunione con Dio
acquisiti col battesimo (che era automaticamente annullato) e, di conseguenza,
era inevitabile la dannazione eterna e il Diavolo poteva fare camminare sulla
terra il loro corpo morto come Vampiro. La terra consacrata stessa respingeva i
cadaveri degli scomunicati spingendoli fuori dalle loro tombe. Secondo la Chiesa
Ortodossa i corpi di coloro che ricevevano la scomunica, quelli degli eretici e
dei grandi peccatori non erano soggetti ai normali processi di decomposizione
post-mortem perché il Diavolo aveva bisogno di un corpo integro per agire.
Questa considerazione fu causa di un ulteriore conflitto dottrinale fra le due
chiese perché, secondo la chiesa di Roma, a non decomporsi erano i corpi di
coloro che erano morti dopo aver condotto una vita santa, la soluzione che si
ipotizzo si basava sulle semplici caratteristiche del cadavere. Il santo
manteneva una carnagione rosea morbida e profumata, il peccatore invece
diventava gonfio, la pelle si scuriva ed emanava esalazioni mefitiche.
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Miniatura
raffigurante il diavolo che fa scempio di un cadavere.
Cantigas de Santa Maria di Alfonso X il Saggio (1272 circa), Cantiga
LXXII conservata al museo Nazionale di Madrid.
Fonte: Jean-Claude Shmitt, Spiriti e
fantasmi nella società medievale; Laterza, Bari 1995.
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Altri candidati a diventare vampiri erano i suicidi, i quali, avendo interferito
col volere di Dio per quanto concerne la durata della vita concessagli, la loro
anima e il loro corpo erano a disposizione del Diavolo.
Prima dell’adozione della scomunica nei paesi dell’Europa centro-orientale
esistevano alcune condizioni che portavano al vampirismo senza che il soggetto
potesse interferire: una morte violenta, il nascere morti o nascere con la
camicia, nascere il 25 dicembre, mangiare la carne di una pecora uccisa da un
lupo, consentire che alcuni animali passassero sulla propria tomba, avere i
capelli rossi, essere figli illegittimi ed essere guardate dal vampiro durante
la gravidanza poteva segnare il destino del nascituro. Si tratta,
prevalentemente, di credenze dell’età precristiana che hanno convissuto
accanto alle Verità Evangeliche insegnate dai predicatori cattolici.
Fu in questa vasta area geografica che, nel 1700, si diffusero le epidemie
vampiriche, che destarono l’interesse degli studiosi di tutta Europa e, per
arginarle, occorsero gli interventi di Papi e Regnanti; comunque non mancano le
testimonianze scritte di episodi accaduti secoli prima.
Un'altro aspetto da tenere in considerazione sono le invasioni dei barbari
dell'estremo oriente, in particolare le orde dei Mongoli (che i popoli
sottomessi non faticavano ad identificare come demoni vomitati da chissà
quale inferno), e i resoconti dei viaggi dei primi esploratori che, come i
Polo, ebbero profondi contatti con le tradizioni e la cultura dei popoli
cinesi; episodi che influirono in maniera determinante sulla immagine del
vampiro che abbiamo conservato fino ad oggi: la capacità di assumere le
sembianze del pipistrello e la presenza delle ali del chirottero nelle sue
rappresentazioni artistiche.
In Cina, a partire dal periodo Chou (XI - III a. C.) si era sviluppato
nell'arte il criterio di raffigurare le schiere delle divinità malvagie in
forma di uomo-chirottero, inoltre, i diavoli cinesi assomigliano in alcune
caratteristiche ai non morti balcanici. Il motivo delle ali di pipistrello
passò rapidamente nell'arte gotica comportando la scomparsa del diavolo in
forma di caprone a favore dell'uomo (con o senza tratti somatici bestiali) con
le ali di pipistrello, il topo volante che aveva portato la peste in Europa e,
al pari di Satana, anche i suoi servitori come i vampiri non potevano essere
privi di questo attributo.
Incubi
e succubi
Il
diavolo aveva anche un altro sistema per impadronirsi delle energie vitali dei
viventi, senza necessariamente rianimare un cadavere, è proprio alla fine del
Medioevo che si inizia a parlare di succubi e di incubi, queste due entità,
sebbene appartengano all’ambito demoniaco hanno alcune caratteristiche in
comune con i vampiri. Il succubo è un demone femminile che si introduce nelle
stanze da letto degli uomini e si sdraia sul loro corpo stimolandoli a
compiere un estenuante amplesso al fine di catturare il seme. L’incubo,
invece, è di sesso maschile ed entra nelle camere delle donne, si siede sul
loro petto e le invita ad accoppiarsi con lui. L’effetto che queste entità
demoniache hanno sulle vittime è il medesimo: gli sventurati si svegliano
esausti, con una sensazione di soffocamento dovuta al peso del demone sul
corpo, e pieni di sensi di colpa per il terribile piacere che hanno provato;
se le visite si ripetono per molte volte il soggetto non sopravvive. I teologi
hanno pensato che il diavolo usasse questo sistema per riprodursi. Il
meccanismo, secondo, S. Tommaso d’Aquino, sarebbe che il diavolo, sottoforma
di Succubo, rubi il seme agli uomini; e poi si trasformi in Incubo per
eiacularlo nella donna da ingravidare ma, siccome le donne che avevano avuto
rapporti con l’incubo generavano figli mostruosi sia nel fisico che
nell’animo, se ne deduce che il seme sottratto si corrompe perché il demone
non ha le caratteristiche fisiche che ne garantiscano l’adeguata
conservazione.
Interessante è la teoria di Sinistrari che prevede che, oltre ai demoni
materializzati, esista un'altra specie d’incubi e succubi non diabolica;
tale conclusione era motivata dal fatto che quelle creature copulavano anche
con gli animali: la loro intenzione non era corrompere le anime (poiché gli
animali non ne possiedono) ma appagare i propri istinti. I figli nati dai
rapporti sessuali con queste creature erano, inoltre, dotati di grandi doti
morali e intellettuali, tanto da essere considerati superiori in virtù agli
altri uomini.
Stupefacente
e quasi incomprensibile è come questi incubi, o in italiano folletti,
o in spagnolo duendes, in francese folet, non obbediscano agli
esorcisti né temano esorcismi; essi non rispettano gli oggetti sacri,
manifestando paura al loro avvicinarsi come fanno i demoni che
tormentano gli ossessi. (…) Di un fatto del genere fui testimone
oculare io stesso.(Sinistrari,
Demonialità, Palermo 1986. pp. 41, 42.)
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Dovrà passare ancora qualche secolo, prima il vampiro si liberi dei connotati
di ripugnante marionetta di Satana, e deve ancora intervenire la fantasia
degli scrittori. La dentatura non è, ancora, quella caratteristica, i
ritornanti assorbivano l’energia vitale attraverso una sorta d’osmosi che
non richiedeva il morso; ma siamo già abbastanza vicini al moderno vampiro:
c’è la paura dei simboli cristiani, la preferenza per la notte ed esistono
già anche personaggi preposti a scovarli e ad ucciderli, con l’inevitabile
paletto, da conficcare nel cuore, che è ancora oggi presente
nell’armamentario, magari accanto a prodotti ultratecnologici di dubbia
efficacia, dei vampire-hunters moderni.
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