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 Il Sangue e la Rosa
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1988 

il sangue e la rosa

Il Sangue e la Rosa

Reverdito Editore, 1988 -
L. 18000
- A cura di Claudio De Nardi
- Traduzione di Claudio De Nardi
- Copertina: illustrazione di Frank Frazetta (part.)

Vernon Lee - Horacio Quiroga - Bram Stoker e altri

II-III
Non è possibile catalogare le infinite metamorfosi del vampiro: pochi ardimentosi hanno osato percorrere i labirinti di una metafora abnorme e irresistibile, riportando nel nostro asettico mondo le testimonianze di una suggestiva archeologia d’oltretomba. Ed è stata Ornella Volta a raccogliere il bottino più consistente, fissando le forme vertiginose di abissi dimenticati. Claudio De Nardi ha riunito ne Il sangue e la rosa i reperti di una sua recente e solitaria esplorazione in uno dei territori «altri» della narrativa, in un Altrove di angosce al cui fondo si delinea l’orrida immagine del vampiro-letteratura. O della parola-vampiro (rosa e sangue). L’immagine infinita di una ossessione riverbera, di racconto in racconto, in questo minuscolo Decamerone vampirografico, un gioco sottile e segreto di evocazioni quasi rabdomantiche. Dalle divinità bevitrici di sangue del Libro tibetano dei morti alla creatura annidata in un incubo di Quiroga; dalla perfida apparizione in uno châlet fantasma (Blackwood) alla mostruosa creazione di uno scienziato (Strong); dall’orrore sepolto in un albero (Daubeny) all’inquietante presenza nella chiesetta di Dunes (Vernon Lee); dal cadavere irrequieto di una suicida (Benson) all’abominio della «Storchhaus» (Ray); da un maniero scozzese di ambigue frequentazioni (Askew) ai criptici sottosuoli di Lovecraft; dalle sanguinarie sorprese celate in un dipinto (Nisbet) ad una essenziale biografia del padre di Dracula, il volume costituisce con le sue storie perlopiù inedite e la gran messe di dati raccolti un’altra pagina della mappa proibita della geografia vampirica.
Dracula non è morto, il Vampiro non muore mai; di forma in forma, di epifania in epifania, è sempre al passo con i tempi e, perché no?, con una dentatura di Gillette e l’aria stanca - così l’ha visto Stephen King (It) - è entrato nel post-moderno o... nel post-fantastico.

       I RACCONTI
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L’Ospite di Dracula, Bram Stoker (Dracula’s Guest, 1897)
«La Chenille», Algernon Blackwood (The Singular Death of Morton, 1910)
Il Ritratto, Hume Nisbet (The Old Portrait, 1900)
La Stanza nella Torre, Edward Frederic Benson (The Room in the Tower, 1912)
Aylmer Vance e il Vampiro, Alice e Claude Askew (Aylmer Vance and the Vampire, 1914)
Marsia nelle Fiandre, Vernon Lee (Marsyas in Flanders, 1900)
Una Storia Incredibile, Louise J. Strong (An Unscientific Story, 1903)
L’Albero, Ulric Daubeny (The Sumach, 1919)
Nella Cripta, Howard Phillips Lovecraft (In the Vault, 1925)
La Casa delle Cicogne, Jean Ray (Storchhaus, 1916)
Il Cuscino di Piume, Horacio Quiroga (La Almohada de Plumas, 1917)

Bram Stoker: l’Uomo che Scrisse «Dracula», Claudio De Nardi (Bram Stoker: l’Uomo che Scrisse «Dracula», 1988)
Dalla Transilvania con Orrore, Claudio De Nardi (Dalla Transilvania con Orrore, 1988)