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La
Tomba di Satana
Geron
Brandanus
Editore ERP Roma, Collana "I racconti di Dracula" prima serie,
n.2 Gennaio 1960 - L. 120
- Pag. 120
- Copertina realizzata dal pittore Sbraga
TRAMA
All’inizio di questo
straordinario romanzo leggiamo la seguente presentazione:
Questa strana, allucinante storia, non ha un titolo originale perché
fu dettata dai testimoni della vicenda. Non può essere riassunta
perché sarebbe come voler concentrare in poche parole la spiegazione
della pazzia. Non ha un autore e il lettore si renderà conto del
perché dopo aver scorso queste pagine. Non ha una fine. Non potrebbe
averla perché ciò significherebbe aver distrutto il male sulla
terra. Può essere frutto d’una allucinazione. Può essere il
risultato immaginoso di menti corrose dalla pazzia e pura e semplice
verità. Non facciamo commenti. Al lettore la decisione. Anche
l’ultima, quella consigliata da Gruber nelle ultime righe.
Giugno 1954, ad Aalen, un paesino tedesco vicino a Stoccarda.
Gli operai guidati da Hans Hoffman sono al lavoro per abbattere le
mura cadenti dell’antico Convento di Pilkim.
Arriva l’ingegnere Gruber, soprintendente ai lavori. L’ingegnere
lascia la sua Voltz-wagen e scende nel valloncello posteriore per
studiare le mura a nord-est.
Il valloncello è una depressione del terreno, umida, malsana,
attraversata da un torrente. In quel posto Gruber prova uno strano
malessere, un acuto senso di solitudine, però la curiosità lo spinge
a proseguire. Allora sente lo strano fenomeno. Il rumore dell’acqua,
riflettendosi sulle rocce crea echi complicati e sembra che qualcuno,
forse molti, preghino. Gruber abbassa la testa per ascoltare meglio.
Ora sente non più preghiere ma lamenti, sospiri, invocazioni che
fanno rabbrividire.
Una voce alle sue spalle lo richiama alla realtà. É arrivato
qualcuno: un uomo alto e magro con occhiali e un libro in mano. Dice
di chiamarsi Geron Brandanus e di essere pastore calvinista. Dice di
venire spesso in quel posto per leggere e di avere notato pure lui le
strane riflessioni sonore. In seguito Gruber incontra ancora
quell’enigmatico, frettoloso pastore che però non è conosciuto in
Paese.
Durante la demolizione dei ruderi viene scoperto un locale
sotterraneo. L’Intendenza ai Monumenti ordina di sospendere i lavori
e il sindaco di Aalen mette un poliziotto di guardia. Il locale
contiene 4 tombe in marmo sull’ultima delle quali è inciso un nome
in caratteri greci: Geron Brandanus.
In una notte ventosa e piovosa Enrich Baumann si aggira armato in
quelle campagne. Baumann ha violentato e ucciso una giovane donna a
Stoccarda ed ora sta fuggendo, ricercato dalla Polizia. Baumann
incontra il pastore Brandanus il quale gli racconta che c’è un
tesoro nascosto dentro alla tomba di un suo antenato, sotto le rovine
di Pilkim dove adesso sta di guardia un poliziotto. Insieme vanno alle
rovine e dopo momenti di grande tensione Baumann uccide il poliziotto.
Brandanus propone all’assassino di aiutarlo a recuperare il tesoro,
così i due uomini scendono nella cripta sottostante. Qui aprono
l’ultima tomba. Essa è completamente vuota tranne un rotolo di
pergamene legato con un nastro nero. Allora con uno stratagemma
Brandanus rinchiude Baumann nel sarcofago di pietra, facendolo morire
soffocato.
Il mattino seguente si scopre il poliziotto assassinato, il cadavere
di Baumann soffocato nella camera sotterranea, il rotolo di pergamene.
Si chiedono rinforzi e la sera dopo alla locanda Il Barile di Bronzo,
alcune autorità si sono radunate per una inchiesta e per tentare di
risolvere il mistero. Ci sono l’ingegner Gruber, il sergente Kutzner,
il Capitano Klingen della Polizia di Stoccarda, il Giudice Thurghener,
il Colonnello Von Kemplen e il Medico Legale. Al Colonnello Von
Kemplen, studioso di antichità, è affidato il compito di tradurre il
testo del plico trovato dentro alla tomba. Il testo, stilato in latino
gotico ecclesiastico è il diario del fratello Geron Brandanus del
Convento di Pilkim, del 1565, con una nota del fratello Angus.
Il testo trasporta il lettore nell’oscuro mondo medievale
dell’Inquisizione e della spietata lotta contro gli eretici.
Brandanus compie la sua opera con fanatismo e zelo aiutato nei momenti
difficili da uno sconosciuto.
Dopo la lettura del terribile manoscritto, c’è stupore, incredulità,
disaccordo su come procedere. Si comprende che lo zelo di Brandanus
era diventato ferocia. Si capisce che il suo ispiratore era il
diavolo. Brandanus non si accorgeva che, nel tentativo di estirpare il
male, era diventato egli stesso un demoniaco agente del male.
A questo punto l’ingegner Gruber continua da solo le ricerche.
Incontra lo spirito dannato di Brandanus e riesce a distruggerlo.
Ma così facendo Gruber assume su di sé la pesante eredità di
Brandanus. Tutto l’odio che il frate provava per gli eretici, ora
Gruber lo prova per gli esseri come Brandanus. Si è solo spostato
l’oggetto di questo odio, ma la carica di odio è rimasta inalterata
ed ora appartiene a Gruber. In fondo il male si è ancora una volta
perpetuato.
L’Autore: ignoto.
Ristampato
con qualche variante nel Settembre 1972. Ristampato con mia
introduzione da Robin Editore nel 2002.
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