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 Un Vampiro alla ricerca di Dio
 Cassidy

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Il vampiro che si prende in esame in questa sezione, sebbene il titolo scelto possa trarre in inganno, non è uno dei tanti figli della notte ematofagi contemporanei in preda a crisi esistenziali e dubbi amletici sul senso della non - vita e che magari cercano le risposte in un rinnovato sentimento religioso, tanto che l’autore, parafrasando una famosissima scrittrice di New Orleans, ad un certo punto della narrazione mette una didascalia con questo contenuto: ED ORA: INTERVISTA COL BASTARDO.

LA TRAMA
La ricerca di Dio che costituisce la trama della serie non è una metafora, avviene in maniera concreta attraverso gli Stati Uniti, il signore infatti ha abbandonato il regno dei cieli, lasciando tutto in mano agli angeli, e si trova sulla terra.
Anche se l’inferno di per se non costituisce una gran minaccia in quanto Satana è morto, sorge un problema: un angelo e una diavolessa in seguito ad un coito blasfemo danno vita ad un’entità per metà angelica e per metà demoniaca che ha un potere simile a quello del Creatore che può esplicitarsi solo se s’incarna in un’anima adatta ad accoglierlo, per questo è custodito da una schiera di angeli.
La storia inizia quando questa entità, di nome Genesis, fugge dalla prigione creatagli dalle schiere celesti e s’insinua nell’anima del reverendo Jesse Custer durante una funzione nella città di Anville in Texas. L’impatto di questa congiunzione distruggerà la comunità di fedeli riuniti in chiesa lasciando vivo solo il predicatore. Genesis conferisce a Jesse la capacità di usare il “verbo divino” (che si manifesta con un cambiamento di voce che diventa appunto quella dell’abominio) cioè il potere di farsi obbedire alla lettera da chiunque riceva un ordine (lascio immaginare cosa successe quando ordinò a qualcuno di “fottersi”). Gli angeli, ora nei guai fino al collo, inizieranno a cercare la creatura con tutti i mezzi possibili (risveglieranno dal suo sonno persino il Santo degli Assassini, uno spietatissimo killer che uccide chiunque ostacoli il suo cammino) e, quando incontreranno Jesse, lo informeranno della dipartita dell’Altissimo e da quel momento il reverendo vorrà cercarlo per farsi spiegare i motivi della sua condotta e smascherarlo davanti all’umanità.
Il predicatore è affiancato, nelle sue avventure, dalla sua ex fidanzata, Tulip, e dal vampiro Cassidy, che incontra subito dopo la sua possessione da parte di Genesis, fra le macerie della sua chiesa di Anville in Texas.
Tulip viaggiava insieme a Cassidy per fuggire ad alcuni testimoni di un delitto che lei stessa aveva compiuto su commissione infatti, sebbene l’aspetto possa trarre in inganno, la dolce fanciulla si guadagna la pagnotta con un “onesto” impiego da sicaria.

LA STRUTTURA
Lo sceneggiatore, Garth Ennis è di origini irlandesi, sebbene sia poco più che trentenne prima di Preacher ottenne un buon successo con le serie Demon e Hellblaizer (dopo essersi occupato delle serie Troubled Souls e Judge Dredd) , con Hellblaizer ebbe inizio la collaborazione col disegnatore Steve Dillon.
I suoi personaggi possono ritenersi costruiti in maniera egregia, ognuno di loro ha un passato che deve tenere nascosto ricco di eventi spiacevoli (parecchi orrori nascono tra le mura domestiche in una terribile infanzia dove è la famiglia a dettare legge convinta di essere dalla parte giusta) ma, contemporaneamente, anche qualche cosa per cui vale la pena vivere e che bisogna difendere. Nel corso della narrazione compaiono alcuni flash - back con lo scopo di mostrare gli scheletri impolverati negli armadi dei protagonisti; compaiono tantissimi personaggi che contribuiscono a intorbidire una trama già complessa, con le loro depravazioni o, come nel caso dell’emblematico FACCIADICULO, con i loro continui fallimenti.
Per i disegni mi limito a riprodurre la definizione che ne da Joe R. Lansdale nella prefazione a “TEXAS O MORTE”: gettano vernice sull’idea, la illuminano e la fanno divampare. O, forse, in questo caso, la rendono più oscura e la fanno covare sotto le ceneri. Il talento di Steve Dillon è perfetto per questa storia. Sputa saliva avvelenata nelle fauci della prosa di Ennis. Inserisce le ombre tra le quinte e fa strisciare il sangue sui pavimenti.
Le tavole sono quasi prive di didascalie e di ballons di pensiero, sono storie in cui si parla (le parolacce e le battute sul sesso comprese nel prezzo) ma soprattutto si agisce, in un’America ormai priva di valori imbevuta di corruzione, perversione e follia allo stato puro in cui, però, abbiamo apparizioni soprannaturali, dialoghi con angeli che non disdegnano un genuino turpiloquio, spiriti guida (il fantasma di Jihn Waine) e perfino Dio fa la sua comparsa.
Mi sembra inutile addentrarsi nelle trame raccontate negli Albi anche perché sono veramente singolari e intricate, sono temi gnostici se non addirittura blasfemi, pagine ricche di violenza ma anche ironiche e il turpiloquio è la forma di comunicazione preferita, dal mio punto di vista è una serie che merita di essere letta sia per l’originalità dei contenuti assurdi e improbabili ma contemporaneamente vicini, e per i personaggi che scombinano tutti i luoghi comuni (per esempio vale la pena buttare un’occhio allo special “Quei Bravi Ragazzi”).

CASSIDY: IL BASTARDOhanno tromabato come ricci, fino
a farsi scoppiare il cervello.
Ma torniamo al vampiro, con Cassidy è bene sfatare alcuni luoghi comuni che hanno da sempre fatto parte della mitologia vampirica. Innanzitutto dimentichiamoci le origini nobili dei vari vampiri letterari e il conseguente comportamento signorile e rispettoso dell’etichetta, in seguito lasciamo da parte anche faustiani patti diabolici per ottenere la vita eterna dannandosi l’anima. Cassidy è completamente diverso, non indossa fruscianti mantelli, non ha zanne acuminate e nemmeno lo sguardo magnetico; è, invece, basso di statura, indossa blue jeans e maglietta, ha sempre una barba di almeno due giorni, capelli biondo - rossicci inequivocabili testimoni della sua origine irlandese e non si separa quasi mai da un paio di enormi occhiali da sole. La sua dieta è quella di tutti i vampiri ma la insaporisce un po’ ingurgitando quantità industriali di alcolici e fumando come un turco. L’unica cosa che lo uccide è l’esposizione alla luce del sole.
Jesse e Tulip scoprono la sua natura solo dopo qualche giorno di felice convivenza, sebbene non lo abbiano mai visto mangiare nelle tavole calde e di giorno sia sempre ben nascosto dai raggi solari sotto una logora coperta, quando lo vedono aprire la gola ad un uomo per succhiargli il sangue (i connotati estatici della vittima che subisce il morso, facenti parte dell’iconografia vampirica classica, qui mancano completamente). Custer lo ferma usando il verbo di Dio e lo insulta chiamandolo abominio, Cassidy sale sul suo furgone e se ne va. In quest’episodio Ennis ripropone la sottile sfumatura che separa i normali dai diversi mettendone in dubbio l’esistenza; d’altra parte è normale che un vampiro beva sangue, ma quanto possono esserlo una donna che uccide su commissione e un sacerdote che possiede un potere capace di distruggere l’intera umanità? Cassidy non sembra nemmeno troppo sconvolto dalla reazione del reverendo va semplicemente a sbollire la rabbia eseguendo un’autoanalisi che si concluderà in questi termini: ...Ma dottore, Jesse Custer ha costretto il paziente a smettere di bere il sangue di quello stupido coglione, e poi lo ha chiamato abominio... “si, ma un attento esame rivelerà che Jesse non è davvero un cattivo ragazzo, eravamo tutti piuttosto alterati, e se il paziente non lo aiuterà sa che si sentirà male per almeno un anno.”
Anche il predicatore e Tulip, a mente fredda, rivaluteranno Cassidy soprattutto quando ritornerà per salvarli, anche se non vorranno vederlo mangiare (il reverendo userà il Verbo anche alcuni numeri dopo per fermare il banchetto).

CASSIDY: LE ORIGINI
La vampirizzazione di Cassidy risale al 1916 quando lui, poco più di un ragazzino, militava fra i rivoluzionari indipendentisti in Irlanda. Irlandese è anche Ennis, profondo conoscitore della storia della sua terra (problematiche che ha proposto nelle trame di alcuni suoi lavori) quindi in Cassidy, possiamo dire, abbia messo anche un po’ di se stesso; per lo meno il suo odio per i gatti e l’amore per la birra. Come si è affermato sopra, non c’è niente di mefistofelico nella condizione di Cassidy, stava tornando a casa con suo fratello quando qualcosa è uscito dalle acque di uno stagno e lo ha morso. La famiglia lo crede morto e lui deve imparare, da solo, le regole della non-vita. Presto si renderà conto che se rimane in Irlanda può essere riconosciuto quindi decide di emigrare negli Stati Uniti. Anche se in versione certamente “plebea” in Cassidy abbiamo qualcosa del Dracula Stokeriano (inutile ricordare che anche Bram Stoker era di origine irlandese), innanzitutto prima di essere vampirizzato combatteva per l’indipendenza della sua terra come anche Vlad Tepes e le circostanze della sua morte probabilmente non sono certo state raccontate fedelmente ai familiari (anche per Proinsias Cassidy c’è sicuramente una tomba vuota); inoltre anche lui lascia la sua terra natia per un’altrove che rappresentava il massimo della civiltà. Probabilmente nel 1916 l’America rappresentava quello che alla fine del 1800 era l’Inghilterra per Dracula, quando in Transilvania ormai nessuno era ignaro delle sue abitudini alimentari e la gente aveva imparato a difendersi, senza dimenticare il brulicare di vite che la nuova nazione prometteva.
Sia Dracula che Cassidy viaggiano per mare, uno con la terra del suo paese chiusa dentro cinquanta casse, l’altro proprio con la sua gente, stipato in terza classe insieme a poveracci che sognavano un futuro migliore.
Anche i primi anni in America li passerà con amici provenienti dall’Irlanda e sarà uno di loro che gli farà leggere il Dracula. Il romanzo è recensito da Cassidy come “pieno di stronzate” ma comprenderà bene alcuni elementi essenziali: SOLE, SANGUE E VITA ETERNA (probabilmente Ennis ha dimenticato che Dracula fu visto durante il giorno a Piccadilly Circus). La lettura del romanzo lo aiuterà anche a capire che a un certo punto è meglio sparire dalla gente che si frequenta, gente che invecchia e muore ma soprattutto gente che può fare domande... quando rincontrerà l’amico che gli aveva prestato il romanzo, nel 1975, però non si sentirà rivolgere alcun interrogativo sul suo aspetto ancora giovane.
Questo modus operandi, abbandonare le persone dopo qualche tempo, sarà causa di alcuni inconvenienti, lo si rivedrà disperato per la morte di donne che erano state le sue compagne e donne che gli scaglieranno maledizioni per la sua sparizione, ma i problemi più grossi s’incontreranno quando compariranno nella storia i suoi vecchi amici, come se al predicatore non bastassero quelli del Graal e il Santo degli Assassini.
Un episodio degno di nota è quello dell’organizzazione di adoratori di vampiri militante a New Orleans: LES ENFANTS DU SANG, sottile parodia dei vampiri di Anne Rice vista la struttura quasi familiare del gruppetto che metterà in pericolo il predicatore e Tulip con lo scopo di ottenere la vita eterna da Cassidy.

CONCLUSIONI
Cassidy è un vampiro sconsiderato, agisce e non riflette, cambia idea spesso e si lascia dietro serie interminabili di guai e di nemici. Non sarà leale fino in fondo nemmeno col predicatore, infatti, s’innamorerà di Tulip e le prometterà di smettere di bere alcolici (inutile spiegare dove andrà a finire la promessa), anche se è disposto a rischiare la vita per gli amici le conseguenze dei suoi gesti a volte sono dubbie e testimoni di una certa immaturità a volte inconcepibile per un vampiro di quasi un secolo! Sotto questo aspetto sembra riproposta la tipologia vampirica cinematografica della seconda metà degli anni ottanta con vampiri dall’aspetto di adolescenti senza limiti e senza regole. Si può concludere affermando che, sebbene l’iconografia classica del vampiro venga notevolmente stravolta i richiami al mito originario e alle successive rielaborazioni letterarie e cinematografiche non sono completamente sfatati, mancano il disperato bisogno di darsi un senso che è caratteristico delle moderne serie di romanzi però è presente una completa immersione nella vita, è perfettamente integrato, è stato ai grandi concerti degli anni 60 e ha usato anche le droghe, la malinconia e i ripensamenti li lascia agli altri suoi simili (anche il suo rapporto con Tulip si svolge in modo tipicamente umano senza riferimenti alla sua natura, la ragazza non lo ama perché ama il predicatore, punto e basta e a lui non resta che provarci di nuovo), d’altra parte ha davanti la vita eterna perché non godersela e sperimentare tutto quello che offre?





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