Da
ieri Castrolibero ha perso un pezzo di sé, della sua storia. Un pezzo di
paese. Era un pezzo di paese, Biagio Fragalà, uno di quei personaggi che
si calano nella loro realtà fino a impersonificarla, a diventarne simbolo,
a incarnarsi nel contesto sociale al punto da venire individuati solo col nome.
Lui era semplicemente Biagio, o al limite, "mastrubbiaggiu", tutto attaccato,
tutta una parola, perché in questi casi, il cognome, è una pura
formalità da ufficio anagrafe.
"Mastrubbiaggiu" se n'è
andato all'alba di ieri, vinto da una malattia contro la quale aveva lottato per
due anni. Un monumento alla "castroliberesità" popolare, autentica,
genuina, che veniva dal mare. Nato a Paola nel 1942, era arrivato a Castrolibero
nei primi anni '70. Aveva lasciato il mare per amore, perché qui, nel centro
storico, viveva Dora Marigliano, la donna che sarebbe diventata sua moglie e la
madre dei suoi tre figli, Pietro, Maria e Andrea. Parrucchiere per vocazione,
lasciò il mestiere a Paola per continuarlo, ripartendo da zero, a Castrolibero,
sul centralissimo viale della Resistenza. Negli anni '70 a Castrolibero c'erano
pochi cittadini e pochissime case, ma stavano arrivando. Tutti quelli che in quel
periodo hanno abbandonato la città per traferirsi al di là del San
Vito, Biagio e il suo salone, ce li hanno trovati. E in più di trent'anni
tutti, ma proprio tutti, a Castrolibero, hanno messo la testa nelle mani di Biagio
almeno una volta. Biagio che era aperto la domenica mattina, Biagio che il lunedì
andava a Paola a prendersi cura della capigliatura dei monaci del convento, Biagio
che, ad un certo punto, dai ragazzi veniva "tradito" per presunti fuoriclasse
di pettine e forbice pronti a propinare il taglio all'ultima moda. Ma le mode
non gli appartenevano, preferiva il sorriso e i modi da gentleman discreto e affabile.
Negli anni '90 spostò il suo salone su via Mancini. Il calcio e la
sua Inter erano tra gli argomenti preferiti di discussione. Leggendari gli sfottò
dei tifosi della Roma, quando all'Olimpico l'Inter venne battuta proprio da un
gol di "Di Biagio".
Si accorse della sua malattia due anni fa. Iniziò
il calvario di routine tra medici e terapie, ma quando lo incontravi ti dava l'impressione
di star bene. Sorrideva, regalava la sensazione di potercela fare, che perfino
il male vigliacco avrebbe potuto arrendersi alla genuinità del suo sorriso.
No, invece. Da ieri Biagio non c'è più, la saracinesca del suo salone
è rimasta chiusa. Stamattina saranno celebrati i funerali. L'ultimo saluto
a "Mastrubbiaggiu", l'ultimo saluto a un galantuomo, simbolo di Castrolibero.