STRABONE - (63 a.C.-20 d.C. ca.)

 

Vita 

Strabone nacque ad Amasea, sul Mar Nero, nel 63 a.C. Di famiglia agiata, studiò presso le scuole più celebri, prima a Nisa, poi a Roma, grammatica e filosofia (con propensione allo stoicismo).

In seguito intraprese numerosi viaggi, che lo portarono dal Mar Nero all'Etiopia, dall'Armenia all'Italia del nord. La tappa più importante fu, anzi, Alessandria, dove si fermò per alcuni anni. Tali viaggi gli diedero modo di conoscere la realtà geopolitica dell'Impero e gli fecero comprendere ed apprezzare l'operato politico di Augusto.

Tornato a Roma, vi rimase dal 20 al 10, per poi ritirarsi ad Amasea, o in Campania: sembra, da alcuni riferimenti nella sua opera, che sia morto dopo il 20 d.C.

 

Opere 

Gli interessi prevalentemente storici e filosofici di Strabone lo portarono a scrivere una ponderosa opera storica, i Commentari Storici, in 47 libri, continuazione di Polibio: nei libri I-IV, infatti, era contenuta un'introduzione generale simile a quella polibiana, in cui Strabone riassumeva gli eventi fino al 145, per poi proseguire più dettagliatamente, nei libri V-XLVII, con il racconto degli eventi fino al 27 a.C. Quest'opera è perduta (ne abbiamo solo 19 frammenti), ma il suo piano ci è noto tramite Strabone stesso.

La fama dell'autore è affidata, invece, proprio all'opera che egli dichiara di aver scritto a sussidio della sua opera storica. Ci è pervenuta, infatti, la Geografia, in 17 libri.

Nei primi due libri l'autore introduce il suo argomento con una storia della geografia da Omero fino ai suoi tempi, poi discute la sua metodologia in polemica con geografi "matematici" come Eratostene ed Ipparco, dichiarando di adottare il metodo della geografia "fisica" (quella che oggi chiamiamo geopolitica).

A quest'introduzione generale segue la descrizione dell'oikoumene, il mondo conosciuto, in senso orario, seguendo la carta del mondo disegnata da Eratostene: Strabone parte da Spagna, Gallia e Britannia (III-IV), a cui segue una dettagliata descrizione dell'Italia (V-VI), ed in seguito da Europa del Nord, Illiria, Epiro (VII, mutilo) passa a Grecia ed isole ioniche ed egee (VIII-X). Infine Strabone si rivolge all'Asia: partendo dal Danubio e dalla zona armena (XI), tocca l'Asia minore (XII), per poi passare alla Troade, Cipro e la Cilicia (XIII-XIV), sconfinando poi all'India, con il Golfo Persico (XV), la zona arabo-mesopotamica (XVI) ed infine chiudendo la trattazione nell'Africa del Nord, con Egitto, Libia, Mauritania (XVII).

 

Considerazioni 

Come appare dalla discussione metodologia introduttiva della sua opera, Strabone cambia l'orientamento della geografia ellenistica: la trasforma, infatti, da disciplina scientifica a disciplina filosofica, ossia disciplina mirante a dare una descrizione dell'uomo e dello spazio in cui vive. La geografia diventa, così, sussidio della storia, e come essa ha un fine descrittivo e pratico, come avveniva già in Polibio, peraltro apprezzato da Strabone anche come geografo: si tratta di un'idea pragmatica che si riconnette alle idee peripatetiche e stoiche.

Strabone ci dà notizie basate di duplice provenienza: una è quella della sua personale esperienza di viaggiatore o delle notizie apprese da altri, l'altra è quella delle fonti scritte, letterarie e geografiche. Infatti spesso le descrizioni non sono attuali, ma riguardano realtà anche di due secoli prima. Il suo uso delle fonti è però fatto con criterio ed intelligenza, senza pura compilazione, ma mettendo spesso a confronto le ipotesi e le notizie discordanti con grande acume, e ci consente di avere un'idea abbastanza precisa della letteratura geografica e periegetica (ossia di descrizioni) dell'Ellenismo. L'opera di Strabone si configura, in tal modo come una "biblioteca geografica" (Musti).

L'attitudine letteraria di Strabone si rivela nel fatto che egli descrive accuratamente i luoghi e le civiltà, secondo la metodologia stoica di Posidonio di Rodi (autore di una storia Dopo Polibio in 52, perduta, e fonte di Strabone già nell'opera storica). Il geografo inerisce, infatti, numerose digressioni miranti a dare un quadro etnologico e culturale del luogo descritto, riguardanti mitologia, storia, letteratura ed eziologia. In tal senso, l'opera di Strabone ci dà una preziosa testimonianza storico-culturale ed è una fonte di primaria importanza per ricostruire l'etnografia dei popoli antichi.

Lo stile ricorda quello piano di Polibio, anche se spesso è influenzato dalle fonti, ma ha il merito di essere semplice e chiaro e di presentare spesso notevole vivacità descrittiva.

Tratto da un lavoro del Dott. Antonio D'Andria