Hompage

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Gli chiede da quando è che si trova qui, lei ha famiglia, lei che attività svolgeva da giovane. Lei rispondeva con esattezza a tutte le domande,disse pure facevo la maestra elementare prima,seconda e terza classe. Maestra mia,si ricorda il nome di qualche alunno. Si che lo ricordo,particolarmente uno,era orfano,sempre pietoso,spesso piangeva voleva la mamma che non aveva. Per dire il vero, io per questo bambino mi immedesimavo di essere la sua mamma. Il dottore non la fece continuare. Si alzò dalla sedia,stese le braccia,le intrecciò al collo della paziente e stringendola e baciandola gli disse : mamma mia sono io quel bambino orfano. Da quel momento era la sua seconda mamma. Da quel momento,quando gli era possibile,il giovane ma grande dottore se ne stava con gioia vicino alla sua seconda mamma. E quando andava, sai che le portava : una bustina con dei cioccolatini. Lei una volta gli disse: questi dolcetti mi fanno rivivere quel lontano giorno di scuola. A te che leggi,sappi che quanto continuo a scrivere lo esterno perché non mi è consentito di oscurare il merito o meglio dire i meriti. Meritevolmente e degnamente ne fa uso. In paese aria di festa,si onorava il patrono, cioè il santo. Per una famiglia non vi era molta gioia, su un lettino una persona,uomo ancora giovane,non godeva di buona salute, si lamentava a voce alta per dei dolori atroci e per il male che lo tormentava. Una savia idea, l’intervento di un medico, e senza indugio fecero squillare il telefono del dottore Antonello. Una voce invoca di te disse: dottore, la si prega per cortesia venite di urgenza in via Roma N°23, vi è un ammalato grave. Così il dottore Antonello, con la sua usuale puntualità, portando con se la sua borsa contenente gli strumenti del caso, senza farsi richiamare,con la sua cortese premura, si recò nell’appartamento di via Roma N°23. Qui venne ricevuto da una non tanto giovane donna,che con modi pertinenti  signorili,lo condusse nella cameretta dell’ammalato. Per primo domandò : signora come si chiama suo figlio? Egli si chiama Michelin. Il dottore e che forse è l’ingegnere Michelin? Si proprio Lui rispose la madre. Il dottore ammutolì, si chinò si proprio così si chinò verso il Michelin e iniziò la doverosa e umanitaria mansione. Lo visitò con tanto interesse ma maggiormente, con tanta voglia di farlo guarire. Gli prescrisse le medicine per la cura,se ne stette seduto per lungo tempo vicino al lettino,nel frattempo la donna di servizio era ritornata dalla farmacia e la cura iniziò. Non erano trascorsi più di tre giorni che il Michelin, allontanando il torpore della malattia,non soffriva più. Ecco che con una certa lucidità, il Michelin disse al dottore: dottore lo sa che il suo viso non mi è nuovo e il dottore Antonello nemmeno il tuo mi è nuovo. Il caso si concluse con un confortevole pianto di gioia. Ancora Antonello. Michelin hai ancora mezzo brioscino, l’ingegnere con un forzato sorriso annuì. _______________________________________________________

Il rimorso di una cattiva matrigna. A te che stai leggendo,ricordo,per dirti che diventare orfano ,da piccolo, perdere la mamma è come passare dalla vita alla morte. Di questa pietosa circostanza ne fu vittima, il bambino di nome Antonello. Rimasto piccolino privo della mamma, non godette più niente baci, niente coccole, niente capelli pettinati, niente il viso lavato, vestito sempre con indumenti luridi, niente zainetto con la brioscina, quando andava a scuola. In compenso, la matrigna, lo sgridava, lo teneva lontano e senza mai curarlo. Il suo pupillo era suo figlio. Adesso ritorniamo dal dottore Antonello, questo era di turno nell’ospedale dove espletava il compito di medico. Quando una infermiera, con passi veloci si presenta da Lui e senza esitare, le dice: dottore, una donna paziente, si sta sgolando, chiedendo di volere parlare con Lei. Il nostro dottore, forse aveva intuito qualcosa, ad ogni modo andò e con Lui l’infermiera.

 Quando il dottore si avvicinò al lettino della paziente, si creò un atto impossibile, La ricoverata, sfruttando le poche forze che ancora aveva, con il v iso stralunato e con un atteggiamento tremulo e stendendo le braccia si avvinse al collo del nostro amato dottore e a voce spaventosa gridava : Antonello, Antonello perdonami, sono stata una matrigna pessima, e con le lacrime sul viso ripeteva : Antonello perdonami. Il dottore espresse poche parole. Signora matrigna, invece di chiedere perdono a me,supplica la mia mamma.

Da te lettore, anelo il tuo giudizio.

 Concludendo, dico a te lettore,sappi che quanto qui ho scritto non è stato per diletto, questo no, l’ho fatto per dialogare con la tua coscienza. ____________________________________________________________

Hai la mamma, adorala, se non l’hai, prega per Lei. Se puoi fai la carità, con questo certamente farai sorridere la tua mamma, sia in terra che in cielo. Ovunque si trovi sia in terra che in cielo .

 

ANNO DOMINI  DIC. 2009