Patrona
della Marina Militare
Si
narra che Barbara di Nicomedia in Bitinia fu rinchiusa in una torre
e poi condotta al martirio per la sua indomata fede cristiana
osteggiata dal padre pagano Dioscoro, che "al quattro dei mese
di dicembre, regnante Massimiano imperatore, ed essendo preside
Marziano..." (circa nel 288 d.C.), fu incenerito da una fulmine celeste, simbolo
della morte immediata senza la possibilità di redimersi.
Essa
fu presceita perché rappresenta la serenità dei sacrificio di
fronte al pericolo senza possibilità di evitarlo, e fu eletta a
patrona "di coloro che si trovano in pericolo di morte
improvvisa". Infatti, la martire, nell'imminenza dei supremo
sacrificio, pregò Gesù: "... tu che tendesti i cieli e
fondasti la terra e rinchiudesti gli abissi, il quale comandasti ai
nuvoli che piovessero sovra i buoni e sovra i rei, andasti sopra il
mare e riprendesti il tempestoso vento, al quale tutte le cose
obbediscono, esaudisci per la tua misericordia infinita la orazione
della tua ancilla... Pregoti Signore mio Gesù, se alcuna persona a
tua laude farà memoria di me e dei mio martirio,... mandali grazia
per tua misericordia"...
La
compenetrazione leggenda/momenti di vita mistica spiega le ragioni
per cui subito dopo l'invenzione della polvere da sparo ciascun
magazzino di munizioni, in particolare sulle navi da guerra, per
devozione alla vergine di Nicomedia, da sempre ha attaccato sulle
pareti un'immagine della santa "perché siano preservati dal
fuoco e dai fulmini celesti i depositi delle polveri che si chiamano
appunto Santebarbare"... (Padre Alberto Guglielmotti).
A
seguito dei Breve Pontificio di Pio XII del 4-12-1951 di
proclamazione solenne a Celeste Patrona, ogni 4 dicembre gli uomini
della Marina Militare e quanti operano per essa, nel ritrovarsi con
le comuni origini e valori, festeggiano solennemente e degnamente la
loro Santa Patrona.