|
|
|
|
|
|
|
TASTI
TELEGRAFICI IMBARCATI |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Alcuni amici radioamatori
appassionati di radiotelegrafia mi hanno chiesto di raccontare la
storia e illustrare le mie esperienze sui vari tasti telegrafici
professionali dei bastimenti dove sono stato imbarcato. E' una
storia legata a vari fattori, ne vado a fare un elenco di quello che
meglio ricordo. Su una nave, in stazione radio, si faceva il
traffico rt con il tasto telegrafico che era installato al pannello
smistatore che lo deviava sui tre trasmettitori in dotazione, ovvero
trasmettitore di emergenza alimentato a batterie 24Vdc,
trasmettitore principale in onde medie e quello principale in
onde corte. Esso poteva essere un tasto “da marciapiede” oppure
l'ultimo tipo. Ad esso ci si doveva adattare. In genere nella Golden
Era alla marca della stazione radio era associato il tasto
corrispondente. Ad apparati della Marconi Marine vi era sempre un
Marconi 365C. A quelli della ITT-M. uno della serie J-38 americano
nelle sue varie versioni. Per sistemi TLC tedeschi (Hagenuk,
Telefunken, Debeg, AEG e Lorenz sempre ed esclusivamente
l'ottimo, tradizionale e intramontabile Junker , Le stazioni
radio della Allocchio & Bacchini di Milano c'era l'affascinante
A320, un tasto che ricalcava il ministeriale, ma con il gambo tipo
tasto inglese, inoltre c'era un altro tasto piu' piccolo della Vime
di Milano, che ricalcava un J-38 migliorato.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Stazioni
radio della Redifon Eddistone e Face-Standard erano fornite con il
classico Swedish key. Qui sotto ne riporto una bellissima versione
di fattura dell' ex blocco sovietico |
|
|
|
|
|
|
|
|
Non
ricordo di aver trasmesso con il tasto della ditta inglese Redifon,
pur avendo fatto due imbarchi di quasi 11 mesi effettivi su SRT
completamente Redifon, ma essendo riuscito a trovare una foto in un
sito web, la inserisco di seguito.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Negli anni fine settanta-ottanta
molte furono le navi sia italiane che estere con apparati della
Dancom danese installate da Telemar Roma e SAIT e della Tandem
station (Radiomarittima di Roma) dotate di un ottimo tasto della AMP
di derivazione tipica del tasto svedese e del Kent inglese, quest'
ultimo molto conosciuto in campo radioamatoriale. Personalmente ho
sempre reputato il tasto un mezzo di lavoro, senza grosse preferenze
se non psicologiche legate al complesso dello stesso. Per
precisione e leggerezza di trasmissione sicuramente capeggia lo
Junker tedesco, costruito con una meccanica molto accurata. Per
velocita' di trasmissione sicuramente il tasto svedese. Molti
radioamatori mi contestano questo fatto, ma a noi poco importava la
velocita', era necessario che quello che si trasmetteva fosse
correttamente ricevuto.
Come se la mente del marconista
della nave entrasse in simbiosi con quella dell'operatore RT della
stazione radio costiera senza nessun margine di errore, nessun
errore. Certo il tasto Marconi 365 sia nella versione B qui sotto
ritratta, che la C e' quello che ho trovato di piu' sulle navi.
Bisogna ricordare che la Marconi ha sempre avuto il predominio
degli apparati navali e non.
Il tasto inglese 365 C di
ottima meccanica ed estetica, aveva il “pregio” che dopo una decina
di telegrammi trasmessi il polso diventava di ferro, era difficile
renderlo veloce e leggero. Quello era il materiale disponibile e con
quello bisognava lavorare, non mi sono mai lamentato.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
L'A 320 della
Bacchini era il migliore, anche perche' era stato il tasto fissato sul
banco dell'istruttore di RT alle scuole IPSAM sezione marconisti.
Ricordo molto bene i tasti della JRC per averli avuti su navi
portacontenitori con apparati esclusivamente giapponesi: erano precisi,
la meccanica si rifaceva al tasto inglese, sacrificando la velocita'. I
tasti americani serie J-38 li conosciamo tutti. Costruiti con una
semplicita' elementare hanno un vantaggio che molti altri tasti non
hanno, quello della leva di corto-circuito, cosicche' una linea lunga
poteva essere emessa costantemente. Questa caratteristica
costruttiva era dovuta al fattore derivante da frequenti naufragi
o da eventi di guerra, cosi' che il trasmettitore di emergenza potesse
rimanere in trasmissione il piu' a lungo possibile dopo che il personale
radiotelegrafista aveva abbandonato la nave. |
|
|
|
|
|
|
|
|
Personalmente ritengo che lo
Junker tedesco e' forse quello che per precisione leggerezza e
meccanica meglio si adatta ad una trasmissione tranquilla e
cadenzata. La foto sotto riportata mostra un modello esclusivo
e datato.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
I tempi degli anni 80 hanno
cambiato tutto ed i tasti elettronici nell'ambiente navale fecero la
loro prima apparizione nei primissimi anni 70 con il Ten-Tec Kr- 40
e il tedesco ETM-3, poi divenuti KR-50 ed ETM-3c con l'aggiunta di
un banco di memorie, cosi' facendo si poteva registrare la chiamata
alla stazione costiera. Tale innovazione, permetteva soprattutto a
noi RT italiani, che poco ci adeguavamo alla normativa ITU, su come
eseguire una chiamata alle ns. stazioni costiere, una notevole
facilitazione
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Poi, la frenesia e l'aumento
della velocita' e della quantita' di telegrammi da trasmettere hanno
portato all'estensione delle memorie con la serie ETM-8C.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Dopo il 1975-78 sono iniziate le
stazioni RT con il radiotelex ed il tasto e' finito in un cassetto
per sempre. Devo sinceramente dire che, grazie alle foto ricercate
sui siti di telegrafia indicatimi e quelle messe a
disposizione dai colleghi RT, mi sono ricordato di alcuni di essi.
Per certo posso dire che il tasto di riserva in stazione radio non
era mai, nemmeno lontanamente, paragonabile a quello principale,
sia sulle navi nuove e non. Su una nave ex costruzione svedese, una
Victor C-3, il tasto era molto bello, ricordo solo che era in
bachelite nera, asta lunga veloce e preciso, instancabile nell'uso,
ma non ho mai trovato una sua foto sulla rete del WEB. Delle navi
ricordo solo le superpetroliere tipo Chevron-Oil-Co, Arco-Oil oppure
dell'Europa SpA di Milano, in quanto dotate di tanti apparati degli
anni migliori delle TLC con personale Marconista. Le grandi
petroliere ne ho piu' memoria in quanto dal ponte di una Chevron
vedevo le altre grandi tanker da 250 mila tons di portata come
bettoline e quelle da 80mila tons come motoscafi, mentre quando ero
imbarcato su una 250 mila vedevo queste 400 mila tons o piu' come
degli immensi muri invalicabili, onestamente ho sempre sofferto il
mare.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
S/s “Ritina”
callsign IBER 254000 DWT |
|
|
|
|
|
Con questa nave ero la
disperazione telegrafica di Roma Radio / IAR e quella telefonica di
Genova Radio / ICB. Ormai tutto e' un ricordo offuscato nella
mia memoria e spesso mi domando se effettivamente era cosi. Il tempo
passa, l'eta' media dei Marconisti che trascorsero tutta la loro
vita lavorativa o almeno la meta', con le cuffie in testa e il
ricevitore sintonizzato sulla telegrafica 500Khz con l'alfabeto
morse come linguaggio primario, hanno ormai un'eta media di
settant'anni, quindi la Golden Era rimane una parola lontana nel
tempo come i Cow Boys, ma, speriamo intramontabile perche'
affascina al pari della visione di un film western.
|
|
|
|
|
|
di Adolfo Brochetelli - IK1DQW |
|
|
|
|
|
|
|
|