SOCCORSO IN ATLANTICO A UN
PIROSCAFO SILURATO
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«Avevamo lasciato da sei giorni il
porto di New York, dopo una serie di incidenti internazionali, ed
eravamo diretti a Genova, carichi di merci e con oltre 530 passeggeri a
bordo ». Così comincia il suo racconto il giovane capitano Zannoni dei
Giuseppe Verdi. Il nostro piroscafo , continua il capitano, « per saggia
disposizione dei ministero della Marina, con entusiasmo accolta tosto
dall'Amministrazione della « Transatlantica Italiana », era stato il
primo ad armare la sua poppa di due moderni cannoni da 75 mm. e ad
adibirvi sette marinai del suo equipaggio per difenderci dagli eventuali
attacchi dei sommergibili nemici, che infestano la rotta delle pacifiche
navi mercantili; sommergibili, che, per fortuna, né in questo viaggio,
né nel precedente, quando precedevamo di centosettantacinque chilometri
il silurato «Ancona», mai abbiamo incontrati. « Come è noto », ripiglia
il capitano, « parea sulle prime che il governo degli Stati Uniti
volesse internare il nostro Giuseppe Verdi come nave da guerra di uno
stato belligerante ed anzi l'ambasciatore dei l'Austria Ungheria, barone
E. Zwiedimek, aveva protestato per i due cannoni montati a bordo dei
piroscafo italiano.
« Finalmente, in base alle leggi
internazionali e alla Convenzione dell'Aja, il signor Lansing,
segretario di Stato, aveva stabilito, che una nave mercantile
appartenente a nazione belligerante può portare legalmente armamento e
munizioni a solo scopo di difesa, senza con ciò acquistare il carattere
di nave da guerra: e noi avevamo quindi avute le nostre carte di libera
navigazione ed eravamo partiti il 13 gennaio 1916. « Nessun incidente
notevole aveva disturbato il nostro viaggio regolare di ritorno salvo il
mare continuamente agitato e le nebbie fitte, che ci obbligavano ad una
raddoppiata attenzione, per sorvegliare la rotta dei piroscafo. Il 19 di
sera, verso le ore 18 e 18. mentre stavo nella mia cabina studiando, il
telegrafista di guardia, signor Rollandini, mi raggiunge e mi consegna
questo radiotelegramma appena allora ricevuto dal piroscafo inglese
Pollentía: • Cap. Giuseppe Verdi • Please come to us (Per favore
accorrete) «Cap. Gibbs ». • La posizione data è la seguente: Lat. Nord
46* 47' e Long. W. G. 35" 04'; e poiché il « Giuseppe Verdi » navigava a
44` 26' Lat. N. e 33' 22' Long. W. G. constato che noi ci troviamo a 152
miglia di distanza. Rispondo allora tosto col Marconi: • Cap. Pollentia
• Je viens à votre secours. Repondez approuvant ou non, je me trouve a
152 milles loin de vous, « Zannoni Cap. du Giuseppe Verdi ».
« Pochi minuti
dopo (ad ore 18 e 30') il capitano dei Pollentia conferma la sua
posizione, e chiama insistentemente soccorso, dichiarando, che per
una larga falla apertasi sui fianchi dei piroscafo, questo potrà
forse galleggiare sino al mattino seguente. Allora io dirigo ìl
«Giuseppe Verdi » a tutto vapore verso la posizione indicataci, ma
poco dopo devo rettificare nuovamente la rotta, perché alle ore 21 e
50' il Pollentia, non potendo governare ed essendo in balia delle
onde, corregge la sua nuova posizione, che è in Lat. N. 46" 47' e
Long. W. G. 33" 04'. «Verso le ore 4 dei mattino seguente (20
Gennaio), raggiungiamo il punto indicatoci, ma nulla scorgiamo. Il
mare era agitatissimo, sconvolto da uno di quei fortunali classici,
così comuni d'inverno nella Corrente del Golfo; l'orizzonte fosco,
livido, pauroso: ad intervalli scrosciavano piovaschi furiosi: una
scena dell'Inferno dantesco! |
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« Da bordo cent'occhi si figgevano
ìntensamente per scorgere, nella fitta nebbia. il piroscafo
pericolante,,,,» |
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« Da bordo cent'occhi si figgevano
ìntensamente per scorgere, nella fitta nebbia. il piroscafo pericolante;
ma nemmeno i razzi, che il Pollentia lanciava ad ogni minuto, dietro
nostra richiesta, erano visibili. Attraverso il ruggito dei fortunale si
udiva solo l'inquieto picchiettio del Marconi che raccoglieva il grido
disperato dei capitano Gibbs del Pollentia: « Please come to us: Please
come to us » e che raddoppiava le ansie della nostra ricerca. « Quei
paraggi sono di continuo attraversati giornalmente da numerosi vapori,
perché si trovano sulla rotta più diretta tra l'Europa e il Nord
America. E infatti ci accorgiamo che altri due piro- scafi il« Siamese
Prince» inglese e il «Westerdyk», olandese che avevano raccolto il radio
telegramma dei capitano Gibbs, erano alla ricerca del Pollentia.
Per
mezzo del Marconi ci accordiamo allora con essi e navighiamo di
conserva, esplorando l'Oceano, per correre al salvataggio dei naufraghi.
« Solo verso la sera dei 20, il «Siamese Prince» annuncia di avere
avvistato il «Pollentia» in Lat. 46' 40' e Long. W. G. 31" 42', ma
afferma che non gli è possibile accostarsi per le onde incalzanti e
sconvolte. « Noi allora ci dirigiamo durante la notte verso la nuova
situazione, ed alle tre del 21 Gennaio scorgìamo infatti tra la foschia
il «Pollentia» al quale cì accostiamo assieme al «Westerdyk» ed alla
petroliera inglese «Bulysses». « Rallentiamo la velocità e tutti insieme
circondiamo il «Pollentia», dal quale alle otto dei mattino siamo
discosti appena pochi metri. Ma il mare è più tempestoso che mai, il
vento fortunale di S. W. sferza rabbioso i fianchi dei piroscafi, che
rollano spaventosamente, or alzandosi sulle cime biancheggianti delle
onde, or inabissandosi di decine di metri. ~ impossibile tentare il
salvataggio: ci dobbiamo scostare alquanto, per non cozzare fra noi,
mentre il Pollentia ci insegue coi suoi' radio telegrammi disperati,
confermandoci che potrà galleggiare per poche ore ancora, che l'acqua
sale nelle stive, che nulla gli resta di viveri e solo acqua dolce per
due giorni.
« Improvvisamente il Siamese Prince
radiotelegrafa che deve proseguire il viaggio, ed il Westerdyk, deve
seguirlo, scarseggiando di carbone. Ma rimangono a fianco dei Polientia
il Giuseppe Verdi e la petroliera Bulysses per solidarietà umana: anzì
tentiamo di strappare tosto al pericolo inevitabile i poveri naufraghi.
« Tenetevi pronti radiotelegrafiamo al Pollentia verso il tramonto. « -
Thank you very much. We wíll be ali ready risponde il capitano Gibbs. «
Pompate in mare parte delle sostanze oleose che tenete nella stiva,
girando attorno al Pollentia per calmare le onde ordiniamo al Bulysses.
« La manovra è prontamente eseguita: ma il mare infuria di più: il
salvataggio è impossibile e l'operazione viene sospesa. « Rimaniamo però
nei paraggi, bordeggiando durante l'intera notte; parla solo il Marconi
nel buio sopra il ruggito dei mare e il fragore della tempesta,
infondendo coraggio ai naufraghi dei Pollentía. « Al mattino dei 22
Gennaio vediamo sbucare dalla nebbia il piroscafo Carpathia della «
Cunard Line » e poiché il capitano Gibbs radiotelegrafa che vuol tentare
il salvataggio dei suoi uomini, lanciando in mare una delle sue
imbarcazioni, il Carpathia e il Giuseppe Verdi si avvicinano quanto più
possibile al Pollentía per raccoglierli.
...Il
mare era agitatissimo, sconvolto da uno di quei
fortunali classici, così comuni d'inverno nella Corrente
del Golfo.... |
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« Ma il
pessimo tempo continua, e per il fortissimo rullio
l'imbarcazione, appena calata in mare, rompe i paranchi e si
sfascia, trascinando seco un marinaio, il quale però, benché
ferito, può ancora aggrapparsi ad una cima gettatagli dai
suoi compagni e risalire a bordo. Il comandante Gibbs viene
consigliato di attendere che il mare si calmi. « Durante
questi tre lunghi giorni d'angosciose ricerche, avevo
osservato continua il capitano Zannoni che all'alba il mare
accennava ad una relativa e breve bonaccia: onde risolsi
alle sei dei 23 Gennaio di tentare energicamente l'estrema
prova pel salvataggio dei Pollentia, che del resto non si
poteva più reggere.
« Assumo la direzione della manovra: chiedo al Pollentia se poteva
servirsi delle sue imbarcazioni; mi risponde, che i suoi uomini erano
ormai sfiniti di fame, di freddo, di fatiche: l'avverto allora che avrei
mandato un battello di salvataggio del Giuseppe Verdi e di tenersi
pronto: ordino alla Bulysses di pompare in mare materie oleose, e di
comprendere nelle sue evoluzioni circolari il nostro piroscafo ed il
Pollentia. Attendo quindi il momento propizio. |
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Radunati i miei uomini
in coperta, dico loro: Chi di voi è disposto a seguire il primo
ufficiale, capitano Desiderio Maggi, nel Iife boat, che deve tentare il
salvataggio dei naufraghi dei Pollentía? « Tutti essi rispondono ad una
voce, fra gli applausi dei passeggeri, ammirati dello slancio dei
marinai italiani.
«Alle sette e 50', quando mi pare che
le condizioni dei mare siano più favorevoli all'ardita impresa, mi
avvicino al Pollentia sino a pochi metri di distanza e lancio in mare il
lite boat al comando dell'intrepido capitano Maggi. « Un silenzio
solenne ed una viva trepidazione regnano a bordo dei transatlantici, che
attendono intorno. Faticosamente vengono raccolti nel nostro life boat i
37 naufraghi dei Pollentia: ultimo scende il capitano Gibbs, dopo aver
incendiato il disgraziato piroscafo. Con sforzi inauditì per il forte
rullio e per le condizioni fisiche, i dieci ufficiali ed i 27 marinai
dei Pollentia vengono ad uno ad uno issati a bordo colle corde, e l'uomo
ferito, entro una coffa. « Un irrefrenabile entusiasmo scoppia allora da
bordo di tutte le navi, mentre il capitano Gibbs mi abbraccia, senza
profferire parola per l’intensa commozione.
« Parecchi colpi infallibili dei
nostri cannoni sfondano il Pollentia in seguito a richiesta dei capitano
Gibbs, affinché non rendesse pericolosi quei paraggi così frequentati
dai transatlantici. « Alle 11.15 dei 23 Gennaio 1916 in Latitudine N.
46'52' e Long. W.G. 28'34’ il Pollentia di circa 3000 tonnellate, della
Cunard Line, partito vuoto da Liverpool e diretto ad Halifax (Canada),
fu visto rapidamente affondare e sparire. « Mentre riprendo la rotta
radiotelegrafo alla petroliera Bulysess che era stata compagna al
Giuseppe Verdi nel salvataggio ed al Venezia, al Narraganseth, al
Carpathia, che erano accorsi: • All finished. You can proceed your
voyage. • Many Thanks from me and trom Cpt. of Pollerifia for your
assistance. « I complimenti e gli auguri di buon viaqgio s'intrecciano
lietamente nell'aria turbinosa, radiotelegrafati da tutti i piroscafi in
risposta. « Ecco qui come documenti e come ricordi i tagliandi dei
telegrafo Marconi, di questa meravigliosa invenzione italiana», conclude
il capitano Zannoni, « e seguirà il disegno della rotta seguita dal
Giuseppe Verdi nella ricerca dei Pollentia che io consegno alla
"Transatlantica Italiana" ».
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