|
Un imbarco che
ricordo per Ia sua particolarita' e' avvenuto quando dopo anni con la
Telemar decisi di passare alla SIRM (Soc. Ital. Radio Maritt.). A quel tempo al settore gestione
radiotelegrafisti della SIRM di Genova c'era una signora ed il
capotecnico era il signor Bevilacqua. Era il periodo della crisi degli
RT, le petroliere erano in crisi, moltissime ferme, in disarmo, altre
piu' vecchie mandate direttamente alla demolizione. La SIRM mi assegno'
una nave dell'armatore Gardella di Genova. La nave era il famoso
"OCEANO" con nominativo IBVT, una nave carboniera che faceva i viaggi
sotto nolo della Sidermar.
L'armatore Gardella era motto considerato presso la SIRM. Con
il fogtio di
gradimento SIRM (essendo il primo imbarco con IUO2), mi presentai negli
uffici della compagnia di navigazione che si trovavano all'interno del porto,
entrando dal varco di Piazza Caricamento. Gli uffici erano posti in un
caseggiato di due piani in legno.
Sembravano come due container da 40 Teu sovrapposti. Al piano di sotto
non sono mai riuscito a sapere che cosa c'era, ma sopra c'erano gli
uffici.
Le scrivanie erano poste tutte in fila a ciascun lato. Ogni scrivania
era occupata da un signore in giacca e cravatta e i manicotti neri sopra
le maniche, come ai tempi che furono di quando ancora andavo a scuola
alle elementari che si portavano le sopramaniche nere per non sporcare il grembiule e farlo rimanere sempre nuovo.
In fondo una porta con dentro un ufficio dove una velocissima segretaria
giovane mi dette i documenti da dare all'Agenzia Marittima per fare
I'imbarco in Capitaneria ed il biglietto aereo con duecentomilalire di
anticipo, che avrei prontamente restituito al secondo ufficiale di
coperta appena giunto a bordo della nave.
L'OCEANO si trovava a Norfolk in attesa di caricare sessantamila tons di
carbone per ritornare a Genova.
Quel giorno a Genova nevicava, cosi' il volo Genova-Roma fu cancellato.
Ci misero su un autobus noleggiato dall'Alitalia alla volta di Pisa.
Eravamo dieci persone che imbarcavamo su quella nave, a parte alcuni
con anzianita' di compagnia, gli altri eravamo nuovi. Siccome si era
sotto le festivita' natalizie, alcune facce non erano proprio
rassicuranti. Il fatto mi ricordo' la storia di Piazza Caricamento, dove
venivano reclutati ,all'ultimo momento la cosidetta"feccia" degli
equipaggi dei cargo in partenza con numero di marinai insufficiente a
bordo ed era cosi, come si dimostro' una volta che la nave fu' in navigazione.
In ogni caso dopo la tratta Pisa-Roma-NewYork, aspettammo diverse ore, mi
sembra quasi una giornata, perche' anche a NewYork nevicava e i voli si
accavallavano uno sull'altro con forti ritardi. Fummo trasportati con un
autobus aIl'aereoporto di La Guardia. Proprio mentre eravamo nel piazzale
in attesa del bushuttle, si avvicino' a me un anziano signore tutto ben
vestito che in perfetto slang locale mi chiese se sapevo se I'autobus
per andare a piazzale Roma a New York era gia' passato, rimasi
interdetto, avendo capito benissimo la sua domanda, rivolto ai miei
compagni di viaggio dissi in italiano piu' o meno queste parole:
|
"questo
chiede di andare a piazza Roma, ma non e' che ha sbagliato
continente, non siamo mica in Italia". A quel punto l'anziano
signore, riprese in perfetto italiano, mi apostrofo' duramente
che lui aveva usato un perfetto americano e che non doveva
essere deriso se noi eravamo ignoranti da non sapere che
esisteva tale luogo a NewYork (little Italy town). |
Io rimasi ammutolito e questo se ne ando' piu' in la' da noi. II
suo accento era perfettamente della Trinacria. Sull'autobus per La
Guardia
chiesi in inglese ad una bella ragazza di colore quanto mancava per
arrivare all' aeroporto e questa mi rispose in italiano dicendomi, circa
ventiminuti, era d'origine Italo-americana.
Partimmo can un volo della Pedemonte su un boeing 727 ed arrivati a Norfolk, per noi Ufficiali, I'agenzia ci fece salire su un yellow-taxi con
autista italo-americano che ci porto all'ufficio del porto dell'Agenzia
Marittima.
Durante il tragitto dall'aeroporto al porto il tassista, di origini
calabresi, ci dette tutte le spiegazioni per acquistare da lui
televisori, radio, stereo ed altre cose compatibili per tensioni e
standard italiani, insomma, un tassista commerciante.
Siccome non erano ancora le 0900 locali (del mattino) e la motobarca non
arrivava che a quell'ora per portarci a bordo, feci un giro nell'intorno
e mi accorsi che molte case (tutte di legno) avevano esposto il cartello "FOR SALE".
Domandai all'agente, che mi disse che questa era una base navale della marina militare statunitense ed era normale un continuo movimento di
marinai e relative famiglie.
Finalmente dopo quasi un giorno e mezzo, tenuto conto del fuso orario, salimmo a bordo della nave.
Non ho mai capito il perche' una carboniera, dal fumaiolo in giu', deve essere sempre tutta di colore nero !.
In stazione radio trovai apparati conosciuti ed altri sconosciuti.
Non c'era la telefonia in SSB ma solo l' AM. II ricevitore principale
era un IRME RXU70 (Industrie Radio Meccaniche Elettriche-Roma) con un secondo ricevitore che se ben ricordo era
della Nera norvegese. Un TX era l' IRME TN104OC, I'altro un Nera
alto come una montagna ed altrettanto largo che pero' non funzionava ed
era
I'unico TX che faceva esclusivamente la gamma 1.6-4MHz, quindi
immaginate la mia delusione, oserei dire disperazione. L'avaria
era nell'alimentatore dove alloggiavano enormi condensatori che
sotto tensione, con apparato in st-by, friggevano essendo
immersi nell'olio. |
|
II comandante, di
Genova, aveva piu' di sessanta anni, mi rassicuro'
dicendomi che avremo fatto in tutto tre telegrammi (uno di partenza e
due prima dell'arrivo, ossia, a Sanimare Genova e al ricevitore e cosi' fu'.
La caricazione avvenne in due fasi, la prima per far assestare il
carbone nelle stive, la seconda per ricaricarne la maggior quantita'
possibile. II comandante, vecchio lupo di mare, essendo inverno, per ritornare
alla rocca di Gibilterra scelse la rotta SUD, poi SUD-EST ed infine EST
per ritrovarsi sopra le canarie e risalire verso ZGB.
Al traverso di Cape Hatterars, solita burrascata con mare oltre forza
6. Due giorni dopo la partenza due marinai, di quelli imbarcati con me,
dissero di sentirsi male e furono messi a riposo in cabina. Il giorno
successivo un altro marinaio si mise in cabina ammalato. Per i tre non
era certamente un problema di salute ma un fattore legato alla
percezione dell'indennita' contrattuale spettante per i lavori
disagiati, come quello di pitturare il cassero o altre strutture della
nave sospesi dalla coperta, Indennita' sempre
|
piu' alta
a seconda
dell'altezza che ci si trovava dalla coperta o fuori bordo.Qui si
confermo' la mia sensazione percepita all'imbarco a Piazza
Caricamento a Genova. II comandante, in ogni caso, serio e motto
preciso e rispettoso non solo delle regole ma delle persone del
suo equipaggio, si mise spalle al muro e cosi' inizio un
fittissimo scambio di messaggi con il CIRM ogni 4 ore durante il
giorno per ciascun "immaginario" ammalato. Contatti che durarono
fin all'arrivo a Genova, con mio grande piacere per il traffico
RTG. Con il mio Vibroplex Lightining volavo sui MSG, ma gli
operatori di IRM erano su dei Jet. IRM lo ascoltavo sempre bene
su 8 MHz e gli operatori mi rispondevano. Anche se la frequenza
migliore, magari in quel momento, era la 16 MHz. II loro segnale
era sempre pulito, netto e con QSA 5, mentre, magari IAR, la
ricevevo a QSA 2. IRM non mi ha mai fatto cambiare ne canale di
lavoro ne tanto meno gamma, come dire che a loro arrivavo sempre
e bene!!. Arrivati a Genova telefonai al Sig. Bevilacqua
esponendo le problematiche della telefonia. |
La SIRM propose un rack delta Skanti ed il giorno dopo I'Armatore,
Sig. Gardella lo acquisto'. L'Oceano fu cosi' una delle prime navi italiane
ad avere un apparato di questa marca per i tempi che correvano allora.
Dopo la discarica, la nave ando' ai lavori per adeguare le slooper
tanker e la sewage tank alle nuove normative americane, inclusa la doppia
girobussola e i radar sempre funzionanti ed accesi. Siccome i lavori
sarebbero durati circa trenta giorni, io sbarcai e malgrado
I'invito del capitano di armamento a reimbarcarci alla fine dei lavori,
ritornai con la Telemar, sulle mie carrette dove almeno sapevo che, si
gli armatori erano dei pirati, ma I'equipaggio dal comandante al mozzo
facevano la nave e non piantavano grane ricevendo quasi sempre il giusto
compenso. |
|