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Giorni addietro ho
avuto una fitta corrispondenza via e-mail con Urbano Cavina, ufficiale
RT e radioamatore, che ha scritto ben quattro libri in tema di
telecomunicazioni, unico marconista di bordo in Italia ad averlo fatto
in scala editoriale e con tirature da successo tra i colleghi e gli
appassionati. L'argomento della nostra corrispondenza verteva sulle
mansioni dei marconisti a bordo. Personalmente non so bene quali fossero
i compiti dei colleghi RT nella Marina Militare, ma credo che la
differenza non fosse di poco conto. II loro operare d'equipe in realta'
spesso simulate, o esercitazioni in mare, gravava molto meno di quanto
pesasse su noi della mercantile la realta' vissuta, quella vera, di
"unici" responsabili delle apparecchiature radioelettriche di bordo;
radar, girobussola e strumentazioni varie sul ponte comando, oltre al
complesso destinato alle radio-comunicazioni naturalmente.
In sostanza noi della mercantile in
caso di negligenza dovuta anche solo all'inesperienza, non potevamo
certamente cavarcela con un "rapporto" che si risolveva in qualche
giorno di consegna o di rigore al massimo. Per noi un semplice ritardo
della nave per non aver ricevuto in tempo un messaggio di cambio di
destinazione poteva significare un enorme danno economico per la
Compagnia, di conseguenza lo sbarco immediato, come minimo. Poteva
essere la fine di una carriera, la disoccupazione. Se poi si fosse
trattato del mancato ricevimento di un avviso di urgenza o SOS nelle
vicinanze, non ne parliamo proprio. Si finiva in tribunale. Non vorrei
sbagliarmi ma nelle navi militari, dove pur con tanti RT di norma non si
faceva ascolto sulla 500, rischi di questo genere se ne correvano ben
pochi. In compenso noi marconisti di bordo eravamo esenti dalle
restrizioni professionali che I'ambiente militare impone. Eravamo
padroni di un'assoluta indipendenza sia sul piano lavorativo che su
quello del quotidiano vivere. I nostri stipendi base ci collocavano tra
il primo e il secondo ufficiale che affiancavamo nello Stato Maggiore di
bordo. Eravamo gli unici che si potevano muovere senza vincoli tanto in
sala macchine come in coperta ed era un privilegio di cui andavamo
fieri. In definitiva gioivamo di uno status davvero invidiabile per il
personale di bordo. Status che in parte si rifletteva sulle stesse navi
oceaniche che ci accoglievano, dove la tradizionale presenza
dell'ufficiale RT e della sala radio erano rassicuranti fiori
all'occhiello per tutte le marine civili.
Fin da
allora la nostra storia affondava le radici nella solitaria
esperienza che a fatica - con un pizzico d'angoscia e di timore
- affrontavamo su ognuno dei mercantili sui quali imbarcavamo,
esperienza che poggiava sulla conoscenza e sull'aggiornamento
della radiotecnica e dei moderni mezzi di trasmissione radio.
Sulla competenza dovuta agli studi sulla propagazione, sulla
buona conoscenza dell'inglese, sulla notevole capacita' di
battere direttamente a macchina le radionotizie Ansa da
distribuire in tre copie, una al comandante, |
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ITT 3010 MACKEY
MARINE |
una esposta nel salone e I'ultima
nella mensa comuni, sulla doverosa riservatezza ed esemplare condotta di
Ufficiali di Coperta ma soprattutto sul saper
cogliere i segnali telegrafici da trascrivere anche in presenza di
fastidiosi rumori di fondo, di moleste interferenze e di scariche della
statica in generale fosse anche stato un comune bollettino meteo,
avrebbe potuto essere importante al punto d' indurre il comandante a
cambiare rotta per il bene delta nave. Benche' per legge fossimo
legati alto svolgimento delle nostre esclusive mansioni professionali,
spesso ci rendevamo disponibili anche per brevi sostituzioni dei marinai
di guardia sul ponte, quando questi erano incaricati del giro di ronda
in coperta, oppure operavamo sul telegrafo di macchina del ponte comando
in presenza del pilota portuale. Occorreva percio' divenire esperti
anche in nautica oltre che in meteorologia ed alla bisogna, essere
capaci di usare il timone e di mantenere la nave sulla rotta stabilita
quando il giropilota andava fuori uso.
Prima degli anni '70, il codice delta
navigazione prevedeva che in caso di necessita' il marconista sapesse
condurre il servizio di ufficiale di guardia sul ponte di comando ed e'
per questo che il nostro programma di esami comprendeva I'arte
marinaresca al pari degli ufficiali di coperta, seppur in forma
superficiale. Tra I'altro solo col nostro titolo di brevetto
internazionale RT si poteva accedere alle prove per ottenere il
certificato di radio-telefonista di aeromobili, nel qual caso dovevamo
apprendere le tecniche e le strutture organizzative aeroportuali,
conoscere i principi base del volo, la meteorologia aerea, la
radionavigazione NDB, NBA, ATC, ecc. i Notam le abbreviazioni
aeronautiche ecc ecc. insomma, la storia a talmente lunga da poterci
scrivere su un altro libro in aggiunta ai "Marconisti d'Alto Mare" di
Urbano Cavina, o perlomeno sarebbe interessante approfondire questo
articolo con I'esperienza e I'apporto dei colleghi lettori. Come tutti i
marinai di lungo corso in navigazione abbiamo imparato ad essere anche
sarti. Chi ci rammendava calzini rotti o camice e tute strappate? Non si
potevano certo gettare a mare anche se talune volte ne eravamo tentati,
specie quando il porto d'arrivo era ancora a un mese di navigazione. Ma
il desiderio di conservare intatta la valigia con I'abbigliamento di
quando eravamo partiti da casa prevaleva in noi. Nel nostro girovagare
per il mondo a bordo delle varie navi, possiamo definirci anche agenti
di turismo, poiche', forse meglio di noi marconisti, nessuno conosce
geograficamente le citta' portuali del mondo, infatti eravamo gli unici
ad avere piu' tempo libero nei porti per scorrazzare a dritta e a manca
e per questo ci rendevamo utili ad acquistare generi di prima necessita'
per coloro che erano impegnati a bordo, per accompagnare cambusiere o
cuoco at mercato, per i rifornimenti di alimenti freschi, per sbrigare
le pratiche d'arrivo e partenza in porto, per accompagnare gli
ammalati dal medico e per fare da intermediari con gli uffici delle
locali agenzie di rifornimento e di appoggio marittimo.
Ho navigato anche sui RoRo, con 15
persone di equipaggio. Prima di scendere a terra contribuivo alto sbarco
delle vetture dalla stiva e all'atto della caricazione, impiegavo anche
il fork-lift da 3 tons(detto anche carrellino) per scaricare i container
dai truck e posizionarli nell'area assegnata. Manovravo e spostavo truck
e ralle di bordo (in dotazione alla nave), anche i piu' pesanti fino a
25 tons. Per me era un vanto perche io facevo volentieri e
consapevolmente di mia spontanea volonta'. Certo, erano molte le cose
che si potevano fare sui RoRo in porto, mentre in navigazione ero
impegnato nei soliti turni di guardia in radio e nell'assiduo controllo
per mantenere efficienti le apparecchiature radioelettriche di bordo.
Noi, ufficiali RT delta Golden Age della telegrafia, eravamo gli unici
in grado di manovrare quei complessi apparati radio con ricevitori che a
volte non avevano una propria e vera risoluzione di scala, ma soltanto
tabelle, spesso smarrite chissa' dove e allora, armati di santa
pazienza, toccava metterci alla ricerca delle stazioni costiere in
particolare e realizzare una nuova tabellina di riferimento per la
giusta posizione di sintonia. Inoltre mentre gli ufficiali di coperta,
come di macchina erano almeno in tre oltre I'allievo (quindi polivalenti
e potevano contare sull'aiuto reciproco), noi vivevamo in un mondo
isolato dove solo noi e nessun altro poteva e sapeva intervenire.
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Uno dei migliori imbarchi lo feci su
una petroliera di venticinquemila tons (DWT), derivata dalla
classe T3 americana e costruita nel 1956 in un cantiere del Nord
Europa. Certo nel 1975 era indecente che certe navi solcassero
ancora i mari, ma sotto bandiera panamense con le leggi IMO che
entrarono effettivamente in vigore net 1981, tutto era
possibile. La struttura della nave richiamava il classico "
liberty americano" con due casseri. Essendo una petroliera il
fumaiolo era nel cassero di poppa dove ruotavano vita e servizi
organizzativi della nave: alloggi,cucina, mense, |
RCA AR 88
RX |
riposterie ecc.. e per andare dal
cassero centrale a quello di poppa bisognava attraversare una passerella
esposta alle intemperie. II tragicomico era che quando il
mare era forte con onde che spazzavano la coperta, per andare a pranzo o
a cena, occorreva cambiare rotta ed evitare le onde al traverso per non
creare danni alle persone in transito. Si diceva che questa regola
valesse soprattutto per favorire il comandante ed il primo ufficiale,
altrimenti si sarebbe dovuto indossare I'incerata gialla e passare da un
cassero all'altro tenendosi per il corrimano e per la fune di acciaio.
Su quella nave eravamo solo in 26 persone e se ben ricordo sopra il
locale pompe del cassero centrale c'era un piano dove esisteva la
cucina/mensa/riposteria, ma era stata disarmata. Era una nave dove, per
motivi di sicurezza, non si caricava mai alla marca di bordo libero
tropicale, ma si stava di quasi un metro sotto questo limite.
Pertanto I'attraversamento era
abbastanza agevole, a parte gli spruzzi di salsedine e il vento. La nave
era accogliente e io marconista avevo anche il compito, in genere
assegnato al secondo ufficiale di coperta, di tenere la contabilita di
bordo.
Ricordo bene che era alimentata a 110 V. in corrente continua. Nella mia
carriera di ufficiale RT, su ben tre navi ho avuto il survoltore in
stazione radio per I'alimentazione in A.C., il cui vero nome era
"sistema Ward-Leonard", ovvero una dinamo che faceva girare un
alternatore di adeguata potenza per avere la corrente alternata
necessaria ad alimentare la stazione radio della RCA-Mackey. Mi sembra
che il ricevitore fosse un RCA della serie ottomila, mentre il
trasmettitore telegrafico ad OC-OM-MF aveva due 813 come finali. Per
I'adeguamento alle nuove specifiche ITU-SSB c'era un ITT ST-400S con
relativo ricevitore ITT-3026. Fatto positivo della stazione radio, era
la macchina da scrivere "a scomparsa" nel banco della consolle.
Chi aveva costruito I'insieme della stazione radio ben comprendeva
I'importanza dell'utilizzo immediato della macchina da scrivere. Oltre
che per I'Ansa, con i soliti tre fogli e relativi due fogli di carta
copiativa blu o nera inseriti nel rullo, consentiva anche di ricevere
direttamente i bollettini meteo senza doverli poi ricopiare per
l'ufficiale di rotta sul ponte comando.
La T3 aveva un grosso vantaggio; la stazione radio era nel cassero
centrale e non si sentivano i rumori del motore e relative vibrazioni,
anche se si era isolati dal resto dell'equipaggio. Guardando lo shipping
register ho trovato che I'ultima vera petroliera T3, varata nel 1945
(costruita ed allestita in 88 giorni) ha resistito e navigato fino al
2003, quando fu demolita. Un vero record se si pensa che in teoria
venivano progettate per affrontare una sola traversata atlantica. La
stazione radio come tutto il resto della nave era in lamiera senza le
moderne pareti in laminato di formica. Non c'erano le bocchette di aereazione e
pertanto per il riscaldamento aveva una stufetta ad olio, e per la
ventilazione un manicotto da inserire ad oblo aperto sulle apposite
guide per dirigerlo verso la corrente d'aria. Quindi immaginatevi
I'odore di mare in cabina.
Le altre due navi da me "fatte" sempre della linea/stile
Liberty erano:
una derivata T3 costruita nel 1957 in Nord Europa con stazione radio
della Hagenuk, comprata da una nota Compagnia di Navigazione di Roma.
Batteva bandiera italiana, era alimentata in A.C. con bocchette di
riscaldamento interno e con I'impianto di condizionamento e cucina
funzionante nel cassero centrale. L'altra tipo Victory, costruita in
Svezia, sempre nel 1957 e successivamente allungata con una sezione di
quaranta metri, era adibita al
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trasporto
misto; merci alla rinfusa e containers di una Compagnia di Navigazione
di Meta di Sorrento.
Un fatto che ricordo su una di queste e che cambiarono il Ward-Leonard
con uno piu' potente per installare una girobussola Sperry. II tecnico,
"furbo", prese la tensione dall'alimentazione della stazione radio. La
prima volta che andai in trasmissione in Onde Medie, la girobussola
impazzi per la RF di ritorno sulla linea! Percio' fu subito cambiata con
un separato ed idoneo sistema di alimentazione.
Infine vorrei ricordare di quando, ancora allievo, un ufficiale RT
viareggino vedendomi sorpreso e a disagio sulla macchina da scrivere
perche' la trasmissione telegrafica che stavo seguendo era evanescente -
vale a dire con un QSB molto |
RX
HAGENUK - N.FR.128 - 53 (EX SHIP) |
TIPO E75 - ANNO 1953 |
marcato fino a non ascoltarla piu' - mi
disse queste parole: Ģe' una questione di esperienza il segnale non
scompare mai, I'apparato uditivo deve riuscire a discriminarlo nel
rumore>>. Ho poi scoperto che e vero, cioe' con la pratica il
segnale, malgrado il forte QSB, si riesce comunque a seguire anche se e
confuso nel rumore.
Certo e' che le ore passate in sala radio con il ricevitore sempre
sintonizzato in telegrafia apportano una grande pratica. Una pratica
speciale e puntigliosa che non si puo' paragonare a quella appassionata e
licenziosa dei radioamatori. II nostro lavoro era basato esclusivamente
sulla precisione della ricezione non si poteva ricevere una X al posto
diuna / (-..-) (-..-.). Di fronte a cio' la velocita non ci interessava
affatto. |
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