Visse una cinquantina d'anni, godendo più volte
momenti di gloria e straordinarie soddisfazioni. Il giorno del suo
massimo splendore fu tuttavia quello in cui, reduce dalla vittoriosa
battaglia di Lepanto venne accolto a Roma come un trionfatore. Era il 4
dicembre 1571 e l'intera popolazione della capitale, con il papa in
testa, gli tributò onori e festeggiamenti da eroe imperiale. Alla
mattina di quell'indimenticabile giornata entrò in città da porta Capena
salutato da due ali di folla in tripudio, un lunghissimo corteo.
Aprivano la marcia le spoglie dei turchi sconfitti e i prigionieri;
seguiva il popolo, ordinato in compagnie con abiti militari, avendo alla
testa i conservatori e i caporioni; quindi incedevano i patrizi a
cavallo con abiti dì grande apparenza; infine, in sella a un cavallo
bianco con gualdrappe auree, arrivava lui, il trionfatore, colui che
aveva sconfitto gli infedeli, il grande capitano della flotta pontificia
Marcantonio Il Colonna.
Varcata porta Capena, il corteo passò sotto gli archi di
Costantino, di Tito e di Settimio Severo e, attraversato il
Campidoglio, finì in Vaticano, dov'era in attesa papa Pio V. Il
pontefice, commosso e riconoscente, abbracciò il suo illustre
ammiraglio e lo benedisse. Due giorni dopo vì fu una nuova
manifestazione, stavolta di carattere religioso. A cura del Senato
romano vennero rese grazie a Dio nella chiesa di Santa Maria in
Aracoeli e, durante l'offertorio della messa, il Colonna offrì,
collocandola sull'altare, una colonna rostrata d'argento, del peso di
trenta libbre e del valore di dodicimila scudi. Inoltre il
Consiglio pubblico del popolo romano stabilì che un ricordo marmoreo
si ponesse in Campidoglio, nella sala dei Fasti, e che a perenne
ricordo della vittoria sui musulmani si costruisse, riccamente
lavorato e dorato, un nuovo soffitto della chiesa di Aracoeli, che
venne ultimato il 20 settembre 1587. Tutto ciò spiega l'eco che ebbe,
nella coscienza popolare e nel disegno politico delle autorità, il
contributo dato dalla flotta pontificia alla vittoria di Lepanto.
Appartenente a una delle più potenti e cospicue famiglie dei
patriziato romano, Marcantonio Colonna, figlio di Ascanio e di Giovanna
d'Aragona, nacque il 26 febbraio 1535 a Civita Lavinia oggi Lanuvio, un
paesino dei Colli Albani, a una trentina di chilometri dalla capitale,
dove sorge ancora il palazzo Colonna, fatto costruire nel XVI secolo.
Marcantonio si avviò alla carriera delle armi a diciott'anni, quando,
diseredato dal padre fu costretto a farsi soldato di ventura.
Arruolatosi nell'esercito spagnolo, si distinse, alle dipendenze del
duca di Alba, nell'assedio di Siena, comandando uno squadrone di
cavalleria. In seguito partecipò all'attacco del 1556 contro Roma e
contro il papa Paolo IV, per riprendersi i beni di cui il padre lo aveva
privato: ebbe, ventenne appena, il comando delle operazioni alla testa
di tutte le soldatesche italiane, circa 8 mila uomini, essendosi ormai
acquistata tale reputazione in guerra da venir considerato uno dei primi
generali d'Italia.
L'essere sceso in campo contro il papato, al fianco dell' Impero e
della Spagna, gli procurò guai serissimi. Paolo IV, per rappresaglia, lo
scomunicò e lo privò di tutti i possedimenti appena riconquistati. Marcantomo
riuscì a riabilitarsi solo tre anni dopo, con la morte del pontefice che
lo aveva bollato d'infamia e di tradimento. Al nuovo papa, Pio IV,
Marcantonio fece subito atto d'obbedienza, offrendo i propri servigi
alla Santa Sede. In pegno della riconciliazione che segnò il definitivo
ritorno di casa Colonna nell'ambito vaticano, dopo quasi cinque secoli
di lotte, suo figlio primogenito Fabrizio sposò nel
1562 la nipote del papa, Anna
Borromeo, sorella di San Carlo. Ritornato in possesso dei castelli e
delle terre degli avi, Marcantonio poté dedicarsi con maggior impegno al
suo passatempo preferito: la guerra. Decise di farsi marinaio e di
combattere per mare. Acquistò in proprio tre galee e si pose al servizio
di don Garzia di Toledo viceré di Sicilia, partecipando a una spedizione
in Algeria e poi ad altre missioni contro i barbareschi lungo le coste
dell'Africa settentrionale.
Rientrato a Roma, il nuovo
papa Pio V gli restituì anche il feudo di Paliano, erigendolo per lui
nel 1569
a principato e ducato.
Ideatore e realizzatore della Lega cristiana contro i turchi, l'11
giugno dell'anno seguente Pio V lo nominò comandante in capo della
flotta pontificia ed a lui consegnò lo stendardo della Lega che doveva
essere spiegato al momento della battaglia. Consisteva in un labaro
che, sul fondo di damasco rosso, aveva dipinto il crocifisso tra gli
apostoli Pietro a Paolo, con in alto il motto costantiniano: « In hoc
signo vinces ». Le titubanze della Spagna e del Doria fecero fallire per
il 1570
l'impresa; ma l'anno
dopo, nominato don Giovanni d'Austria (figlio naturale di Carlo V)
capitano generale della flotta alleata e, in sua assenza, luogotenente
il Colonna, quest'ultimo riuscì ad ottenere la partecipazione attiva di
Venezia ad allestire una flotta confederata e a mantenere l'accordo tra
don Giovanni d'Austria e Sebastiano Venier, capitano dell'armata
veneziana. Ebbe così gran parte nella preparazione dell'impresa di
Lepanto. Poi, il 7 ottobre 1571, nel corso della battaglia decisiva
della cristianità contro i turchi, Marcantonio sostenne ‑ com'egli
stesso scrisse ‑ « il maggior impeto dell'armata nemica », catturando la
nave capitana dell'ammiraglio Alì Pascià e decretando infine la morte
di quest'ultimo. |
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Particolare curioso: nel corso di quella famosa battaglia navale
Marcantonio Colonna ebbe ai suoi ordini anche un marinaio spagnolo
che sarebbe poi diventato celebre per altri meriti: Miguel de
Cervantes, l'autore dell'immortale « Don Chisciotte della Mancia ».
Nel corso della battaglia due archibugiate turche ferirono al petto
e alla mano sinistra il futuro romanziere Cervantes. Guari,
ricevette una pensione |
IL VINCITORE DI LEPANTO Marcantonio
Colonna, comandante della flotta pontificia, nacque il 26
febbraio 1535 a Lanuvio, presso Roma; morì in Spagna all'età di
quarantanove anni. |
di guerra, ma la mano gli restò storpiata per il resto della vita. Dopo le
trionfali accoglienze tributategli dai romani all'indomani della
vittoria di Lepanto, Marcantonio Colonna insistette perché si
continuasse la guerra in Oriente. Ma tutti gli sforzi suoi e del nuovo
papa Gregorio XIII, che nel frattempo lo aveva confermato capitano della
flotta pontificia, non riuscirono ad ottenere lo scopo. Venezia fece nel
1573 la pace coi turchi e la Lega cristiana si sciolse. Sdegnoso degli ozi romani e insofferente degli intrighi della corte
papalina, Marcantonio accettò di tornare al servizio della Spagna e, nel
gennaio del 1377, fu nominato da Filippo Il vicere' di Sicilia. Merito
suo fu di aver saputo tenere immune la regione dalle continue e
pericolose incursioni dei corsari barbareschi. Inoltre promosse
l'agricoltura, abbellì di monumenti Palermo e Messina, esercitò
rigidamente la giustizia. Ma accusato di eccessivi rigori dai suoi
avversari della corte di Madrid, partì da Palermo per discolparsi.
Sbarcato a Barcellona, si avviò a cavallo verso la capitale. Arrivato a
Medinaceli il 1 Agosto 1584, morì improvvisamente e in modo misterioso,
pare avvelenato. Il suo cadavere dalla Spagna fu trasportato a Rorna, per essere sepolto nel ducato di Paliano, dentro la chiesa di Sant'
Andrea.
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