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Quello che vado a raccontare sono fatti accadutimi a bordo di una nave
italiana sulla quale, sono imbarcato per gioco negli ultimi anni della
mia attività di marconista, con quella compagnia di navigazione, ovvero
la “Ignazio Messina” del Comandante Buccioni di Giarre e della famiglia
Messina. E' un ricordo di come grandi compagnie hanno a capo veri uomini
d'onore siciliani e ben stimati da tutti per le loro attività lavorative
che hanno dato e danno lavoro a migliaia di famiglie. ….. Ero negli
uffici della Compagnia Generale Telemar, nel famigerato ufficio
d'incontro dei marconisti di via Andrea Cecchi, a Genova, per consegnare
la documentazione contabile della gestione mensile RT, chiusa propria
alcuni giorni prima su un'altra nave da dove ero sbarcato, quando l'
ing. Pastorino insieme al signor Bellando, vedendomi mi disse più o meno
queste parole: "anche se sei appena sbarcato ti va di farci un
favore, a contraccambiare? "
Ho
subito capito che il favore doveva essere la solita nave carretta e per
il contraccambio, detto da un genovese della Telemar gestione tecnica /
RT, la diceva tutta. Sta di fatto che mi ritrovai circa due settimane
dopo ad imbarcare nel porto casalingo di La Spezia su una nave tipo RoRo
(Roll-on Roll-off) di nome Jolly Blu. Nominativo “ITAH”, stazza lorda
2634 e netta 1250 tons, compartimento marittimo di Napoli. Al Terminal
spezzino, di proprietà dell'armatore Messina, i RoRo ormeggiavano solo
con la poppa a terra, per via del lungo portellone e le ancore a mare a
120 gradi l'una dall'altra, pertanto un ormeggio esclusivamente
poppiero. Arrivai con una sola valigia dal momento che la nave era
adibita al traffico in Mediterraneo e faceva base a La Spezia, era
inutile portarsi i soliti due valigioni al seguito come per gli imbarchi
sulle navi oceaniche. Salito sul portellone e da quel momento fin che
non sono arrivato in saletta ufficiali, sono stato immerso nel semibuio,
con il marinaio che mi faceva strada, dicendomi continuamente "stia
attento dove mette i piedi qua, la, qua, la testa etc etc ". Lamiere
ondulate piene d'acqua salata, tipo mini saline, cavi di canapa che
hanno conosciuto tempi migliori, catene tendi container e relativi
blocchi arrugginiti.
Nelle paratie interne si trovavano buchi a forma di porte ovali e
scalette tutte di color giallo. Non ero il tipo di tornare indietro,
avevo soltanto capito che il cassero era a prua e la nave, altro che
carretta ........ Il fatto che stava a galla voleva gia' dire
qualcosa, anzi molto, visto come si presentava l'insieme. Riemerso alla
luce in saletta ufficiali, in mezzo al vociare come di piazza Garibaldi
a Napoli, ripresi un pò di forza. Immancabilmente arrivò al volo la
solita tazzina di caffé. La nave dentro al cassero era fin troppo
illuminata, come a dare un'impressione di grandezza. Il Comandante era
di Genova, il resto degli ufficiali spezzini e napoletani. Soltanto
allora mi resi conto dalle voci che udivo, mentre sorseggiavo il caffé,
che la nave proveniva da Dar Es Salaam in Tanzania. Altro che viaggi in
Mediterraneo. Dopo il problema garage, andai in stazione radio, al piano
di sopra. Credevo che i piani fossero qualcuno in più e non due come un
motoscafo. In stazione radio c'erano due tecnici che stavano riparando
alcuni apparati e nel ponte di comando un altro box di un radar aperto.
Il
marconista era gia sbarcato, chiesi ai tecnici il perchè, mi fu risposto
in un genovese scocciato che era prassi normale. Contabilità chiusa,
quindi era come se subentrassi con una nuova gestione e con tanti problemi
in meno. Gli apparati ad un rapido sguardo mi sembravano di conoscerli
tutti fatta eccezione per un ricevitore a valvole dotato di una scala parlante tradizionale. Il complesso RTF a 2 MHz con RTF e telegrafia ad onde corte
era lo SKANTI TPR-5000, un trasmettitore IRME per la gamma 405-535 KHz a
quarzi, un altro della stessa ditta come TX di emergenza alimentato a
batterie per la stessa frequenza. Non c'era un insieme logico di come
erano stati disposti gli apparati, sembravano messi qua e la' dove c'era spazio.
Su una scrivania erano appoggiati i due ricevitori, su un'altra la
parti trasmittenti del TPR-5000, in un angolo la macchina da scrivere e
meno male che le sedie erano due.
In
seguito, in navigazione, una sedia camminava in sala nautica, era a metà
tra il ponte e la stazione radio. In ogni caso, abitando a pochi
chilometri dal porto, dopo aver fatto richiesta al Comandante, alla sera rientravo in casa mia a dormire.
Evitavo le domande dei familiari su come era la nave, per non farli
preoccupare inutilmente. Il mattino seguente ero di nuovo a bordo. Misi a posto la documentazione per la nuova contabilità
mentre i soliti
tecnici continuavano a trafficare. Non mi permisi di accendere
nulla se non vedere la parte telegrafica 500 KHz di emergenza incluso le
batterie poste dietro il locale condizionamento che era un marchingegno
indescrivibile. In tutto l'imbarco, solo alla fine, mi resi conto che
quell'arnese era il condizionatore degli alloggi della nave e tutte le volte che, a causa dell'umidità esterna, i tubi si
ghiacciavano andava in blocco lasciandoci in piena sauna subtropicale.
Partenza prevista in serata per arrivare a Marsiglia la mattina
successiva. I due tecnici se ne erano andati lasciando sul pavimento
calze di cavo schermato, guaine, resti di fascette. Il primo ufficiale,
un capitano molto alto di statura e anziano, di Sori, vicino a Genova
disse ad alta voce: "intanto la riparazione non arriverà fino a Torre
Scuola" (l'uscita del porto di ponente di La Spezia). E cosi fu,
l'unico radar in banda S era già fuori uso e lo rimase per tutto il
viaggio. Il radar in banda X si spegneva da solo, quando doveva rimanere
acceso. Finalmente padrone della stazione radio scopri che il RX
valvolare era un ricevitore EDDISTONE serie 800, che andava molto bene
sulle onde medie e lunghe, pertanto era questo il ricevitore sempre
acceso per l'ascolto della 500 KHz telegrafia e dei radiogiornali sulle
onde lunghe della RAI, al mattino presto (186Khz AM). Scoprii pure che le
antenne riceventi erano tutte filari a pochissima distanza da quelle dei
due trasmettitori. Essendo la coperta piena di contenitori in seconda
fila e verso la mezzeria nave anche in terza fila (quest'ultimi
soltanto i vuoti), gli aerei trasmittenti si contorcevano intorno al
derrick dei radars per tutta la loro lunghezza.
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Un'aereo era un'antenna
a massa, l'altra una filare messa in verticale a L rovesciata. Questo
faceva si che il ricevitore R-5000 nel funzionamento in duplex slittasse
di frequenza in onde corte per i rientri di RF. Bloccato il TX T-5000 su
simplex il problema fu arginato in quanto in simplex, in trasmissione, si aveva il
blocco dell'audio e antenna ricevente a massa sull' rx. Per le onde medie,
oltre al magnifico ricevitore Eddy, c'era il classico TX IRME T-104M
prima serie, che se ben ricordo gia' a quei tempi era stato decurtato
dalla lista degli apparati omologati da installare a bordo del naviglio
di gran cabotaggio. Mi sembra di ricordare che a causa di un problema
progettuale quando c'era mare grosso le valvole del cassetto contenente
la QQE-2/60 (driver della finale) e quelle del buffer, le si
rompevano irrimediabilmente. C'era uno sportellino di vetro per vedere l'interno di quello
stadio.
Dopo Marsiglia si procedette per Napoli via Bonifacio. A Napoli
si arrivò e si ripartì di Domenica, cosi non si vide nessuno delle
autorità portuali, eravamo ormeggiati vicino a San Giovanni a Teduccio
(molo petroli). Dopo Napoli via Suez primo porto fu Jeddah e poi tutti
gli altri fino a Dar Es Salaam (Citta' capitale). Viaggi che avevo gia
fatto ma con navi meglio equipaggiate per il gran cabotaggio.
L'equipaggio, facendo io molto traffico RTF privato, non si lamentava,
mentre si lamentava un operatore a Romaradio che mi diceva perchè non
radunavo tutte le telefonate in una volta sola, d'altronde con poco
meno di 300 Watt SSB in antenna era meglio sfruttare tutte le
aperture di propagazione. Logicamente durante il mare grosso, il mio
posto di riposo era il locale di controllo della sala macchina, dove
beccheggio e rollio erano quasi inesistenti, per il resto la stazione
radio era vuota.
E' su quella nave li che misi seriamente a frutto le
mie nozioni di elettrotecnica, tra paralleli dei due generatori, più
uno messo dalla Compagnia di navigazione. Le "sberle" a 110 volt a.c.
sui quadretti di controllo dei vari macchinari (elettropompe, etc.
etc.) erano assicurate se non ponevo le dovute cautele a causa dei
cablaggi non legati e fili scoperti . Il Comandante era molto paziente
verso di me, capendo quanto soffrivo il mare per via del cassero che
secondo la configurazione della nave non era a proravia, ma a mio modo
di pensare si sporgeva oltre la prora, per di più dato il tonnellaggio,
per chi è andato per mare, sa bene cosa voglio dire. A Mombasa si restò
un paio di giorni e il Flores ristorante/ritrovo dei marinai fu preso
d'assalto. Molti furono quelli che ritornarono da terra senza soldi.
Alla partenza di sera si alzò una fitta nebbia, il radar in banda X non
si accese, allora con un cacciavite e una pinza e lo straordinario aiuto
del direttore di macchina si individuò sul radar a banda X, che una
resistenza scaldandosi si interrompeva e raffreddandosi riprendeva a
funzionare.
La
sostituimmo con una resistenza verde di grossa potenza
munita di dissipatori che il direttore di macchina fece saltare fuori
dai suoi cassetti in centrale A.M. delle cose usate ma buone.
Stabilizzato il radar e con questa nuova situazione il Comandante visto
la stabilità dell' accrocco si decise a partire. Sul fiume che dal
porto di Mombasa porta all'Indiano, la solita corrente tra poco non ci
traversa, ma grazie alla barca del pilota che fungeva da rimorchiatore a
prora con un cavo e il bowtruster con le due eliche poppiere una con
passo tutto avanti e l'altra al contrario riuscimmo a rimetterci alla
via. Appena fuori della fair buoy, il Comandante spense il radar in
senso scaramantico per riaccenderlo soltanto al doppiaggio del corno
dell'Etiopia e all'approdo di Suez. Scalando Hoddeida che allora era
ancora Yemen del Nord , si fece l'atterraggio a vista. Unico carico
utile a bordo erano una decina di contenitori con lastre di rame e un
paio di clandestini, che si erano nascosti in un contenitore e che dopo
un paio di giorni, per fame e calura, iniziarono a picchiare contro le
pareti dello stesso.
Il
chiasso era cosi' alto, che fece sobbalzare il nostromo
durante il suo giro di ronda. Passati di nuovo Suez, direzione Nord ci
fermammo una mezza giornata a Ismailia, Grande Lago Amaro, per ritardi
dovuti al convoglio che scendeva da Port Said. Mentre si era sotto Creta
incrociammo la nave gemmella "Jolly Nero" con a bordo il Comandante
Arditi (il mio collega RT era Acciai). Venimmo in seguito a conoscenza
che il Jolly Nero durante una manovra, in navigazione, fece collisione
con una nave battente bandiera ombra (allora erano dette le navi con
bandiera cipriota, panamensi e liberiane), il Jolly Nero riportò danni
sullo specchio di poppa, senza però riportare grossi danni tali da
fargli interrompere il suo viaggio. Durante i contatti che ebbi con il
mio collega RT non ci fu accenno a tutto questo, in telegrafia si parlò
dei suoi viaggi a Macapà porto all'interno del Rio delle Amazzoni, delle
lunghe soste per discarica/caricazione e il tempo libero, con alcuni
membri dell'equipaggio che rimanevano imbarcati più di un anno
raccontandomi le usanze locali.
Anche lui riceveva regolarmente i vari
lanci giornalieri PX (l'Ansa), insieme alle prime trasmissioni della Rai
per gli italiani all'estero, aggiungendo che erano tempi passati. Ora
per via delle navi Ro-Ro e navi portacontainers, con soste frenetiche e
porti che si susseguivano a poche ore di distanza, avevano
fatto tramontare la figura del vero marinaio. Il giorno prima di
doppiare la punta Sud della Calabria, ricevemmo il radiotelegramma in
cui
ci ordinarono di dirigerci a Palermo, dove tra il mio stupore e qualche
centinaia di contenitori a bordo tra vuoti e pieni, mi sembra di
ricordare che erano circa 350 teu da 20 piedi. Si andò a fare bacino di
carenaggio al Cantiere navale di Palermo, dove restammo tre giorni per
poi proseguire per La Spezia. In quei tre giorni a Palermo le uscite
serali per la cena erano fisse a Mondello, giusto per riprenderci di
quasi due mesi di cibo proveniente dalla cella frigorifero di bordo.
A
La Spezia più della metà dell'equipaggio sbarcò ed imbarcò un Comandante
veramente in gamba, di Gaeta, scevro ed equo verso tutti, il quale
proveniva dall'African Linee. Avendo fatto lo stomaco al beccheggio
della nave ero ritornato nei miei "domini", tra ascolto in 500 KHz,
bollettini meteo in telefonia perchè quelli di RomaMilitare, erano
sempre in ritardo in telegrafia, radiogiornali e RTF con IAR o ICB e
alla sera il classico ascolto sulla frequenza di soccorso dove tutte le
stazioni del Nord Europa arrivavano con segnali eccezionali, mentre non
si riusciva a farsi sentire da IAR, sulla stessa. Un viaggio su una
nave con un ottimo equipaggio, stazione radio al limite per il viaggio
compiuto e tante stranezze tra caricazioni, discariche e avarie a
bordo, alcune risolte altre lasciate li, in quanto sarebbero state
riparate dall'officina al Terminal spezzino. Ricordo che quando al
Terminal IMEC a La Spezia, arrivarono i tecnici per le riparazioni ai
radars, se la presero con me perchè avevo rimesso in funzione il radar
in banda X con quella resistenza penzoloni e il quadro aperto per il
massimo raffreddamento.
Menomale che il Comandante aveva gia fatto
rapporto al dirigente responsabile a terra. Sul Jolly Blu feci viaggi
spensierati dato che ogni settimana si scalava due o più porti. Nei
porti dove era sconsigliato scendere come Mogadiscio, Hoddeida, Muscat
mi rendevo utile con le liste di caricazione dei contenitori. Sui Ro-Ro
l'unico problema era rappresentato dalle allocazioni dei contenitori in
garage tale che se il primo ufficiale sbagliava la posizione di un
gruppo di contenitori, poi per sbarcarli, doveva rimettere a terra tutti
i contenitori del garage, mentre in coperta, con la granty crane
portuale, non si avevano problemi. I due clandestini "raccattati" a Dar
es Salam, non si poterono sbarcare in Europa, cosi si fecero un viaggio
crociera di un paio di mesi e furono fatti sbarcare di notte in
Tanzania dopo che li rifornimmo dei nostri abbigliamenti in disuso e una
raccolta di monete fatta tra l'equipaggio. La nave era adatta solo a
breve tratte di navigazione, ma stando così sotto costa da nave Ro-Ro di
piccolo cabotaggio divenne di gran cabotaggio. Inoltre essendo il
tonnellaggio piccolo, il Comandante e il Direttore di macchina potevano
essere Padroni Marittimi e Macchinisti Navali. Nel 1988 la “Jolly Blu” venne
ceduta alla Siciliana Armamenti Marittimi Srl di Catania prendendo il
nome di “RoRo Catania”. |
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