Cpt. James Cook

 
 
 
 
 

 
 
  ritratto di Nathaniel Dance, 1776  
 
 
 

James Cook (1728-1779) è stato uno dei più grandi navigatori ed esploratori della Storia. Contribuì a sviluppare la geografia e la fisica terrestre, la zoologia e la botanica, oltre all’etnografia e allo studio delle popolazioni locali. La cartografia del Pacifico di oggi è sostanzialmente quella che egli stesso rilevò durante i suoi viaggi.
Sebbene oggi sia ricordato soprattutto per le sue esplorazioni dei mari australi ed antartici, le sue prime spedizioni ebbero come obiettivo la rilevazione delle coste di Terranova e del Labrador e la compilazione di mappe ricche di informazioni per la navigazione.
Nel 1768 partì con la nave Endeavour e 94 uomini per la sua prima grande avventura nel Pacifico. Doppiò Capo Horn, preferendo allo stretto di Magellano il percorso lungo lo stretto di Le Maire, situato tra la Terra del Fuoco e l’Isola dei Santi. Raggiunse Tahiti dove osservò e rilevò il passaggio di Venere dinnanzi al sole, rilevando dati molto utili agli scienziati inglesi. Avvistò la Nuova Zelanda, scoperta da Tasman, ed impiegò sei mesi a compierne la circumnavigazione fino a spingersi in prossimità della Terra Australis, l'Antartide.
Tornato in Inghilterra dopo tre anni, ripartì nuovamente nel 1772 con l'obiettivo proprio di scoprire e delimitare l'ultimo continente ancora sconosciuto. Dopo avere attraversato il circolo polare antartico nei pressi della terra di Enderby, arrivò a 75 miglia dall'Antartide senza scorgerlo. In seguito si spinse fino ad oltre 71° di latitudine, ma venne respinto dai ghiacci, che lo costrinsero a deviare verso l'Isola di Pasqua. Di nuovo, dopo tre anni di navigazione in acque estreme, rientrò in Inghilterra convinto che l'Antartide non esistesse!
Cook non era decisamente nato per rimanere a terra: nel 1776 si imbarcò di nuovo per fare rotta definitivamente incontro al proprio destino.

 

Doppiato il Capo di Buona Speranza, si diresse ancora a sud, verso la Tasmania e la Nuova Zelanda, tornando infine a Tahiti. Da qui, partì alla volta della California, scoprendo le isole Hawaii, e continuando verso l'Alaska. Arrivato all’attuale Anchorage entrò nel mare di Bering, oltrepassando Punta Barrow, spingendosi sino a 71° di latitudine Nord, e puntando verso la costa asiatica. Trovò però una muraglia di ghiaccio che gli impedì la traversata, portandolo a concludere che il leggendario passaggio a Nord Ovest non fosse praticabile. Costretto a tornare indietro, riattraversò lo stretto di Bering. Nella necessità di trovare un luogo adatto alla revisione delle navi e spinto dall’esigenza di far svernare l’equipaggio in un luogo caldo,

Cook si diresse ancora una volta verso le isole Hawai. Qui la popolazione locale gli rese ossequio con vere e proprie forme di adorazione tributate ad un dio. Le popolazioni identificarono Cook con il dio Lono che, secondo la tradizione, sarebbe tornato "sopra un’isola galleggiante con alberi, recando in dono porci, cavalli e cani".

 

Greenwhich: Museo Marittimo 

 

(foto by Alberico De Chiara London)

 
 La statua del grande Cpt  James Cook  eretta a Londra vicino all'Arco dell'Ammiragliato
 
(clicca sull'immagine per ingrandirla)

Ma questa identificazione fu fatale per Cook e per parte del suo equipaggio: in uno scontro, dopo innumerevoli furti e sabotaggi da parte dei nativi, Cook venne ucciso prima di poter salpare con la scialuppa. Era il 1779. Le sue navi fecero ritorno in Inghilterra dopo aver affidato al mare alcuni resti del corpo di Cook, trafugato e nascosto dai nativi.
Ai primi del mese di Ottobre del 1780, le due navi arrivarono a Londra, precedute dalla notizia della morte di Cook che era pervenuta via terra, grazie da un apposito equipaggio che aveva attraversato l’intera Siberia con una slitta trainata da cani.

 
 
 
  tratto in parte dal web