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Imbarcai ad
Anversa in inverno. Era gia buio e la nebbia tipica di quel porto
rendeva tutto opaco. E' sempre stato destino di imbarcare o all'ora di
pranzo ovvero alle 12 o alla sera all'ora di cena, con relativi mugugni
da parte del cuoco e cameriere. Il porto belga e' uno tra i piu' grandi
al mondo, si trova alla foce del fiume Schelda, uno dei piu' navigabili
in europa, famose le chiatte costruite esclusivamente per questo fiume,
dove sopra vivono la famiglia del padrone del chiattone. Ho visto una
chiatta che aveva a bordo l'auto e i ciclomotori e le immancabili
biciclette. Sceso al dock dove era ormeggiato il cargo, pur essendo il
porto di Anversa chiuso all'interno di un lago a cui si accende con
chiuse, l'effetto marea, anche se minimo si faceva sentire. Il cargo
aveva una portata di quindicimila tonnellate, con tre doppiegru, due a
prora e una a poppa che potevano asservire in totale sei stive.
Tra nebbia e
mare, con le operazioni commerciali sospese per la notte, mi sembrava un
po bassa sull'acqua, spuntanto molto bene solo il cassero. Come tutti i
marconisti fanno per deformazione psicologica, il primo sguardo, oltre
all'imponente illuminazione del fumaiolo con lo stemma dell'armatore,
sono le antenne. Una rapida occhiata per rassicurarmi che le antenne
erano ok, incluso l'antenna ricevente sul derrik di prora. A bordo nave
mezza deserta, l'equipaggio franco era a terra. Quasi automaticamente
capisco appena l'ufficiale d' ispezione che mi indica le scale per
arrivare al ponte dove si trovava la mia cabina che sarebbe stata quella
del pilota. Immancabilmente, ormai abituato da anni, quella era la
cabina di passaggio. Stazione radio chiusa, cosi' non si poteva vedere
nulla. Al mattino mi sveglio con il solito trambustio dell'equipaggio
giornaliero, le operazioni commerciali riprese, il freddo.
Realizzo che
non sono piu' a casa, ma su una nave mercantile di tipo misto. In
stazione radio, ora con la porta completamente aperta, mi aspetta, quasi
come premonizione l'RT sbarcante. Un ometto esile ed anziano mi saluta
con tanta cordialita' in triestino doc, come se mi conoscesse da sempre.
Mentre lui fa le solite domande di rito, i miei occhi gia giravano
intorno alla disposizione apparati e tipo. Alcuni li conoscevo altri no.
Consolle della Marconi inglese con troneggiante il ricevitore Marconi
Apollo, accanto tutti gli accessori di sicurezza, sotto il trasmettitore
di emergenza ad O.M. intravedo un ricevitore sconosciuto, rilvelatosi
poi essere l'ottimo Eddistone EC-958. Di lato alla consolle i due
trasmettitori Marconi Il potente Conqueror O M-110/2 con le tre valvole
4Y4-400 in parallelo e il suo "fratello minore da circa 400-500 Watt (mi
sembra il M-105 ). Il primo con il rack del sintetizzatore sulla
consolle, il secondo a quarzi direttamente sull'apparato.
Antenne: una
filare a L invertita ed un'antenna verticale molto lunga di rame ben
spesso che si andava a restringere vero l'alto, pur rimanendo imponente
fino in cima. A differenza del naviglio italiano dove era obbligatorio
un trasmettitore principale da 400 Watt dedicato solo alle onde medie
500KHz, qui non c'era. Permaneva la cabina del marconista attaccata alla
stazione radio. Mi sembra che dopo il 1975 le navi di nuova costruzione
avessero la cabina dell'alloggio dell'RT separata, infatti, su una nave
la trovai in un piano inferiore . Il minuto RT triestino mi illustra
velocemente la contabilita' della SAIT, molto semplice rispetto a quella
italiana. Non esistevano i telegrammi Prid e le telefonate Prid, ma solo
i P. La tassa di bordo non veniva applicata agli MSG e alle
telefonate del personale RT. Il collega triestino si raccomando' con
puntiglioso riguardo su due punti. Il primo era che, l'antenna filare di
poppa ogni volta che la coppia di gru poppiera venivano mosse per
togliere le hatch ed aereggiare le stive, questa doveva essere
ammainata, e quindi mi dovevo informare quotidianamente, se non
altrimenti, informato sulla movimentazione.
Un cartello
rosso veniva applicato al commutatore di antenne per ricordarsi che
un'antenna era ammainata. Il secondo punto, essendo la nave con uno
scafo tipo a stella e dotata di due motori molto potenti, era importante
una meticolosa ricezione dei bollettini meteorologici. A differenza di
quelli terrestri i bollettini meteo negli oceani sono molto precisi.
Dietro alla consolle di comando degli apparati vi era una grossa cartina
relativa ai viaggi fissi della nave, ad ogni quadrato vi erano i dati
della stessa e della stazione costiera che trasmetteva quella zona, la
rotta era tracciata con linea rossa per l'andata, linea blu per il
ritorno, punto di intersezione era il Canale di Panama o silver canal.
Essa doveva essere sempre aggiornata, cosa che feci con maniacale
precisione. La nave era dotata di un ottimo ricevitore fac-simile
agganciato direttamente su entrambi i ricevitori tramite commutatore.
Per esperienza con navi veloci e scafo a stella e' facile portarsi in
zone tranquille evitando le burrasche, soprattutto quelle del Nord
Pacifico nella tratta San Francisco-Giappone e ritorno.
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Pur essendo un
cargo polivalente di soli quindicimila tons, riuscii a vedere tutto il
personale soltanto a Cristobal, quando alla sera si decise di scendere
in un unico gruppo per motivi di sicurezza, verso il solito Stella Maris,
che piu' di ritrovo e conforto per i marinai era un Pub classico
Sudamericano. Il fattore sicurezza era importante, piu' di una volta nei
paesi molto poveri, si era attaccati da loschi individui che facevan man
bassa dei nostri valori, quindi, si scendeva a terra senza orologio,
anelli, catene e portafoglio, nascondendo la moneta universale ovvero i
dollari in un risvolto dei pantaloni. Evitato i malavitosi, c'erano pur
sempre le donzelle del pub a raccatare anche una sola dime. Dopo
Cristobal si attraverso' Panama con le sue chiuse e il canale immerso in
una vegetazione fantastica, per poi riscendere a Balboa porto d'ingresso
per il Pacifico. Se ben ricordo, a mente, il dislivello era intorno a
una ventina di metri. Si percorreva in mezza giornata se non c'erano
altri piccoli convogli in controcorrente o lavori di dragaggio.
Lasciati Balboa
destinazione San Francisco. A San Francisco incontrai, imbarcato su una
full container dell' Evergreen un caro collega del mio stesso corso d'
esame di RT a Roma, era secco come un chiodo, gli chiesi perche', la sua
risposta fu tanto breve quanto indifferente per me: viaggi fissi San
Francisco - Seattle Giappone con rotta alta, ovvero sempre nel mare in
tempesta!. Il nostro comandante era molto accorto e alla prima burrasca
non esitava a prendere una rotta piu' a Sud e cosi' fu per tutto il suo
imbarco, finche' non venne sostituito da un dannato comandante ex T.V.
della MMI. Nell'ultimo viaggio di ritorno prima del mio sbarco ci dette
il ben servito di quasi tre mesi di tranquillo navigare. Tra Oceano
Pacifico e Atlantico la cura dimagrante fu assicurata. Dal punto di
vista del traffico radio, malgrado una certa mole di TFC e soprattutto
ricezione di bollettini meteo e telefonia SSB per l'equipaggio non ebbi
da lamentarmi. SSB con Berna Radio e Genova Radio su QRX. PCH per la
telegrafia e Sanfrancico per gli MSG diretti negli U.S.A..
I telegrammi
diretti al noleggiatore belga ad Anversa li ho sempre appoggiati via PCH,
il suo segnale era sempre ottimo e ci si sbrigava velocemente.
L'armatore svizzero preferiva la telefonata giornaliera, qualche volta
anche due al giorno. A 180 gradi di differenza voleva dire una alla sera
ed una alla mattina. La 12 MHZ era sempre ottimale, pochi i collegamenti
su 8 Mhz se non alla sera presto locale, che voleva dire mattino in
Europa e d'inverno era facile comunicarvi con sera (tramonto) ed alba,
se ben ricordo gli orari erano verso le 0500 GMT e 18 GMT. Durante le
ore di chiusura delle HF mi dedicavo molto all'ascolto BCL. Alla
domenica quando veniva trasmesso il secondo tempo degli incontri di
calcio da "QUI RAI ROMA TRASMISSIONE PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO".
In pacifico non la ricevevo bene, in quanto la trasmissione era diretta
in Australia o in Nord America, la rotta USA-Giappone alta si riceveva
per riflessione ed il segnale era al limite della comprensibilita'. La
partita di calcio della domenica era il ritrovo dell'equipaggio in
stazione, ognuno con il suo foglietto per prendere gli appunti delle
partite che Nando Martellini commentava dai campi piu' importanti di
serie A.
Ricordo che
parte dell'equipaggio era dotata di ricevitore BCST personale, dai
Grunding Satellit 2000, ai Philips, ai primi Sony, uno aveva un
ricevitore che assomigliava al Barlow, forse era proprio quell' rx
sudafricano, ma non ricordo. I ricevitori Philips erano quelli che
andavano per la maggiore, tant'e' vero che ne ero felice possesore
anch'io. Tutti volevano mettere a contatto gli stiletti alle antenne
trasmittenti per poter sentire meglio la voce del famoso radiocronista
Nando, che per tanti anni ci accompagno' in mare nelle trasmissioni
calcistiche. Personalmente posso affermare e qui vorrei trovare un
collega che mi smentisse se non fosse vera tale mia affermazione, che i
marittimi di quel tempo erano stati ottimi BCL, molti nella loro
ignoranza, perche' navigai ancora con qualche marittimo completamente
analfabeta, nella pratica sapevano dirti frequenza/miglior orario per
ricevere l'Italia e trasmissione in italiano. Ricordo un nostromo che
utilizzava come antenna una potente lampada, che in genere si usava per
il faro di Suez, ed aveva un'ottima ricezione. In quegli anni a parte
VOA e il suo continuo e martellate del pericolo rosso, molte erano le
stazioni religiose, soprattutto Sudamericane, sempre fortissima Radio
Esteriore de Espana, la BBC e naturalmente Radio France International. |
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