Progettata e costruita per la prima volta dagli inglesi, nacque per
difendere le corazzate e gli incrociatori decimati dagli attacchi delle
torpediniere
Il primo
cacciatorpediniere nella storia della marineria nasce in
Inghilterra, nel 1892, sotto la spinta della necessità militare.
E’ infatti l'epoca trionfale delle torpediniere (in quell'anno ne
figurano in costruzione ben 1260 presso le varie marine del
mondo): la piccola nave che mette in crisi i grossi incrociatori e
le corazzate e contro le quali è necessario trovare in fretta un
antidoto. Per evitare l'agguato spesso mortale delle torpediniere
si è provato a fornire di cannoni a piccolo calibro e a tiro
rapido le grandi navi, per dotarle di uno strumento in grado di
bloccare le siluranti. Risultato modesto. Specie di notte, una
squadra di torpediniere continuava ad essere pressoché
invulnerabile, soprattutto per la velocità, la possibilità della
sorpresa e quella di effettuare un attacco in massa. Bisogna
cercare di meglio. Il concetto difensivo che si fa strada, a
questo proposito, è dovunque presso a poco il seguente: occorre
spostare più lontano la difesa delle corazzate e degli
incrociatori, dotando di artiglierie antisiluranti una nave di
nuovo disegno, più veloce delle torpediniere e quindi in grado di
dar loro la caccia, o comunque di far da schermo tra le
torpediniere e le grosse formazioni in navigazione. Tocca all'
Inghilterra, ancora una volta, il merito di essere venuta a capo
del problema, grazie alla genialità dei suoi tecnici e dei suoi
esperti di marina.
Nel 1892, infatti,
l'ammiraglio Lord Fisher esamina l'ardito progetto di
«supertorpediniera», che gli viene
presentato da Yarrow. Coraggiosamente, decide la costruzione di
ben 42 esemplari della nuova nave, che deve avere notevole
leggerezza dello scafo, accrescimento sensibile del rendimento in
HP per chilogrammo dell' apparato motore (le eliche dovranno
compiere almeno 400 giri al minuto). Yarrow è convinto del
successo della sua creazione e le prove confermano il suo
ottimismo. La prima unità varata, Havock, è il primo
cacciatorpediniere dei mondo e Fisher con felice espressione lo
battezza destroyer. Quel tipo di nave si diffonde immediatamente
presso tutte le flotte, diventa la grande novità dell'epoca. In
Germania si chiamerà Zerstórer, in Spagna Destructor, in Francia
contre‑torpilleur, da noi cacciatorpediniere.
In Italia erano stati
fatti dei tentativi per risolvere il problema della lotta
alle torpediniere, indipendentemente dagli studi degli
inglesi. Cosi avevano di volta in volta progettato degli
incrociatori‑torpediniere, delle cannoniere‑torpediniere
(torpedo catchers), degli avvisi‑torpediniere. Erano stati
costruiti il « Folgore » e il « Saetta », esemplari ideati
dal famoso Benedetto Brin, che tuttavia non avevano
risolto il problema a causa della debole velocità
raggiunta, mai superiore ai 20 nodi. Inoltre, rispetto
alle torpediniere, specie in situazioni di cattivo tempo,
queste navi rivelavano una preoccupante carenza di qualità
nautiche. |
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A partire dal 1895,
visto il successo dei destroyers di |
Il Regio
cacciatorpediniere «GRANATIERE» |
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Yarrow, l'Italia si preoccupò di
provvedersi di cacciatorpediniere rivolgendosi a reputati cantieri
esteri. Bisogna premettere, tuttavia, che proprio in quell'anno si
era fatto un tentativo autarchico, progettando e varando il «
Fulmine », di 342 tonnellate di stazza, velocità 23 nodi, tre tubi
lanciasiluri e cinque cannoni da 57 mm. L'esito fu negativo: la
velocità era nettamente inferiore a quella prevista, la nave si
appoppava, l'apparato motore aveva eccessive vibrazioni, la
temperatura nei locali delle macchine risultava insostenibile.
Nonostante questi difetti, il « Fulmine » prestò servizio fino al
1921 e combatte durante la prima guerra mondiale. Il problema venne
risolto grazie alle forniture dei cantieri Schichau, che
consegnarono all' Italia sei cacciatorpediniere da 320 tonnellate,
armati con un cannone da 75, cinque da 57 e due tubi lanciasiluri.
Questi
cacciatorpediniere formarono la classe « Lampo ». Contemporaneamente
altri sei cacciatorpediniere furono costruiti dalla ditta Pattison
di Napoli, su licenza della Thornycroft. Queste unità, di 330
tonnellate, erano molto avanzate rispetto alle altre delle marine
straniere, essendo armate di ben quattro cannoni da 76. Formarono la
classe « Nembo » e parteciparono alla guerra 1915‑1918; una di
esse, il « Turbine » fu purtroppo la prima nave italiana colata a
picco in quel conflitto. Da questi caccia derivarono, più tardi,
quelli che formarono la classe « Bersagliere », tra i migliori della
nostra flotta, con una stazza di 395 tonnellate, tre lanciasiluri,
quattro cannoni da 76 e 24 nodi di velocità massima. |
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Importanti passi avanti
furono compiuti quando i cacciatorpediniere poterono disporre di
maggiore dislocamento, di maggiore armamento e di maggiore velocità
e autonomia. Quest' ultima conquista fu ottenuta con l'adozione dei
motori a turbina e con la combustione a nafta, che accrebbero
l'autonomia delle navi di almeno il trenta per cento. Quanto alle
armi, si ottenne di portare la distanza di lancio dei siluri fino a
quattro chilometri dall'obiettivo, garantendo cosi notevolmente la
sicurezza delle unità d'attacco.Tali caratteristiche si
riscontrarono particolarmente nei cacciatorpediniere italiani
divenuti famosi con il nome di |
Lo stemma del R.C.T.
«CALATAFIMI» |
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«tre pipe», per via dei
tre alti e caratteristici fumaioli dalla linea inconfondibile.
Ai «tre pipe»
appartenne la classe «Indomito» costruita da Pattison tra 1910 e il
1914 e rimasta in servizio fino al 1937. Con la seconda serie, di
due unità, si passò a due soli fumaioli. Vennero quindi le classi «
Pillo » (otto unità), « Sirtori » (quattro), « La Masa » (otto), «
Generali » (sei), nell'arco tra il 1913 e il 1922. Dislocavano in
media 800 tonnellate, avevano una velocità di 30 nodi, erano armate
di 4 lanciasiluri e di 4 (poi 5, e 6) cannoni da 102 mm. Questi
cacciatorpediniere, dopo aver preso parte quasi tutti alla prima
guerra mondiale, giunsero ancora in attività anche alla seconda,
benché spesso declassati a torpediniere; svolsero compiti di scorta,
di trasporto, di caccia ai sommergibili. Cinque di essi erano ancora
in servizio nel 1958, con compiti di addestramento, ecc. ecc.
Vi fu un altro gruppo
di cacciatorpediniere italiani molto noti e apprezzati. Si tratta
degli otto appartenenti alle classi « Palestro » e « Curtatone »,
costruiti tra il 1917 e il 1924, di circa 1000 tonnellate, con 32
nodi di velocità e con importanti innovazioni per quanto riguardava
l'armamento (introduzione dei complessi di artiglieria binati, con
cannoni da 102 mm. e tubi lanciasiluri in impianti trinati). Infine,
si deve citare il famoso cacciatorpediniere «Audace» la prima nave
italiana entrata nel porto di Trieste liberata.
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