Era una tipica usanza dei
ricevitori che erano semplici scatole il piu' delle volte aperte oppure
dalla marina militare dove quando la nave o il battello erano in assetto
silenzioso il "fracasso" del RX non facesse saltare dalla sedia ne il
radiogoniometrista, ne l' operatore all'idrofono e tanto meno
all'ufficiale di coperta in guardia. La stazione radio era semplicemente
separata da assi di legno dal ponte di comando o dalla camera di
manovra. Il comandante era l'unico che potesse parlare con il marconista
e le sue parole erano tanto semplici quanto incomprensibili : "allora
marco' ".
Quale poteva essere il
segreto significato, tutto o niente. Ma entrambi sapevano che
principalmente la sveglia che veniva data era quello di sapere se
c'erano novita' meteorologiche. Se stava per essere trasmesso un nuovo
bollettino meteo o qualche nave in QSO con la catena di navi che
facevano la spola fra i continenti sulla stessa rotta venissero
acquisite notizie che il mare piu' avanti era bonacciato o in burrasca,
oppure se da quelle cuffie del marconista incollate alla tempia si
capisse che il crepitio si faceva piu' veloce ed intenso e portava via
la ricezione del segnale utile.
Era l'ora di avvisare il
comandante o l'ufficiale di guardia con il famoso avviso "tempesta in
arrivo". Il marconista metteva subito le antenne dei trasmettitori e dei
ricevitori a massa per proteggere quell'insieme di bene inestimabile di
radioelettronica. L'aumento veloce del rumore di fondo seguito
dall'intervento dell'AGC che spezzava questo fruscio e l'inizio di un
rumore come di veloce battito del martello sull'incudine voleva quasi
sempre dire piovaschi in zona seguito da attivita' temporalesca. Allora
l'ufficiale di guardia sul ponte accendeva il radar disponibile che era
quasi sempre un Raytheon in banda 3cm con portata massima di 60 miglia
(con magnetron ottimale). Il buffo di questo radar e' che se anche
fosse stato dotato di antirain era quello con una banda di scansione
dove si potevano determinare quasi le goccioline d'acqua, pensare di
distinguere un'altra nave in una nuvola che appariva sullo schermo e di
conseguenza era inservibile.
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Tasto
telegrafico Junker con coperchio di protezione |
Allora tutti i binocoli
disponibili sul ponte, che erano sempre e soltanto due, iniziavano ad
incrociarsi per intravvedere qualcosa, mentre anche il marinaio che era
al timone, dopo che gli avevano disinserito il "Pilota automatico",
cercava, mentre con un occhio sulla girobussola e l'altro mezzo sullo
specchio della bussola magnetica posizionata su in controplancia di
sbirciare fuori, senza andar fuori rotta. Il Marconista allora cercava
di dare una mano sul ponte tra un'inutile sguardo dentro il catafalco
antiriflesso dello schermo del radar e la fuori dove non si vedeva nulla
a causa del piovasco. Spesso il radar aveva il motore rotto
dell'antenna, cosi' il nostromo lo aveva imbragato in modo che rimanesse
fermo dando la visione fissa del davanti alla rotta seguita dalla nave.
Era un po come giocare alla mosca cieca.
Il comandante sperava che il
piovasco se ne passasse oltre presto, senza aver alterato le condizioni
marine. Spesso il piovasco durava ore e quando finiva il mare si era
increspato, allora gli accidenti si sprecavano. Il marconista rientrava
mesto in stazione radio e cercava di ricevere qualche bollettino meteo
che rasserenasse gli animi. Il nostromo con tanto di incerata abbruttita
dal tempo e dalla salsedine iniziava una rapida ronda in coperta e
sottocoperta per assicurarsi che il carico era ben rizzato e rafforzarlo
dove riteneva piu' opportuno con quel poco di rizzaggio che gli era
rimasto. Spesso il maltempo perdurava per diversi giorni e quel
ricevitore principale Allocchio & Bacchini insieme al classico Atlanta
della Marconi valevano piu' del trasmettitore perche' si poteva fare un
ottimo servizio radio, ricevere due stazioni contemporaneamente, seguire
il traffico di sicurezza: bollettini, QSO sulla 512 tra navi e chiamate
in 500 chilocicli e quello commerciale in onda corta.
La cuffia sempre in testa,
un soffuso dah dih dah usciva dall'A.P. dell'altro ricevitore. Anni di
cuffie in testa, nevrosi, timpani bombardati da fruscio, suoni
fortissimi di navi che erano vicino e sintonizzavo il tx o con tutta
l'attenzione possibile per riuscire con il cervello a sentire quel
segnale che non si sentiva ma c'era e lo si doveva ricevere. Nelle
lunghe ore di ascolto il tasto telegrafico veniva nervosamente
manipolato con i tx spenti, per far passare il tempo della
guardia........ Tempi passati di un'epoca talmente recente quanto
incredibile per essere vera. |